Old Firm

Old Firm, storia di una rivalità che va oltre lo sport

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Il derby è una partita tra due squadre della stessa città – o della stessa area geografica – legate da una forte rivalità sportiva. L’Old Firm, quello di Glasgow tra Celtic e Rangers, è sicuramente uno dei più sentiti, e tra i più affascinanti per storia e tradizione. Le due squadre sono le più titolate e rappresentative del calcio scozzese con enorme distacco dalle altre, ma questa partita va oltre alla forte rivalità calcistica, poiché coinvolge anche credenze religiose, valori politici e disparità di classe.


Più di una semplice partita di calcio

La traduzione letterale di Old Firm in italiano è ‘Vecchia Azienda‘, un appellativo dovuto al fatto che le due compagini danno vita al derby più antico del mondo. La prima gara tra Celtic e Rangers si giocò il 28 maggio del 1888, nel formato di amichevole. Per il primo incontro in una competizione ufficiale bisognerà aspettare invece il 6 settembre del 1890, nella neonata Coppa di Scozia, partita nella quale i biancoverdi padroni di casa avranno la meglio per 1-0. L’origine del nome risale alla rivista scozzese ‘The Scottish Refree‘, che per prima lo utilizzò in occasione della finale di Coppa di Scozia del 1904, vinta dai Rangers per 2-0.

Religione, politica e calcio: una trinità che, ogni giorno di più, alimenta e ingrandisce le eterne divergenze e le recondite ostilità tra le persone. È questa l’essenza dell’Old Firm, i valori che difendono i tifosi fuori dal Celtic Park – casa degli Hoops – o l’Ibrox Park – casa dei Gers –, e che in campo sono rappresentati dai giocatori. Il dualismo potrebbe essere paragonato a quello di Boca Juniors e River Plate o, per rimanere nei i nostri confini, di Genoa e Sampdoria o Lazio e Roma, con l’aggiunta però di altri ingredienti che lo rendono ancor più sentito e rappresentativo per le due tifoserie.

Il Celtic Football Club nasce nel 1887 per alleggerire la vita dei coloni irlandesi migrati a Glasgow. Gli immigrati erano discriminati a causa delle loro origini, lingua e della loro fede cattolica, e ben presto formarono uno strato sociale importante all’interno della comunità scozzese, stabilizzandosi prevalentemente nella zona East End di Glasgow. Origini che hanno da sempre caratterizzato sia i colori sociali – verde e bianco – che i simboli ripresi all’interno dello stemma – croce celtica e, a partire dal 1977, il quadrifoglio.

L’altra sponda di Glasgow invece è rappresentata dai Rangers Football Club, fondato oltre un decennio prima, nel 1872. Squadra che rappresenta la parte conservatrice, unionista e protestante, così fedele ai propri ideali religiosi da non permettere – dalla fine del primo conflitto mondiale – il tesseramento di giocatori cattolici fino alla fine degli anni Ottanta, quando il giocatore-allenatore Graeme Souness, nel maggio del 1986, andò contro quest’imposizione.

L’ambiente dei Gers non accolse questa apertura nel migliore dei modi. Quando nell’estate del 1989 il primo calciatore dalla dichiarata fede cattolica, Mo Johnston, firmò per i Rangers – per di più da ex calciatore degli Hoops – scoppiò il putiferio. In molti si rivoltarono nelle strade e ad Ibrox, bruciando gli abbonamenti e minacciando di non andare alle partite in cui l’attaccante scozzese venisse convocato. Il magazziniere a cui era stato assegnato il compito di preparare la divisa per le foto ufficiali di rito si rifiutò di farlo, e addirittura si dice che in molti durante la sua permanenza non volessero nemmeno lavargli la maglia. Mo Johnston nella sponda più conservatrice di Glasgow giocò 100 partite ufficiali in due stagioni, mettendo a segno 46 reti. Sulla carta numeri importanti – conditi anche dalla conquista di due campionati e una coppa scozzese –, ma che non sono bastati per cancellare dalla mente dei supporter più fanatici dei Light Blues di essere stato il primo calciatore – dichiaratamente – cattolico della loro storia, colui che ha distrutto una tradizione portata avanti da 117 anni.

