Lecce e Monza stanno affrontando un banco di prova molto importante in questa stagione di Serie A. Per entrambe si tratta infatti del terzo anno consecutivo nella massima serie, avendo centrato entrambe la promozione nel 2022, rispettivamente sotto la guida di Marco Baroni e Giovanni Stroppa, la prima vincendo il campionato e la seconda attraverso i play-off.
Per entrambe si tratterebbe di un risultato storico: i brianzoli darebbero continuità alla loro prima avventura in Serie A, non essendo mai retrocessi dopo la prima storica promozione; i salentini non sono invece mai stati in massima serie per più di tre anni consecutivi e il terzo anno è stato fatale per ben tre volte: nel 1991, nel 2002 e nel 2006.
La loro missione, quest’anno, potrebbe rivelarsi più complicata di quanto appare: nell’ultimo decennio sono state ben sette le squadre di Serie A a cadere vittima della “crisi del terzo anno“, come una sorta di maledizione, un baratro dal quale è impossibile fuggire, non appena esso si inizia a materializzare, o quasi. L’anno scorso l’eccezione che conferma la regola l’ha messa in atto il Re delle salvezze miracolose, Davide Nicola, la cui rimonta, finalizzata con il gol all’ultimo minuto dell’ultima giornata di M’Baye Niang, ha permesso all’Empoli di restare in Serie A per il quarto anno consecutivo, cosa mai accaduta nella storia dei toscani.
Questa maledizione somiglia un po’ alla proverbiale “crisi del settimo anno” tra le coppie di sposi: il rapporto tra queste squadre e la Serie A va però a deteriorarsi molto più in fretta e non c’è scampo, la separazione è inevitabile. Il percorso, come vedremo, è stato più o meno analogo per tutte queste compagini: primo anno da rivelazione, in qualche caso addirittura a ridosso delle posizioni europee; secondo anno di conferma, a volte con qualche difficoltà; terzo anno in cui ormai l’entusiasmo è svanito, i giocatori migliori e/o gli allenatori hanno già sposato progetti più ambiziosi, con le società che non riescono a rimpiazzarli a dovere e compiono improbabili mosse della disperazione a metà stagione, con un destino già scritto.
Hellas Verona 2013-2016
Corre l’anno 2013 quando il Verona di Andrea Mandorlini, trascinato dai gol di Daniele Cacia e Juanito Gómez e orchestrato dalla sapiente regia di Jorginho, ottiene la promozione in Serie A, finendo alle spalle del Sassuolo nel campionato cadetto.
Durante il primo anno, il tridente composto dal già citato Gómez e dai nuovi acquisti Luca Toni e Juan Manuel Iturbe segna ben 34 gol e porta il Verona stabilmente nel lato sinistro della classifica, nonostante la cessione a gennaio di Jorginho in direzione Napoli. L’Hellas rimane in corsa per l’Europa League fino all’ultima giornata di campionato, dove però servirebbe un allineamento astrale che non si verifica. Il Verona chiude al decimo posto con il record storico di punti ottenuti, 54, che dura tuttora.
Nell’anno successivo, un Hellas privato di Iturbe – ceduto alla Roma per 24,5 milioni di euro, all’epoca cessione record nella storia del club, poi superata da quella di Marash Kumbulla per 26,5 milioni, sempre alla Roma – riesce comunque a salvarsi tranquillamente, chiudendo al tredicesimo posto. Luca Toni, su cui gravita tutto il peso dell’attacco, vince la classifica marcatori alla pari con Mauro Icardi con 22 realizzazioni.
All’inizio della stagione 2015/2016, invece, proprio l’attaccante emiliano si infortuna al legamento collaterale, il nuovo arrivato Giampaolo Pazzini delude le aspettative e la difesa perde la solidità degli anni precedenti, con Vaggelīs Moras e Rafa Márquez giunti ormai al capolinea e gli esterni Samuel Souprayen ed Eros Pisano che non danno garanzie. Pagherà per tutti Mandorlini, che a dicembre, con zero vittorie ottenute, verrà sostituito da Gigi Delneri, l’autore del “Miracolo Chievo” degli anni Duemila. Sull’altra sponda dell’Adige le cose andranno però diversamente per lui: il Verona dovrà aspettare la 23ª giornata per la prima vittoria, un 2-1 contro l’Atalanta di Edy Reja, a sua volta in netta crisi: è la prima vittoria più tardiva di sempre nella Serie A a 20 squadre. Il Verona non si staccherà dall’ultimo posto in classifica, retrocedendo insieme alle matricole Carpi e Frosinone, entrambe vincenti al Bentegodi nel girone di ritorno.
Empoli 2014-2017
Ebbene sì, anche l’Empoli, prima di salvarsi per un soffio nel 2024, era già stato vittima di questa sorta di maledizione della Serie A. Nel 2014 la squadra allenata da Maurizio Sarri termina il campionato di Serie B al secondo posto dietro al Palermo dei record.
