Leeds Bielsa

Il Leeds di Marcelo Bielsa

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Marcelo Bielsa è da sempre un allenatore stimato e celebrato in tutto il mondo, ma all’inizio del 2018 è formalmente un disoccupato. Dopo l’esperienza positiva ed estremamente passionale con l’Athletic Bilbao – dove, tra le altre cose, raggiunge una finale di Europa League –, la carriera dell’argentino prende una china sempre più discendente, e non per quello che succede in campo.

Arriva prima a Marsiglia, dove chiude la sua prima annata in Ligue 1 al quarto posto, dopo essere stato per metà stagione in testa alla classifica – l’anno precedente la squadra, tra problemi tecnici ed economici, non si era nemmeno qualificata per le coppe europee – e aver conquistato totalmente i tifosi francesi. Il rapporto con l’OM si interrompe però bruscamente dopo la prima giornata del campionato successivo. In seguito alla gara contro il Caen, Bielsa sconvolge tutti e dà le dimissioni immediate a causa delle continue divergenze con la società. Il Marsiglia terminerà quel campionato al tredicesimo posto.

Don Marcelo si prende così un anno sabbatico, e nell’estate del 2016 accetta l’offerta della Lazio. Bielsa è pronto a sbarcare in Italia, ma vuole rivoluzionare totalmente una squadra che arriva da un ottavo posto in Serie A. Per questo motivo chiede come garanzia al presidente Lotito ben quattro rinforzi entro il 5 luglio, ovvero tre giorni prima del ritiro. Giunti a quella data, però, dal mercato non è ancora arrivato nessuno, e in tutta risposta arrivano le dimissioni, rassegnate soltanto due giorni dopo l’annuncio. Altre dimissioni, altro anno sabbatico.

Nel 2017 Bielsa ritorna in Francia, questa volta sulla panchina del Lille, ma a dicembre dello stesso anno, dopo varie diatribe e risultati certamente non positivi, viene prima sospeso e poi licenziato per giusta causa perché decide di andare a trovare un suo amico, malato terminale, in Cile, senza l’autorizzazione della società – la questione è poi diventata un caso giudiziario, in corso ancora oggi.

L’ennesima esperienza chiusa bruscamente sembra poter scalfire la reputazione del Loco e la fiducia che un club può riporre in lui, ma Bielsa riesce di nuovo a trovare squadra in Europa. Questa volta c’è da oltrepassare la Manica, perché si vola in Inghilterra. A sceglierlo è il Leeds United del presidente italiano Andrea Radrizzani, voglioso di iniziare un progetto tecnico con molte ambizioni. Il primo tassello è scegliere un allenatore di spessore, e il rapporto-qualità prezzo porta decisamente verso Bielsa, mentre l’obiettivo sul campo è quello di portare il Leeds in Premier, dove manca ormai da quattordici anni.



Leeds e Bielsa sono l’esatto esempio di come gli opposti si attraggano. Da una parte la squadra che, tra quelle più vincenti in Inghilterra – paese storicamente ancorato alla propria tradizione calcistica –, rappresenta più di tutte le altre il calcio tipicamente british, fatto di lanci lunghi e cross dalle fasce. Perlomeno i maggiori successi dei Peacocks sono arrivati giocando questo tipo di calcio, vedasi quanto fatto da Don Revie. Dall’altra la locura alla massima potenza, applicata scientificamente al fútbol. Il modo di intendere il calcio da parte di Bielsa non è solo fantasia e spregiudicatezza come molti credono, ma anche movimenti senza palla provati e riprovati in allenamento, in modo frenetico ma schematizzato. Non a caso i suoi maestri sono Menotti e Bilardo: uno dedito principalmente alla fantasia e l’altro alla funzionalità.

Dopo aver dunque fatto firmare a Bielsa un contratto biennale, il Leeds sul mercato spende circa 10 milioni di sterline, fondamentalmente per tre acquisti: il terzino sinistro scozzese Barry Douglas dal Wolverhampton; il portiere spagnolo Kiko Casilla, fresco campione d’Europa con il Real Madrid, arrivato a parametro zero; ma soprattutto l’attaccante Patrick Bamford, all’apparenza il classico ariete britannico – non particolarmente rapido ma con una buona tecnica individuale –, ma che, lavorato magistralmente da Bielsa, diventerà il fulcro della fase offensiva del Leeds.

