Mikkel Damsgaard è un giocatore antico, che funziona tremendamente bene nel calcio moderno. Nasce a Jyllinge, in Danimarca, il 3 luglio 2000, ma per come gioca a calcio sembra sia nato tra gli anni Sessanta e Settanta.
Il talento di Damsgaard viene notato ad 11 anni dalle giovanili del Nordsjaelland, squadra danese fondata solamente 9 anni prima della sua nascita, e salita all’onore delle cronache nel 2012, quando alla prima partecipazione in Champions è riuscita a strappare un punto alla Juventus di Antonio Conte nei gironi, salvo poi chiudere ultima con quel solo risultato positivo.
L’esordio tra i grandi arriva a 17 anni, giocando in Coppa di Danimarca contro il Vejgaard – partita nella quale fornisce anche un assist. Nel corso della stagione riesce a collezionare altre 18 presenze, nelle quali serve altri 3 assist e segna la sua prima rete fra i professionisti, contro il Randers. Nell’annata successiva conquista il posto da titolare, giocando 39 gare in tutte le competizioni e realizzando 1 gol e la bellezza di 10 assist, imponendosi come uno dei giocatori più decisivi della squadra. Ma è nel 2019/2020 che arriva la definitiva consacrazione in terra danese, dato che il ragazzo riesce ad imporsi anche come finalizzatore, mettendo a referto 11 gol, oltre alla solita buona dose di assist (7).
Questi numeri, e il premio ‘Giovane dell’anno’ della Superliga danese, accendono i radar di molte squadre europee, e il Nordsjaelland riceve sondaggi da parte di alcune squadre di Bundesliga e Premier League. A febbraio però, in pieno lockdown, il DS della Sampdoria, Carlo Osti, dimostra un ottimo fiuto, riuscendo ad assicurarsi il giocatore per la stagione successiva a 6,5 milioni di euro – cifra record per il club danese –, anticipando la concorrenza ed evitando un’asta nella sessione estiva del calciomercato.
Le grandi qualità del giocatore sono state certificate anche dal suo ex allenatore, Flemming Pedersen, che in una dichiarazione al quotidiano danese Politiken lo ha elogiato, paragonandolo ad una leggenda come Michael Laudrup. In patria, sin dai tempi del Nordsjaelland, ci sono moltissime aspettative su di lui, poiché viene considerato dai media come uno dei migliori prospetti del calcio in Danimarca, tanto che la sua ex squadra ha realizzato addirittura un mini-documentario su YouTube per raccontare la sua storia, intitolato ‘Il ragazzino‘.
Al suo arrivo a Genova ci si attendeva di certo un periodo di adattamento lungo e pieno di difficoltà, nella sua prima stagione in un campionato competitivo, e invece passeranno solo 70 minuti ufficiali per vederlo esordire alla prima di campionato, in casa della Juventus di Pirlo, e passeranno poco più di tre settimane per vederlo segnare la prima, bellissima rete in campionato, in casa della Lazio.
Ma limitarsi solo all’analisi dei numeri, dei gol o degli assist, per un giocatore come il 2000 danese sarebbe riduttivo. Potremmo sottolineare, limitandoci all’analisi degli avvenimenti più recenti, come Damsgaard stia già facendo la differenza per la sua Nazionale nella massima competizione per nazioni in Europa, raccogliendo l’eredità tecnica di un certo Christian Eriksen, e non in maniera banale o consueta. Un’eredità tecnicamente ed emotivamente pesante, che il classe 2000 non ha esitato a raccogliere, perché la Danimarca intera come Nazione e non solo come Nazionale aveva disperato bisogno del suo talento, della sua sfrontatezza e della sua spensieratezza.
Nel campionato appena trascorso, Ranieri l’ha impiegato maggiormente sull’out sinistro da esterno alto, nel suo 4-4-1-1 che proprio da quest’anno, e non casualmente, ha cercato di rendere meno operaio, meno votato esclusivamente alle transizioni rapide, ma anche più ragionato, di costruzione e di manovra; non casualmente perché anche l’arrivo di un giocatore con le caratteristiche di Mikkel ha permesso a Ranieri di virare su questo percorso tecnico-tattico.
Damsgaard è infatti un giocatore che fa della tecnica individuale il suo assoluto punto di forza, il fulcro attorno a cui si organizzano le sue giocate; è un giocatore che possiede un gran ritmo di gioco, e constatare questo in un campionato come quello nostrano, è stata un’assoluta rivelazione per un ragazzo che aveva conosciuto solo ed esclusivamente il calcio nordico, con ritmi di gioco, contrasti e marcature di certo non paragonabili a quelle fronteggiate quest’anno. Ma non c’è da stupirsi, perché Mikkel basa tutto, ma proprio tutto, sulla sua straordinaria capacità di controllo del possesso palla, e su questa riesce a calibrare le sue giocate, mostrandosi abile sia nel gioco nello stretto, sia in progressione nel lungo. Sì, perché è giusto distinguere tra tecnica nello stretto e tecnica nel lungo, tra incisività in palleggio e incisività in transizione, ma nel caso di Damsgaard questa distinzione si rivela superflua, in quanto si mostra abile in entrambe le situazioni.
Come già accennato Mikkel è un giocatore antico che però funziona tremendamente bene nel calcio moderno; perché osservandolo, si ha la netta sensazione di un giocatore essenziale, di un classe 2000 senza fronzoli od orpelli che in questo ricorda un altro grande protagonista della A appena trascorsa, Federico Chiesa, con cui condivide questo aspetto: l’abilità nella progressione e poco altro, ma tant’è. Un giocatore abilissimo nel saltare l’avversario negli spazi stretti, avvalendosi della sua capacità di utilizzo in conduzione anche del piede debole, e che ha il dono della tecnica individuale, mostrandone come detto un sapiente utilizzo, dono a volte dimenticato e poco valorizzato, al quale si preferiscono spesso prestanza fisica e solidità tattica, pensando erroneamente che questi aspetti possano essere in antitesi. Ma questo mister Ranieri lo sa bene, sin dai tempi del leggendario titolo conquistato con il Leicester, nel quale in una squadra assolutamente operaia, fisica e speculativa aveva inserito un diamante, un certo Riyad Mahrez.
Senza timore di smentite, possiamo certamente sostenere che l’evoluzione tattica della Samp di quest’anno sia passata anche dai piedi e dal cervello di Mikkel Damsgaard, che nella prossima stagione con più spazio e continuità potrebbe diventare un vero e proprio punto fermo della squadra blucerchiata.
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Fonte immagine: Mattia Ciampichetti