Roma-Barcellona 3-0

Roma-Barcellona 3-0, la gladiatoria rimonta dell’Olimpico

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Il 10 aprile del 2018 è una di quelle date destinate a restare per l’eternità nella storia della Champions League. Quel giorno la Roma, una squadra fin troppo tristemente abituata a subire umilianti imbarcate nel corso della massima competizione europea, è riuscita ad annichilire il Barcellona, uno dei club più forti del decennio, nonché campione d’Europa solo tre stagioni prima, compiendo un’impresa in pieno stile Davide contro Golia, ribaltando con un netto 3-0 le aspettative della vigilia e il risultato dell’andata.


La gara del Camp Nou – Barcellona-Roma 4-1

Contro i catalani, la Roma torna a disputare un quarto di finale di Champions League a dieci stagioni di distanza dall’ultima volta – dai tempi cioè degli storici ottavi di finale vinti contro il Real Madrid dai giallorossi di Spalletti, poi eliminati dal Manchester United.

La squadra di Eusebio Di Francesco ha ottenuto questo traguardo dopo aver vinto il proprio raggruppamento contro il Chelsea di Antonio Conte e l’Atlético Madrid del Cholo Simeone – particolarmente memorabili il 3-3 dello Stamford Bridge e il 3-0 casalingo contro i Blues –, e aver eliminato agli ottavi gli ucraini dello Shakhtar Donetsk – con l’1-0 dell’Olimpico firmato Edin Džeko a ribaltare il 2-1 dell’andata.

Il 2-2 è uno dei gol più belli della carriera del Cigno di Sarajevo

Il Barcellona – che agli ottavi aveva eliminato proprio il Chelsea di Conte, con un complessivo risultato di 4-1 – è nettamente favorito contro i capitolini, grazie alla maggiore esperienza e al tasso tecnico di gran lunga superiore a quello giallorosso. Ernesto Valverde schiera i suoi ragazzi con un 4-4-2 composto da Marc-André ter Stegen; Nélson Semedo, Gerard Piqué, Samuel Umtiti, Jordi Alba; Sergi Roberto, Ivan Rakitić, Sergio Busquets, Andrés Iniesta – chiaramente libero di svariare sul fronte offensivo; Lionel Messi, Luis Suárez.

Di Francesco, che deve fare a meno di Radja Nainggolan, sceglie invece di cambiare lo schieramento tattico della sua Roma, optando per un pressing molto alto che possa mettere in difficoltà i catalani. I giallorossi scendono in campo con un 4-5-1 formato da Alisson; Bruno Peres, Kōstas Manōlas, Federico Fazio, Aleksandar Kolarov; Alessandro Florenzi, Kevin Strootman, Daniele De Rossi, Lorenzo Pellegrini, Diego Perotti; Edin Džeko.

Davanti ai 90.000 del Camp Nou, la Roma inizia in maniera spavalda e positiva, vedendosi anche negare un possibile rigore su Džeko nei primi minuti, ma puntualmente, come sempre nella sua storia, arriva la beffa. Sul finire del primo tempo, dopo una delle sue classiche serpentine al limite dell’area, Don Andrés Iniesta tocca il pallone verso Messi, che viene però bruscamente anticipato da capitan Daniele De Rossi. La palla finisce nell’angolino basso, imprendibile per Alisson, portando il punteggio sull’1-0 per il Barça.

Il secondo tempo inizia sulla falsariga del primo, con i blaugrana un po’ più propositivi, e al 55′ arriva la seconda incredibile beffa. Dagli sviluppi di un corner, Ivan Rakitić fa partire un cross basso e tagliente verso l’area di rigore, Manōlas in scivolata anticipa Umtiti, e il pallone colpisce il palo. La respinta del legno finisce però sul ginocchio del greco, che trafigge Alisson per il 2-0, con il secondo autogol di giornata.

In quel momento tutti i tifosi della Roma hanno iniziato a temere il classico tracollo europeo, soprattutto quando quattro minuti più tardi Piqué insacca il 3-0 sulla ribattuta di un tiro di Suárez, ma, forse complice un Barcellona troppo passivo, i giallorossi non mollano e anzi reagiscono, con un Perotti in stato di grazia. El Monito prima costringe ter Stegen a togliere dall’incrocio una palla destinata a rimuovere le ragnatele della porta, e a dieci minuti dal termine serve a Džeko il pallone del 3-1.

Tutto riaperto, ma uno scellerato passaggio in area giallorossa di Maxime Gonalons – subentrato a Pellegrini – permette a Suárez di segnare il 4-1. Finisce così al Camp Nou. Sembra di vedere il solito copione per la Roma, protagonista di un’ottima partita vanificata dall’imprecisione e dalla sfortuna. Eppure la prestazione dei ragazzi di Di Francesco porta la gente a sognare una storica remuntada – come direbbero proprio i tifosi del Barça.


L’impresa fuori da ogni logica – Roma-Barcellona 3-0

La città freme ed è elettrizzata, quasi mai nella storia giallorossa si è vista una Roma così in grado di giocarsi le proprie opportunità con i colossi del calcio mondiale. Quel fatidico 10 aprile 2018 è un tiepido martedì primaverile, ma gli oltre 55.000 tifosi presenti all’Olimpico rendono l’atmosfera decisamente più calda.

