Federico Chiesa

Federico Chiesa rende i sogni vividi

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Le ultime stagioni della Juventus sono state a dir poco problematiche: il rendimento e i risultati negativi sono solo la punta dell’iceberg del disastro bianconero, che vede tutti responsabili tra giocatori, allenatori e dirigenti. Tuttavia, nel marasma generale che ancora oggi è la Vecchia Signora, Federico Chiesa rappresenta uno dei pochi punti di riferimento e di speranza per i tifosi della Juve. A Torino l’ala italiana è infatti passata dall’essere uno dei giovani più promettenti del panorama italiano ad un calciatore forte ed affermato a livello europeo.



Nato a Genova il 25 ottobre del 1997, il figlio di Enrico arriva alla Fiorentina all’età di 10 anni, svolgendo tutta la trafila delle giovanili fino ad imporsi come uno degli elementi di maggior talento della primavera del club viola. Le sue prestazioni non passano inosservate all’allenatore della prima squadra Paulo Sousa, che decide di convocarlo per il ritiro estivo di Moena nel 2016. Quello che doveva essere un semplice periodo di apprendistato tra i grandi si rivelerà essere invece l’inizio della carriera da professionista del figlio d’arte, che di lì a poco avrebbe esordito in Serie A.

Torino, 20 agosto 2016. Il calendario mette subito di fronte alla prima giornata due squadre rivali: la Fiorentina dovrà infatti giocarsi i primi punti della stagione in casa della Juventus di Massimiliano Allegri, sulla quale sono puntati tutti i riflettori per via di una faraonica campagna acquisti che ha visto arrivare in bianconero, tra gli altri, giocatori come Medhi Benatia, Dani Alves e soprattutto Gonzalo Higuaín. La partita passerà agli annali per l’esordio con gol – decisivo – del Pipita, ma anche perché vede le primissime sgroppate in campionato del diciottenne Federico Chiesa, che Sousa schiera a sorpresa dal primo minuto in un tridente completato da Josip Iličić e Nikola Kalinić. Il ragazzo gioca solo un tempo e non ha grandi opportunità, ma dimostra fin da subito di avere molta determinazione e personalità, lottando su ogni pallone.

Il tecnico portoghese crede molto in Federico, che a fine stagione colleziona ben 34 presenze mettendo a referto 4 gol e 3 assist tra tutte le competizioni. Un mese dopo la gara di Torino, fa il suo esordio anche in Europa League nella partita interna contro il Qarabağ, ed è al ritorno a Baku che segna il suo primo gol tra i professionisti, rimediando però dopo pochi minuti anche la prima espulsione per somma di cartellini, in uno scenario simile a quello che sarà il suo esordio con la Juventus.

Nel corso degli anni Chiesa diventa uno dei punti fermi della squadra viola, tanto che nella complicata stagione 2018/2019, nella quale la Fiorentina riesce a centrare la salvezza solo all’ultima giornata in un discusso match contro il Genoa finito 0-0, Chiesa indossa per la prima volta la fascia da capitano in una trasferta a Bologna, e trova la prima tripletta della sua carriera nel roboante 7-1 di Coppa Italia ai danni della Roma, la sua prima vera dimostrazione di forza.

In quella sera di gennaio Federico Chiesa si abbatte sulla difesa giallorossa più forte di quanto la pioggia non faccia sul prato del Franchi, mettendo in mostra le sue doti principali: foga, tecnica e velocità. In tutti e tre i gol dà la sensazione di essere infermabile sulla fascia destra, anticipando le marcature dei difensori e bruciandoli nello scatto, dimostrandosi freddo di fronte al portiere nonostante le lunghe accelerazioni. È proprio la sua capacità di finalizzazione, oltre alle doti tecniche ed atletiche, a renderlo uno dei migliori esterni d’attacco del campionato.

Nell’ultima stagione in viola i numeri di Chiesa sono da capogiro: con 11 reti è infatti il miglior marcatore dei gigliati, a cui vanno aggiunti 9 assist per i compagni. Tuttavia, il ragazzo non riesce a mantenere un rendimento costante per tutto l’anno. Federico va a folate, ed è un tratto caratteristico della sua esperienza con la Fiorentina: ci sono partite in cui è in stato di grazia e sembra incontenibile, altre in cui invece si dimostra indolente, quasi come se non avesse voglia di correre.

All’alba della nuova annata l’esterno, che ormai è anche un elemento stabile del nuovo corso Mancini in Nazionale, sembra sul punto di lasciare il capoluogo toscano, ma nessuno si muove concretamente, così il ragazzo inizia la sua quinta stagione in Serie A indossando la stessa casacca. Nelle prime due partite, tra Torino e Inter, fornisce un assist a Gaetano Castrovilli e segna un gol a San Siro. Tutto perfetto, sembrerebbe, ma la situazione è destinata a cambiare in poco tempo.

