La Nazionale giapponese è stata una delle migliori sorprese dell’ultimo Mondiale. Nonostante un girone di ferro, i Samurai Blue sono riusciti nell’impresa di battere per 2-1 – entrambe le volte in rimonta – sia la Germania che la Spagna. Gli asiatici si sono poi dovuti arrendere alla Croazia, ma solo ai calci di rigore, non riuscendo nuovamente a superare gli ottavi di finale. Una squadra giovane e molto tecnica, quella allenata da Hajime Moriyasu, che lascia ben sperare per i prossimi impegni internazionali.
Scavando nel passato nipponico, invece, in molti ricorderanno con affetto il Giappone a Sudafrica 2010, quello di Keisuke Honda, Shinji Okazaki e Shunsuke Nakamura, ma quella squadra poteva contare, oltre che sulla tecnica e sull’esperienza dei giocatori impegnati in Europa, anche e soprattutto su Yasuhito Endō, un ragazzo ancora oggi sconosciuto a molti, nonostante sia uno dei più forti e completi calciatori giapponesi di tutti i tempi. Una vera e propria leggenda, spesso paragonato in patria per stile e carriera a mostri sacri come Gianluigi Buffon, Steven Gerrard e Andrés Iniesta.
Siamo nel Kyūshū, terza regione giapponese per grandezza, e nello specifico nella prefettura di Kagoshima. Nonostante la passione del papà per il baseball, i figli maggiori della famiglia Endō, Takuya e Akihiro, decidono di diventare dei calciatori. Quest’ultimo, in particolare, diviene una colonna di una delle più importanti squadre giapponesi, gli Yokohama F·Marinos, e di conseguenza un vero e proprio esempio per suo fratello minore, Yasuhito, che decide di seguirne le orme.
Il giovane Yasuhito, nato all’ombra del vulcano Sakurajima il 28 gennaio 1980, milita nella squadra del liceo Kagoshima Jitsugyo High School, e sembra davvero promettente. Di ruolo fa il centrocampista e viene notato soprattutto per la sua visione di gioco e per la qualità del piede destro. Nel 1998 lo Yokohama Flügels lo ingaggia, e Endō fa subito vedere di che pasta è fatto, per poi passare l’anno successivo al Kyoto Purple Sanga, entrando nel giro dell’Under-20 nipponica, con cui collezionerà una medaglia d’argento ai Mondiali di categoria del 1999 – vinti dalla Spagna.
Dopo due stagioni nell’ex capitale nipponica, il cartellino del vent’enne viene acquistato dal Gamba Osaka, un club molto ambizioso che sorprendentemente si ispira per colori, tifo e slogan ai bergamaschi dell’Atalanta. Endō non sa ancora che questo trasferimento sarà il più importante della sua carriera.
Dopo un primo periodo di ambientamento, con l’arrivo dell’ex CT giapponese Akira Nishino diventa uno dei calciatori più importanti della squadra, guadagnandosi anche la chiamata di Zico per la Nazionale maggiore, con la quale vince la Coppa d’Asia del 2004 – battendo in finale la Cina padrona di casa. Il Gamba cresce e con lui Endō, centrocampista duttile capace di esprimere le sue doti da regista sia davanti alla difesa che come mezzala. Non ha molta corsa nelle gambe, ma la sua visione di gioco e il suo piede sono qualcosa di mai visto nel Sol Levante. Con precisione e maestria serve infatti assist con il contagiri a tutti i suoi compagni, e diventa subito uno specialista dei calci piazzati. Si afferma sia come infallibile rigorista che come tiratore di punizioni.
Con Akira Nishino in panchina e Yasuhito Endō in campo il Gamba Osaka, che non aveva mai conquistato un trofeo nella propria storia, riesce a vincere tutto. La prima J1 League arriva nel 2005, poi una J1 League Cup e una Supercoppa giapponese nel 2007, due Coppe dell’Imperatore nel 2008 e nel 2009, e soprattutto, sempre nel 2008, salgono sul tetto d’Asia con la vittoria dell’AFC Champions League.
Proprio in occasione della finale d’andata contro gli australiani dell’Adelaide United, Endō, chiudendo un contropiede, segna con il sinistro il secondo gol del match, poi finito 3-0. L’esito finale tra andata e ritorno dice 5-0 per i nerazzurri, ed Endō viene nominato miglior giocatore del torneo e calciatore asiatico dell’anno.
