Dall’arrivo di Antonio Conte nel 2012 sulla panchina bianconera, la storia recente della Juventus è totalmente mutata. Le vittorie e la mentalità date dall’allenatore leccese, unite al successivo lavoro di Massimiliano Allegri, hanno permesso ai bianconeri di tornare ai livelli precedenti allo scoppio di Calciopoli. Nell’ultimo decennio, infatti, tantissimi campioni hanno indossato la maglia della Vecchia Signora, ma il passaggio dalla B al ritorno alla vittoria non è stato così semplice. In mezzo ci sono stati diversi anni di sofferenza e di livello tecnico discutibile per la Juve, la banter era dei bianconeri se vogliamo. Il terzo e il secondo posto – sempre con un ampio distacco dall’Inter – immediatamente successivi al ritorno in A, sotto la guida di Claudio Ranieri, si sono rivelati infatti parecchio illusori. L’esonero del tecnico romano in favore di Ciro Ferrara – alla sua prima esperienza da allenatore – diede il via ad un biennio disastroso per la Juventus, concluso con due settimi posti consecutivi.
Nelle squadre allenate dall’ex difensore centrale napoletano prima, da Alberto Zaccheroni in mezzo, e da Luigi Delneri poi, si sono visti all’opera tanti giocatori non da Juventus. Le due stagioni in questione – 2009/2010 e 2010/2011 – sono comunque state segnate da alcuni calciatori che in qualche modo sono rimasti nel cuore dei tifosi bianconeri, per motivi diversi. Dei giocatori che potremmo definire cult di quel periodo buio. Non ci riferiamo alle leggende già presenti in rosa – come Buffon, Del Piero, Camoranesi e Trezeguet – o a chi lo diventerà – Chiellini, Bonucci e Marchisio –, e nemmeno ai giocatori che riusciranno a compensare quel momento buio con le successive vittorie dei titoli – come hanno fatto Storari, Cáceres, Pepe, Matri e Quagliarella. Stiamo parlando di giocatori che si sono sempre fatti rispettare sul campo da gioco e/o che per brevi, brevissimi lassi di tempo hanno dato speranza di riscatto e di successo, ma senza ottenere mai alcun tipo di gloria in bianconero.
Giocatori cult della Juventus dei settimi posti – Mohamed Sissoko
Una straordinaria struttura, una progressione prepotente e d’impatto, la capacità di recuperare un numero sconfinato di palloni, una discreta tecnica e l’impossibilità fisica di stancarsi. Tutto questo era Momo Sissoko, forse il giocatore più amato dai tifosi bianconeri, tra quelli presenti in questa lista.
La Piovra, come veniva chiamato dai supporter della Juventus per le sue lunghe leve tentacolari, arriva a Torino nel 2008, a 23 anni. Decide di lasciare il Liverpool di Rafa Benítez per trovare più spazio, e alla corte della Vecchia Signora lo trova abbondantemente, diventando un cardine del centrocampo di Claudio Ranieri.
Il momento più memorabile della sua avventura bianconera è probabilmente il gol segnato al Palermo nella stagione 2008/2009. Dopo l’ennesimo pallone riconquistato, dà inizio ad una delle sue consuete progressioni palla al piede, conclusa con un missile che gonfia la rete della porta protetta da Marco Amelia.
A causa anche di qualche problema fisico, trova sempre meno spazio nelle ultime stagioni, e nel 2011 si accasa nel primissimo PSG degli sceicchi, proprio a ridosso dell’inizio del ciclo vincente di Antonio Conte – che lo avrebbe tenuto volentieri in rosa.
Giocatori cult della Juventus dei settimi posti – Hasan Salihamidžić
Così come Sissoko, anche il bosniaco Hasan Salihamidžić ha vissuto negli anni dei settimi posti i momenti meno brillanti della sua avventura alla Juventus, soprattutto per diversi problemi fisici. A differenza del maliano, Brazzo approda in bianconero a fine carriera, dopo quasi un decennio al Bayern Monaco.
