Juventus difesa

L’evoluzione della difesa della Juventus

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Nel marzo del 2021, periodo nel quale doveva ancora concretizzarsi il suo ritorno sulla panchina bianconera, Massimiliano Allegri affermò che «Chiellini e Barzagli godevano nel difendere». La frase dell’allenatore livornese faceva riferimento al lavoro quotidiano svolto negli allenamenti, ma si poteva anche applicare alle dinamiche delle partite ufficiali, vista la tenuta del reparto arretrato di quelle gloriose stagioni. Ad oggi, senza paragoni azzardati, è possibile affermare che Allegri stia cercando di riportare quell’applicazione difensiva, che fece la fortuna della Juventus pluricampione d’Italia. La tenuta mentale, la distribuzione dei compiti, l’aggressività e il netto miglioramento dei giocatori del reparto arretrato bianconero portano a pensare proprio questo.

Dalla partita del 23 settembre persa per 4-2 contro il Sassuolo a quella dell’11 novembre 2023 vinta 2-1 contro il Cagliari, la squadra di Allegri non ha subito gol per sei gare consecutive, vincendole tutte, eccetto la sfida di Bergamo contro l’Atalanta, terminata senza reti. I minuti di imbattibilità di Wojciech Szczęsny sono arrivati a 615, prima della marcatura di Alberto Dossena. Analizziamo insieme la fase difensiva della Juventus, vedendone anche i cambiamenti rispetto alla passata stagione.


L’evoluzione della difesa della JuventusOrganizzazione e aggressività

La Juventus della travagliata stagione 2022/2023 ha ottenuto, tra il 15 ottobre e il 13 gennaio – nelle ultime due settimane di novembre e nel mese di dicembre non si è giocato per il Mondiale – ben otto clean sheet consecutivi, mantenendo la porta inviolata contro Torino, Empoli, Lecce, Inter, Hellas Verona, Lazio, Cremonese e Udinese, prima di subire cinque reti nella stessa sfida, contro il Napoli. Tutte queste partite senza far segnare gli avversari non sono state una casualità, ma in quelle otto gare la Juventus non ha mai dato la sensazione di essere una squadra realmente solida. La percezione era che la difesa della Juventus stesse vivendo un ottimo momento, ma che potesse crollare contro compagini più organizzate – anche perché parallelamente a quella striscia in campionato, subì in Champions quattro gol dal Benfica e due dal PSG, dopo averne subiti due anche dal Maccabi Haifa. La pesante sconfitta del Maradona ha poi portato a galla tutte le difficoltà nascoste dalla soltanto apparente solidità difensiva.

Ad oggi, sembra che Allegri abbia plasmato il reparto arretrato, riportando quell’aggressività positiva che è necessaria in squadre che non vogliono prendere gol. La partita contro la Fiorentina è stata esemplificativa, in questo senso: baricentro basso e tanti duelli con centrocampisti e attaccanti avversari, ma senza mai concedere tiri eccessivamente ravvicinati. Le occasioni principali sono state infatti la punizione di Biraghi e un tiro di Nico González appena dentro l’area. Tutte le altre conclusioni sono giunte da fuori o con un giocatore viola pressato o contrastato da un bianconero, messo dunque in condizioni estremamente difficili per realizzare un tiro realmente pericoloso.

Un altro elemento citato è quello dell’aggressività. Sempre nella partita del Franchi, Daniele Rugani ha sfoderato una prestazione, l’ennesima in questa stagione, validissima. L’ex Empoli, su alcuni rinvii dal fondo di Terracciano, si è alzato sino ai confini dell’area di rigore viola per pressare Arthur, obbligando quindi il portiere a calciare lontano, con gli attaccanti marcati da centrocampisti e difensori juventini. Questa mossa tattica ha permesso ad Allegri di rendere meno pericolosa l’arma del possesso palla, elemento molto presente nel gioco di Italiano.

L’aggressività si è poi vista anche nei contrasti di Federico Gatti e Gleison Bremer, quest’ultimo cresciuto con compiti di anticipo nel Torino di Ivan Jurić. Il brasiliano sta giocando meno alto rispetto al passato, ma non per questo in maniera molto più conservativa: anche se con una posizione bassa, cerca spesso e volentieri l’anticipo sull’attaccante avversario.

Gatti invece, dopo il clamoroso autogol con il Sassuolo, sta ritrovando certezze e minutaggio. Complice il gol al Torino, il centrale di Rivoli ha ritrovato una buona condizione mentale, e contro il Milan ha limitato un Leão troppo isolato. Riconoscendo le capacità di chi aveva davanti, Gatti ha evitato, con largo uso di falli, che il portoghese lo bruciasse in velocità. Sicuramente una difesa poco elegante, ma con massima resa, e fondamentale per il successo della Juventus a San Siro.

