5 maggio

Il 5 maggio 2002, ma 67 anni prima

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Il 5 maggio 2002 è una data scolpita nella storia del calcio italiano. Quella giornata, drammatica per il popolo nerazzurro e trionfante per quello bianconero, ha assegnato uno degli scudetti più iconici di sempre, e lo ha fatto in maniera surreale e totalmente impronosticabile.

Mentre la Juventus di Marcello Lippi batteva senza troppi problemi l’Udinese in trasferta, l’Inter di Héctor Cúper perse clamorosamente a Roma la Lazio, in un clima tutt’altro che ostile. La vittoria nerazzurra, che avrebbe sancito il Biscione campione, sembrava infatti probabile anche in virtù dello storico gemellaggio tra la tifoseria milanese e quella biancoceleste, che infatti accolse con quello spirito gli ospiti. In campo, però, si vide ben altro. Tutti hanno ancora negli occhi la prestazione da incubo dell’Inter e in particolare di Vratislav Greško, la più improbabile delle doppiette messe a segno dalla meteora Karel Poborský, la partita anonima di un anemico Ronaldo e il gol dell’ex del Cholo Simeone.

Quell’incontro però, per quanto apparentemente senza eguali, non rappresenta un unicum nella storia del calcio italiano. Esiste infatti un clamoroso precedente, che vide un Lazio-Inter decisivo nell’ultima giornata della stagione 1934/1935. Quel match risalente all’anteguerra è anch’esso divenuto storico, e trovò ancora una volta nella Juventus la più letale delle attrici non protagoniste.


5 maggio, il clamoroso precedente

Il 2 giugno 1935 si arrivò all’atto conclusivo di un campionato che vedeva appaiate in testa Juventus e Ambrosiana Inter a 42 punti. I bianconeri erano guidati da Carlo Bigatto, subentrato allo storico allenatore Carlo Carcano, licenziato per mascherare uno scandalo omosessuale reputato intollerabile in epoca fascista; mentre i nerazzurri vedevano in panchina l’ungherese Gyula Feldmann.

Le due candidate alla vittoria dovettero affrontare due partite completamente opposte. La Juventus era attesa dalla Fiorentina di Guido Ara, terza forza del campionato e vogliosa di chiudere alla grande una stagione meravigliosa; l’Inter era invece ospite della Lazio del ceco Walter Alt e della letale coppia d’attacco composta dai bomber Silvio Piola – in piena ascesa di quella fantastica carriera che lo porterà ad essere ancora oggi il miglior marcatore nella storia del campionato italiano – e Felice Levratto – uno degli attaccanti più potenti dell’anteguerra, vincitore nel 1922 di un’incredibile Coppa Italia con il piccolo club del Vado.

I biancocelesti, esattamente come nel 2002, non avevano più alcuna ambizione di classifica, per questo motivo tutti i pronostici davano i nerazzurri come favoriti. Un pronostico apparentemente confermato dopo soli sette minuti di gioco, quando il risultato a Roma si sbloccò in favore dell’Inter, grazie al gol dell’oriundo Roberto Porta. La reazione della Lazio fu, contro tutte le aspettative, veemente, e portò nel giro di dieci minuti il punteggio sul 2-1, con le reti di Levratto – mattatore da ex proprio come Simeone il 5 maggio 2002 – e di Piola.

All’intervallo lo scudetto era quindi virtualmente nelle mani della Juventus, in quel momento in vantaggio di un punto in virtù dello 0-0 di Firenze. Al rientro dallo spogliatoio l’Inter fallì clamorosamente con Ernesto Mascheroni – campione del mondo nel 1930 con l’Uruguay – un calcio di rigore, buttando all’aria una ghiotta occasione per il pareggio e dando il via al sempre maggiore sconforto per i tifosi ospiti.

Sconforto che fece spazio all’incubo, quando arrivò la notizia del vantaggio juventino a Firenze targato Giovanni Ferrari, seguito quasi immediatamente dalla doppietta di Piola. In quel momento, per vincere il tricolore, all’Inter serviva un vero e proprio miracolo: segnare tre gol in meno di dieci minuti. Meazza riaprì le dispute a due giri d’orologio dalla fine, ma neanche un minuto più tardi fu ancora Piola a mettere la pietra tombale sui sogni di gloria nerazzurri, siglando il suo terzo gol nella partita e ventunesimo in campionato, chiudendo l’incontro sul punteggio di 4-2.

La Juventus poté così conquistare il suo quinto scudetto consecutivo, concludendo il cosiddetto Quinquennio d’oro e una dinastia in grado di vincere tutto in patria; l’Inter perse invece un titolo che di fatto sembrava già vinto, restando succube di un incubo che tornerà drammaticamente 67 anni dopo.

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