Immobile Bernardeschi Bologna

Perché il Bologna ha preso Immobile e Bernardeschi?

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Dopo una stagione storica, culminata con la vittoria della Coppa Italia, il Bologna non ha alcuna intenzione di fermarsi. Il club felsineo vuole stabilizzarsi tra le grandi del nostro calcio e, a differenza di quanto fatto in Champions l’anno scorso, arrivare più preparata al percorso in Europa League. In quest’ottica si inserisce l’arrivo a Bologna di due Campioni d’Europa del 2021, Ciro Immobile e Federico Bernardeschi. Si tratta di operazioni che hanno diviso l’opinione pubblica, tra entusiasmo e scetticismo, analizziamole per capire se e in che modo possano davvero rafforzare il Bologna.


Il ritorno del Re

Quando si parla di Ciro Immobile, si parla di un’icona del calcio italiano. Un giocatore che non ha quasi bisogno di presentazioni. Il suo curriculum è un elenco di record che lo inseriscono di diritto nell’Olimpo dei più grandi attaccanti della storia della Serie A.

Con 201 gol realizzati, è attualmente l’ottavo marcatore di tutti i tempi del nostro campionato. La sua stagione da 36 reti, che gli valse la Scarpa d’Oro 2020 e gli permise di eguagliare il record di Gonzalo Higuaín, è un picco di rendimento che pochi hanno saputo toccare. Ha vinto per ben quattro volte il titolo di capocannoniere del nostro campionato, secondo nella storia solo a un gigante come Gunnar Nordahl. A questo si aggiungono una Coppa Italia e due Supercoppe Italiane vinte con la Lazio, di cui è diventato bandiera e miglior marcatore di sempre, e, naturalmente, il trionfo a Euro 2020 con la Nazionale.

Se però non è in discussione quanto fatto in carriera, la domanda che sorge spontanea, di fronte a un calciatore di 35 anni, è se possa ancora fare la differenza ai massimi livelli. Dal punto di vista puramente calcistico, la risposta sembra essere affermativa. Sebbene non sia più il giocatore brillante ed esplosivo di qualche anno fa, Immobile conserva ancora le qualità che lo hanno reso letale: il fiuto del gol – 19 reti quest’anno –, la capacità di muoversi negli spazi e un’innata abilità nell’attaccare la profondità. Nelle ultime tre stagioni, in cui ha registrato un calo di rendimento, ha comunque segnato più di quanto non abbiano fatto i due attaccanti felsinei quest’anno.

Immobile offrirebbe al Bologna un’alternativa tattica che manca in rosa. La sua presenza permetterebbe a Italiano di variare lo spartito tattico a partita in corso o a seconda dell’avversario, inserendo un centravanti con un istinto predatorio unico. Non va poi sottovalutata la sua esperienza in campo europeo, con quasi 30 gol segnati nelle competizioni continentali: un bagaglio fondamentale per una squadra che l’anno scorso ha palesato queste mancanze nel suo storico ritorno in Europa.

Un altro fattore che sgombra il campo da molti dubbi è l’incredibile motivazione che sembra spingere Immobile verso Bologna. L’attaccante non tornerebbe in Italia per “svernare” o per un ultimo, ricco contratto. Anzi, la sua scelta comporterebbe un notevole sacrificio economico. Dopo un anno in Turchia con un ingaggio da circa 6.5 milioni di euro netti, e con ancora un anno di contratto a quelle cifre, è disposto a ridursi drasticamente lo stipendio, accettando un’offerta intorno ai 2 milioni più bonus, in linea con il tetto salariale del club. Un segnale forte della sua volontà di rimettersi in gioco, di dimostrare di essere ancora un attaccante di altissimo livello e, perché no, di inseguire obiettivi personali prestigiosi – Immobile può ancora scalare la classifica dei marcatori all-time della Serie A, essendo a soli 4 gol da Roberto Baggio e 8 da Antonio Di Natale.

Se dunque dal punto di vista tecnico e motivazionale i dubbi sono pochi, l’asterisco più grande sull’operazione Immobile riguarda la sua condizione fisica. L’età, inevitabilmente, si fa sentire, e le ultime tre stagioni sono state costellate da diversi infortuni che lo hanno costretto a saltare circa 25 partite. Non si tratta solo delle assenze in sé, ma del tempo necessario per recuperare la forma ottimale dopo ogni stop, un processo che a 35 anni diventa sempre più lungo e delicato. Il calcio di Italiano è notoriamente dispendioso dal punto di vista energetico, basato su un pressing alto e costante. Immobile, pur essendo sempre stato un giocatore generoso, negli ultimi tempi ha mostrato un calo fisiologico in questa fase di gioco.