A pochi giorni dalla chiusura del calciomercato si fanno sempre più insistenti le voci che vorrebbero un interessamento della Juventus nei confronti di Chiesa: Firenze è in subbuglio. I rapporti tra le due tifoserie non sono certo dei più amichevoli, e il pubblico viola non accetta la situazione. Mister Iachini e i compagni provano a supportarlo consegnandogli la fascia da capitano per la partita casalinga contro la Samp, ma la società impedisce al ragazzo di indossare quella commemorativa dell’amico Davide Astori. Sta di fatto che contro i doriani Federico Chiesa disputa la sua ultima gara con la maglia della Fiorentina.



Il 5 ottobre 2020 – in un’inconsueta sessione estiva di calciomercato, spostata in avanti dalla pandemia di COVID-19 –, la Juventus comunica di aver acquistato il calciatore, che arriva a Torino per firmare il contratto direttamente da Coverciano dove si trovava con la Nazionale. A distanza di tre anni dall’ultima volta – all’epoca avvenne con Bernardeschi –, i tifosi fiorentini si sentono traditi nuovamente da un ragazzo che hanno visto crescere tra le propria fila, sentimento accentuato inoltre dalle parole del presidente Rocco Commisso che lo accusa pubblicamente di non essersi comportato bene.

C’è da dire che il trasferimento fa storcere più di qualche naso anche all’ombra della Mole. Chiesa, arrivato per sostituire il partente Douglas Costa, sembra essere agli occhi della maggior parte dei tifosi discontinuo come il brasiliano per quanto fatto vedere a Firenze, soprattutto in relazione alla cifra che il presidente Agnelli avrebbe poi dovuto versare nelle casse dei toscani – circa 55 milioni di euro, che lo rendono ancora oggi il decimo acquisto più costoso della storia della Serie A e il terzo italiano più costoso di sempre.

L’esordio in maglia juventina arriva la sera del 17 ottobre a Crotone, e rappresenta a pieno il pantone cromatico del club di Via Druento. Pronti via e i calabresi sono già in vantaggio grazie al rigore trasformato da Simy, ma il neo-arrivato veste subito i panni del trascinatore e una sua accelerazione sulla destra porta al pareggio firmato Morata, al suo primo centro della sua seconda avventura in bianconero. Quello che sembrava un esordio da sogno, però, termina dopo pochi minuti: Chiesa viene espulso dal direttore di gara per un intervento falloso a centrocampo. La foga di Federico si è dimostrata ancora una volta un’arma a doppio taglio – ben 43 i cartellini collezionati sin qui in carriera.

L’espulsione di Chiesa è pane per i denti di tutti quelli che, arrivato a Torino, gli hanno affibbiato subito l’etichetta del sopravvalutato. Un inizio così avrebbe demoralizzato quasi tutti, ma non Federico né tantomeno il mister Andrea Pirlo, al quale va dato il merito di aver creduto incondizionatamente nel ragazzo. Non è un caso che, tornato dalla squalifica, il tecnico juventino non lo abbia praticamente più tolto dall’undici iniziale.

Nello schieramento ibrido dell’ex campione del mondo, Federico ricopre il ruolo di esterno sia a destra che a sinistra a seconda delle esigenze e degli altri compagni che vengono schierati, mantenendo però un rendimento di ottimo livello. La velocità e la facilità con cui salta l’uomo gli permettono di essere un pericolo costante per gli avversari, come testimoniano le statistiche sui dribbling – 54 riusciti nella Serie A 2020/2021. Il motivo per cui Chiesa è però diventato una chiave di volta dello scacchiere bianconero è la sua capacità di inserirsi negli spazi con i movimenti senza palla. A tutto questo va aggiunta anche una notevole visione di gioco negli ultimi 30 metri di campo, che gli permette di pescare i compagni per mandarli a rete, con un cross o con un filtrante. Le doti sopracitate si traducono in numeri che parlano chiaro: al termine della sua prima stagione in bianconero Federico Chiesa ha messo a referto 14 gol e 10 assist in tutte le competizioni. Era dai tempi di Pavel Nedvěd che alla Juventus non si vedeva un esterno andare in doppia cifra sia di reti segnate che di passaggi vincenti serviti.

Tralasciando l’esordio – che comunque ha portato in dote un assist –, la stagione di Chiesa è stata un crescendo di prestazioni, e volendone selezionare tre che possano fotografare meglio il calciatore, le più esemplificative sono probabilmente state lo scontro diretto contro il Milan e il drammatico doppio confronto con il Porto in Champions League.

La gara contro i rossoneri è arrivata alla sedicesima giornata di campionato, con il Diavolo che si trovava al primo posto in classifica e con un vantaggio di 10 punti sugli avversari. Pirlo prepara bene la partita e schiera il numero ventidue largo a destra, con davanti l’attacco sarriano Ronaldo-Dybala. Il secondo gol vede quest’ultimo ricevere il pallone da sinistra, girarsi e scaricare subito sul compagno di squadra, che se la sposta sul mancino e calcia sul secondo palo, ma è la prima rete ad essere una vera perla. Ricevuta palla da Danilo, Chiesa punta Theo Hernández, lo disorienta con un paio di finte e serve il diez. L’ex Palermo controlla e serve un assist illuminante con il tacco per Federico, che si butta in mezzo a Romagnoli e allo stesso Theo per poi piazzare il diagonale vincente.

