Cioffi

Gabriele Cioffi è ancora una promessa del calcio italiano

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Alla fine del 2021 l’Udinese è una squadra che da anni ha smesso di puntare all’Europa ed è stabilmente in lotta per la permanenza in Serie A. Il 7 dicembre dello stesso anno, la squadra ha perso per 3-1 contro l’Empoli di Aurelio Andreazzoli al Castellani. Per i bianconeri è l’ennesimo risultato negativo in un periodo piuttosto lungo e complicato: dopo la vittoria in trasferta contro lo Spezia per 1-0, l’Udinese porta a casa solo 9 punti in 13 partite.

Il tecnico dei friulani è un personaggio particolare, sui generis e proprio per questo molto amato. Si chiama Luca Gotti, è stato collaboratore di Donadoni e Sarri, ed è seduto sulla panchina bianconera da ormai un anno. Elegante, sempre posato e mai fuori posto, Gotti non ama i protagonismi e, grazie alla sua preparazione – laureato in Scienze Motorie e in Pedagogia con inoltre due master in Management e Didattica – riesce a fare leva sull’umore del gruppo unendolo e fortificandolo. I risultati, però, sono sempre la cosa più importante nel calcio, anche per chi ama ammetterlo. Gotti viene esonerato e buona parte dell’opinione pubblica non ha dubbi: per l’Udinese c’è un unico destino ed è la retrocessione, sia per motivi tecnico-tattici sia per tracotanza. Socrate è stato ucciso e per Atene c’è solo la decadenza.

Al suo posto viene nominato allenatore ad interim il suo vice, Gabriele Cioffi, di cui si conosce ben poco. Ex difensore centrale fiorentino con una carriera tra Serie C e Serie B – e una sola stagione in A con il Torino –, mister Cioffi ha un curriculum niente male.


La gavetta antecedente alla Serie A

Prima viceallenatore del Carpi, da cui viene esonerato nonostante un buon posizionamento, poi lavora in Australia come tecnico delle giovanili per l’Eastern United di Adelaide. Collabora addirittura con l’Aston Villa come direttore tecnico dislocato in Italia, e dopo una parentesi al Südtirol, diventa il vice all’Al-Jazira di Abu Dhabi dell’allenatore olandese Henk ten Cate, conquistando la fase a gironi della Champions League asiatica e vincendo la Coppa del Presidente. Il punto più alto, però, lo raggiunge in una terra che gli ha dato tanto, l’Inghilterra, venendo ingaggiato dal Birmingham City in Championship come collaboratore di Gianfranco Zola. Nel 2017 ritorna ad Abu Dhabi e firma come assistente per l’Al Dhafra, nella zona retrocessione, che però riesce a salvare a fine stagione.

Torna in terra d’Albione nel 2018 come tecnico del Crawley Town in quarta serie inglese, dove inizia a vedersi il suo buon lavoro. La squadra infatti sorprende tutti e si salva. Il mister toscano diventa il primo allenatore nella storia del club a vincere al suo debutto casalingo e il primo a battere una squadra di Premier League – il Norwich City –, nella Coppa di Lega inglese. In FA Cup fa anche meglio, raggiungendo il secondo turno. La squadra è per tutta la stagione in una posizione stabile di alta classifica, ma nel dicembre del 2019, dopo una serie di risultati negativi, risolve consensualmente il contratto con il club.

Cioffi arriva all’Udinese dopo numerose esperienze e una sostanziosa gavetta. Conosce il sacrificio, sa bene come lottare e, oltre alla grinta, ha numerose idee innovative. L’Udinese lo nomina allenatore ad interim, ma le parole del direttore sportivo Pierpaolo Marino lasciano presagire che ci sia qualcosa di più importante. La società crede in lui, conosce le sue potenzialità, e spera di poterlo confermare. Detto, fatto. Cioffi si presenta con umiltà e tanto coraggio, poche parole e tanti fatti.


