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I debiti nel calcio non sono per forza un problema

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Quante volte ci è accaduto sui vari social network di incappare in commenti che dicessero: «eh ma Squadra di calcio X è piena di debiti, come fa a non fallire? Qualcuno la tiene in piedi per forza»? Sicuramente molte, e difficilmente le risposte, anche quelle in difesa della suddetta “Squadra di calcio X”, sono particolarmente consapevoli dal punto di vista economico. Pertanto, è bene fare un po’ di chiarezza su questi temi che, come spesso accade, sono trattati con superficialità e poca cognizione di causa.


I debiti nel calcio sono o non sono un problema?

Innanzitutto è bene fare un’importante distinzione: i debiti non sono le perdite. Le perdite si verificano quando al termine di un esercizio – tipicamente il 31 dicembre di ogni anno, mentre per le squadre di calcio il bilancio decisivo è quello del 30 giugno perché redatto al termine della stagione sportiva –, i costi superano i ricavi. Perdite accumulate nel tempo possono portare a vari problemi, persino la sopravvivenza della società stessa. Viceversa, i debiti non solo non sono un problema in linea generale, ma anzi sono fondamentali per la sopravvivenza di una società, perché permettono di acquisire il capitale necessario ad effettuare investimenti più o meno importanti.

Il problema si verifica semmai quando e solo se gli indici finanziari – che misurano l’equilibrio finanziario di un’azienda – aumentano nel tempo o rimangono stabili su valori preoccupanti. Tra questi, risulta utile guardare i margini di tesoreria – che verificano quanto un’impresa è capace di far fronte ai debiti di breve termine –, i margini di struttura – che verifica se un’azienda copre le proprie immobilizzazioni con capitale proprio o di terzi –, l’indice di indipendenza finanziaria – che misura se l’impresa si autofinanzia con mezzi propri, e suggerisce quando è possibile prendere nuovo denaro a debito – ed infine il celeberrimo indice di liquidità – al quale abbiamo dedicato qui un articolo a parte, se volete approfondire.


Esempi virtuosi ed esempi viziosi

Come abbiamo detto, i debiti in linea generale non sono un problema, ma lo diventano quando determinati indici individuano una situazione pericolosa. Per capire quando una società agisce in maniera virtuosa o meno, possiamo prendere gli esempi di due squadre italiane, entrambe lombarde ed entrambe nerazzurre. Da una parte l’Atalanta di Bain Capital e del presidente Antonio Percassi, gestita dall’amministratore delegato Luca Percassi; dall’altra l’Inter di Suning Holdings Group e del presidente Steven Zhang, gestita dagli amministratori delegati Giuseppe Marotta e Alessandro Antonello.

L’Atalanta è uno degli esempi di società più virtuose nel panorama calcistico italiano ed europeo, e ha mostrato come gestire una società di calcio in modo sostenibile, contrariamente a quanto si dice, è assolutamente possibile. La società bergamasca negli ultimi anni ha aumentato considerevolmente la mole dei propri debiti, per sostenere la propria crescita a livello nazionale ed europeo, ma ciò non significa che siano in crisi.

Innanzitutto, i debiti di medio-lungo termine sono cresciuti – quasi raddoppiati rispetto al 2019 –, ma quelli di breve termine negli ultimi tre anni sono diminuiti e sono tornati sui livelli del 2019, indice del fatto che l’Atalanta paga i propri obblighi e sostiene la propria espansione finanziaria.

Il margine di tesoreria è di gran lunga positivo, ed ammonta a più di 70 milioni di euro, il che significa che i bergamaschi, fatto fronte a tutti i debiti di breve termine, hanno un margine positivo e molto largo, ma soprattutto in costante crescita da più di cinque anni. Questo margine è di fondamentale importanza, perché il primo pensiero delle società di calcio, ma in generale degli imprenditori, è quello di far fronte al pagamento dei debiti a breve termine.

Peraltro, questi numeri virtuosi sono corroborati anche da un indice di liquidità positivo, di gran lunga maggiore di 1 e quasi vicino a 2 – ricordiamo che il valore minimo per iscriversi alla Serie A è di 0,6 e alcune società di medio-alta classifica fanno fatica a raggiungere questo numero – e anch’esso è in costante crescita. Sostanzialmente, l’Atalanta ha sempre molto denaro liquido a disposizione.