Don Marcelo, almeno per larga parte della sua prima stagione in Inghilterra, accantona il suo iconico 3-3-1-3, per fare spazio ad un più classico 4-1-4-1, adattandosi alle caratteristiche della sua rosa e prediligendo appunto un reparto arretrato a quattro, quasi in ossequio alla tradizione del british football. La scelta non è motivata soltanto dalle circostanze, perché Bielsa è tutto fuorché fautore della casualità. La decisione è spinta da una ragione tattica. Nella Championship moderna, e in generale nei campionati inglesi, il modulo predominante non è più il classico 4-4-2, ma il 4-2-3-1, importato da Mourinho e Benítez nei loro primi cicli in Premier, e il più recente 4-3-3 di stampo guardiolista. Quindi se gli avversari giocano molto spesso con il tridente, Bielsa, che ha nella marcatura a uomo la sua principale chiave difensiva, deve necessariamente schierare una linea a quattro per avere sempre un difensore in più rispetto al reparto offensivo avversario.

I bianchi dello Yorkshire, dopo i nuovi innesti, sono tra i favoriti per la promozione, e le prime uscite confermano i pronostici. L’esordio è convincente, con i Peacocks che battono per 3-1 in casa lo Stoke City, una delle principali concorrenti, poiché appena retrocessa dalla Premier League. Nelle prime 12 giornate il Leeds di Bielsa vince 6 partite, ne pareggia cinque e ne perde una sola, ritrovandosi così in testa alla classifica. A dispetto dell’avvio esaltante della squadra, l’unica nota stonata è Bamford, che segna il suo primo gol soltanto a dicembre, decisivo però per la vittoria esterna ai danni del Bolton. In quei mesi l’argentino lo relega spesso in panchina, preferendogli Kemar Roofe, consapevole però che le sue prestazioni opache dipendessero dal fatto che non fosse ancora entrato a pieno nei meccanismi del suo gioco.

Tra la seconda metà del mese di ottobre e la prima di novembre, il Leeds fa registrare due sconfitte in cinque partite, ma subito dopo il 4-1 subito al The Hawthorns contro il WBA, i ragazzi di Bielsa vincono sette partite consecutive. Subito dopo però arrivano inaspettatamente due KO di fila, contro Nottingham Forest e Hull City. La squadra è ancora in testa, ma questi due match sono un importante campanello d’allarme. Nelle successive cinque giornate, infatti, arrivano due vittorie e altrettante sconfitte, che fanno perdere allo United il primato.

Da lì in poi la squadra non riconquista più la testa della classifica, ma rimane sempre tra secondo e terzo posto. A metà marzo arriva il tracollo: in poco meno di due mesi il Leeds vince soltanto tre partite, ma mantenendo comunque la terza piazza. Alla penultima arriva ad Elland Road l’Aston Villa, squadra in lotta per un posto nei playoff. A venti minuti dalla fine, i padroni di casa passano in vantaggio con Klich, e una vittoria potrebbe significare riprendere la lotta per la seconda posizione, che vorrebbe dire promozione diretta. Quel gol però arriva dopo un netto fallo subito da un giocatore del Villa, con i suoi compagni che quasi si fermano per controllare le condizioni del compagno dolorante. Il Leeds, recuperata la palla, va in porta e segna. I Villans sono furiosi, arrivano quasi a scatenare una rissa, ma l’arbitro convalida comunque il gol. Bielsa, nonostante le circostanze da dentro o fuori, fa segnare volontariamente il gol del pareggio ai suoi avversari, mostrando grande sportività. La gara termina sull’1-1, e il Leeds non può più matematicamente raggiungere lo Sheffield United, che ha vinto la sua partita il giorno precedente.

Ai playoff i bianchi dello Yorkshire hanno il favore del pronostico nei confronti del Derby County, avversario in semifinale. Un gol di Roofe regala al Leeds e a Bielsa la vittoria della gara d’andata in casa del Derby, ma al ritorno accade l’imponderabile: la squadra allora allenata da Frank Lampard vince 4-2 e vola in finale, dove perderà proprio contro l’Aston Villa. Doppia beffa per Don Marcelo, che può comunque essere soddisfatto della stagione dei suoi. La squadra veniva infatti da un tredicesimo posto, e non aveva di certo una rosa già pronta per la promozione. Ci riproverà l’anno successivo.