La gestione del suo minutaggio sarà quindi cruciale. Dovrà essere centellinato, utilizzato nei momenti chiave e protetto per evitare ricadute, e c’è da dire che due aspetti vengono incontro a questa esigenza. In primis, il fatto che il suo ruolo sarà quello di alternativa, dietro sicuramente al Toto Castro che farà il titolare, e in secondo luogo l’abile gestione della squadra e del turnover che Italiano ha sempre mostrato in carriera.


Il rilancio del talento incompiuto

Parallelamente alla pista Immobile, il Bologna è in chiusura per un altro ritorno in Italia: quello di Federico Bernardeschi. Anche lui Campione d’Europa con l’Italia – memorabili i suoi rigori in semifinale e in finale –, Bernardeschi arriverebbe da svincolato dopo l’esperienza in MLS con il Toronto FC.

Se Immobile rappresenta una certezza realizzativa, Bernardeschi è il jolly, il talento puro che cerca una seconda giovinezza nel campionato che lo ha lanciato. La sua carriera è stata un percorso a due facce: esploso a Firenze come uno dei talenti più cristallini del calcio italiano, ha poi vissuto anni di alti e bassi alla Juventus, dove, pur vincendo molto – 3 Scudetti, 2 Coppe Italia, 2 Supercoppe italiane –, non è mai riuscito a imporsi come leader tecnico. Il suo trasferimento in Canada è stato visto da molti come un passo indietro, ma a 31 anni ha ancora tempo per tornare protagonista.

La principale dote che Bernardeschi porterebbe al Bologna di Italiano è la sua straordinaria versatilità. Nel 4-2-3-1 del tecnico siciliano, potrebbe agire da trequartista centrale, come vice-Odgaard, portando fantasia, visione di gioco e un buon tiro dalla distanza. Allo stesso tempo, potrebbe essere un’alternativa di lusso a Orsolini sulla fascia destra, offrendo una variante più associativa rispetto al vice-capitano rossoblù. Questa duttilità tattica consentirebbe a Italiano di avere molteplici soluzioni, fondamentali in una stagione con il quadruplo impegno – Serie A, Coppa Italia, Supercoppa italiana ed Europa League. Bernardeschi è un giocatore che sa dialogare con i compagni, che ha qualità nel dribbling e che, quando in fiducia, sa essere decisivo.

L’operazione, tuttavia, non è priva di incognite. L’esperienza in MLS, se da un lato gli ha permesso di giocare con continuità – 99 presenze, 26 gol e 16 assist complessivi –, facendo complessivamente bene e conquistando l’amore dei tifosi canadesi, dall’altro lo ha tenuto lontano dal calcio europeo di alto livello. Il campionato nordamericano è in crescita, ma il ritmo e l’intensità tattica sono ancora molto distanti da quelli della Serie A. Sarà fondamentale valutare la sua condizione fisica e la sua capacità di riadattarsi rapidamente alle esigenze del calcio di Italiano.

Come Immobile, però, anche Federico Bernardeschi ha rinunciato a un suo contratto faraonico scegliendo il Bologna, dando un forte segnale di motivazione. Nella sua testa potrebbe esserci anche il desiderio di riconquistare la maglia della Nazionale in vista del Mondiale 2026, e sa che per farlo deve tornare a essere protagonista in un campionato di altissimo livello.


La strategia del Bologna

Le acquisizioni di Immobile e Bernardeschi si inseriscono in un disegno logico del Bologna. La dirigenza, capeggiata da Giovanni Sartori, non sta rinnegando il suo progetto basato sui giovani – come testimonia l’arrivo di Martin Vitík in difesa –, ma lo sta arricchendo con innesti di esperienza mirati.

Inoltre, e questo è un fattore non da poco, non è un caso che i due colpi siano arrivati dove agiscono Thijs Dallinga e Jens Odgaard, ovvero nella zona della trequarti e in attacco. I due si sono operati questa estate e potrebbero saltare il ritiro estivo con la squadra, rischiando di essere in ritardo di condizione nella prima fase della stagione.

L’obiettivo principale del Bologna, però, è chiaro: avere giocatori come Immobile e Bernardeschi nello spogliatoio significa fornire ai giovani delle figure di riferimento, che hanno vissuto esperienze internazionali molto importanti. Sono colpi pensati soprattutto per le notti europee, dove la conoscenza di certi palcoscenici e un po’ di malizia data dall’età possono fare la differenza.

Il mercato è appena iniziato e molto dipenderà dalle uscite, ma con questi due colpi il Bologna lancia un messaggio inequivocabile: se la scorsa stagione l’esperienza in Champions, per quanto formativa, è stata poco più di una comparsata, quest’anno l’Europa League vuole affrontarla da protagonista. Per alzare l’asticella delle proprie ambizioni, Sartori non ha tradito il proprio metodo: come sempre, ha scelto la strada della funzionalità.

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