Il margine di struttura secondario è invece negativo, e questo è probabilmente l’unico campanello di allarme: questo infatti indica che le attività immobilizzate – ossia tutte le attività che produrranno valore nel medio-lungo termine come calciatori, terreni, stadi, campi di allenamento etc. – sono state finanziate anche ricorrendo a capitale offerto da terzi, ovvero debiti finanziari.

Infine, l’indice di indipendenza finanziaria è pari a circa 0,5 – il valore a partire dal quale bisogna cominciare a preoccuparsi è circa 0,33 –, ciò significa che l’Atalanta è molto equilibrata nella scelta del finanziamento e non dipende eccessivamente da prestatori terzi di denaro.

Un’altra società che persegue una gestione societaria potenzialmente virtuosa è il Milan, che ha sì un margine di tesoreria negativo, ma negli ultimi anni ha ridotto il livello dei suoi debiti a breve termine considerevolmente e ha un indice di liquidità in crescita dal 2018. Sebbene non sia – per il momento – annoverabile come un modello finanziario da prendere ad esempio, la società milanese sembrerebbe aver individuato parzialmente la strada giusta. E facciamo questo esempio per sfatare il mito per il quale il concetto di sostenibilità finanziaria nel calcio non sia applicabile per le grandi squadre.

D’altra parte, esistono purtroppo molte società che invece non operano bene dal punto di vista finanziario, e l’Inter è una di queste. Come riporta Calcio e Finanza, l’Inter è la sesta squadra in Europa per debiti verso le banche – 390 milioni di euro – e la settima per incremento del debito dal 2019 ad oggi – 77 milioni di euro. Confrontando gli stessi indici che abbiamo considerato per l’Atalanta, notiamo che l’Inter ha un margine di tesoreria negativo di quasi 100 milioni di euro, e lievemente in crescita rispetto allo scorso anno. L’indice di liquidità è pari a 0,74, che non è un valore di per sé bassissimo, ma è comunque preoccupante perché in costante calo negli ultimi quattro anni. E anche il margine di struttura secondario è negativo, e abbiamo analizzato già sopra cosa significa tutto ciò.

Infine, l’indice di indipendenza finanziaria è addirittura negativo, a causa di un valore di patrimonio netto totalmente eroso. Il patrimonio netto misura sostanzialmente il totale dei mezzi investiti direttamente dai soci o dal proprietario dell’azienda, e diventa negativo quando perdite accumulate nel tempo ne erodono il valore. Risulta facilmente intuibile capire come le performance finanziarie dell’Inter non siano delle migliori, e richiedano continue immissioni di capitale per la sopravvivenza, anche se negli ultimi tempi la società nerazzurra sembra aver cambiato strada verso un percorso più sostenibile e orientato al contenimento dei costi.

Uscire da questa situazione è possibile? In questo senso, vale la pena citare la situazione particolare della Juventus. I bianconeri negli ultimi anni stanno riformando il proprio assetto aziendale, e questo è corroborato dai bilanci. Nel 2022 il margine di tesoreria era ancora fortemente negativo – anche più di quello dell’Inter –, così come il margine di struttura. Tuttavia, la società torinese sta diminuendo parecchio i suoi livelli di debito: il patrimonio netto è positivo, i debiti di medio-lungo termine, pur rimanendo su livelli abbastanza alti, sono diminuiti di poco meno di 200 milioni tra il 2019 e il 2022, e anche i debiti di breve termine sono diminuiti, seppur non di molto. L’indice di liquidità invece è aumentato rispetto ai livelli del 2018-2019, ma nel 2022 era ancora sotto lo 0,6. La strada perseguita dai bianconeri sembra quella giusta per uscire da pericolose spirali di debito, ma alcuni dati fanno ancora rimanere sull’attenti.

Questi esempi ci danno una lezione importante e fondamentale nella lettura delle situazioni patrimoniali delle società di calcio: un incremento dei debiti non è necessariamente un segnale di debolezza finanziaria dell’azienda. Nel caso di Atalanta e Inter, entrambe hanno incrementato i propri debiti in questi anni, ma è il loro rispetto o meno degli indici di pagamento a segnalarci lo stato di salute del club sotto questo aspetto.

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