Artem Dovbyk sarà probabilmente il nuovo centravanti della Roma. Lo vogliono fortemente i giallorossi e lo vuole fortemente lui, che ha rifiutato di accasarsi all’Atlético Madrid del Cholo Simeone quando tutto sembrava già fatto. Il Girona chiede circa 40 milioni di euro per liberarlo, Florent Ghisolfi spera di strapparlo agli spagnoli per qualcosa in meno – ultima offerta da 32 milioni + bonus, secondo quanto riportato da Gianluca Di Marzio.
Su questa operazione si è scatenato l’entusiasmo della piazza e di gran parte dell’opinione pubblica, che reputa Dovbyk un grande acquisto. E hanno ben donde di farlo, perché Dovbyk è un giocatore forte, adatto per caratteristiche alla Roma e al gioco di Daniele De Rossi, e reduce da una stagione meravigliosa nella quale ha messo a referto 24 gol e 10 assist in 39 partite tra Liga e Copa del Rey – una contribuzione diretta al gol ogni circa 79 minuti di gioco.
I 24 gol in Liga di Dovbyk: 7 su rigore, 6 di testa, 10 di sinistro e 1 di destro
La sensazione è però che, oltre alle cose positive elencate fino ad ora, non si ponga la giusta attenzione anche sui dubbi che il ragazzo si porta dietro. Senza dunque mettere in discussione il buon livello del giocatore, in questo articolo vedremo cosa non convince a pieno dell’attaccante ucraino.
Cosa ci dice la carriera di Dovbyk?
Nonostante sia apparso nel grande panorama calcistico europeo da pochissimo, Artem Dovbyk è un classe 1997, ha 27 anni. Non è un ragazzino, ma un calciatore nel pieno della sua maturità. Ha disputato la sua ultima partita con il Dnipro – la sua squadra precedente – il primo agosto del 2023, a 26 anni, e solo nella scorsa stagione è approdato in uno dei primi cinque campionati europei.
Dovbyk ha giocato nella Prem’er-Liha ucraina – il ventunesimo campionato al mondo, secondo il Ranking UEFA – fino al 2023. O meglio, sorvolando sulla poco proficua esperienza in Moldavia, aveva lasciato il campionato casalingo per approdare nella Superliga danese – giocando con le maglie di Midtjylland e Sönderjyske –, ma è tornato al Dnipro nel 2020 dopo tre stagioni negative – anche e soprattutto a causa della lesione del legamento crociato dell’agosto 2018 – che lo hanno visto segnare appena 2 gol in 21 presenze – uno ogni 233 minuti.
Con il ritorno in patria sono arrivate due annate positive – 14 gol nella 2021/2022 e addirittura 29 nella 2022/2023 – e il successivo passaggio al Girona. Dovbyk viene dunque da tre ottime stagioni dopo tanti anni complessi, ma soltanto una disputata in un campionato al livello della Serie A. Non basta questo per parlare di “One season wonder”, come molti stanno facendo, ma è un fattore da tenere in considerazione.
L’esperienza europea
La Roma non è una squadra che punta soltanto alla lotta per la qualificazione in Champions League, da diverse stagioni i giallorossi sono una realtà molto importante anche in Europa, avendo vinto la Conference League, perso soltanto ai rigori contro il solito Siviglia l’Europa League seguente e ottenuto il quinto posto nel Ranking UEFA.
Com’è messo il nuovo potenziale centravanti giallorosso sotto questo punto di vista? Dopo nove stagioni tra i professionisti, Dovbyk ha giocato fino ad ora 7 partite – più 5 di preliminari – nelle coppe europee, tutte nella Conference League affrontata con il Dnipro nel 2022/2023.
Insomma, il bagaglio europeo è abbastanza povero per il centravanti di una squadra ambiziosa in Europa come la Roma. Inoltre, fa riflettere che se i giallorossi riuscissero a qualificarsi per la Champions League 2025/2026, si presenterebbero alla competizione con un centravanti di 28 anni con 0 presenze in Coppa dei Campioni – e il dato potrebbe peggiorare se anche quest’anno i capitolini non riuscissero ad accedere alla Coppa dalle Grandi Orecchie, chiaramente. Anche questa è una nota che fa storcere il naso e che non può essere ignorata.
L’ultimo Europeo
Se è vero che con i club Dovbyk non ha mai partecipato a competizioni internazionali di primo livello, è anche vero che lo ha fatto con la sua Nazionale, disputando ben due Europei.
A EURO 2020 era una riserva e ha giocato soltanto un quarto d’ora in tutto il torneo, ma gli è bastato per portare l’Ucraina ai quarti di finale di un Europeo per la prima volta nella sua storia, segnando il gol decisivo contro la Svezia al 121′ – ovviamente di testa, specialità della casa.
A EURO 2024, invece, partiva da titolarissimo di una squadra con molti giocatori interessanti, inserita in un girone abbastanza equilibrato e abbordabile. Dopo la grande stagione con il Girona e quel gol di tre anni prima, ci si aspettava un Dovbyk assoluto protagonista, e invece è stato uno dei peggiori giocatori della competizione per rendimento.
Se in Liga sono stati messi in mostra al meglio tutti i suoi pregi, all’Europeo è stato il contrario: è stata evidente la sua macchinosità negli spazi stretti e la sua tecnica non proprio eccelsa sia nel controllo del pallone che nella distribuzione della sfera. E il fatto che sia successo quando il livello si è alzato e il palcoscenico si è ingrandito non promette benissimo.
Ma quindi non è un buon acquisto?
Dipende. Cosa intendiamo per buon acquisto? Se per essere tale basta essere un giocatore forte, allora è indubbio che Dovbyk per la Roma sia un buon acquisto. Se però questa valutazione è basata su altri fattori più complessi come il costo, la sicurezza dell’investimento e il quasi obbligo di un altissimo rendimento qualcosa può cambiare.
Qualcuno in queste ore lo sta impropriamente paragonando a Edin Džeko, ex centravanti e capitano giallorosso, ma limitiamoci a fare un confronto con chi dovrà sostituire e chi gli farà da riserva: Romelu Lukaku e Tammy Abraham. Analizzare le prestazioni e il rendimento complessivo di un’intera stagione è un po’ difficile, oltre che molto soggettivo, per cui ci limiteremo a fare un paragone numerico, e d’altra parte si tratta di attaccanti, segnare è il loro mestiere – soprattutto per attaccanti come Dovbyk. Il belga ex Inter ha concluso l’ultima stagione con 21 marcature, e sia mediaticamente che dalla maggior parte dell’opinione pubblica la sua stagione è stata parecchio criticata; l’inglese, alla sua prima annata giallorossa, aveva segnato 27 gol, e oggi per molti è addirittura complesso pensare che possa giocare a pallone a questi livelli. Siamo sicuri che Dovbyk farà molto meglio? Perché con un investimento così importante fare meglio di due giocatori così aspramente criticati dovrebbe essere il minimo.
Insomma, non è in discussione che Dovbyk sia o meno un giocatore valido, ma sul fatto che possa davvero fare la differenza rispetto a chi lo ha preceduto in quel di Roma qualche dubbio viene. Un investimento così importante su un giocatore che porta con sé tutti questi dubbi, soprattutto se sei un club che è uscito da poco dai problemi con il Fair Play Finanziario che ti hanno costretto per anni a mercati a costo zero, forse non è il migliore degli investimenti.
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