Schick Sampdoria

La magnifica stagione di Patrik Schick alla Sampdoria

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L’annata 2016/2017 di Patrik Schick con la maglia della Sampdoria ha rappresentato per tanti appassionati l’esplosione di un amore calcistico a prima vista. A Genova, sponda blucerchiata, il ragazzo proveniente dalla Repubblica Ceca fece innamorare non solo i supporter del Doria, ma anche buona parte dei tifosi italiani.



È il 13 luglio 2016, gli Europei francesi si sono conclusi tre giorni prima con la vittoria del Portogallo di CR7 ai danni dei padroni di casa, e in Italia ci si interessa ormai solo di calciomercato e chiacchiere da ombrellone, quando il direttore sportivo doriano Riccardo Pecini ufficializza il colpo del giovane attaccante ceco dallo Sparta Praga per appena 4 milioni di euro. L’acquisto di Schick passa in sordina, anzi a dire il vero non lo conosce praticamente nessuno se non i battitori delle aste del fantacalcio. Sembra il classico giovane acquistato solo per fare numero e destinato a una girandola infinita di prestiti prima di rescindere il contratto e andare a giocare chissà dove, del resto davanti ci sono Fabio Quagliarella e Luis Muriel. Non andrà esattamente così.

Gli inizi non sono incoraggianti, Schick dimostra di avere talento ma gioca poco, veramente poco, e tende più alla giocata fine a sé stessa che alla concretezza. Il suo destino cambia però alla decima giornata: si gioca allo Juventus Stadium contro i campioni d’Italia, una partita senza troppe pretese per la Sampdoria, tant’è che mister Marco Giampaolo decide di concedere l’esordio da titolare al giovane attaccante. Dopo i primi quarantacinque minuti sembra subito un’occasione sprecata: Patrik vaga sconclusionato in campo, fatica a duettare con Ante Budimir, non riesce a mettersi in evidenza come vorrebbe. Nella ripresa però, a seguito di un errore in fase di impostazione dei bianconeri, Dennis Praet vola sulla fascia e crossa la palla al centro per Schick, che taglia in mezzo con un tempismo perfetto, anticipa le chiusure di Sami Khedira e Giorgio Chiellini e segna il suo primo gol in Serie A. Da quel momento il tecnico blucerchiato non può più farne a meno, dall’inizio o da subentrato Patrik deve giocare.

Al suo arrivo alla Sampdoria Schick era talmente poco conosciuto che anche il telecronista della Serie A pronunciò male il suo cognome

La peculiarità del ceco non è da trovare nella sua capacità realizzativa – anche se i gol a fine stagione saranno 13 di cui 11 in campionato, non male se si pensa a uno che non ha il posto assicurato –, ma nel come arriva in porta prima di calciare. Vedere giocare Schick è come vedere uno strano incrocio tra Jared Leto e Roberto Bolle: il ragazzo, nonostante l’altezza, non ha un fisico imponente, è mingherlino, sembra quasi fuori dai canoni dello sport agonistico, ma quando prende palla e si dirige verso la porta avversaria sembra volteggiare sul manto erboso come il ballerino piemontese alla Scala. Ci sono momenti in cui sembra inarrestabile, come se persino gli avversari si dispiacessero a togliergli il pallone ­– ammesso che ci riescano.

L’esempio più lampante di quanto detto si ha nella stracittadina dell’11 marzo 2017 vinta dalla Sampdoria. Schick entra nella ripresa e gioca poco più di venti minuti, ma da quelle parti si è visto raramente qualcosa di simile. Parte spesso dalla destra e con le sue serpentine taglia la difesa come un coltello nel burro. C’è chi è disorientato, c’è chi cade per terra, ma in quel breve lasso di tempo gli occhi di Marassi erano solo per lui, per il ragazzo magrolino arrivato dall’est che già da qualche mese danza in campo come se eseguisse la coreografia de ‘Il Lago dei Cigni‘.

Poi si sa, calciatori del genere sono croce e delizia, molte volte in campo spariscono, sono indolenti e qualche volta fastidiosi – ma se così non fosse non ci sarebbe nemmeno gusto ­–, ma il bello di Schick stava proprio nell’imprevedibilità della giocata. Alle volte non arrivava, ma quando questo accadeva erano gioie per gli occhi: dalle staffilate contro Lazio e Torino o il gol decisivo con controllo di petto a seguire contro la Roma, liberandosi della marcatura di un certo Daniele De Rossi. Era una stagione in cui gli riusciva di tutto, in cui si galvanizzava spesso e volentieri contro avversari di prestigio, come a San Siro, in una serata dove non solo segnò il gol che permise ai suoi di battere l’Inter in casa, ma in cui per sfizio decise anche di umiliare il malcapitato Miranda – non uno qualunque, insomma.



Alla fine però, se la stagione di Patrik Schick alla Sampdoria è diventata a suo modo iconica, bisogna ringraziare in particolar modo Federico Ceccherini. Ceccherini lo conosciamo, è un onesto difensore che nelle ultime stagioni si è saputo ritagliare il suo spazio, cosa c’entra con la straordinaria annata del nostro eroe? Involontariamente, ancora in forza al Crotone, fu partecipe del gesto che rese Schick giocatore di culto assoluto, quando venne superato con una giocata degna del miglior Dennis Berkgamp.

Milan Škriniar anticipa un giocatore dei calabresi facendo arrivare il pallone al suo capitano, Quagliarella, che alza lo sguardo e serve Schick con un pallone a mezz’aria. L’attaccante ceco è spalle alla porta e marcato stretto da Ceccherini, ed è qui che scatta il colpo di genio. Fa un passo laterale in modo che il pallone gli rimbalzi davanti, dopodiché con un tocco sotto morbidissimo manda la sfera alla sinistra del difensore aggirandolo dal lato opposto, prima di involarsi in porta a depositare il pallone in fondo al sacco. «La vie c’est fantastique quando segna Patrik Schick!» intonerà la Gradinata Sud.

Questo gesto rimane il più memorabile dell’esperienza alla Sampdoria e finora della carriera di Schick, che in seguito, con una trama degna di Space Jam, non riuscirà più a esprimere le stesse gesta a Roma – la squadra che scelse dopo il clamoroso dietrofront della Juventus sulla sua acquisizione –, come se qualcuno gli avesse rubato quel talento che tanto aveva in dote.

Dal 2019 Patrik gioca in Germania, e libero da una collocazione tattica inadeguata alle sue caratteristiche, è tornato a fare bene, anche se non con assoluta continuità. Se vi capita di vederlo in campo durante il vostro zapping sui canali sportivi non andate oltre, aspettate, pazientate, perché da un momento all’altro il ragazzo della Repubblica Ceca potrebbe tornare a mostrare sprazzi di quel calciatore con il fisico di Leto e la grazia di Bolle visto alla Sampdoria, che tanti aveva fatto innamorare.

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