Il tifo romanista, costellato di passione e amore ma storicamente premiato con pochi trofei, ha riposto molto spesso tutte le proprie speranze di vedere una squadra finalmente vincente su una lunga serie di calciatori. Alcune volte lo ha fatto inspiegabilmente, in maniera totalmente illusoria e irrazionale. Altre volte, però, quella luce di speranza era assolutamente reale.
Certe luci durano per una vita intera. Altre invece solo un giorno, ma sono talmente vivide che sembrano durare decenni. Quella di Mohamed Salah in giallorosso è stata così fulgida che paradossalmente si fa fatica a ricordarla, se non come un sogno sbiadito nel tempo, un ricordo talmente lontano che quasi sembra irreale.
Il controverso arrivo nella Capitale
Momo Salah arriva a Roma nell’estate del 2015, dopo una trattativa enormemente complessa.
L’egiziano aveva trascorso la seconda metà della stagione precedente alla Fiorentina, in prestito dal Chelsea. I toscani si erano garantiti un’opzione per il rinnovo del prestito, e dopo quei sei straordinari mesi in maglia viola – adornati da 9 gol e 4 assist in 26 partite –, in cui aveva stupito fin da subito l’intero panorama calcistico italiano, il direttore sportivo Daniele Pradè scelse di esercitarlo.
Tuttavia, Salah si oppose alla proroga del prestito, dichiarando di non voler restare a Firenze. Questo portò a uno scontro totale tra la Fiorentina, Salah e il Chelsea.
Nel frattempo, la Roma si fece avanti, proponendo un’offerta per acquistare Salah. La Fiorentina interpretò questa mossa come un atto di concorrenza sleale e minacciò azioni legali contro il Chelsea, accusandolo di non rispettare l’accordo. La dirigenza viola affermò che il club londinese avrebbe dovuto garantire che Salah rimanesse a Firenze, come previsto dal contratto iniziale, e portò il caso alla FIFA. A Zurigo, però, il reclamo della Fiorentina venne respinto, stabilendo che Salah avesse agito nel rispetto dei suoi diritti contrattuali.
Fu così che l’egiziano diventò un giocatore giallorosso. La disputa legale che ci fu intorno, con annessa vittoria della Roma, ingigantì le emozioni e le conseguenti aspettative del popolo romanista per questo colpo. La dirigenza capitolina, capeggiata da Walter Sabatini, acquisì il cartellino dell’ex viola a titolo definitivo per 20 milioni di euro complessivi, tra prestito e riscatto, una cifra che con il senno di poi si rivelò assolutamente irrisoria.
Molto più di un’illusione
Quando talenti come quello di Salah emergono in maniera così abbacinante, si ha spesso paura che in maniera altrettanto veloce possano sparire, non confermandosi negli anni successivi. Inoltre, le pressioni per la situazione creatasi con la Fiorentina e quelle che, nel bene e nel male, regala una piazza calda ed esigente come quella di Roma, potevano rappresentare delle difficoltà per chiunque. Non per il nativo di Nagrig però, che non ha bisogno di alcun ambientamento e non ha avuto nessun timore reverenziale.
Nella sua prima stagione capitolina gioca 42 partite totali, mettendo a referto 15 gol e 6 assist. Nella seconda, invece, le gare disputate sono 41, le reti segnate 19 gol e i passaggi vincenti ben 15. Complessivamente 34 gol e 21 assist in giallorosso, una contribuzione diretta alla rete ogni circa 120 minuti di gioco. Numeri impressionanti, ma che non raccontato abbastanza del valore di Momo Salah.
L’egiziano era semplicemente imprendibile per i difensori avversari, essendo dotato di una velocità sopra la media e di un dribbling secco spaventoso. Ma a differenza di moltissime ali dribblomani, era già all’epoca un giocatore tremendamente concreto, dotato di una tecnica cristallina sia nei passaggi che nel calcio. Un talento da vero e proprio dieci, mostrato nella squadra dove quel numero era vestito da un’istituzione come Francesco Totti – suo idolo da bambino, insieme a Ronaldo e Zidane.