Inoltre, il reparto arretrato della Juventus si sta anche dimostrando un’importante arma offensiva. La partita con il Cagliari è stata infatti decisa da Bremer e Rugani, letali da palla inattiva. Al di là dell’andamento della sfida con i sardi, i difensori bianconeri si sono rivelati un vero elemento di pericolo nelle partite sin qui giocate. La Vecchia Signora ha infatti mandato a segno Bremer, Cambiaso, Danilo, Gatti e Rugani. Nei top cinque campionati europei, nessuna squadra ha avuto più marcatori della Juventus provenienti dal reparto difensivo, segno di come Allegri stia anche lavorando sulla presenza della difesa nell’area di rigore avversaria.



L’evoluzione della difesa della JuventusLe differenze e le novità rispetto alla passata stagione

Il riferimento fatto in precedenza all’annata 2022/2023 non è casuale. La Juventus delle otto partite senza subire gol ha portato a casa altrettante vittorie, ma la principale differenza tra questa striscia di clean sheet e quella della passata stagione è stata l’atteggiamento. Analizzando le gare in cui non sono state concesse reti, si può notare come la fase difensiva dello scorso campionato fosse decisamente passiva e in balia degli attacchi avversari. Frutto delle porte inviolate dell’annata 2022/2023 sembra siano stati più gli interventi di Szczęsny e Perin, oltre che alcuni errori delle squadre di Serie A, uniti, comunque, a delle ottime individualità nel reparto bianconero.

Un altro elemento significativo è stato proprio quello della compattezza generale della Juventus. Al momento, il trio difensivo sembra decisamente più coeso e coordinato, considerata anche l’assenza di Danilo nelle partite contro Milan, Verona, Fiorentina e Cagliari. Proprio contro i rossoneri, Rugani ha stupito per l’applicazione con la quale è sceso in campo, di fatto concedendo soltanto un tiro realmente pericoloso a Giroud, con più meriti del francese che demeriti del toscano. Il sostituto del capitano bianconero non ha fatto sentire la sua mancanza, evidenziando anche come la panchina stia diventando a tratti determinante.

In quest’ottica, si sta rivelando fondamentale anche l’innesto di Andrea Cambiaso. Rientrato dal prestito al Bologna, l’esterno ha deciso la gara interna contro l’Hellas Verona, segnando la rete dell’1-0 all’ultimo minuto. In realtà, gol a parte, la permanenza del classe 2000 ha permesso ad Allegri di variare il piano tattico di certe sfide. Rispetto a Kostić, Cambiaso è un giocatore molto duttile e può giocare in zone diverse, forse con meno contributi diretti verso gli attaccanti, ma offrendo altre soluzioni, come un inserimento centrale. Nonostante il suo apporto sia abbastanza offensivo, l’esterno genovese ha dato una maggior sicurezza alla fascia, prima troppo esposta dal compagno serbo.



L’evoluzione della difesa della JuventusIl lavoro di Allegri

Come detto in precedenza, l’atteggiamento è cambiato notevolmente rispetto alle ultime stagioni. Sicuramente il gruppo si è compattato ed ha migliorato la propria chimica, nonché l’intesa tra i reparti. Gatti e Bremer, ad esempio, hanno avuto modo di ambientarsi e di comprendersi meglio nel corso del loro primo anno in bianconero. La crescita, però, è sembrata innanzitutto mentale. La Juventus dei primi due anni dal ritorno di Allegri mostrava tutta la sua fragilità alla prima occasione concessa agli avversari, risultando troppo condizionata da ciò che accadeva durante la partita.

Adesso, con i dovuti limiti, la Vecchia Signora è meno soggetta a cali di concentrazione e difficoltà psicologiche. Il merito, almeno in questo, è di Allegri, finora capace di mettere a suo agio il gruppo, tenendolo concentrato sull’obiettivo del ritorno in Champions League. Più che sul piano del gioco, apparso in miglioramento soltanto fino alla sconfitta per 4-2 in casa del Sassuolo, l’allenatore livornese sta lavorando sulla testa dei giocatori, forse puntando sulla voglia di riscatto dopo una stagione decisamente deprimente. La voglia e la cattiveria agonistica con la quale la Juventus sta difendendo la propria porta non può che avere origine da quel sano desiderio di rivincita sportiva che un gruppo matura dopo cocenti delusioni.

Ovviamente, basare una stagione intera sulla semplice voglia di riscatto non è pensabile, ma un’annata sportiva vive di fasi diverse, cosa che Allegri sa bene. Probabilmente, in questo momento la Juventus ha bisogno di mantenere un profilo basso e di concentrarsi sulla corsa all’Europa, che salvo grandi sorprese rappresenta un obiettivo decisamente raggiungibile. In questa fase, il tecnico bianconero sta facendo leva sull’aspetto della fame e della voglia di rivalsa dei suoi, amareggiati dopo l’esperienza dentro e fuori dal campo della passata stagione. Il gruppo non è stato rivoluzionato, ma a fare la differenza sono la condizione mentale e l’atteggiamento dei calciatori. Soltanto il tempo dirà quanto e con quale durata questi fattori incideranno nel cammino della Juventus.

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