James Ward-Prowse

Non è semplice essere James Ward-Prowse

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Giocare a calcio passando l’intera infanzia tra asfalto e campi di periferia è la diretta conseguenza dell’essere nati in Gran Bretagna. È un po’ come se fosse una componente genetica oltre che culturale e tradizionale. L’inglese, in quanto soggetto, nasce con lo scopo di progettare e realizzare la sua esistenza, per costruire e mettere in piedi sogni e ambizioni scegliendo, si spera, per il proprio bene e per il bene della collettività, con passione e felicità, ma in quanto nato-in-Inghilterra conserva nel proprio sangue il destino ineluttabile del gioco del calcio. È come se i fili d’erba e la gomma delle scarpette fossero embrionali, elementi legati al feto sin dal concepimento, e il tutto legato insieme dal profumato nettare che di nome fa English Pale Ale.

L’inglese nasce dunque per seguire o praticare il gioco del pallone, che sia sul campo a sudare, sulla fredda tribuna dello stadio della propria squadra del cuore o dal caldo, foderato e usurato sgabello in legno e stoffa del pub del quartiere.

In Inghilterra il calcio è più che una semplice passione: è un modo di stare al mondo. Ed essere tifoso di una squadra piuttosto che di un’altra può addirittura cambiare il modo in cui si sta al mondo, in cui si vive la quotidianità e si fanno scelte decisive.

Il calcio inglese è un affare di famiglia e le squadre vengono destinate ai nascituri ancor prima che vengano fuori. Suvvia, gli inglesi sono romantici. Ce lo vedete un giovane padre che attacca lo stancil del West Ham alla parete della stanzetta o che lega la sciarpa degli Hammers alla culla? Io sì.

Tutto ciò è bello e romantico e noi tutti non vediamo l’ora di condividere la nostra più grande passione con i nostri bambini, ma non è detto che questa cosa accada. Potrebbe non accadere, il ragazzino o la ragazzina potrebbero essere indifferenti al gioco del calcio. O, ancora, per nulla amanti dello sport. E in fondo il genitore lo accetta. Ma c’è un’alternativa, beffarda e pericolosa, che si tende a non considerare nemmeno: e se il bambino tifasse per gli avversari di sempre? È raro, ma può succedere.

E il guastafeste di questa storia ha un nome e un cognome. Anzi, in verità ha due cognomi separati da uno stupendo trattino che, ad un calciatore inglese, dà quel tocco in più: James Ward-Prowse.


Il centrocampista inglese meno inglese

James nasce a Portsmouth, da una famiglia sfegatatissima dei Pompey, e sin da bambino viene educato da suo padre John e da suo fratello Ben da tifoso del club della propria città. Ad otto anni, però, il legame con la sua squadra si affievolisce, perché il piccolo entra nelle giovanili del Southampton, club rivale del Portsmouth che in casa non era sicuramente ben visto. La decisione lascia di stucco i suoi cari, che però gli lasciano libertà di scelta nonostante la tenera età.

Preferire i rivali di sempre al club del cuore della propria famiglia è una decisione difficile, ma Ward-Prowse è un atleta che con le scelte difficili e impopolari avrà sempre enormemente a che fare.

James Ward-Prowse è un centrocampista offensivo estremamente duttile, in realtà in netta opposizione con i classici centrocampisti britannici. Non beve, non fuma, non è litigioso e passa le sue giornate a curare maniacalmente forma fisica e alimentazione. Ward-Prowse è un calciatore moderno e innovativo, dall’accesa rapidità sia fisica che mentale, e dalla tecnica superiore alla media. Sembra un vero e proprio robot, un prototipo da laboratorio, un droide progettato con lo scopo di essere semplicemente perfetto.

Il legame con i Saints – interrottosi solo nell’estate del 2023 con il passaggio al West Ham, dopo la retrocessione in Championship – durerà per ben vent’anni, ma non è stato roseo sin dall’inizio. Da giovanissimo, infatti, si allenava segretamente con l’Havant & Waterlooville, squadra della National League.

E, a dirla tutta, ha iniziato a giocare da titolare inamovibile relativamente tardi, intorno al 2017. Esordisce nella stagione calcistica 2012/2013 nel Southampton di Mauricio Pochettino e nelle stagioni successive, con Ronald Koeman allenatore, viene chiuso da più calciatori: Jack Cork e Gastón Ramírez, Adam Lallana e Victor Wanyama, Morgan Schneiderlin e Dušan Tadić.

Diventa titolare del club a metà stagione, con il francese Claude Puel in panchina, che affida a James il ruolo di centrocampista centrale ma soprattutto di esterno a destra nel 4-2-3-1, venendo confermato in quella posizione anche la stagione successiva, con l’arrivo di Mauricio Pellegrino in panchina.

Indubbiamente, però, l’allenatore che più ha giovato alla carriera di James è stato Ralph Hasenhüttl, tecnico che nel 2017 ha portato il Lipsia in Champions League con un secondo posto in Bundesliga alle spalle del solito Bayern Monaco.

