Nell’incedere della stagione, spesso l’Inter è stata confinata fra le prime quattro o cinque squadre al mondo per qualità della rosa e soprattutto gioco espresso. Per gli appassionati di calcio italiani, ormai rassegnati all’idea che il Bel Paese non sia più accampato sulle pendici più elevate dell’Olimpo del calcio europeo, questa è un’idea rassicurante, a tratti presuntuosa, espressa con la timidezza e il timore di chi già sa che presto potrebbe pentirsene. E in effetti, il Bayern Monaco è la squadra perfetta per far vacillare tali certezze. Ignorata e mai considerata una reale minaccia per la vittoria finale dai più, una volta che il sorteggio l’ha posta di fronte ai nerazzurri, in molti non erano più tanto sicuri che i tedeschi fossero inferiori all’Inter; anzi, il dubbio che probabilmente fosse l’Inter a dover colmare il gap tecnico con i tedeschi, e non viceversa, ha assalito molti appassionati.
Appurata la nobiltà di questo avversario, il nocciolo della questione è dunque capire se esso sia, come presunto fino a questo momento, assolutamente alla portata, o comparabile a Barcellona, Liverpool, Real Madrid e Manchester City, cioè quelle quattro squadre che ai nastri di partenza della nuova Super Champions gli esperti consideravano le meno praticabili per i nerazzurri. Lascio a voi decidere se il fatto che due di esse siano già state eliminate sia un dato confortante o preoccupante.
Sull’Inter abbiamo già sprecato fiumi di parole, elogi, critiche, esagerando spesso i primi e forzando troppo spesso le seconde. E se state leggendo questo articolo, immagino che già conosciate le peculiarità del 3-5-2 di Inzaghi e i protagonisti che lo compongono. Meno luminosa, però, potrebbe essere la vostra conoscenza delle caratteristiche del Bayern Monaco. Lo scopo di quest’articolo non è enumerare asetticamente gli aspetti principali dell’una e dell’altra, ma ipotizzare come potrebbero concatenarsi nella doppia sfida.
La sfida tattica tra Kompany e Inzaghi
Sebbene in campionato i tedeschi denotino un ruolino di marcia da pura corazzata, effettivamente il percorso in Champions League ha registrato qualche singhiozzo in più. Del resto, come dodicesima classificata del girone unico, a differenza dell’Inter, il Bayern ha dovuto superare due turni a eliminazione diretta prima di accedere a questa sfida. Ed è proprio su queste che imposteremo le nostre prime considerazioni.
Innanzitutto, la doppia sfida contro il Bayer Leverkusen racconta dell’imprevedibilità dei bavaresi. Quest’anno i renani, freschi del titolo in patria, sono l’unico remoto ostacolo verso la conquista del trentaquattresimo titolo nazionale per il Bayern Monaco. Inoltre, la squadra di Xabi Alonso ha eliminato il Bayern dalla DFB-Pokal, vincendo 1-0 in Baviera, ed è riuscita nell’impresa di fermare i bavaresi sullo 0-0 in campionato, concedendo la bellezza di 0 tiri in porta, tra l’altro, a seguito del bloccatissimo 1-1 dell’andata. Eppure, una volta una contro l’altra in campo internazionale, il Bayern ha demolito i rivali con un punteggio complessivo di 5-0, al netto degli episodi sfortunati che hanno indirizzato la sfida.
Molto indicativa, invece, la partita di ritorno contro il Celtic, nel play-off. Gli scozzesi, dopo aver perso 2-1 all’andata in Scozia, hanno giocato una partita monumentale, evidenziando tutti i limiti dei tedeschi, che potremmo riassumere con disequilibrio tattico e forti carenze a livello difensivo. Questa partita è stata uno snodo fondamentale per la stagione dei bavaresi, considerando che il pareggio di Alphonso Davies, che ha permesso al Bayern di evitare i supplementari, è giunto nel recupero.
Pertanto, i destini dell’Inter dipendono perlopiù dalla sfida nella sfida che si giocherà fra le panchine. A prescindere dalla qualità e profondità della rosa, Vincent Kompany è un allenatore giovane, spavaldo, che raramente ha rinunciato al suo credo e alle sue prerogative in nome delle esigenze del caso. Vedasi la retrocessione rimediata dal Burnley nella scorsa stagione, che molti hanno attribuito al desiderio dell’ex difensore del Manchester City di mettere le sue ambizioni personali e velleità di mettersi in mostra prima della necessità di portare alla salvezza il club che guidava. Leggenda o no che sia, effettivamente la chiamata del Bayern Monaco è arrivata, e di rado una retrocessione viene premiata così riccamente.