Come giocava l’Udinese di Cioffi

Il 3-5-2 messo su da Cioffi funziona alla grande. La difesa è bassa e ben schierata con Rodrigo Becão e Nehuén Pérez laterali e Pablo Marì centrale. I due esterni Destiny Udogie e Nahuel Molina sono i punti forti: vanno a mille all’ora, superano l’uomo nell’uno contro uno e sbagliano poco. Il primo, promessa dell’Under-21 italiana, si inserisce e si fa trovare pronto; il secondo, dopo una buona stagione con Gotti, si conferma un giocatore di livello, segnando spesso da fuori area e fornendo cross precisi e taglienti. A centrocampo, a fare compagnia al Tucu Pereyra, ci sono i muscoli e la corsa di Walace e Jean-Victor Makengo. In attacco due degli attaccanti rivelazione: il numero dieci è Gerard Deulofeu, che finalmente ha trovato continuità, con il suo estro e la sua qualità; il nove è Beto, giovane centravanti portoghese, alto, forte e rapido.

Pur senza cambiare modulo – per direttiva ormai storica della società –, la squadra di Cioffi è molto meno difensiva di quella messa in campo dall’ex Gotti. In fase d’attacco è ampia e veloce, con i due esterni come attaccanti aggiunti, che spingono e si sovrappongono portando qualità alla manovra. L’Udinese, che da anni è il simbolo di una squadra che riesce a salvarsi nonostante i numerosi pareggi e le partite non emozionanti, gioca un calcio divertente e spettacolare.

All’esordio pareggia 1-1 in casa contro il Milan, che la riacciuffa nei minuti finali con un gol di Ibrahimović, e poi vince per 4-0 in trasferta a Cagliari. I friulani non segnavano così tanti gol fuori casa dal 2011, proprio contro gli isolani e con lo stesso risultato.

È una squadra fisica e dinamica, muscolosa e aggressiva, ma che non manca di leader e calciatori pronti a cambiare le carte in tavola con la propria tecnica. Riesce a vincere 4-0 anche a Firenze, e dopo qualche altalenante risultato, tiene botta contro quasi tutte le grandi: inchioda sul pareggio la Lazio, il Milan e la Roma, perdendo di misura contro Napoli e Inter.

Una delle migliori prove dell’Udinese di Cioffi

Batte per 5-1 ancora il Cagliari e 4-1 l’ottimo Empoli di Andreazzoli. All’ultima giornata vince per 4-0 a Salerno, rischiando di rovinare il sogno salvezza dei granata, poi miracolati da un pareggio a reti bianche tra il già retrocesso Venezia e il Cagliari, che scende in B dopo una stagione pessima.

Dopo aver salvato con grande anticipo e facilità l’Udinese, Cioffi attira su di sé l’attenzione sia della stampa sportiva italiana, che lo loda e gli riconosce un contributo fondamentale per i risultati dei friulani, sia delle altre squadre che vogliono cambiare guida tecnica. Con i bianconeri Cioffi ha infatti ottenuto una media punti di 1,42 per partita, la più alta per un allenatore dai tempi di Francesco Guidolin.


La disastrosa esperienza veronese

Il nativo di Firenze decide di lasciare il Friuli alla volta del Veneto, per diventare il nuovo allenatore dell’Hellas Verona, che stava cercando l’erede di Igor Tudor. Gli Scaligeri sono stati protagonisti di una grande stagione e al neotecnico vengono probabilmente fatte delle promesse e delle rassicurazioni. È da sempre una piazza difficile, ma ha dei tifosi che trascinano la squadra contro tutto e tutti. Anche contro il presidente Maurizio Setti. Un presidente che, con lo stesso modus operandi, costruisce rose piene di giovani e calciatori promettenti, li affida ad altrettanti promettenti tecnici e finisce successivamente per smantellarle. La squadra poi, non più all’altezza della categoria, retrocede in Serie B, per poi risalire e ripetere questo nietzschiano eterno ritorno. Cioffi lo sa e, forse, per orgoglio o per voglia di mettersi in gioco, accetta la proposta dell’Hellas.

Nel corso dell’estate il tecnico toscano vede partire Giovanni Simeone e Gianluca Caprari, i due attaccanti titolari della squadra, in direzione Napoli e Monza, e poi Antonín Barák, leader tecnico del Verona, che va a Firenze, e infine i giovani Nicolò Casale e Matteo Cancellieri alla corte di Maurizio Sarri.

I ricambi sono molti, ma non all’altezza. In attacco arrivano Thomas Henry dal Venezia e Milan Djurić dalla Salernitana. Sulle fasce, punto forte dell’Hellas di Tudor e del gioco di Cioffi, viene acquistato il giovane scozzese Josh Doig dall’Hibernian. È una squadra attrezzata a giocare con un 3-5-2 classico, ma sul gong, quasi a voler cambiare strategia, arrivano i trequartisti Ajdin Hrustic e Simone Verdi. Il DS Francesco Marroccu e la dirigenza sono in netta difficoltà e nelle ultime ore di mercato intervengono in una zona che, per mesi, ritenevano superflua.