Nota comica a margine: dopo il primo gol Dybala gli chiede di andare ad abbracciarlo al prossimo, Chiesa dopo il secondo va ad abbracciare Pinsoglio

Il nativo di Genova non tradisce nemmeno in Europa. Le sue prestazioni contro il Porto sono forse l’unica cosa da salvare di un’uscita dalla Coppa a dir poco deludente. Se all’andata è il suo gol in Portogallo a tenere vive le chance di qualificazione, è nel match di ritorno che il ragazzo dà il meglio di sé, mostrandosi un vero e proprio trascinatore, tecnico e non, della squadra. Nella ripresa, nonostante il gol di svantaggio, in poco più di dieci minuti segna la doppietta che porta i suoi ai supplementari, prima con un destro a giro su sponda di CR7, poi con un colpo di testa, scartando il cioccolatino firmato Cuadrado. Solo un Pepe in stato di grazia riesce ad impedirgli la tripletta, per la disperazione sua e di tutta la Juve, che ancora una volta è costretta ad uscire anzitempo dalla Champions.

A fine stagione la Vecchia Signora termina al quarto posto in classifica ma conquistano comunque due trofei. I bianconeri mettono infatti in bacheca la Supercoppa Italiana e la Coppa Italia, quest’ultima vinta dopo aver battuto 2-1 l’Atalanta di Gasperini in una gara che vede Chiesa ancora decisivo con un gol.




L’annata strepitosa di Chiesa però non finisce qui: c’è da giocare un Europeo e Federico sarà uno dei protagonisti principali della magica estate italiana targata Roberto Mancini.

Il numero quattordici azzurro inizia la manifestazione continentale alle spalle dell’altra ala destra dell’Italia, Domenico Berardi, reputato dal CT più utile per affrontare squadre sulle quali imporre il proprio palleggio come quelle fronteggiate nella prima parte del torneo.

Dopo aver superato a punteggio pieno il girone, agli ottavi di finale l’Italia deve vedersela contro l’Austria. In una partita che si rivelerà molto più ostica del previsto, Chiesa parte ancora dalla panchina salvo poi sostituire proprio Berardi a cinque minuti dal termine dei tempi regolamentari, sul risultato di 0-0. In quel momento di grande stanchezza generale, Mancini sa che l’esplosività di Chiesa può essere decisiva, e il suo ingresso infatti ribalta la partita. Nel primo tempo supplementare controlla un pallone molto difficile con la testa, lo fa rimbalzare a terra per prendere in controtempo il difensore e spara in rete col mancino: gol. L’Italia è ai quarti.

L’apice del suo torneo, e finora della sua carriera, è però la semifinale contro la Spagna. In una partita in cui gli avversari sono superiori dal punto di vista tecnico, è la velocità di Federico Chiesa l’unica arma a disposizione degli Azzurri, e non è un caso che l’1-0 porti proprio la sua firma. Intorno alla metà del secondo tempo Lorenzo Insigne prova a pescare uno dei tanti attacchi alla profondità di Ciro Immobile con un bell’esterno filtrante, ma Laporte lo anticipa in scivolata. Sul pallone vagante si fionda Chiesa, che punta Eric García, sposta la sfera sul destro e calcia subito, a giro, sul secondo palo. È un gol meraviglioso, e «la Chiesa è di nuovo al centro del villaggio». Anche in finale l’estero juventino gioca una partita di altissimo livello, e al termine della lotteria dei rigori si laurea campione d’Europa con il resto degli azzurri.

La sua seconda annata bianconera parte sotto i migliori auspici ma non decolla, anzi, termina terribilmente in anticipo. La prima parte di stagione vede una Juve molto in difficoltà con un Allegri non in grado di trovare una quadra ai suoi: di questa situazione ne risente anche Chiesa, che prova come può ad incidere ma senza riuscirci. Fede è decisivo nell’1-0 contro i campioni d’Europa del Chelsea, ma soprattutto per tanti problemi fisici gioca poco. Salta più di dieci gare nel girone d’andata, ma la doccia fredda è quella del 9 gennaio 2022: i piemontesi vincono 4-3 all’Olimpico contro la Roma, ma è una vittoria agrodolce dato che, a seguito di un contrasto con Smalling, Federico Chiesa si rompe il legamento crociato e resta fuori per tutta la stagione.

I tempi di recupero dal suo infortunio si sono allungati più del previsto, ma a quasi un anno da quel drammatico giorno il ragazzo pare vicino al rientro in campo. La speranza dei tifosi della Juventus e della Nazionale italiana è che Federico Chiesa possa tornare ai suoi livelli, in modo da rendere nuovamente vividi quei sogni che in sua assenza si sono inevitabilmente opacizzati.

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