Per i tifosi e la società del Celtic questo trasferimento significava solo una cosa: tradimento, tanto da affibbiargli l’epiteto di ‘Judas‘. Arriverà ad assumere tre guardie del corpo per garantire la sua incolumità, passando la maggior parte del tempo della sua esperienza rintanato in casa. L’ex bomber del Celtic, però, sul rettangolo da gioco non si farà intimorire dall’odio di entrambe le tifoserie di Glasgow. Il 4 novembre 1989, ad Ibrox, va in scena uno degli oltre quattrocento Old Firm ufficiali giocati nella storia del calcio, il primo per Johnston con i Rangers. La partita si rivela bloccata e nervosa – non una novità quando si gioca il derby di Glasgow –, ma all’89’ la palla carambola proprio nei piedi di Mo Johnston, al limite dell’area di rigore, dopo una respinta difensiva. Il numero dieci fa partire un destro fulmineo che trafigge l’estremo difensore avversario. La successiva esultanza è sfrenata, sotto il lato della curva occupata dai propri tifosi. La partita finirà 1-0, con questo gol a deciderla.



Una rivalità nata lontano dal rettangolo di gioco

Le tensioni religiose tra cattolici e protestanti hanno da sempre caratterizzato la vita sociale della Scozia, l’arrivo di migliaia di immigrati cattolici dal nord dell’Irlanda non ha fatto altro che aggravare la situazione. Rangers e Celtic hanno da sempre rappresentato due facce totalmente opposte, una parte protestante l’altra cattolica, una unionista l’altra repubblicana, una conservatrice l’altra socialista. Basti pensare solo alla differenza sostanziale con la quale le due tifoserie hanno “omaggiato” la scomparsa della Regina Elisabetta II. I Rangers, nel mercoledì di Champions in cui hanno ospitato il Napoli, hanno preparato una coreografia tributo per la Regina, accompagnata dall’inno ‘God save the King‘, un momento molto toccante per una tifoseria con un forte senso di appartenenza nei confronti del Regno Unito. Diametralmente opposta è stata invece la reazione dei tifosi del Celtic, che in occasione della partita di Champions contro lo Shakhtar sono stati messi sotto inchiesta dalla UEFA per uno striscione con su scritto ‘F*ck the Crown‘, mentre nella trasferta di campionato contro il St. Mirren, durante il minuto di silenzio e i conseguenti applausi di pubblico e giocatori per coprire i fischi, hanno esposto lo striscione e cantato il coro ‘If you hate the Royal Family, clap your hands‘.

Le tensioni tra le due tifoserie più rappresentative della Scozia nacquero a cavallo delle due guerre mondiali, quando la borghesia protestante si macchiò di numerose ingiustizie nei confronti della comunità cattolica, generando così un odio reciproco che contagiò la politica, il sociale e conseguenzialmente il calcio. L’Old Firm ha un impatto impressionante sulla vita politica e sociale della Scozia, dalla Brexit fino alle elezioni interne. Una rivalità che si è riaccesa fortemente negli ultimi anni, viste le posizioni totalmente opposte sulle riforme dell’indipendenza scozzese e sulla decisione della Gran Bretagna di uscire dall’Unione Europea.

Nonostante la direzione più moderata che ha intrapreso il tifo e la necessità del calcio moderno di voler aumentare gli interessi commerciali, il derby tra Rangers e Celtic sembra essere ancora in una sorta di bolla, in cui gli interessi di un calcio che sta seguendo sempre più una linea di globalizzazione sembra essere tuttora ancorata alle vecchie tradizioni e radici del passato, in cui era considerato un mezzo di rivalsa sociale. A Glasgow con il tempo, fortunatamente, si sono assottigliate le disparità sociali e si sono cancellate le ingiustizie legate alla fede, ma la rivalità e il fascino tradizionale dell’Old Firm sono rimaste le medesime del passato.

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