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Berliner schule, il calcio in quel di Berlino

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Avete mai pensato a quali sono le grandi capitali calcistiche europee? Sicuramente la prima città che vi verrà in mente è Londra che conta 14 squadre di calcio professionistiche, poi verrebbe Madrid che annovera due colossi come Real e Atlético, mentre Parigi sta guadagnando sempre più risalto continentale grazie al PSG degli sceicchi, e Roma ha due realtà solide come Lazio e Roma… e Berlino?



Berlino è sicuramente uno dei centri nevralgici del pianeta, grazie anche al ruolo determinante che ha avuto nel XX secolo, passando dall’essere il centro operativo del nazismo a rappresentare fisicamente il dualismo della Guerra Fredda, a causa del Muro che dal 1961 al 1989 ha diviso in due la città. Sembra quasi un paradosso che una delle città più importanti del continente abbia un ruolo così marginale nel calcio internazionale e nazionale, ma a Berlino il calcio ha sempre avuto grande tradizione – delle 86 squadre fondatrici della DFB, 24 erano della capitale –, con una cultura del tifo incentrata non sul prestigio e dai trofei vinti, ma su chi e cosa i club potessero rappresentare. Gli esempi che si possono fare sono molteplici: dai club fondati da comunità religiose come il Makkabi Berlin, nato nel 1970 come successore del Bar-Kochba Berlin – squadra ebraica antecedente al nazismo – o i club fondati da immigrati come il Türkiyemspor Berlin, formata nel quartiere di Kreuzberg alla fine degli anni ’70 dalla comunità turca, per poi passare ai club con una spiccata identità politica come il Tennis Borussia Berlin, la cui tifoseria si impegna in campagne contro l’omofobia e il razzismo o la BFC Dynamo, nota per essere stata la squadra patrocinata dalla Stasi ai tempi della DDR. Al momento sono due i club di Berlino più rilevanti e che disputano la massima serie del calcio tedesco, 1. FC Union Berlin, che ha sede nel quartiere di Köpenick nell’estrema periferia sud-est della città e l’Hertha BSC, il club di Berlino con più presenze nella Bundesliga e senza dubbio il più importante della capitale.

I due club sono estremamente diversi fra di loro, e per cogliere questa differenza basta osservare i rispettivi campi da gioco. L’Union gioca allo Stadion An der Alten Försterei, un impianto completamente circondato da una foresta con una capienza di 25.000 posti di cui l’85% è in piedi, mentre l’Hertha disputa i match in casa all’Olympiastadion, uno degli stadi più celebri al mondo con 75.000 posti, teatro delle celeberrime Olimpiadi del 1936 e di finali di Champions League e dei Mondiali.

Nonostante fino a 30 anni fa le due squadre non solo giocavano in campionati diversi ma erano in due nazioni diverse, vi è sempre stato un profondo rapporto di amicizia fra le tifoserie in quanto l’Hertha meglio di tutti rappresentava Berlino Ovest, mentre l’Union era la squadra di calcio dei dissidenti del regime della DDR, dato che si contrapponeva alla sopracitata Dynamo Berlin, squadra della Stasi. Prove di questa amicizia sono lo slogan «Hertha und Union – Eine Nation» che riecheggiava nelle partite all’An der Alten Försterei e la prima amichevole dopo la caduta del Muro, disputata nel gennaio 1990 all’Olympiastadion, in cui 50.000 berlinesi assistettero al primo incontro fra una squadra della Germania Ovest contro una della DDR.



Il clima di amicizia scemerà con gli anni a venire soprattutto durante la stagione 2010/2011, quando Hertha e Union si ritrovarono per la prima volta nella stessa divisione. Il primo derby finì 1-1 in casa dell’Union mentre il ritorno in un Olympiastadion tutto esaurito vide gli ospiti trionfare 2-1 grazie a un gol su punzione del capitano Torsten Mattuschka.

L’Hertha restituirà il favore due stagioni dopo quando vincerà in trasferta, sempre per 2-1, in una gara che farà dire a Christopher Quiring, giocatore dell’Union berlinese e nato in una Berlino unita: «Mi fa vomitare vedere i wessies – nomignolo per gli abitanti di Berlino Ovest – festeggiare nel nostro stadio», una dichiarazione che fa ben intendere come le nuove generazioni abbiano accantonato la storica amicizia per dar vita ad un derby vero e proprio.

Una svolta nella storia di questa rivalità fu il play-off promozione del 2019 che vide l’Union salire per la prima volta nella sua storia in Bundesliga, raggiungendo così l’Hertha e regalando alla città di Berlino un derby nel massimo campionato di calcio tedesco. Gli screzi fra le due compagini cominciarono già nell’estate immediatamente successiva, quando l’Union pubblicò il video di presentazione della maglia, in cui vi è un tifoso che cammina nel tunnel della stazione metropolitana Olympiastadion, pieno di graffiti dell’Hertha, indossando la maglia rossa dell’Union. Lo scontro poi si infiammò riguardo la data in cui svolgere la partita di andata: il 9 novembre 2019 sarebbe stato il trentennale della caduta del Muro e vi furono delle pressioni da parte dell’Hertha per disputare l’incontro in quella giornata simbolica, soprattutto considerando quello che hanno rappresentato i club durante il periodo del Muro, ma la proprietà e i tifosi dell’Union rifiutarono la proposta e la partita fu concordata una settimana prima dell’anniversario, il 2 novembre.

Il primo derby della storia di Berlino in Bundesliga si è disputato in un An der Alten Förstrei tutto esaurito che ha offerto spettacolo sulle tribune, con i tifosi dell’Union che hanno realizzato due coreografie, quelli dell’Hertha invece hanno ricreato con delle felpe blu e bianche il logo del club nel settore ospite. Oltre allo spettacolo anche la tensione non è mancata, con entrambe le tifoserie che hanno bruciato i vessilli dell’avversario e hanno fatto sospendere l’incontro per 5 minuti a causa dell’eccessivo uso di fumogeni. La partita si è conclusa con il risultato di 1-0 per l’Union grazie a un gol su rigore di Sebastian Polter all’89esimo minuto.

I fatti del match di andata hanno gettato ulteriore benzina sul fuoco di questo antagonismo, con il derby di ritorno che si è giocato in un Olympiastadion tristemente vuoto a causa delle misure per arginare il COVID-19. Le due squadre si sono presentate all’appuntamento del 22 maggio distanziate da un solo punto in classifica che lasciava presagire un incontro equilibrato, e invece l’ottimo periodo di forma dell’Hertha – rigenerato dall’arrivo in panchina di Bruno Labbadia, dopo una prima parte di stagione nettamente al di sotto delle aspettative – incise sulla gara, che venne vinta dai padroni di casa per 4-0.

Dopo anni di aridità, qualcosa si muove sul fronte calcistico in quel di Berlino, con finalmente due squadre nella massima serie e una rivalità che nel corso degli anni è destinata a crescere come mai si era visto prima.

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