Salihamidžić è stato negli anni un vero e proprio jolly in quella situazione disperata che portava il nome di Juventus. Grazie alle sue capacità con il piede debole e alla sua intelligenza tattica, è stato schierato sia da esterno destro e sinistro che da terzino destro e sinistro, con un paio di uscite anche in mezzo al campo. Quello che era assicurato, oltre alle sue capacità calcistiche, era la totale dedizione ai compiti e la caparbietà con i quali questi venivano svolti.
La partita con la quale è maggiormente ricordato è la vittoria sul Milan per 3-2 dell’aprile 2008, nella quale sigla la sua unica doppietta italiana. Il primo gol arriva grazie ad un rimpallo fortunato, mentre il secondo è frutto di un colpo di testa in solitaria, arrivato dopo aver eluso la marcatura di Cafu.
Nella sua ultima stagione bianconera Delneri e la società decidono di metterlo fuori rosa, salvo poi reintegrarlo dopo diverse assenze per infortuni. Una scelta priva di riconoscenza e decisamente evitabile, che non macchierà comunque il rapporto con i tifosi.
Giocatori cult della Juventus dei settimi posti – Diego
A differenza dei primi due, gli ultimi tre giocatori di questa lista hanno vissuto in pieno le stagioni dei settimi posti della Juventus. Il primo è Diego Ribas da Cunha, trequartista brasiliano per il quale la Juventus ha investito 27 milioni di euro – in quel momento quinto acquisto più costoso della storia bianconera, dietro Émerson, Thuram, Nedvěd e Buffon –, salvo poi rispedirlo in Germania per 15,5 milioni l’anno dopo.
La giornata che lo consegna per sempre alla leggenda dei rimpianti bianconeri arriva il 30 agosto 2009, in occasione del secondo turno del campionato 2009/2010. La Juventus è di scena nella Capitale, ospite della Roma. A fine partita l’entusiasmo per Diego e per la “Juve brasiliana” toccherà i suoi massimi storici. Il numero ventotto approfitta prima di un errore di Marco Cassetti per strappargli la palla a centrocampo, partire in progressione resistendo alla carica di John Arne Riise, arrivare davanti al connazionale Júlio Sérgio e insaccare il pallone con un tocco d’artista, d’esterno destro. Il secondo è frutto invece di una serie di finte senza toccare il pallone che mandano in confusione Philippe Mexès, e permettono al trequartista bianconero di scaraventare un destro potente alle spalle del portiere, per la doppietta personale. Sono tutti pazzi per Diego, anche il buon Maurizio Compagnoni in telecronaca è sicuro: «un fenomeno all’Olimpico!».
Da quel momento in poi il rendimento cala, ma la stagione di Diego è stata così disastrosa da accettare a cuor leggero di fare una minusvalenza solo dodici mesi dopo? Beh, no. Se anzi guardiamo i numeri, nella sua prima ed unica annata bianconera, in un contesto peraltro poco felice, Diego ha collezionato 7 reti – miglior marcatore stagionale dietro Del Piero e Trézéguet – e ben 16 assist – successivamente solo Juan Cuadrado nella stagione 2019/2020 farà meglio di lui, con 19.
I numeri però, come sempre, non raccontano tutto. Diego è anche protagonista di tante partite anemiche, in cui il suo talento è sembrato sparire tra le pressioni dell’ambiente e l’inadeguatezza tattica di quella squadra.
Nella stagione 2010/2011 ha solo il tempo di giocare tre partite nei preliminari di Europa League – fornendo anche i suoi ultimi due assist bianconeri –, prima di andare via. Che sia stata una scelta giusta o meno quella di cederlo subito rimane opinabile, sta di fatto che il nuovo corso dirigenziale, guidato da Giuseppe Marotta, non lo vede protagonista nella loro Juventus, e affidano i compiti del fantasista di Diego al Malaka Jorge Martínez – 20 presenze, 0 gol, 0 assist.
Giocatori cult della Juventus dei settimi posti – Miloš Krasić
Se Diego è il volto della stagione 2009/2010, Miloš Krasić è senza alcun dubbio quello dell’annata successiva. Il serbo approda in bianconero dal CSKA Mosca per 15 milioni di euro, a pochi mesi dai 26 anni d’età.