DiFra per il ritorno cambia totalmente assetto di gioco, disponendo i suoi con un inedito 3-5-2. Le novità, rispetto alla prima partita, sono rappresentate dalla presenza di Juan Jesus come braccetto di sinistra – tenendo fuori il connazionale Peres –, dal ritorno di Radja Nainggolan – che preleva il futuro capitano Pellegrini – e dalla scelta di schierare Patrik Schick – al posto dell’infortunato Perotti – nei due davanti. Il Barça, invece, presenta la stessa formazione.

Fischio d’inizio. Tutto pronto per una grande serata di calcio, ma, apparentemente, non per una grande serata di Roma. Dopo soli tre minuti Messi porta a spasso la difesa capitolina, lasciando aperta una prateria a Sergi Roberto, che non riesce però a superare Alisson.

Per la Roma è obbligatoria una riorganizzazione tale da evitare un tracollo similare a quello dell’andata, e nel momento più importante chi può salire in cattedra, se non il capitano? De Rossi gestisce una gran palla a centrocampo, lanciando Džeko tra la difesa blaugrana. Il bosniaco controlla in maniera difficoltosa, ma resiste con grande esperienza a Umtiti e si presenta davanti a ter Stegen. L’occasione è ghiotta, e per capire che quella sera non è una sera come tutte le altre, basta vedere come quel pallone entra in porta. Edin colpisce la sfera con la suola del piede sinistro, imprimendole una traiettoria beffarda che non lascia scampo al portiere tedesco.

La Roma è in vantaggio e ora non deve mollare la presa, e, quasi antiteticamente alla propria storia, la presa non viene mollata per niente. Per tutto il primo tempo viene infatti apportata una pressione se possibile ancora maggiore, nel tentativo – quasi impronosticabile alla vigilia – di mandare in confusione il Barcellona.

Nei secondi quarantacinque minuti di gioco il leitmotiv della partita non cambia, e a circa mezz’ora dalla fine arriva ancora un lancio lungo a liberare Džeko, vera e propria spina nel fianco della non solidissima difesa del Barça. Il trascinante Cigno di Sarajevo questa volta fa a sportellate con Piqué, fino a quando il difensore non lo atterra. L’arbitro Turpin ci pensa un po’ e poi assegna il calcio di rigore – graziando però il catalano, che avrebbe meritato il rosso per chiara occasione da rete. È di nuovo il momento del capitano, del simbolo della romanità e del romanismo, dell’ultras che ha lasciato il posto in curva per sputare sangue direttamente sul campo. De Rossi calcia un rigore imparabile, ter Stegen intuisce l’angolo ma può solo sfiorare. La Roma è ad un passo dal miracolo, ora sognare è lecito.

Il Barcellona è completamente in confusione e in difficoltà, e viene addirittura umiliato dai giocatori giallorossi. A testimonianza di questo c’è lo scatto con cui Kolarov semina un anemico Messi e lo costringe allo sgambetto da dietro. Se anche il condottiero del Barça sembra aver gettato la spugna, vuol dire che qualcosa di inedito e di impensabile sta per accadere.

Vengono inseriti Cengiz Ünder e Stephan El Shaarawy per intensificare gli sforzi, ma i tentativi di Nainggolan, dello stesso giovane turco e del Faraone si risolvono con un nulla di fatto. Fino a quando, nel corso dell’ottantunesimo giro di orologio, alle ore 22:22 di quel 10 aprile del 2018, Cengiz Ünder non batte un corner dalla sinistra, con la palla che finisce nella zona del primo palo. La sfera sembra imprendibile per chiunque, tranne che per Kōstas Manōlas, che si avventa come un falco e con una rabbia disumana su quel pallone, anticipando Nelson Semedo e trafiggendo di testa ter Stegen. Roma-Barcellona è ora sul 3-0, esplode l’Olimpico.

La Roma con quel gol ha clamorosamente raggiunto il risultato necessario per passare il turno di Champions – per la regola dei gol in trasferta, dato che i giallorossi ne avevano segnato uno in più –, ma ci sono ancora nove lunghissimi minuti da giocare, durante i quali il Barcellona si riversa in attacco, alla disperata ricerca del gol che gli permetterebbe di salvare il turno e la faccia. La squadra è però totalmente fiacca e manca di organizzazione, porta avanti solamente attacchi confusi fino allo scadere del tempo.

Turpin fischia per tre volte, l’impensabile è appena accaduto. La Roma batte 3-0 il Barcellona e vola in semifinale di Champions League, realizzando una rimonta fuori da ogni logica. La squadra della Capitale non ha solo compiuto una delle imprese più assurde della sua storia, ma anche dell’intera competizione, guidata dai due sfortunati protagonisti della partita d’andata e dal solito Edin Džeko.

Manōlas viene sommerso dai compagni di squadra, la diretta televisiva riprende il suo urlo da eroe euclideo, solo pochi attimi prima che sfoghi tutta la tensione accumulata in un pianto solitario sulla panchina dell’Olimpico. Era dalla Coppa dei Campioni del 1984 che la Roma non accedeva alla semifinale della massima competizione europea. In quell’occasione fu poi il Liverpool a fermare la corsa dei ragazzi di Liedholm in finale, e, caso vuole, che saranno ancora i Reds a far terminare il sogno dei giallorossi – con una seconda clamorosa rimonta solo sfiorata, e pesanti recriminazioni arbitrali –, confermandosi la bestia nera europea dei capitolini. L’amara conclusione di quella Champions non cancellerà però la titanica impresa compiuta dalla Roma di Eusebio Di Francesco, che resterà incastonata per l’eternità nel cuore e nella memoria di tutti i tifosi giallorossi.

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