La Norvegia non è uno dei paesi che vengono in mente quando si pensa a quali siano le nazioni con più importanza per il gioco del calcio. Certo, nel nostro immaginario collettivo sono vivi i ricordi di grandi giocatori come Ole Gunnar Solskjaer e di conoscenze del nostro campionato come il «roscio» John Aarne Riise. A livello di nazionale, però, l’ultima apparizione ad un Mondiale risale a quelli di Francia 1998, nei quali la Selezione norvegese arrivò fino agli ottavi di finale per poi essere eliminata dall’Italia grazie ad un gol di Christian Vieri. La partita fu poi consegnata alla posterità grazie alla scena di ‘Così è la vita‘ di Aldo, Giovanni e Giacomo in cui il trio ascolta la partita alla radio.
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Qualcosa nel paese scandinavo però si sta muovendo, sempre più giovani talenti stanno iniziando ad affermarsi nei principali palcoscenici europei, lasciando presagire che in un futuro prossimo la Nazionale norvegese possa tornare a competere nei principali tornei continentali e intercontinentali. In questo senso dei segnali più che positivi sono arrivati dalle qualificazioni per Euro2021, nelle quali, sotto la guida dello svedese Lars Lagerback, che ha lasciato l’incarico ora occupato da Stale Solbakken, la Norvegia si è classificata terza in un girone non facile con Spagna e Svezia, perdendo solo una partita per poi essere eliminata nello spareggio qualificazione dalla Serbia. Per capire meglio quali siano le potenzialità di questo gruppo, ecco un approfondimento su quattro dei talenti pronti a riportare la Norvegia su terreni veramente competitivi.
Tra i quattro in questione non troverete il giocatore più forte della squadra, che già conoscete tutti, ovvero quella forza della natura di Erling Haaland.
Kristoffer Ajer
Il nome di Ajer nell’ultima sessione di mercato è stato sulla bocca di molti dato l’interesse di alcune big europee, ma si è risolto in un nulla di fatto, in quanto il centrale classe ’98 è rimasto a Glasgow sponda Celtic. La carriera di Ajer è iniziata a livello professionistico con la maglia dello Start, squadra della Eliteserien – la massima divisione norvegese –, con la quale mette in mostra il suo talento che gli vale la chiamata dal Celtic, compagine in cui milita dal 2016 – in mezzo un prestito al Kilmarnock nella stagione 2016/2017. Il difensore è già un titolare della Norvegia, ma che tipo di giocatore è Ajer?
Nonostante la stazza imponente – 198cm per 94kg –, è un giocatore con una tecnica individuale notevole e una capacità di saper impostare il gioco dal basso che sta ormai diventando una qualità sempre più cercata nei difensori centrali – pare infatti che Guardiola sia un suo estimatore. Oltre alla qualità nei piedi, sa svolgere al meglio le funzioni tipiche del difensore con una propensione per la progressione palla al piede che salta subito all’occhio. Ajer è senz’altro uno dei prospetti più interessanti nel suo ruolo, destinato a fare il grande salto in una squadra con ambizioni maggiori del Celtic già dal prossimo anno.
Sander Berge
«Non ho mai visto un giovane giocare così alla sua età. È molto intelligente, è avanti di testa. Ho avuto a che fare con molti talenti, ma a 19 anni nessuno era come Berge. Anche Ibrahimović ci ha messo più tempo per integrarsi». Parole e musica di Lars Lagerback per descrivere il talento di quello che è stato il totem in mezzo al campo durante la sua esperienza sulla panchina della Norvegia, Sander Berge.
Berge, nonostante abbia solo 22 anni, ha già vissuto una carriera movimentata che è iniziata molto presto – infatti il suo debutto avviene quando ha soli 15 anni nella seconda divisione norvegese –, ma che trova il punto di svolta nel 2017, quando arriva in Belgio ai biancoblu del Genk, in quella che è probabilmente una delle migliore squadre in Europa per quanto riguarda la crescita dei talenti – per citarne un paio, Thibaut Courtois, Kalidou Koulibaly e, probabilmente il miglior centrocampista del mondo al momento, Kevin De Bruyne –, mentre dal gennaio 2020 è un giocatore dello Sheffield United, squadra di cui è diventato il giocatore più costoso della storia con 24 milioni sborsati per il suo cartellino.
