Dopo il 7-0 complessivo subito tra la partita casalinga contro l’Atalanta di Gasperini e quella in trasferta contro la Fiorentina di Palladino, la dirigenza della Juventus ha ritenuto inevitabile l’esonero di Thiago Motta, sbriciolando definitivamente un progetto apparentemente promettente iniziato soltanto dieci mesi prima. Al suo posto, sulla panchina bianconera, è stato chiamato Igor Tudor, con l’obiettivo di salvare il salvabile della stagione estremamente fallimentare della Juve. Cerchiamo di capire se e come il croato possa essere il profilo corretto per questo momento particolarmente negativo.
I risultati convincenti di Igor Tudor
Dopo qualche annata di alti e bassi tra Croazia, Grecia, Turchia e il Friuli, e una stagione da vice-allenatore proprio alla Juve nel primo e unico anno bianconero di Andrea Pirlo, il Tudor allenatore sboccia nella stagione 2021/2022 all’Hellas Verona. Il croato subentra ad Eusebio Di Francesco dopo tre giornate che avevano portato altrettante sconfitte e, attraverso un calcio figlio della corrente gasperiniana, pur non essendo una squadra plasmata della sua preparazione e delle sue richieste di mercato, riesce addirittura a migliorare quanto già brillantemente fatto un anno prima da Ivan Jurić, ottenendo un nono posto in classifica con ben 53 punti – un solo punto in meno dal record storico dell’Hellas in Serie A. Memorabile, tra le altre cose, la tripla doppia cifra del trio Simeone-Caprari-Barák – rispettivamente 17, 12 e 11 gol.
Tudor in estate lascia un Verona che smantella la propria rosa – e che a fine stagione si salva solo nel play-out salvezza contro lo Spezia – per accasarsi al Marsiglia, club storico e con una tifoseria particolarmente calda e ambiziosa. Nonostante qualche problema avuto proprio con i tifosi, a causa di alcuni giocatori messi ai margini della rosa marsigliese, Tudor porta l’OM al terzo posto, e dunque in Champions League, con 73 punti conquistati – miglior quota punti delle ultime sette stagioni –, diventando l’allenatore del Marsiglia con la miglior media punti degli ultimi trent’anni. Il suo OM ci mostra l’ultima grande stagione del Niño Maravilla Alexis Sánchez – autore di 18 reti – ma anche le due grandi annate degli esterni Nuno Tavares e Jonathan Clauss – 6 gol per il primo, 12 assist per il secondo.
Nonostante gli ottimi risultati, l’amore tra Tudor e il mondo OM non è mai davvero sbocciato, e a fine stagione arriva la separazione. La stagione 2023/2024 la inizia senza panchina, ma la finisce su quella della Lazio, separatasi dopo tre anni da Maurizio Sarri. Tudor subentra a nove giornate dal termine, prendendo in mano una squadra nona, moralmente a pezzi e con un ambiente che ribolle rabbia, riuscendo a ottenere un’insperata qualificazione in Europa League grazie a una media di 2 punti a partita. Nei suoi pochi mesi di lavoro nella Capitale, spicca la riabilitazione tecnica del giapponese Kamada, fino a quel momento oggetto misterioso del mercato biancoceleste. Le richieste avanzate dal tecnico nel mercato seguente non vengono soddisfatte dal presidente Lotito, e Tudor decide ancora una volta di rescindere il proprio contratto.
Impatto immediato
La Juventus, in questo momento, non ha bisogno soltanto di un allenatore bravo. I bianconeri avevano la necessità di chiamare qualcuno che potesse impattare nell’immediato, per evitare una drammatica non qualificazione in Champions League. Ricordiamo infatti che i torinesi vengono da anni molto complessi sotto il punto di vista economico, con bilanci sanguinanti che la società attuale ha dovuto ereditare dall’ultima fase dell’era Agnelli e dal pessimo lavoro, sotto questo punto di vista, di Fabio Paratici prima e Maurizio Arrivabene dopo. I guadagni della Champions non sono nemmeno paragonabili a quelli delle altre competizioni europee e sono vitali per una squadra come la Juve, che sarebbe costretta con ogni probabilità a un forte ridimensionamento nella prossima stagione qualora non rientrasse nei primi quattro posti della classifica.
Tudor, nella sua carriera, ha dimostrato di avere questa dote. L’esempio lampante è rappresentato dai già citati mesi alla Lazio, che oltre alle difficoltà solite per un tecnico che subentra in corso d’opera, presentavano anche una peculiarità da non sottovalutare: i biancocelesti venivano da tre anni di immersione piena nel calcio di Maurizio Sarri, tecnico con principi di gioco praticamente agli antipodi rispetto a quelli di Tudor, e questo non ha comunque rappresentato un freno per il croato.
