Kalvin Phillips

Kalvin Phillips, working class hero

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Una delle sorprese più gradite, nelle ultime stagioni del panorama calcistico inglese, è senza dubbio quella di Kalvin Phillips. Il ragazzo si è distinto per le ottime prestazioni inanellate prima con la maglia del Leeds, e poi con quella dell’Inghilterra durante l’Europeo 2022, prima di approdare al Manchester City.

Arrivato nella squadra di Guardiola, però, ha avuto pochissimo spazio e si è un po’ smarrito, ma ora pare pronto a rilanciarsi lontano da Manchester – in questo momento si parla di lui in ottica Juventus, soprattutto.



L’attaccamento alle sue radici

La storia di Kalvin Mark Phillips inizia proprio nella città di Leeds, che gli dà i natali il 2 dicembre del 1995. Figlio di un interessante mix culturale – padre giamaicano e madre irlandese –, cresce nel quartiere popolare di Wortley – lo stesso di James Milner, altro calciatore made in Leeds –, a pochi chilometri da Elland Road, lo stadio dello United.

Kalvin ha un’infanzia travagliata: il padre Mark entra ed esce continuamente di prigione, colpevole di svariati reati tra cui rissa e spaccio di sostanze stupefacenti, mentre mamma Lindsay svolge due lavori per dar da mangiare ai suoi quattro figli, arrivando addirittura a soffrire la fame pur di assicurare un pasto adeguato a Kalvin e ai suoi fratelli.

Un aiuto importante per il cibo arriva anche dalla nonna Val, a cui Phillips resterà sempre molto legato, e la cui scomparsa ad inizio 2021 rappresenterà per Kalvin un momento molto complicato della propria vita. Durante EURO 2020, il ragazzo di Leeds fa scrivere il suo nome sugli scarpini con cui gioca gli ottavi di finale contro la Germania, e durante i festeggiamenti in campo, dopo la vittoriosa semifinale contro la Danimarca, indossa una maglia della Nazionale con scritto «Granny Val» sulle spalle.

Tra tutte le difficoltà che caratterizzano la sua esistenza sin da piccolo, Kalvin trova nel calcio la sua valvola di sfogo, oltre che un mezzo con il quale svoltare la propria vita.

Inizia a giocare all’età di 8 anni con la squadra del suo quartiere, il Wortley, facendo la trafila delle giovanili per i successivi sette anni, per poi entrare nell’Academy del Leeds United nel 2010. Paul Hatfield, che lo ha allenato al Wortley Juniors, ha dichiarato in una recente intervista alla BBC: «Pensate che alcuni dei passaggi e dei movimenti che fa tanto bene nel Leeds e nella Nazionale li faceva già dieci anni fa. Era un ragazzo che già a 14 anni copriva tutto il campo».

Kalvin riesce finalmente a giocare con la maglia del suo cuore, e i progressi sono evidenti sin dalle giovanili. La sua innata leadership – data sia dal ruolo centrale nell’undici titolare, sia dal suo carattere fin troppo maturo per un ragazzo non ancora maggiorenne – gli permette di indossare la fascia di capitano di tutte le squadre giovanili fino all’Under-18, l’anticamera della prima squadra. Prima squadra che gli offre un contratto nel 2014, quando Phillips non ha ancora compiuto 19 anni.


I primi passi tra i professionisti

Durante la sua prima stagione da professionista, la 2014/2015, Kalvin gioca la prima metà nelle giovanili, venendo aggregato con i grandi soltanto a gennaio del nuovo anno. Dopo una serie di panchine, debutta il 6 aprile 2015 contro il Wolverhampton, e cinque giorni dopo scende in campo per la prima volta ad Elland, mettendo anche a segno il suo primo gol da professionista. Le sue prime gioie personali, però, non rappresentano contemporaneamente la conquista di buoni risultati per il collettivo, che sia in quell’anno che nel successivo naviga a metà classifica, con Phillips che gioca solo pochi spezzoni di gara.

Curiosamente il video del gol, forse consapevoli che sarebbe diventato importante, lo hanno caricato gli avversari

L’arrivo di Garry Monk sulla panchina del Leeds coincide con la conquista del posto da titolare fisso per Phillips, che segna il suo primo gol stagionale alla quinta giornata, mettendo in mostra le sue qualità tecniche con un bellissimo calcio di punizione contro il Nottingham Forest. A ottobre vince il titolo di miglior giovane del mese in Championship, e le prestazioni sempre più convincenti attirano delle pretendenti dalla Premier, ma Phillips è uno del Leeds, e non vuole lasciare la squadra. In campionato i bianchi dello Yorkshire vanno meglio, ma finiscono comunque settimi, fuori dalla zona playoff per cinque punti.

Il 2017/18 vede una rivoluzione in ambito societario: il Leeds passa dalle mani di Massimo Cellino a quelle di un altro italiano, Andrea Radrizzani, che acquista il 100% del club dopo averne comprato la metà già a gennaio 2017. Tra le novità apportate dalla nuova dirigenza c’è l’acquisto di Elland Road, che torna ad essere interamente di proprietà del Leeds dopo 13 anni. In secondo luogo, non meno importante, c’è l’ennesimo cambio in panchina: via Monk, sostituito prima da Tobias Christiansen, a sua volta avvicendato da Paul Heckingbottom. Entrambe le figure non riescono a dare lo scossone alla squadra, che finisce tredicesima, ma hanno il merito di far rendere Kalvin Phillips come non mai, almeno dal punto di vista realizzativo. Il ragazzo di Wortley segna una doppietta alla prima giornata, e alla fine della stagione i gol saranno sette, con tre assist. Non male per un centrocampista prettamente difensivo.