Il Leeds torna sul mercato, dal quale arrivano delle pedine fondamentali: il difensore centrale Ben White in prestito dal Brighton, il ventenne portiere francese Illan Meslier dal Lorient e l’esterno portoghese Hélder Costa dal Wolverhampton. Viene ceduto però il miglior realizzatore della stagione precedente, Kemar Roofe. Questa cessione, all’apparenza dolorosa, testimonia la fiducia di Bielsa nei confronti di Bamford, arrivato in doppia cifra dopo una partenza a rilento.

I nuovi innesti permettono al tecnico rosarino di poter finalmente implementare più di frequente il suo schema distintivo. Nella formazione titolare tra i pali c’è inizialmente Casilla, ma gli insulti razzisti rivolti dal portiere spagnolo al calciatore del Charlton Jonathan Leko, e le relative otto giornate di squalifica, permettono al nuovo arrivato Illan Meslier di diventare il padrone della porta, opportunità che sfrutterà, fornendo prestazioni esaltanti.

Il terzetto difensivo è composto da Luke Ayling, terzino adattato a braccetto di destra, con licenza di attaccare, e dai centrali puri Ben White e Liam Cooper, il capitano della squadra. Quando si gioca a quattro Ayling si allarga sulla destra, mentre a sinistra va uno tra Barry Douglas e il macedone Ezgjan Alioski. Il primo è più dotato fisicamente, e anche se si tratta di un profilo più difensivo, sa calciare molto bene da fermo. Il secondo è sostanzialmente un’ala adattata a terzino che sa sovrapporsi molto bene ed è un’arma offensiva in più nei complessi meccanismi d’attacco di Don Marcelo.

Davanti alla difesa il local boy Kalvin Phillips, giocatore di struttura ma al contempo molto elegante, ottimo sia in fase d’impostazione che di interdizione, non a caso – dopo l’arrivo di Bielsa – già nel giro della Nazionale inglese nonostante non giocasse in Premier. Accanto a lui il vero e proprio cervello della squadra: lo spagnolo Pablo Hernández, giocatore di qualità assoluta da cui passano tutte le trame offensive dello United. Il terzo centrocampista è Stuart Dallas, giocatore fondamentale sia per la polivalenza, sia per mantenere equilibrata la squadra, considerato che davanti a lui ci sono tre mezze punte ed una punta.

Sulla destra c’è Hélder Costa, portoghese dal dribbling fulminante e dagli assist al bacio. Sull’altro lato Jack Harrison, ventitreenne di proprietà del Manchester City, anche lui dotato di ottima tecnica, ma che sa soprattutto calciare con entrambi i piedi. Anche se ha l’aspetto di un mediano, il trequartista è Mateusz Klich, polacco di 183 centimetri, che in una squadra di giocatori poco strutturati fisicamente garantisce la sua fondamentale presenza fisica, decisiva in Inghilterra. Inoltre a renderlo una pedina insostituibile dello scacchiere di Bielsa, è la sua naturale bravura negli inserimenti in zona gol. Il centravanti è Patrick Bamford, in un ruolo conteso con il gallese Tyler Roberts.

La stagione è semplicemente trionfale. Il Leeds targato Bielsa vince e soprattutto convince, senza avere mai dei momenti di crisi ­­– se non qualche sconfitta a inizio 2020, periodo coinciso con la momentanea assenza per infortunio di Hernández. L’unica squadra che può impensierire il dominio dei Whites è il West Bromwich Albion, che tiene il conto aperto fino alla penultima giornata, con un campionato protesosi fino a luglio inoltrato causa pandemia da COVID-19. La sconfitta dei Baggies contro l’Huddersfield e la contemporanea vittoria casalinga del Leeds contro il Barnsley dà loro la matematica certezza della promozione ma anche della vittoria del campionato. La forza della squadra non è soltanto nei movimenti offensivi – dove in teoria i calciatori occupano una posizione ben definita sul terreno di gioco, ma in realtà si interscambiano in maniera sistematica pur rimanendo molto vicini tra loro, per sfruttare una manovra palla a terra rapida – ma anche e soprattutto in difesa. Il Leeds subisce 35 gol in 46 partite, pochissimi se si considera l’enorme numero di impegni ravvicinati tra campionato e coppe nazionali.