Nello stesso anno, batte Edwin van der Sar su calcio di rigore in occasione del match contro il Manchester United, valevole per la Coppa del Mondo per club – gara persa con un pirotecnico 5-3. Proprio in quest’occasione, Endō mette in pratica una delle sue skill più famose: il ‘Korokoro Penalty Kick‘, come viene chiamato in patria, suo modo unico di eseguire un calcio di rigore. Questo consiste nell’osservare i movimenti del portiere fino alla fine, per poi spiazzarlo con un tiro all’apparenza debole, ma netto.
In mezzo ai successi nazionali e continentali, Endō partecipa ai Mondiali del 2006 e del 2010 con la maglia della Nazionale giapponese. Con il suo inconfondibile numero sette sulle spalle, si consacra come uno dei calciatori più importanti della squadra.
Proprio nel Mondiale sudafricano, in particolare nella gara vinta per 3-1 contro la Danimarca, mette a segno il secondo dei due gol su calcio di punizione del match – l’altro segnato da Honda. Palla quasi al limite, rincorsa con le braccia sui fianchi, tiro a giro che batte Sorensen e corsa con tanto di baci al cielo. È qui che la classe di Yasuhito Endō viene ammirata e riconosciuta dal mondo intero. Il talento nipponico riceve offerte importanti dalla Germania e dall’Italia, sempre rifiutate per amore del suo Gamba. Proprio questa scelta renderà il centrocampista ancora più celebre e amato in patria. Il Giappone non riesce a superare gli ottavi di finale – ancora oggi miglior traguardo dei Samurai Blue, raggiunto per quattro volte –, ma l’anno successivo, guidato da Alberto Zaccheroni, vince ancora la Coppa d’Asia – la seconda per Endō, la quarta per la sua Nazionale.
Dopo alcune esperienze deludenti e diversi CT, segna il suo ultimo gol nella prima partita di Coppa d’Asia 2015 – edizioni chiusa ai quarti di finale – con un destro rasoterra da fuori area. Dopo il licenziamento del CT Javier Aguirre, il subentrante Vahid Halilhodžić decide di non puntare più sull’esperienza di Endō, che conclude la sua lunga avventura con la Nazionale con 152 presenze, 15 gol e 28 assist in quattordici anni di onorato servizio. Ancora oggi Yasuhito Endō è il calciatore con più presenze nella storia del Giappone.
Nel 2012 il Gamba Osaka retrocede in J2 League dopo essersi piazzati al penultimo posto in classifica – con peraltro il miglior attacco del campionato, situazione più unica che rara. Ancora una volta, però, Endō sceglie di restare nel club di cui è divento un’icona immortale. La scelta verrà ripagata nel migliore dei modi: nel 2013 vincono la J2 League e tornano in prima divisione; nel 2014, da neopromossi, vincono la seconda J1 League nella storia del club. Endō, a 34 anni, gioca la miglior stagione della sua carriera – quantomeno numericamente parlando –, mettendo a referto 6 gol e soprattutto 15 assist per i compagni.
Un altro snodo fondamentale nella sua carriera è rappresentato dalla stagione 2020, anno in cui diventa il calciatore con più presenze nella storia del campionato giapponese, e soprattutto termina il suo matrimonio con i nerazzurri. Endō, ormai quarantenne, decide di continuare a calcare i campi di calcio dove possa trovare maggiore spazio, e accetta la chiamata della retrocessa Júbilo Iwata – che riporta in J1 nel 2021, vincendo il suo secondo campionato cadetto –, chiudendo la propria carriera nella prefettura di Shizuoka.
Nei suoi vent’anni di Gamba Osaka ha raccolto 781 presenze, 123 reti e 179 assist, diventando il calciatore con più presenze, più gol e più assist nella storia del club. Un uomo leggendario e irripetibile.
La storia di Yasuhito Endō non è importante soltanto per il suo talento calcistico, ma anche e soprattutto perché rappresenta l’espressione più romantica e bella del calcio nipponico. Un calcio che negli ultimi anni sta crescendo sempre di più, ritagliandosi con merito un posto nello scacchiere internazionale, e che per questo deve molto a quel talentino nato all’ombra del vulcano Sakurajima.
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