Incontri Bielsa e ti cambia la vita

La svolta arriva nell’estate successiva, quando la società ingaggia Marcelo Bielsa. Il Loco ha in mente per Kalvin un ruolo fondamentale nel suo scacchiere tattico, ossia quello del regista davanti alla difesa nel suo 4-1-4-1. All’occorrenza viene schierato con profitto da difensore centrale, perdendo inevitabilmente in numeri offensivi, ma ampliando in modo considerevole la propria intelligenza tattica. Le mosse di Bielsa non giovano solo a lui, ma a tutta la squadra: il Leeds arriva terzo, qualificandosi per i play-off, ma suicidandosi in semifinale contro il Derby County. Per Kalvin Phillips la stagione è comunque positiva: 42 presenze, 1 gol e 3 assist, con prestazioni sempre più solide.

Nell’estate del 2019 il Leeds fa sapere di aver rifiutato delle offerte cospicue – da quasi 30 milioni di sterline – per il numero 23, che prolunga il suo contratto per altri cinque anni. Phillips inizia così bene la stagione che già sul finire dell’anno aumentano le possibilità di convocazione nella Nazionale inglese, cosa più unica che rara per un calciatore che gioca in seconda divisione, ma la pandemia da COVID-19 ferma tutto, e il campionato riprende ad estate inoltrata. Il Leeds ricomincia la sua già straordinaria corsa verso il titolo, ottenendo la promozione matematica in Premier League, con due giornate d’anticipo.

La squadra di Bielsa torna nella massima serie dopo sedici anni di purgatorio, e questo evento rende orgogliosa non solo una città intera, ma anche una famiglia, quella di Kalvin, che dopo enormi sacrifici per farlo giocare, vede tutto lo sforzo fatto finalmente ripagato.

Per l’occasione Phillips riprende – anche se solo telefonicamente – i contatti col padre, detenuto nella prigione di Wealstun, che per ironia della sorte è a poche centinaia di metri da Thorp Arch, campo di allenamento del Leeds. Al telefono Phillips senior dice di essere orgoglioso di lui, facendogli ascoltare i detenuti che cantano Marching on Together, la canzone simbolo dello United.


Un leone in più nei Three Lions

L’8 settembre 2020 debutta finalmente in Nazionale, diventando il terzo giocatore nel ventunesimo secolo – dopo Jack Butland e Wilfried Zaha ­– a debuttare con la maglia dei Tre Leoni senza aver giocato nemmeno un minuto in Premier. Quattro giorni dopo arriva anche la prima apparizione nella massima serie inglese, ad Anfield contro il Liverpool. Il risultato è un pirotecnico 4-3 per i campioni d’Inghilterra, ma nonostante la sconfitta Phillips, come la squadra in generale, fornisce una grande prestazione, oltre all’assist per il momentaneo 1-1 di Jack Harrison.

La sua costanza di rendimento nel massimo campionato inglese gli garantisce la titolarità anche in Nazionale, e in estate viene convocato da Gareth Southgate per la fase finale dell’Europeo. Per trovare l’ultimo giocatore del Leeds ad essere convocato dall’Inghilterra in un torneo internazionale bisogna tornare addirittura ad Euro 2004, con il portiere Paul Robinson. Il CT lo fa giocare dal primo minuto contro la Croazia, e il ragazzo di Wortley mette subito a referto l’assist per la rete decisiva di Sterling. Kalvin Phillips gioca da titolare tutte le partite della sua Nazionale, venendo sostituito soltanto a risultato acquisito nei quarti di finale contro l’Ucraina, a dimostrazione dell’estrema fiducia riposta in lui. Il centrocampista ricambia con prestazioni sempre maiuscole dal punto di vista tecnico ma soprattutto tattico, che contribuiscono sensibilmente all’approdo dei Three Lions in finale – la prima per gli inglesi nella storia degli Europei, la seconda internazionale ad oltre mezzo secolo di distanza dal Mondiale 1966 –, dove però dovranno arrendersi all’Italia di Roberto Mancini.



Che giocatore è Kalvin Phillips?

Quello che colpisce di Kalvin Phillips è la bravura innata nel leggere qualsiasi situazione di gioco, difensiva o offensiva che sia. Nato come centrocampista centrale puro, è stato trasformato da Bielsa in un eccellente mediano. Nonostante non sia altissimo, la sua prestanza fisica gli permette di duellare alla pari – a livello atletico, ovviamente – contro centrocampisti ben più grossi di lui, mentre la sua resistenza unita ad un innato spirito di sacrificio fanno sì che sia ovunque sul campo, sempre al posto giusto.

Le sue caratteristiche fisiche portano a pensare che sia soltanto un ruba palloni, ma a differenza di molti suoi pari ruolo, ha una tecnica individuale ottima, che gli permette di ricominciare velocemente l’azione d’attacco, sia smistando corto, che lanciando lungo. Non a caso, dopo l’arrivo di Don Marcelo e il relativo cambio di ruolo, per i tifosi del Leeds Kalvin Mark Phillips è diventato lo Yorkshire Pirlo, soprannome dovuto anche alla tipica goliardia del tifoso medio inglese, oltre che da qualche pinta di troppo.

Dopo il discutibile esonero di Bielsa, Kalvin ha deciso di lasciare la sua città per trasferirsi nella squadra più forte al mondo: il Manchester City di Pep Guardiola. Lì vince tutto e subito, ma contribuendo pochissimo: 593 minuti stagionali, figli di 17 spezzoni di gara e solo 4 titolarità. Per quello che era uno dei centrocampisti più interessanti del panorama calcistico mondiale, è decisamente arrivato il momento di tornare a giocare.

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