I tifosi bianconeri iniziano subito ad avere un hype prepotente per questo ragazzo per due motivi. Il primo è quello del paragone con una leggenda come Pavel Nedvěd, dato dalla chioma bionda e dal ruolo di esterno offensivo – e poco altro, possiamo tranquillamente dire adesso. L’altro motivo è che pur di non mancare alla classica amichevole di Villar Perosa contro la Primavera, Krasić decide di pagare di tasca propria un aereo privato che lo porta da Belgrado a Torino, mostrando fin da subito l’estrema voglia di calarsi nel mondo Juve.
Nelle primissime uscite con la Vecchia Signora, il serbo mostra subito le sue qualità e mette a referto tre assist, ma è alla quinta giornata di campionato, contro il Cagliari, che tocca l’apice della sua avventura bianconera – e probabilmente anche della sua carriera. Un tiro al volo da fuori area, una zampata cattiva con complicità di Agostini e Agazzi e un rimpallo fortunato: è tripletta. Se l’entusiasmo che aveva portato Compagnoni a gridare «un fenomeno all’Olimpico!» per Diego era comprensibile, la medesima frase pronunciata per Krasić – con riferimento all’Olimpico di Torino – stride fin da subito con le immagini, vista anche l’accidentalità con la quale arrivano due di quei tre gol.
Nel contesto tattico della Juventus di Delneri, il numero ventisette più che per questi gol aveva impressionato per la sua velocità e la capacità di saltare l’uomo e servire ai compagni dei palloni che erano solo da spingere dentro al sacco. Il problema è però che questi aspetti comprendevano al 100% il meglio del suo repertorio, e per gli avversari non è stato per niente complicato riuscire a fermarlo dopo averlo studiato nel corso dei mesi.
Tra i giocatori in questa lista è l’unico ad aver vinto un trofeo con la Juventus, lo Scudetto del 2011/2012, ma per lui di trionfale c’è stato davvero poco. Con l’arrivo di Conte è praticamente terminata la sua avventura alla Juventus: 7 presenze – di cui 6 nelle prime 8 giornate – e un gol al Catania con papera di Mariano Andújar di cui in pochi hanno memoria. Sicuramente più ricordato è il siparietto in Siena-Juve, con il mister leccese che a bordocampo gli spiega qualcosa in maniera molto infervorata e il serbo che si gira e si mostra parecchio perplesso.
Giocatori cult della Juventus dei settimi posti – Frederik Sorensen
Chi in pochissimi si aspettavano di trovare in questa lista è sicuramente Frederik Sorensen, difensore danese che nella stagione 2010/2011 ha fatto il suo debutto tra i professionisti con la maglia della Juventus.
Del Piero gli disse «se sei qui, un motivo c’è», e il motivo è che in una situazione così disperata anche un ragazzo appena maggiorenne, con zero esperienza, poteva fare comodo. E così è effettivamente stato. Sorensen – nato difensore centrale – agiva da terzino bloccato della difesa a quattro di Delneri per sopperire alla totale assenza di copertura di Krasić, e nel giro di poche partite è riuscito a ritagliarsi un posto da titolare e mettere in fila diverse prestazioni più che positive.
È chiaro che, abituato a quattro anni di Zdeněk Grygera, alla visione delle ottime partite del giovane Sorensen, il tifoso bianconero si convinse di aver trovato un de Ligt ante litteram. Peraltro Sorensen si rivela essere non solo un calciatore capace di giocare al centro e a destra, ma anche di crossare. Sì, perché la sua vetta più alta in bianconero la tocca fornendo l’assist decisivo in un Derby d’Italia contro l’Inter campione d’Europa in carica. Krasić, dopo aver provato le sue solite finte che su uno come Javier Zanetti non possono mai riuscire, è costretto a passare il pallone indietro al danese, che di prima mette una palla perfetta per la testa di Alessandro Matri, che insacca alle spalle di Júlio César.
Come per molti suoi compagni, la magia finisce quando arriva Antonio Conte. Sotto la guida del tecnico leccese gioca soltanto una partita di Coppa Italia, salvo poi iniziare la girandola dei prestiti, fino alla definitiva cessione al Colonia nell’estate del 2015.
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- Cinque giocatori cult della Juventus dei settimi posti: Francesco Gernone | CC BY 2.0 Generic