In quegli anni, anche grazie alla sua presenza, sembrava davvero che i sogni di gloria del popolo romanista potessero diventare realtà. Quella Roma era una delle squadre più forti della storia recente del nostro calcio. Mai come in quelle stagioni, dall’annata dell’ultimo Scudetto in poi, si era vista una rosa così ben assortita. Ogni reparto vantava personalità di spessore e giocatori di talento, molti dei quali avevano già vinto trofei o li avrebbero vinti di lì a poco: Szczęsny, Alisson, Rüdiger, Fazio, Nainggolan, Strootman, Paredes, De Rossi, Džeko e, ovviamente, capitan Totti.
A coronamento di tutto ciò, un 4-2-3-1 disegnato da Luciano Spalletti, che si spiegava come una bellissima poesia e che si muoveva come una sinfonia, dove tutti gli interpreti sapevano esattamente cosa fare e dove andare in ogni momento, dove tutti lottavano su ogni centimetro di campo perché perdere, non era proprio un’opzione. E dove Salah era molto più di un semplice ingranaggio o di una semplice ciliegina sulla torta: l’egiziano era la scintilla che accendeva il fuoco.
Uno degli eventi che ci fa capire appieno la qualità della futura leggenda del Liverpool, è la memorabile conferenza stampa di Spalletti in cui, come un docente universitario in una lezione frontale, fece vedere ai giornalisti un video di Salah della partita precedente, per dimostrare quelli che per lui erano «i giusti comportamenti» che qualsiasi calciatore deve tenere: una rincorsa dell’avversario di 50 metri, in una partita che la Roma vinceva per 4-0 con una sua doppietta. Del resto, se lo fa Salah, perché non possono farlo gli altri?
Di prestazioni mostruose e gol sbalorditivi Salah ne ha regalate tante alla Roma, basti pensare alla tripletta contro il Bologna, al tiro al volo di sinistro contro il Toro o allo splendido gol dell’ex contro la Fiorentina, ma è forse il 21 febbraio del 2016, nella gara di campionato contro il Palermo, che il tifo giallorosso capisce davvero chi ha in squadra: un alieno venuto da chissà quale pianeta ad insegnare calcio a noi poveri umani. Salah è protagonista quel giorno di un capolavoro di tecnica e intelligenza calcistica, uno di quelli che rimangono impressi nella memoria dei tifosi.
Transizione fulminea di Nainggolan, che con un tacco sublime manda la palla in avanti. Salah parte, controlla di petto, ma si allunga il pallone. Il portiere rosanero interviene, sembra chiudere tutto, ma Momo, dalla linea di fondo, quasi senza angolo, sfida ogni legge della fisica e calcia incredibilmente in rete. Un gesto che trasforma il calcio in arte.
Non essere riusciti a vincere nemmeno un trofeo in quegli anni rimane una ferita aperta per il popolo giallorosso. L’annata 2016/2017 si concluse addirittura con 87 punti in campionato, mai così tanti nella storia romanista, ma non abbastanza per strappare lo scudetto alla Juventus di Massimiliano Allegri, che di punti ne fece ben 91. Quella stagione, nonostante tutto, fu molto più di un’illusione: Salah e compagni resero vividi come poche volte prima i sogni della propria gente, conquistando un posto in eterno nel cuore dei propri tifosi anche senza l’alloro del titolo.
Nell’estate seguente quella squadra iniziò a sfalsarsi, a partire proprio da Salah, che venne ceduto al Liverpool per 42 milioni di euro, dove avrebbe successivamente scritto la storia del club e non solo. L’egiziano non è stato solo un giocatore di passaggio, ma un talento capace di accendere sogni e speranze, anche se per un tempo troppo breve. L’amarezza delle non vittorie è soppiantata dall’orgoglio di aver potuto ammirare un fenomeno del calibro di Mohamed Salah con la maglia della Roma addosso.
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