Chicago Mustangs

Quando il Cagliari giocò il campionato americano

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Nella loro breve storia calcistica, gli USA ne hanno davvero fatte di ogni colore. Dal modo di strutturare le competizioni ad alcun regole interne ai loro campionati, le peculiarità si sprecano. Niente, però, può superare quanto successo agli albori del soccer, come lo chiamano loro. Negli anni Sessanta infatti, a seguito di una serie di eventi che racconteremo nel corso dell’articolo, un intero campionato statunitense è stato giocato da squadre europee e sudamericane “affittate” per l’occasione. Una vera e propria americanata, che ha portato il Cagliari a giocare negli Stati Uniti la stagione 1967, in rappresentanza dei Chicago Mustangs.


Come è potuta succedere questa cosa?

Come detto nell’introduzione, la storia calcistica statunitense è relativamente breve. L’interesse per il pallone calciato con i piedi è sempre stato – ed è tuttora – scarso rispetto alla media mondiale, e soltanto negli ultimi anni sta avendo una crescita degna di nota.

I primi timidi interessi per questo mondo arrivarono alla fine degli anni Sessanta, in particolar modo a seguito dei Mondiali del 1966 vinti dall’Inghilterra. Negli USA c’era solo un campionato dilettantistico, e proprio a questo primo bagliore di interesse risposero tre imprenditori, con lo scopo di creare il campionato calcistico nazionale. I tre erano Bill Cox – proprietario dei Philadelphia Phillies –, Richard Millen e Jack Kent Cooke – proprietario dei Los Angeles Lakers e dei Los Angeles Kings.

Ognuno di loro aveva una differente proposta, e la Federazione statunitense provò maldestramente a riunirle in una singola, non riuscendoci però del tutto. Soltanto Millen e Cox si unirono, fondando la National Soccer League (NSL), mentre Cooke portò avanti da solo la sua United Soccer Association (USA), riuscendo anche ad ottenere il riconoscimento della FIFA. Nonostante quest’ultimo aspetto, sarà però la prima ad avere il maggiore successo, e stranamente non per la scelta poco acuta di dare alla competizione l’acronimo USA. I primi due infatti ottenuto qualcosa di – paradossalmente – più importante del riconoscimento della massima istituzione del calcio, ovvero un accordo con la CBS per la trasmissione delle partite.

Pur non essendo quello “ufficiale”, agli occhi della gente la NSL era il vero campionato americano. Questo influenzò anche la quasi totalità dei – già non numerosissimi – calciatori, che scelsero di giocare nel campionato trasmesso in televisione, dando a Cooke un notevolissimo problema, a poche settimane dall’inizio del torneo.

Pur di non far fallire il proprio campionato ancor prima di iniziare, Cooke decise di “affittare” – sganciano discrete somme di denaro – delle squadre europee e sudamericane, in quel momento ferme per la pausa estiva. Tra queste vi era appunto il Cagliari, l’unica italiana, che rappresentò i Chicago Mustangs. La squadra era allenato da Manlio Scopigno, e oltre all’allenatore aveva già in rosa una foltissima rappresentanza della squadra che solo tre anni dopo vincerà il primo e al momento unico Scudetto della propria storia – c’erano infatti, tra gli altri, Mario Martiradonna, Pierluigi Cera, Comunardo Niccolai e Nené. Unico grande assente della spedizione fu Gigi Riva, alle prese con la rottura del perone sinistro rimediata nel campionato precedente.

Tra le compagini presenti vi erano inoltre tre inglesi – Stoke City per i Cleveland Stokers, Wolverhampton per i Los Angeles Wolves e Sunderland per i Vancouver Royal Canadians –, tre scozzesi – Dundee United per i Dallas Tornado, Hibernian per i Toronto City e Aberdeen per i Washington Whips –, una irlandese – Shamrock Rovers per i Boston Rovers –, una nordirlandese – Glentoran per i Detroit Cougars –, una brasiliana – Bangu per gli Houston Stars –, un’uruguaiana – Cerro per i New York Skyliners – e un’olandese – ADO Den Haag per i San Francisco Golden Gate Gales.


L’inizio e la fine della USA

Nonostante le indirette garanzie della FIFA, la manifestazione di professionale aveva ben poco. La maggior parte delle gare si giocarono in stadi da baseball, con campi in condizioni pietose. L’inevitabile conseguenza fu uno spettacolo calcisticamente terribile, che di certo non invogliò i pochissimi americani presenti sugli spalti ad appassionarsi al soccer.

Diverse squadre, Cagliari compreso, decisero volontariamente di non qualificarsi per le finali, in modo da poter abbandonare quella realtà il prima possibile e tornare a casa. I Chicago Mustangs, trascinati da Roberto Boninsegna – poi capocannoniere della competizione, con 11 reti – erano infatti una delle migliori squadre presenti, ma chiusero la “regular season” al terzo posto, con sette pareggi, due sconfitte e soltanto tre vittorie. A contendersi il titolo di campioni furono poi il Wolverhampton (Los Angeles Wolves) e l’Aberdeen (Washington Whips), con i Wolves che si imposero sugli scozzesi.

Quella fu la prima ed unica disgraziata edizione della United Soccer Association, che l’anno dopo si fuse con la NSL, confluendo nella North American Soccer League (NASL), che organizzerà il campionato statunitense di calcio fino al 1984, anno del proprio fallimento economico. Per far tornare il pallone a rotolare a livello professionistico negli Stati Uniti si dovrà aspettare l’assegnazione dei Mondiale del 1994, e la conseguente nascita della attuale Major League Soccer (MLS).

Non fu più fortunato il destino dei Chicago Mustangs, che disputarono soltanto un’altra stagione, nell’anno successivo, chiusa al secondo posto, prima dello scioglimento del 1969. A prendere il loro posto, nella più grande città dell’Illinois, ci penseranno dal 1975 al 1988 i Chicago Sting, capaci anche di vincere per due volte il titolo, ma che chiuderanno i battenti piò o meno insieme al campionato. Oggi la città di Chicago è rappresentata in MLS dal Chicago Fire, che ha vinto il suo primo ed unico campionato nel 1998.

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