Il calciomercato della Juventus, dopo una stagione deludente, si apre con un grande colpo: l’arrivo a parametro zero di Jonathan David. L’attaccante canadese del Lille, da anni protagonista in Ligue 1 e sul palcoscenico internazionale, sembra essere il primo grande tassello della nuova era bianconera. Ma come gioca Jonathan David? Cosa può portare alla Juve? Che impatto economico avrà? Analizziamo nel dettaglio ogni aspetto di questo affare.
Cosa porta Jonathan David alla Juventus?
Il profilo di Jonathan David è quello di un attaccante moderno. Sebbene non sia un gigante (178 cm), la sua struttura fisica gli permette di farsi rispettare nei duelli bassi, sia in fase offensiva che difensiva – fatica, invece, in quelli aerei, forse il suo difetto principale. È infatti un giocatore che non si risparmia, aspetto fondamentale per il calcio di Igor Tudor, che richiede un pressing puntuale e una costante attenzione in ripiego degli attaccanti.
Anche tecnicamente è un giocatore valido, capace di dialogare con i compagni e partecipare attivamente alla manovra. Sa legare il gioco, una qualità che alla Juventus è spesso mancata.
Ma il principale biglietto da visita di Jonathan David è, senza dubbio, il suo incredibile feeling con il gol. Le statistiche parlano chiaro e dipingono il ritratto di un bomber di livello assoluto. Quest’anno ha messo a referto 25 gol e 12 assist, con una partecipazione diretta al gol ogni 107 minuti di gioco. In generale, nelle sue cinque stagioni in Francia, ha segnato 109 gol in 232 presenze.
Tra i giocatori nati dal 2000 in poi, negli ultimi cinque anni solo Erling Haaland ha segnato più di lui. Dal suo esordio tra i professionisti con la maglia del Gent in Belgio, ha sempre chiuso ogni stagione in doppia cifra: sono sette di fila con l’ultima appena conclusa. Una garanzia di rendimento realizzativo che la Juventus cerca da tempo.
Per chi nutre dubbi sui suoi numeri, magari giudicandoli “gonfiati” dal livello inferiore della Ligue 1, vale la pena osservare come si comporta nelle grandi occasioni. In Francia ha segnato 5 gol in 10 partite contro il Paris Saint-Germain, la squadra nettamente fuori scala del campionato. Peraltro, è stato uno dei protagonisti del Lille di Christophe Galtier nella stagione 2020/2021, l’ultima formazione capace di spezzare l’egemonia dei parigini. Curiosamente, proprio come accadrà in bianconero, anche allora divideva l’attacco con un turco il cui cognome iniziava per “Yil” e finiva per “z”.
Ma le conferme sono arrivate anche in campo europeo. In questa edizione della Champions League si è esaltato, mettendo a segno 7 gol in 10 partite. Tra le sue vittime: Real Madrid, Atlético Madrid – colpito con una doppietta –, Liverpool, Borussia Dortmund e la stessa Juventus. Insomma, i grandi palcoscenici non lo spaventano: anzi, sembrano esaltarlo.
È inoltre il miglior marcatore di sempre della Nazionale canadese – 36 gol in 67 presenze – e ne è anche il capitano, a testimonianza di una leadership e una personalità non comuni.
Una caratteristica che lo aiuta molto in fase di conclusione è la sua straordinaria ambidestria. David è in grado di calciare con entrambi i piedi con una naturalezza impressionante, al punto che a volte il suo sinistro, teoricamente il piede debole, appare persino più letale del destro. Questa qualità lo rende imprevedibile per i difensori e gli consente di concludere a rete da qualsiasi posizione e in qualsiasi situazione.
L’affare economico
L’aspetto che rende questo trasferimento un potenziale capolavoro è la sua sostenibilità economica. Acquistare un giocatore del calibro di David a parametro zero è un’opportunità rara. L’impatto sul bilancio annuale della Juventus, pur considerando uno stipendio importante – si parla di 6 milioni netti più 2 di eventuali bonus –, sarebbe estremamente vantaggioso.
Il suo costo annuo si aggirerà intorno agli 11 milioni di euro, dati dallo stipendio lordo. Paragonandolo ad altri centravanti di Serie A, Santiago Giménez pesa sul bilancio del Milan una cifra quasi identica, mentre Dovbyk costa alla Roma circa un milione in più. Più onerosi risultano invece Lukaku al Napoli e Lautaro all’Inter, entrambi con un impatto annuo di circa 20 milioni. Ma il confronto più significativo si può fare con la stessa Juventus: Dušan Vlahović, tra stipendio e ammortamento, arriva a costare la folle cifra di circa 40 milioni di euro l’anno.
David, quindi, costerebbe quasi un quarto di Vlahović, pur offrendo garanzie di rendimento potenzialmente superiori. Anche considerando le inevitabili commissioni agli agenti, stimate intorno ai 10 milioni di euro, l’operazione equivarrebbe all’acquisto del suo cartellino per una cifra irrisoria, rendendola comunque un affare eccezionale e una mossa di mercato intelligente e strategica.
Inoltre, un’operazione di questo tipo, ti permette di tutelarti economicamente: anche se il giocatore facesse malissimo, avendolo acquistato a parametro zero, non sarebbe complesso rivenderlo, facendo anche una plusvalenza importante.
David, da solo, non basta
Nonostante i tanti aspetti positivi, qualche legittimo dubbio rimane. Perché un giocatore così forte, in scadenza di contratto, non è stato conteso dai ricchi club della Premier League? È possibile che ci sia un bias da parte dei club inglesi, più propensi a investire cifre folli piuttosto che a cogliere occasioni a parametro zero, o c’è un lato del giocatore che sfugge alle analisi?
La risposta, probabilmente, sta nel mezzo. David non è il tipo di giocatore che “fa reparto da solo”. È un finalizzatore eccezionale e un attaccante di movimento che ha bisogno di un sistema che lo supporti. I bianconeri, negli ultimi anni, ha dimostrato di essere un ambiente in cui anche i grandi talenti possono faticare se il contesto non è adeguato. Pertanto, l’arrivo di Jonathan David non può essere la soluzione a tutti i problemi della Juventus, ma il primo passo di una ricostruzione più ampia. Il suo successo dipenderà dalla capacità della società di costruire una squadra in grado di metterlo nelle condizioni di esprimersi al meglio.
Sarà un’estate intensa per la Juventus, chiamata ancora una volta a muoversi con decisione sia in entrata che in uscita. Il primo tassello, però, appare già una mossa intelligente: probabilmente il miglior profilo disponibile sul mercato in rapporto qualità/prezzo. Se saprà lasciare il segno in bianconero lo dirà soltanto il tempo, ma per tutti gli elementi analizzati, la scelta sembra azzeccata. E poi, portare come cognome lo stesso nome di battesimo del miglior marcatore straniero della storia juventina, David Trezeguet, non può che essere un buon segno.
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