In altre parole, l’allenatore belga potrebbe restare ingarbugliato nel tatticismo fine e calcolatore di Simone Inzaghi, che ha già “imbruttito” la sua Inter per avere la meglio di Arsenal e Lipsia. Il tecnico piacentino su certe cose è inamovibile ai limiti dell’ossessivo, ma innegabilmente in Europa, almeno quest’anno, ha sempre vestito i suoi giocatori dell’abito più adeguato alla serata. Si tratta di due approcci diametralmente opposti, che in buona sostanza discendono dal differenziale di esperienza che separa i sopracitati allenatori.
Cosa aspettarsi dalla sfida tra Inter e Bayern Monaco?
Se la tesi precedentemente esposta è esatta, fra le due, sebbene in patria siano entrambe squadre abituate a dominare i dati sul possesso palla, sarà il Bayern ad acquisire il pallino del gioco e a tenere il baricentro alto. Quantomeno per l’andata, i tedeschi dovranno rinunciare a qualche giocatore importante, in primis Manuel Neuer, rimpiazzato dal 2003 Jonas Urbig. Tatticamente i due centrali, che saranno presumibilmente Kim Min-jae ed Eric Dier, giocano molto alti e lontani l’uno dall’altro, cercando di coprire più campo possibile, mentre gli esterni, Konrad Laimer e Raphaël Guerreiro seguono la linea immaginaria tracciata dalla posizione del metronomo, Joshua Kimmich. Leon Goretzka dovrebbe assumere così una posizione più avanzata, intermedia, speculare a quella di Thomas Müller, mentre Leroy Sané e Michael Olise, si posizioneranno molto larghi, cercando di guadagnare ogni centimetro di campo possibile per scambiare nello stretto, preparare il cross o il tiro, e soprattutto giungere dal terminale, Harry Kane, che funge da perno del gioco offensivo dei bavaresi, chiaramente caratterizzato dalla non banale particolarità di mantenere medie gol disumane.
Tale contesto tattico non è in sé atipico nel panorama del calcio europeo, ma bisogna sottolineare come il Bayern sembri fare più fatica a rimodulare questa disposizione in fase difensiva, specie in caso di break da parte degli avversari. Una palla persa può essere potenzialmente fatale, specie in questa situazione di vera e propria emergenza. Le strabilianti medie difensive presentate dal Bayern nella prima parte di stagione, sono oggi molto diverse, con i bavaresi che faticano a mantenere la porta inviolata. Senza Dayot Upamecano, le chance del Bayern di garantirsi la stessa dinamica tattica abituale dipendono dalle capacità esiziali di Dier di produrre le stesse diagonali in campo aperto e di permettere alla sua squadra di accettare di giocare sull’uno contro uno. Chiaramente, la differenza di caratteristiche è abissale. E con questo genere di disposizione, anche evitare il fuorigioco è complesso, perché basta poco per prendere gli esterni alle spalle, trovando spazio sulle laterali. Da questo punto di vista l’assenza di Davies peserà come un macigno, sebbene l’Inter, con la lungodegenza prevista di Denzel Dumfries, si priva del vantaggio competitivo che l’olandese avrebbe potuto garantire, sfruttando questa lacuna sia tecnica che tattica endemica del gioco di Kompany. Le assenze che gravano sui bavaresi però sono indubbiamente più debilitanti, specie se perdurassero anche nella gara di ritorno, e specie se consideriamo che anche Jamal Musiala non sarà della partita.
L’Inter giocherà presumibilmente raccolta, in modo simile a quanto mostrato contro il Manchester City a inizio stagione. L’obiettivo principale sarà costringere Sané e Olise ad appoggiare sistematicamente la palla dietro, rallentando, se non ostruendo del tutto, le possibilità tedesche di mettere in atto le classiche combinazioni che settimana dopo settimana in campionato li conducono in porta col pallone. Lo stato di forma stratosferico dei due esterni spingerà l’Inter a tenere il baricentro basso e gli spazi congestionati, con una posizione di Darmian e Dimarco molto più arretrata del solito e votata al raddoppio difensivo e alla prima uscita rapida, mentre Kane, isolato nella morsa di Acerbi, può essere contenuto solo se, appunto, lasciato vagare nel deserto. Le sorti del match dipenderanno dalle capacità dell’Inter di pazientare e reggere i ritmi che il Bayern tenterà di imporre, per poi colpirlo in contropiede.
Ognuna di queste considerazioni vale chiaramente per l’andata molto più che per il ritorno, il quale sarà condizionato non solo dal risultato della prima gara, ma anche dai possibili pesanti rientri dall’infermeria bavarese. Ecco perché l’Inter, anche se Kompany dovesse intelligentemente optare per una partita più bloccata, nell’intento di rimandare tutti i discorsi a Milano, dovrà cercare di sfruttare l’occasione che le si presenta, nell’ipotetica ottica che allo stato delle cose, almeno tatticamente, grazie a tutte queste assenze in casa Bayern, parta con qualcosa in più nella fondina.
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