Serie A difesa

È vero che la Serie A la vince sempre la migliore difesa?

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Quante volte, soprattutto parlando di Serie A, avete sentito pronunciare la celebre frase: «La miglior difesa è l’attacco»? Sicuramente moltissime. Eppure, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, questa citazione non proviene né da un filosofo dell’antichità né da un generale esperto nell’arte di colpire per primo il nemico. A pronunciarla per la prima volta fu infatti un allenatore di calcio: il brasiliano Gentil Alves Cardoso, uno dei primi a introdurre in patria l’allora rivoluzionario sistema WM di Herbert Chapman, negli anni Quaranta.

Indubbiamente, il buon Cardoso era un tecnico tutt’altro che difensivista, in un’epoca segnata dal dualismo tra il modulo di Herbert Chapman e il cosiddetto ‘Metodo’ di Vittorio Pozzo. Lo schieramento ideato dall’allenatore italiano era spesso criticato per il suo eccessivo orientamento difensivo, e anche per questo, ancora oggi, l’Italia calcistica viene percepita come una nazione votata principalmente alla fase di non possesso.

Probabilmente, questa tendenza storica influenza – direttamente o indirettamente – anche il nostro modo di vedere il calcio. Non a caso, abbiamo sentito ripetere spesso, persino dagli allenatori che ambiscono a vincere la Serie A, che «il campionato italiano lo vince sempre la miglior difesa». Ma quanto c’è di vero in questa affermazione?


La prima era – Dagli anni Trenta e gli anni Cinquanta

Per analizzare l’evoluzione di questa tendenza, è utile suddividere il calcio italiano in tre ere: dal campionato 1929/1930 al 1958/1959, dal 1959/1960 al 1988/1989 e infine dal 1989/1990 ad oggi. Per ovvie ragioni, escludiamo i campionati non strutturati a girone unico, ma che prevedevano una fase finale a eliminazione diretta – successiva ai vari gironi su base geografica – che di fatto annullava il confronto basato su gol fatti e subiti.

Nel primo periodo il torneo assunse ben quattro diversi formati: 16, 18, 20 e 21 squadre. Di conseguenza, il range statistico tra le due migliori difese del trentennio – la Fiorentina che subì solo 20 gol nel 1955/1956 in un campionato a 18 squadre, lo stesso numero della Roma vent’anni prima in un torneo a 16 squadre – e la “peggiore” delle migliori difese – la Juventus del 1949/1950, che incassò 43 reti in un campionato a 20 squadre – è molto ampio.

Sui 27 tornei considerati, la squadra con la miglior difesa vinse lo scudetto 15 volte, poco più del 50% delle volte. Questa tendenza si consolidò soprattutto negli ultimi anni del trentennio, quando per nove stagioni consecutive – dal 1947/1948 al 1955/1956 – il titolo andò alla squadra meno battuta.

Considerato che in quegli anni si segnava molto di più, anche a causa del netto divario tra squadre grandi e piccole, le squadre con il miglior attacco vinsero il campionato per ben 15 volte. In 7 di queste occasioni, però, la squadra più prolifica era anche quella meno perforata.

Sta di fatto che solo in due campionati la formazione con la miglior difesa si piazzò oltre il terzo posto: il caso più eclatante fu quello della Triestina 1938/1939, che con soli 28 gol subiti sfiorò la retrocessione, avendo segnato appena 23 reti.

In sintesi, prendere pochi gol in Italia era un fattore cruciale per vincere scudetti e ottenere buoni piazzamenti. Paradossalmente, però, a trionfare furono più spesso le squadre con attacchi più efficaci, soprattutto considerando che allora si giocava con i cinque giocatori offensivi tipici del sistema WM di Chapman, ormai sostituto del modulo all’italiana di Vittorio Pozzo.


La seconda era – Dagli anni Sessanta e gli anni Ottanta

Negli anni Sessanta, l’ascesa di tecnici “catenacciari” come Nereo Rocco ed Helenio Herrera, seguiti da un maestro come Giovanni Trapattoni – vincitore di 7 scudetti, ancora oggi l’allenatore con più titoli in Serie A – farebbe pensare a un calcio sempre più speculativo, votato più a non prenderle che a darsele. Tuttavia, guardando i numeri, le vincitrici della Serie A con la miglior difesa sono addirittura diminuite rispetto al trentennio precedente: soltanto 12, pari al 40%.

In compenso, le squadre con il miglior attacco conquistarono il campionato per 16 stagioni. Sorprende però che miglior attacco e miglior difesa siano coincise solo in quattro occasioni: il Torino 1975/1976, la Juventus 1980/1981 e 1981/1982, e l’Inter dei record del 1988/1989. Negli ultimi tre casi, la guida tecnica era proprio quella di Trapattoni, un allenatore attento alla fase difensiva ma capace di rendere le sue squadre altamente prolifiche, soprattutto a centrocampo: le statistiche di Michel Platini, Roberto Baggio e Lothar Matthäus sotto la sua gestione parlano da sole.

