tregua di Natale

La tregua di Natale

Curiosità Slider

La Germania di Guglielmo II, nei primi anni del Novecento, era fortemente desiderosa di diventare la prima potenza mondiale, e la serie di eventi che accaddero in Europa tra Impero austro-ungarico, Serbia e Russia furono l’occasione principe per entrare in guerra. L’idea dei tedeschi era quella di scatenare e vincere in poco tempo una guerra lampo, quello che non sapevano è che contribuirono ad aumentare la grandezza di quella che passerà alla storia come la Prima Guerra Mondiale.

Gli uomini dell’Imperatore non avevano tenuto in conto l’introduzione dell’aviazione all’interno del conflitto, e la conseguente impossibilità di schierare l’esercito in campo aperto. Tutto questo darà vita alla guerra di posizione, e i soldati tedeschi partiti per la Francia ad inizio agosto, che pensavano di poter tornare dopo poche settimane dalle proprie famiglie, si ritrovarono, dopo mesi, costretti ancora in trincea, in condizioni igieniche e sanitarie deplorevoli.

Nel fronte occidentale della Prima Guerra Mondiale, nelle Fiandre, si passò in trincea anche la vigilia di Natale. I soldati tedeschi da una parte e quelli britannici e francesi dall’altra, erano disposti nelle proprie postazioni, con la guerra che si era già portata con sé oltre un milione di vittime. Quel che si verificava da mesi, infatti, erano assolute carneficine, utili a conquistare pochi metri e poter quindi avanzare impercettibilmente: delle autentiche missioni suicide.

Per migliorare l’umore dei soldati tedeschi, proprio per la vigilia di Natale, l’alto comando autorizzò la presenza del tenore Walter Kirchhoff, mandato in trincea a cantare per i soldati della propria nazione. La purezza della voce di Kirchhoff, che intonava tipici canti natalizi, contrastava in modo ossimorico con lo strazio del luogo e le condizioni dei soldati, che riuscirono comunque a vivere quel momento con gioia, dopo mesi di paura, orrore e morte. Quello che però non ci si sarebbe mai aspettati è che dall’altra trincea, quella occupata dai britannici, uno scozzese, che aveva sentito il tenore due anni prima all’opera di Parigi, lo riconobbe e lo applaudì calorosamente per la performance. È un momento strano, quasi magico.

Il cantante prese la pericolosissima iniziativa e con coraggio uscì dalla trincea, attraversando la terra di nessuno che li separava dalla fazione opposta, continuando a intonare quei brani. Lo seguì prima qualche tedesco, poi anche gli apparenti nemici presero coraggio e gli andarono incontro. I due schieramenti si raggiunsero e stipularono una tregua informale per il giorno di Natale. La voce si sparse lungo le altre trincee, tutti furono coinvolti. I soldati di schieramenti opposti non si scambiavano più pallottole ma regali, naturalmente limitati dalla situazione nella quale si trovavano, d’altro canto non era importante cosa si regalasse, ma il gesto in sé.

All’improvviso, dagli zaini degli inglesi, sbucò fuori un pallone. I soldati non ci pensarono due volte, si disposero in due squadre e iniziarono una partita. Il campo era delimitato dagli altri soldati, alleati e nemici, i pali delle porte erano fatti con gli elmetti e con i cappotti. Calcisticamente parlando inglesi e tedeschi erano di nuovo contro, umanamente parlando, invece, stavano giocando insieme.

Al fischio finale, la partita era sul 3-2 per i tedeschi. Il fischio, o meglio il rumore, era quello di un cannone, sparato dai supremi comandi che, indignati, decisero di porre fine a quella tregua di Natale e di riportare tutti con i piedi per terra, dopo aver sognato, anche solo per qualche minuto, anche solo per un istante, di porre fine a quelle atrocità a cui erano giornalmente obbligati.

Gli eventi di quella giornata vennero inizialmente censurati dai media delle due fazioni, fino a quando non ne parlò il New York Times e divenne inevitabile farlo. L’opinione pubblica condannò aspramente i soldati, probabilmente perché non potevano capire cosa significasse vivere e combattere in quelle condizioni.

Così come non potevano capirlo i piani alti dell’esercito, che non stavano in prima linea e non combattevano la medesima guerra. Da loro vennero accusati di alto tradimento e salvati dalla pena capitale solo dal grande numero di perdite che ne avrebbe costituito. Alcuni reggimenti vennero comunque smantellati e i componenti mandati altrove.

La guerra ricominciò esattamente come prima che venisse interrotta, i cinque mesi diventeranno quasi cinque anni, i morti saranno oltre ventiquattro milioni. L’ambizione di potere di chi comandava ebbe più valore delle atrocità che i soldati erano costretti a compiere e subire, ma nessuno degli uomini che prese parte a quella tregua di Natale avrebbe mai dimenticato quella volta in cui, durante una guerra mondiale, rincorrendo un pallone da calcio insieme a nemici che, come canterebbe De André, avevano lo stesso identico umore ma la divisa di un altro colore, furono realmente liberi.


Leggi anche: La guerra del calcio