L’allenatore austriaco capisce la duttilità di Ward-Prowse, ma soprattutto è consapevole del fatto che un calciatore con tali doti tecniche e una visione di gioco poco comune deve essere il fulcro della manovra della squadra. È in quella stagione che James Ward-Prowse diventa il simbolo dei Saints, la colonna portante non solo della squadra, ma anche il simbolo di una tifoseria intera, quella biancorossa, storicamente abituata a soffrire al St. Mary’s piuttosto che gioire e calcare importanti palcoscenici. Non a caso nel maggio del 2021 è diventato il primo centrocampista nella storia della Premier League a giocare ogni minuto di due stagioni consecutive.



Sognando Beckham

Ciò che però manda in visibilio tifosi e gli addetti ai lavori è soprattutto l’incredibile capacità di Ward-Prowse nel calciare i piazzati. In carriera ha segnato 57 gol di cui 37 su calcio piazzato, servendo anche ben 60 assist.

In particolare, il suo marchio di fabbrica sono le punizioni. Il Southampton è sempre stato abituato bene da questo punto di vista, avendo goduto per sedici anni delle prodezze di Matthew Le Tissier, centrocampista dalla tecnica sublime e abilissimo sui piazzati – in carriera ha trasformato 47 rigori su 48, sbagliandone solo uno contro il Nottingham Forest nel marzo del 1993.

Che fosse molto tecnico e che avesse un piede educato era chiaro a tutti da molto tempo, avendo segnato su punizione sia il suo primo che il suo secondo gol in Premier League, entrambi contro il West Bromwich.

I calci di punizione diventano però sua esclusiva competenza dal 2019, quando, nel giro di due settimane, segna prima al Manchester United ad Old Trafford e poi al Tottenham. Da quel momento, i gol su punizione di Ward-Prowse sono diventati il suo marchio di fabbrica, accompagnati da un’esultanza personalissima: il gesto del golfista, nato dalla passione del figlio per questo sport. E proprio come i giocatori di golf, James è capace di mettere il pallone letteralmente dove vuole.

La maniacalità di Ward-Prowse, in questo caso, trova un ostacolo fisico. Il calciatore ha confessato di provare in allenamento massimo cinque o sei punizioni perché si è reso conto che il modo in cui le calcia e fa ruotare la gamba mette troppa pressione alla gamba d’appoggio, così tanta che potrebbe risentirne fisicamente. Lo stile delle sue punizioni ricorda quello di Siniša Mihajlović, che come lui faceva partire il pallone centrale con una violenza incredibile, permettendogli di girare velocemente davanti alla porta.

Attualmente ha messo a segno 17 punizioni dirette in Premier League – in totale sono 19 in carriera, avendone segnate 2 in FA Cup – e davanti a lui c’è solo chi in Inghilterra, almeno fino a questo momento, aveva incarnato la balistica: David Beckham, che è ad una sola lunghezza di distanza.


Amato da tutti, o quasi…

L’atteggiamento e la tecnica di Ward-Prowse hanno attirato le attenzioni e le simpatie di addetti ai lavori, tifosi e calciofili di ogni tipo – tra cui quelle di Pep Guardiola, che lo ha definito «il miglior tiratore di punizioni del mondo» –, anche grazie alla sua carriera oramai più unica che rara nel panorama mondiale contemporaneo, avendo vestito la maglia dei Saints per ben vent’anni. Ed è opinione comune che un calciatore dalle qualità tecniche e professionali come quelle di W-P potrebbe essere al centro di qualunque progetto calcistico.

Chi però sembrerebbe non essere un estimatore del centrocampista è l’attuale CT della Nazionale inglese, Gareth Southgate. Ormai alla guida dei Three Lions dal 2016, l’ex difensore di Crystal Palace, Aston Villa e Middlesbrough ha ricevuto negli ultimi anni numerose critiche per molte delle sue scelte impopolari e poco meritocratiche, tra le quali c’è sicuramente quella di non aver mai dato vero spazio a Ward-Prowse, non convocandolo né per i Mondiali del 2018 e del 2022, né per l’Europeo del 2021.

In generale Southgate è un CT che punta molto sui suoi fedelissimi, un insieme di uomini collaudato e indipendente dalle prestazioni dei singoli durante le stagioni. Vittime illustre, oltre a James, anche Trent Alexander-Arnold, Fikayo Tomori, Chris Smalling, Tammy Abraham e Ivan Toney.

Se centrocampisti come Jude Bellingham, Phil Foden e Declan Rice sono indubbiamente delle importanti armi per l’Inghilterra, giocatori come Jordan Henderson, Fabian Delph, Adam Lallana, Ross Barkley e Kalvin Phillips non sembrano offrire soluzioni tattiche all’altezza di un profilo come quello di Ward-Prowse, che oltre ad essere utile in entrambe le fasi essendo molto duttile, ha dalla sua una forte personalità, un’esperienza da lottatore e un’intelligenza calcistica fuori dal comune.

Dopo un vita al Southampton, James Ward-Prowse ha scelto di sciorinare magie nel West Ham di David Moyes, squadra che ha vinto l’ultima edizione della Conference League. Il suo impatto è stato incredibile ed è subito diventato imprescindibile nel progetto tecnico, oltre che un beniamino degli Hammers. Non abbiamo dubbi sul fatto che darà continuità alle prime ottime prestazioni in maglia West Ham, ma se questo basterà per scalfire le scelte del granitico Southgate sarà solo il tempo a potercelo dire.

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