Per le strade si festeggia un momento che i tifosi attendevano da sedici anni, e i festeggiamenti durano svariati giorni. Il volto di Bielsa viene raffigurato su dei murales, il suo nome compare sui banner – gli striscioni ­– della tifoseria e una delle sue frasi più famose, pronunciata ai tempi del Newell’s Old Boys dopo la vittoria del suo primo titolo da allenatore, viene riconvertita per l’occasione: da «Vamos Newell’s, carajo!» si passa a «Vamos Leeds, carajo!». La frase diventa una sorta di manifesto di orgoglio cittadino, e stupisce come una popolazione profondamente tradizionalista come quella di Leeds sia arrivata ad adorare un argentino, uno che proviene da un paese non proprio amico del Regno Unito.




L’euforia è tanta, lo stesso Pep Guardiola annuncia che «il miglior allenatore in assoluto è appena arrivato in Premier League», ma la massima competizione inglese è un’altra cosa, e la squadra deve essere rinforzata con acquisti di livello. Il gruppo viene confermato quasi in toto, Meslier e Costa vengono riscattati mentre viene rinnovato ancora per un anno il prestito di Harrison. In entrata il colpo ad effetto è Rodrigo, pagato 26 milioni di sterline al Valencia. Dalla Spagna arriva anche il centrale Diego Llorente, mentre dal Friburgo arriva il promettente difensore tedesco Robin Koch e dal Rennes viene preso il brasiliano Raphinha, autentica rivelazione della stagione. L’unico addio pesante è quello di Ben White, che torna al Brighton.

L’esordio in Premier, anche se è contrassegnato da una sconfitta, è da applausi: il Leeds perde 4-3 ad Anfield contro il Liverpool campione in carica. Gli ospiti acciuffano il pareggio per ben tre volte, ma a due minuti dal fischio finale Salah segna su rigore il gol del vantaggio definitivo. La stagione è davvero clamorosa per una neopromossa, il Leeds impone il suo gioco anche contro avversari nettamente superiori. Si segnalano vittorie come lo 0-3 al Villa Park contro l’Aston Villa di Jack Grealish, il 5-0 contro il West Bromwich, l’1-3 in casa del Leicester di Brendan Rodgers ma soprattutto il 2-1 contro il Manchester City di Pep Guardiola all’Etihad, con doppietta di Dallas.

Il Leeds di Bielsa – con la penultima rosa per monte ingaggi del campionato – conclude la stagione al decimo posto in classifica, a tre punti dalla zona Europa. Patrick Bamford è l’assoluto mattatore della squadra e forse la miglior sorpresa del torneo, nel quale segna ben 17 gol alla prima annata da titolare in Premier.



Nella stagione successiva la società si aspetta dunque di confermare l’ottima classifica dell’anno precedente e perché no, puntare più un alto, verso un piazzamento in zona Europa. Sulla carta il mercato vede il Leeds rinforzarsi senza perdere i giocatori che si erano messi più in luce nella stagione precedente: le uniche due uscite degne di nota sono quelle di Egzjan Alioski e Barry Douglas, partiti da svincolati rispettivamente verso Al-Ahli e Lech Poznan. Per i colpi in entrata i Peacocks spendono circa 50 milioni di sterline, assicurandosi il gallese Daniel James e il sostituto di Alioski nel ruolo di terzino sinistro, Junior Firpo.

Come per l’anno precedente, il sorteggio per la prima di campionato non è benevolo per i bianchi dello Yorkshire: la prima partita vede il Leeds di scena all’Old Trafford contro il Manchester United. A differenza della sconfitta onorevole subita ad Anfield, questa volta arriva una batosta: 5-1 per i Red Devils. Se nei primi cinquanta minuti i ragazzi di Bielsa riescono a tenere bene il campo pareggiando con Ayling l’iniziale vantaggio di Bruno Fernandes, il tracollo arriva tra il 52’ e il 60’, ritrovandosi sotto per 4-1 e con il quinto gol che arriva quando mancano ancora più di venti minuti al fischio finale. È solo il preludio di una stagione molto complicata.

Il Loco deve cercare subito di trovare la quadra, e alla seconda giornata, la prima in un Elland Road completamente gremito dopo quasi due anni, i Whites pareggiano 2-2 contro l’Everton rimontando per due volte lo svantaggio. Il primo successo arriva solo alla settima giornata contro il Watford, battuto 1-0 in casa con un gol di Diego Llorente. L’andamento della squadra non sembra rispecchiare le aspettative riposte, quantomeno nei risultati: spesso le prestazioni ci sono, ma al fischio finale il Leeds racimola quasi sempre zero o al massimo un punto. Tra ottobre e l’anno nuovo arrivano soltanto due vittorie, contro Norwich e Crystal Palace, non certo le migliori squadre del campionato.