Il carattere del Maresciallo
Una delle problematiche principali di questa stagione della Juventus è stata senz’altro l’assenza di leadership, con un Danilo già ai margini esautorato a gennaio per volontà di Thiago Motta, ma mai sostituito in maniera pratica. Esemplificazione di questo è stato la confusionaria gestione della fascia da capitano, vestita da ben sette giocatori, prima di finire in maniera fissa sul braccio di Manuel Locatelli, juventino e dedito alla causa, ma non esattamente un giocatore che spicca per carisma e personalità.
Tudor, con il suo carattere deciso, può risvegliare l’orgoglio di una squadra che sembra depressa e abbandonata al proprio destino, ristabilendo delle gerarchie chiare nello spogliatoio e/o ponendo se stesso come leader del gruppo – un po’ come sta facendo il suo ex compagno di squadra Antonio Conte al Napoli. Anche qui viene incontro l’esempio della Lazio, dove lo spogliatoio al momento del suo arrivo sembrava irreparabilmente spaccato e impossibilitato ad essere coeso per il bene comune.
Inoltre, non è soltanto l’umore della squadra ad avere necessità di essere rinvigorito, ma anche e forse soprattutto quello dell’intero ambiente bianconero, in contestazione con squadra e società come poche volte prima d’ora. In questo senso potrà senza dubbio far comodo il suo passato da giocatore della Juventus: tendenzialmente è un aspetto quasi esclusivamente retorico, ma agli occhi del tifoso juventino il passare da un ex calciatore simbolo dell’Inter del Triplete ad uno con quasi 200 presenze in bianconero può riaccendere quel senso di appartenenza che una parte della tifoseria aveva smarrito, restituendo entusiasmo.
Cosa aspettarsi dalla Juve di Igor Tudor
Visti tutti gli aspetti analizzati, il livello comunque alto della rosa e il calendario proprio e delle avversarie, non sarebbe sbagliato sostenere che i bianconeri siano i favoriti per ottenere l’ultimo slot Champions disponibile. La Juve dista al momento un solo punto dal quarto posto occupato dal Bologna, ma il calendario delle due squadre ha un coefficiente di difficoltà nettamente diverso: i rossoblù dovranno infatti affrontare Napoli, Atalanta, Inter, Milan e Fiorentina oltre alla stessa Juve; mentre i bianconeri hanno già messo alle spalle la maggior parte degli impegni con le squadre della parte sinistra della classifica, e in questo senso dovranno giocare “soltanto” contro i felsinei e le due romane.
A questo va aggiunto che il Bologna ha in calendario almeno due gare in più, le potenzialmente storiche semifinali di Coppa Italia contro l’Empoli, un aspetto che vale anche per il Milan, con un doppio derby salva-stagione alle porte. Similare è il discorso per una Lazio apparentemente sulle gambe che ha l’Europa League e una Fiorentina finora poco costante che ha la Conference. La Roma, senza altri impegni, ha invece, se possibile, una rosa di avversari da affrontare ancor più impegnativa, e dovrà farlo senza il suo leader tecnico Paulo Dybala, infortunatosi prima della sosta.
Tudor, che potrebbe giocare con il suo fidato 3-4-2-1, dovrà esser bravo non solo a ottenere il quarto posto, ma anche a ri-valorizzare tanti elementi di una rosa che si è espressa per larga parte sotto gli standard minimi: Douglas Luiz, Nico González, Teun Koopmeiners e Dušan Vlahović – sul quale si è espresso in maniera spiccatamente positiva in passato – sono soltanto gli esempi più evidenti di questo, ma la lista è lunga. Due esterni come Cambiaso e Weah potrebbero potenzialmente giovare del cambio di sistema di gioco, così come lo stesso Yildiz, schierabile dietro la punta, o l’intero pacchetto di centrali.
Se per la Juve Tudor rappresenta una chiamata disperata per provare a salvare una stagione disastrosa, per il croato questa è un’occasione enorme, da non lasciar sfuggire. L’ex difensore deve provare a convincere la dirigenza bianconera a ripartire da lui nella prossima stagione, per dare una svolta significativa a una carriera da allenatore che presenta tanti buoni risultati, ma che grida con forza la necessità di continuità.
Leggi anche: I dieci allenatori con più presenze nella storia della Juventus