portiere in attacco Manchester City

Quando il Manchester City giocò con un portiere in attacco

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Nel corso del secondo decennio del Duemila, il Manchester City è diventato progressivamente una potenza calcistica sempre più grande e temibile. Non è però sempre stata così bella la vita in quel di Manchester per i Citizens, che hanno iniziato la loro scalata in concomitanza con l’acquisizione della società da parte dello sceicco Manṣūr e della conseguente brillante gestione degli enormi investimenti economici da parte del CEO Ferran Soriano. L’episodio che meglio di qualunque altro esemplifica l’abissale differenza tra il vecchio Manchester City e quello odierno risale alla stagione 2004/2005, quando gli Sky Blues – che oggi possono vantare uno dei migliori reparti offensivi al mondo – optarono, in assenza di grandi alternative, per schierare un portiere in attacco.



Il 15 maggio del 2005, al City of Manchester Stadium – dal 2011 Etihad Stadium per accordi commerciali – i padroni di casa del Manchester City ospitano il Middlesbrough per l’ultima giornata di Premier League. La partita è un vero e proprio scontro diretto. Chi vince, infatti, avrà accesso alla Coppa UEFA – l’odierna Europa League –, ma per i mancuniani non ci sono vie di mezzo: il pareggio consegnerebbe la qualificazione ai Boro.

Il City fa la partita – senza essere però mai davvero pericoloso –, ma è il Middlesbrough a passare in vantaggio al 23′, con un missile su punizione di Jimmy Floyd Hasselbaink. Nel secondo tempo la squadra rientra in campo con il piglio giusto e pareggia dopo appena un minuto con una bella giocata di Kiki Musampa. A due minuti dalla fine il risultato è ancora fermo sull’1-1.

Il Manchester ha assolutamente bisogno di un gol, ed è quello il momento in cui Stuart Pearce – l’allora mister del Manchester City, un ex difensore inglese soprannominato Psyco –, decise di compiere una vera e propria follia: far entrare in campo il secondo portiere e schierare in attacco il primo. Nella testa dell’allenatore londinese, con i suoi 193 centimetri, l’estremo difensore David James avrebbe aiutato il City a trovare il gol del vantaggio e della tanta sperata qualificazione.

Il cambio non era di certo un’idea casuale arrivata all’improvviso, tanto che vi era già pronta la maglietta da gara classica per il portiere. L’idea era premeditata da Pearce ma allo stesso tempo James era all’oscuro di tutto – lo scoprì solo durante l’intervallo della stessa gara, grazie all’addetto alle divise. Non avendo a disposizione il parco attaccanti di cui oggi dispone Guardiola, mister Pearce si è dovuto inventare qualcosa, e lo ha fatto nel suo stile. È deciso: fuori il centrocampista Claudio Reyna, dentro il secondo portiere Nicky Weaver, con James spostato in attacco a cercare fortuna.

Il risultato, però, non è quello che Pearce e gli amanti delle storie romantiche sul calcio avrebbero sperato. James si mostra in più occasioni goffo e totalmente scoordinato, non è mai d’aiuto e anzi spreca i pochi palloni utili che gli arrivano. Nel calcio moderno il portiere è sempre più partecipe al gioco della squadra, ma Pearce aveva probabilmente esagerato. Nel finale l’arbitro assegna anche un calcio di rigore ai Citizens, ma Robbie Fowler si fa ipnotizzare da Mark Schwarzer – portiere che undici anni dopo diventerà il giocatore più anziano a vincere la Premier League, facendo il secondo di Kasper Schmeichel nel Leicester di Claudio Ranieri.

Nemmeno la mossa disperata di schierare un portiere in attacco permette al Manchester City di ribaltare la partita, che finisce con il risultato di 1-1, mandando il Middlesbrough in Coppa UEFA – nella quale gli Smoggies si arrenderanno solo davanti al Siviglia, in una finale senza storia che presenterà tra l’altro una doppietta di Enzo Maresca – e condannando di conseguenza la squadra di Manchester a stare fuori dalle competizioni europee che si disputeranno nella stagione successiva.

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