Cioffi comincia a lavorare, le partite del pre-campionato non sono delle migliori e qualcosa sembra non funzionare. Dopo una pesante sconfitta in Coppa Italia in casa per 1-4 contro il Bari, neopromosso in Serie B, l’Hellas viene sconfitto pesantemente nel debutto in campionato contro il Napoli, sempre in casa, per 2-5.

La prima e per ora unica vittoria dell’Hellas arriva alla quinta giornata contro la Sampdoria di Giampaolo, un’altra squadra in enorme difficoltà. Il Verona gioca, spesso bene, ma non riesce a convincere del tutto e soprattutto non ottiene risultati. L’assenza di attaccanti come Caprari e Simeone si sente, ancor di più quella di Barák a centrocampo. È una squadra che si impegna, ma sembra palesemente incompleta e non pronta ad affrontare le altre squadre di campionato. Il neopromosso Monza, il Torino di Ivan Jurić e la Salernitana hanno fatto un mercato superiore a quello degli Scaligeri e le differenze sono lampanti.

Cioffi viene indicato come responsabile, ma l’allenatore fa spesso intendere che abbia accettato di andare a Verona con ben altre intenzioni, con ben altre premesse. I tifosi sono comunque dalla sua parte. Si parla di esonero e l’ombra di Paulo Sousa si fa sempre più pressante. Il tecnico portoghese viene addirittura inquadrato sugli spalti del Bentegodi e per Cioffi si apre un periodo difficile.

L’Hellas affronta nel posticipo dell’ottava giornata l’Udinese, la sua ex squadra. I friulani, anche grazie alle basi poste da Cioffi, si stanno rivelando la sorpresa del campionato. La squadra è ora allenata da Andrea Sottil, ex tecnico dell’Ascoli, e dopo aver perso la prima gara di Serie A per 4-2 contro il Milan a San Siro, non si è più fermata: 16 punti raccolti, Inter e Roma annientate in casa, Sassuolo battuto in trasferta e Fiorentina di misura.

Sulle doti di Cioffi c’è poco da discutere e la squadra lotta. Va in vantaggio con Doig, rivelazione della stagione, ma nel secondo tempo l’Udinese sale in cattedra e rimonta per 2-1 con rete di Bijol al 93′.

È passato poco più di un mese dall’inizio del campionato e a Cioffi viene già dato un ultimatum. Si va a Salerno, dove aveva vinto per 4-0 lo scorso anno. Il destino, però, è il medesimo della gara precedente. Dopo aver pareggiato il gol di Piątek con Depaoli, il Verona coglie una traversa con Günter e un palo con Verdi – l’Hellas è la squadra che ha colpito più legni in questa stagione, 6 in 9 giornate –, prima di subire al 94′ la furia dello stupendo sinistro a giro di Boulaye Dia, che mette la parola fine al match. Nicola esulta, l’Arechi festeggia e per Cioffi arriva la fine.

A Verona qualcosa non ha funzionato. Un mix tra sfortuna – secondo i parametri di Understat, l’Hellas avrebbe dovuto avere circa 4 punti in più, considerando gli expected goal delle gare disputate –, scelte sbagliate e mancanza di fiducia porta a un unico e chiaro esito: Gabriele Cioffi viene esonerato, dopo appena nove giornate di campionato.

Un esito quasi scontato anche in estate, ma che vede in Setti e nella dirigenza scaligera i veri responsabili. In Italia, purtroppo, sono pochi i presidenti che attuano politiche di investimento capaci di revitalizzare ambienti, squadre e tifosi e a continuare con investimenti e politiche progressivamente positive, e Setti non rientra certamente in questa lista. Cioffi, in tutto questo, è stato e resta una promessa del calcio italiano. È vero, è stato esonerato, ma è chiaro a tutti che con un litro di carburante difficilmente si possa percorrere la tratta Milano-Palermo. Con quel litro a disposizione, soprattutto se viene scelto lo sbocco stradale sbagliato, c’è il serio rischio che l’unico percorso possibile sia quello dalla Terra agli Inferi, dalla A alla B.

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