Paradossalmente, Nereo Rocco, maestro della retroguardia, vinse i suoi due scudetti con il Milan facendo registrare il miglior attacco ma non la miglior difesa.

Un dato a favore del difensivismo è che, negli anni Settanta e Ottanta – i due decenni con il campionato a 16 squadre – la miglior difesa prese quasi sempre meno di 20 gol a stagione: su 20 tornei, accadde ben 15 volte. E nonostante spesso la miglior difesa non bastasse a vincere lo scudetto, le squadre campioni d’Italia avevano quasi sempre la seconda o al massimo la terza miglior difesa, subendo pochissimi gol in più rispetto alla migliore retroguardia.

Dei 12 scudetti conquistati dalla squadra con la miglior difesa tra il 1960 e il 1990, solo in due casi questa subì più di 20 gol – l’Inter 1962/1963 e il già citato Torino 1975/1976 –, a testimonianza del fatto che, in quegli anni, le squadre italiane erano tra le più difficili da battere, anche in Europa. Questo contribuì a consolidare l’aura di difensivismo nel calcio italiano in un’epoca in cui lo stile olandese rappresentava il modello da seguire.

Si può quindi affermare che nella Serie A di quegli anni si segnava poco, perché quasi tutte le squadre erano molto solide in difesa. La differenza tra vincere e non vincere stava nel fare qualche gol in più, ed è per questo che furono più le squadre con il miglior attacco a trionfare, pur non adottando un gioco apertamente offensivo.


La terza era – Dagli anni Novanta ad oggi

Gli anni Novanta segnano l’affermazione definitiva della marcatura a zona e della filosofia di Arrigo Sacchi – un tecnico dal picco relativamente breve, ma capace di lasciare un’impronta profonda sul futuro tattico del calcio. In quegli anni emergono anche figure come Marcello Lippi e Fabio Capello, protagonisti di una nuova fase del calcio italiano, orientata verso la ricerca dell’equilibrio, diventato un elemento imprescindibile nel football moderno.

Lippi e Capello dominarono la Serie A fino alla metà del primo decennio del Duemila. Dopo Calciopoli, però, i nuovi protagonisti furono principalmente tre: José Mourinho (2 scudetti), Antonio Conte (5) e Massimiliano Allegri (6); tutti allenatori che hanno posto l’equilibrio di squadra come fondamento del proprio modello di gioco.

Questo si traduce in formazioni estremamente solide e difficili da perforare, un fattore determinante nella corsa allo scudetto. Non a caso, su 36 tornei disputati, la squadra con la miglior difesa ha conquistato il titolo in ben 25 occasioni, con una percentuale che va oltre il 69%: la più alta tra tutte le tre ere considerate. Questa tendenza si è accentuata negli ultimi anni, con la squadra meno battuta che ha vinto il tricolore per 12 stagioni consecutive, dal 2007/2008 al 2018/2019.

Un ulteriore dato che conferma l’importanza crescente della fase difensiva è che, dal 1990 a oggi, solo in tre occasioni la miglior difesa del campionato non è arrivata almeno seconda: la Sampdoria, quinta nel 1989/1990; la Roma, quinta nel 1994/1995; e la Fiorentina, sesta nel 2006/2007. Allo stesso tempo, soltanto sette squadre sono riuscite a vincere la Serie A con il miglior attacco ma senza avere anche la miglior difesa: l’ultima è stata l’Inter nel 2006/2007.

Va però sottolineato che il calcio è in continua evoluzione, e anche solo un paio di stagioni possono ribaltare le tendenze statistiche più consolidate. Un esempio emblematico è rappresentato dalla stagione 2019/2020: in quell’anno la Juventus di Maurizio Sarri conquistò lo scudetto senza avere né il miglior attacco né la miglior difesa, interrompendo un dominio delle retroguardie granitiche che durava ininterrottamente dal 2007/2008. Una parentesi, tuttavia, durata poco: nelle cinque stagioni successive, infatti, tutte le squadre vincitrici della Serie A sono tornate a trionfare con la miglior difesa del campionato, a conferma di un trend che sembra ancora fortemente radicato.

Complessivamente, sui 93 campionati analizzati, la squadra con la miglior difesa ha conquistato lo scudetto in 52 occasioni – 15 nel primo trentennio, 12 nel secondo e 25 nel terzo – pari a circa il 56% del totale. Una percentuale certamente rilevante, ma forse inferiore rispetto a quanto comunemente si potrebbe immaginare.

L’aspetto più curioso è che questa tendenza si è consolidata proprio nell’ultimo ventennio, in un’epoca in cui i sistemi di gioco marcatamente difensivi sono stati progressivamente abbandonati in favore di modelli più propositivi e offensivi. Un paradosso solo apparente, che conferma quanto l’equilibrio – e non il solo atteggiamento difensivo – sia diventato il vero discrimine tra chi vince e chi rincorre.

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