I risultati deludenti alimentano le voci riguardanti al futuro di Bielsa nello Yorkshire, sempre più incerto. L’inizio del 2022 sembra però dare ragione a Don Marcelo, poiché la squadra riesce finalmente a vincere due partite di fila, contro il Burnley, rivale per la corsa alla salvezza, ma soprattutto il 3-2 in casa del West Ham, squadra in lotta per l’Europa da ormai qualche anno e che a fine stagione arriverà in semifinale di Europa League.

Le due vittorie, però, sembrano sortire l’effetto opposto: subito dopo il colpaccio nell’est di Londra, il Leeds perde in casa contro il ritrovato Newcastle di Eddie Howe, pareggia 3-3 a Birmingham contro l’Aston Villa e perde rovinosamente le successive quattro. Arriva uno 0-3 a Goodison Park contro l’Everton, un 4-2 in casa contro il Manchester United, un 6-0 ad Anfield contro il Liverpool e un 4-0 a Leeds subito dal Tottenham di Conte. A seguito di questi risultati, la società esonera Marcelo Bielsa.



La decisione è stata molto contestata dai tifosi, che hanno visto nella scelta del club un errore e un segno di mancata riconoscenza. Se infatti è vero ed oggettivo che i risultati ottenuti da Bielsa fino a quel momento fossero parecchio negativi, è anche giusto contestualizzarli al livello della rosa e alla situazione che questa viveva.

I meravigliosi risultati dell’annata precedente hanno probabilmente annebbiato la realtà agli occhi della dirigenza e di diversi spettatori. Il Leeds, nella stagione 2021/2022, è la terzultima squadra di Premier League per monte ingaggi, e lo stesso livello della rosa – nonostante la valorizzazione assoluta di Bielsa su giocatori come Phillips e Raphinha – non è di certo esaltante. Tolta la follia data dal Loco, il Leeds è una squadra che lotta per non retrocedere, non una che può puntare all’Europa.

A questo va aggiunto che, se già la qualità della rosa non è così alta, con degli infortuni a dei giocatori chiave la situazione diventa disastrosa. Ed è quello che è successo al Leeds, che ha perso i due uomini più importanti della prima annata bielsista in Premier League, Bamford e Phillips, rispettivamente per sei mesi il primo e tre il secondo.

A testimonianza di questo c’è anche il fatto che il suo sostituto Jesse Marsch, allenatore statunitense scuola Red Bull, si sia ritrovato a tre giornate dalla fine del campionato con la squadra in piena zona retrocessione – cosa mai successa con Bielsa, esonerato con la squadra al sedicesimo posto –, e abbia ottenuto la salvezza soltanto all’ultima giornata, con una vittoria ai danni del Brentford che permette al Leeds di chiudere a +3 dal Burnley terzultimo.

Ma al di là di analisi e opinioni, quello che è certo e incontestabile è che Marcelo Bielsa è rimasto nel cuore dei tifosi del Leeds United, per quello che ha ottenuto con la squadra e quello che ha rappresentato per il popolo dello Yorkshire. L’amore che la gente di Leeds ha per Bielsa è espresso dalle enormi manifestazioni d’affetto nei suoi confronti, sia durante che dopo il suo mandato. Dai cori allo stadio alle bandiere argentine esposte con orgoglio, fino ai murali a lui dedicati sparsi per la città.

Ma la più forte è stata espressa da un gruppo di supporter della squadra, successivamente al suo esonero, che ha deciso di acquistare una pagina del quotidiano principale della città natale di Bielsa, ‘La Capital’, lasciando un messaggio per il loro ex coach: «Siamo rimasti sotto il sole di agosto del 2018, ipnotizzati da un calcio che non sapevamo fosse possibile, e abbiamo provato di nuovo qualcosa. Ci hai ricordato che il calcio può essere bello e che una squadra può essere più forte della somma delle sue individualità. E ci hai dato molto di più del calcio. Ci hai guidato attraverso una pandemia e ci hai riuniti mentre eravamo tutti separati. Ci hai mostrato che l’integrità e la decenza contano, nel bene e nel male. Hai accolto le nostre paure e hai trasformato la nostra disperazione in speranza e i nostri calciatori in eroi. Ci hai migliorati tutti. Hai restaurato il nostro orgoglio, ci hai dato gioia e creato ricordi preziosi che dureranno tutta la vita. È stato bellissimo, Marcelo, e lo sarà per sempre. Grazie».

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