Un breve estratto del talento di Berge, soprattutto nell’azione del terzo gol
Berge principalmente gioca da mediano, nonostante spesso sia stato impiegato anche da mezz’ala, rapisce l’occhio per la sua eleganza e per la sua dote nel dribbling – dote che spesso si rivela un’arma a doppio taglio che lo porta a perdere qualche pallone di troppo –, è il tipo di giocatore perfetto per la Premier League anche per le sue doti fisiche – anche lui come Ajer supera abbondantemente i 190cm – e la capacità di saper giocare in verticale. Infatti, molte squadre lo continuano a seguire con interesse, soprattutto considerato l’avvio terribile dello Sheffield United – 1 punto in 11 partite –, che in caso di retrocessione si vedrebbe quasi costretta a cedere il suo gioiello.
Martin Odegaard
Al momento, se la carriera di Martin Odegaard fosse una canzone non potrebbe che essere ‘Un-Reborn Again‘ dei Queens of the Stone Age, il cui ritornello recita «Gioventù, puoi essere di nuovo giovane e rinascere nuovamente», e quali parole migliori per descrivere il percorso di un ragazzo che a 16 anni appena compiuti approda con tutti gli allori del predestinato nel club più grande del mondo, il Real Madrid, in cui però – giocando nel Castilla, la seconda squadra dei blancos – delude le aspettative iniziando dopo due stagioni la trafila dei prestiti nei Paesi Bassi, Heerenveen prima e Vitesse poi, lasciando presupporre che questo ragazzo forse non era il potenziale crack che sembrava dovesse essere.
La rinascita comincia sempre in prestito ma non nei Paesi Bassi, bensì con il ritorno in Spagna, alla Real Sociedad. Il cammino della squadra di San Sebastián nella Liga 2019/2020 è ottimo, conquista un sesto posto e la finale di Copa del Rey – che a causa del Covid e della volontà di Athletic Bilbao e Real Sociedad di voler giocare con la presenza del pubblico si disputerà nell’aprile 2021 – ma è la qualità del gioco espresso che colpisce maggiormente, e Odegaard se non è il miglior giocatore della stagione poco ci manca. Nel sistema di Imanol Alguacil, che si fonda sul possesso palla, il norvegese ha avuto modo di sfruttare al massimo la sua tecnica finissima e le sue doti nel dribbling per dettare i tempi del centrocampo della Real Sociedad.
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Al termine della stagione Odegaard è ritornato a Madrid, questa volta per restarci, ma le gerarchie stringenti del centrocampo merengues – dove parte dietro ai vari Casemiro, Kroos, Modrić e Valverde – faticano almeno per ora a fargli avere lo spazio che meriterebbe.
Jens Petter Hauge
Fra i nomi fatti finora quello di Hauge è senz’altro quello che possiamo ammirare più da vicino, dopo la sua splendida performance a San Siro con la maglia del Bodø/Glimt nel preliminare di Europa League contro il Milan, infatti, è stato comprato proprio dai rossoneri, in un’operazione di mercato che ha ricordato gli acquisti di Kutuzov e Dugarry. Augurando al talento norvegese di avere più fortuna in maglia rossonera rispetto ai due sopracitati, le sensazioni che questo ragazzo classe ’99 possa affermarsi come un giocatore estremamente valido nel nostro campionato sono tangibili.
Esterno d’attacco dotato di una notevole capacità nel dare strappi e di un buon tiro dalla distanza, il primo periodo di Hauge al Milan è stato senz’altro positivo nonostante non sia un titolare. Il norvegese si è trovato in un gruppo di giocatori ormai consolidato, le cui gerarchie sono difficili da scalare, ma ha saputo sfruttare al meglio le occasioni quando è stato chiamato in causa, soprattutto in Europa League, dove ha già timbrato più volte il cartellino, sbloccandosi anche in campionato con il gol che ha sancito il definitivo 1-3 con cui il Milan ha vinto a Napoli.
Rispetto ai suoi connazionali sopracitati Hauge è quello che in nazionale ci è arrivato più tardi, infatti all’attivo ha solo una presenza – e da subentrato, nell’incontro di Nations League tra la sua Norvegia la Romania – ma con le prestazioni sempre più convincenti che sta offrendo diventerà sicuramente uno dei punti fermi della Selezione norvegese.
Oltre a questi quattro nomi, ci sono altri giocatori che hanno qualità che possono essere estremamente utili nell’ottica di una nazionale. Con Erling Haaland, ci sono i suoi compagni di reparto Alexander Sörloth e Joshua King, mentre per il centrocampo c’è l’estroso Mohamed Elyounoussi e l’esperienza del capitano Stefan Johansen. Insomma, gli ingredienti per formare una nazionale di qualità ci sono, e chissà se in un Mondiale prossimo ci sarà un nuovo Italia-Norvegia che verrà immortalato in un nuovo film.
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