Nel primo anno di Serie A i toscani, senza nessun grande nome in rosa, si salvano in piena tranquillità. Sono i primi sprazzi del sarrismo, che nel triennio successivo porterà il Napoli a tre campionati da record, mentre nella cittadina toscana il difficile compito di sostituire Sarri – o, meglio, di continuare in qualche modo il suo progetto – viene affidato a Marco Giampaolo, che contro ogni pronostico farà meglio del predecessore, finendo nella parte sinistra della classifica, al decimo posto, nonostante le cessioni di Daniele Rugani, Elseid Hysaj e Mirko Valdifiori. Massimo Maccarone, a 36 anni, eguaglia il suo record realizzativo in Serie A – 13 reti – e Piotr Zieliński mette in mostra qualità superiori a ogni giocatore in rosa. Durante l’estate il polacco torna da Sarri a Napoli insieme a Lorenzo Tonelli. Lascia anche Mário Rui, in direzione Roma.
Per il campionato 2016/2017 viene ingaggiato come primo allenatore Giovanni Martusciello, storico collaboratore di Sarri, ma il miracolo non riesce di nuovo. L’Empoli sembra lontano parente di quello delle ultime due stagioni: Riccardo Saponara viene ceduto a gennaio alla Fiorentina, giocatori esperti come Daniele Croce e lo stesso Maccarone sembrano non averne più, la difesa non ha certezze. Il paradossale titolo di capocannoniere della squadra andrà a Levan Mchedlidze, con sole 6 reti realizzate. Tuttavia, i toscani restano a galla e apparentemente tranquilli per tutto il campionato. Sul finale, però, subiscono la clamorosa rimonta del Crotone di Davide Nicola. All’ultima giornata, un Empoli con il destino nelle proprie mani viene sconfitto da un Palermo già retrocesso, anch’esso a sua volta vittima della maledizione del terzo anno di Serie A, sul quale torneremo tra poco. La contemporanea vittoria del Crotone sulla Lazio vale la retrocessione dei toscani.
Palermo 2014-2017
Dopo un solo anno di purgatorio, il Palermo di Beppe Iachini torna in Serie A nel 2014, battendo il record di punti assoluto nella storia della Serie B a 22 squadre, con 86 punti.
I rosanero si confermano anche nel massimo campionato, diventandone anche una delle maggiori rivelazioni. La coppia d’attacco Dybala-Vázquez attira su di sé gli occhi di mezza Europa e i siciliani, dopo aver sognato a tratti la qualificazione all’Europa League, chiudono comunque con un dignitosissimo undicesimo posto.
Dybala sposerà la causa Juventus, venendo “sostituito” da Alberto Gilardino, attaccante con caratteristiche opposte e non più giovanissimo, ma che si dimostrerà utilissimo alla causa e ben compatibile con il Mudo Vázquez, tanto da diventare capocannoniere della squadra con 10 reti in campionato. Proprio l’attaccante biellese firma un successo importantissimo in chiave salvezza per 1-0 contro il Chievo, ma all’indomani arriva la notizia del clamoroso esonero di Iachini. Da lì in poi, Zamparini dà inizio a un’infinita girandola di allenatori: Ballardini, Viviani, Bosi, Tedesco, ancora Bosi, poi il ritorno di Iachini, poi Novellino e infine il ritorno di Ballardini. In qualche modo il Palermo si salva all’ultima giornata, cosa che invece non accade l’anno successivo.
Vázquez viene ceduto al Siviglia e gli 11 gol di Ilija Nestorovski non basteranno a salvare una squadra costruita male e ancora una volta allenata senza continuità, con cinque allenatori a susseguirsi: Ballardini, De Zerbi, Corini, Diego Lopez e Bortoluzzi. Il penultimo posto finale vale la retrocessione in serie cadetta.
SPAL 2017-2020
La SPAL si affaccia alla Serie A dopo quasi cinquant’anni nel 2017, dopo una cavalcata da sogno a opera di Leonardo Semplici, che centra una doppia promozione dalla C alla A in due anni.
Dopo una stagione di assestamento, la seconda sarà ancora più tranquilla, con il tredicesimo posto finale e con Andrea Petagna autore di 16 reti. Neanche a dirlo, è al terzo anno che le cose si fanno più complicate.
A pesare più di tutte per i ferraresi è certamente la cessione di Manuel Lazzari, esterno fondamentale nel 3-5-2 del tecnico toscano, che si accasa alla Lazio. A febbraio del 2020, con sole quattro vittorie all’attivo in campionato, Semplici viene sostituito da Gigi Di Biagio, che farà ancora peggio, raccogliendo una sola vittoria l’8 marzo in un Tardini di Parma vuoto per l’emergenza COVID-19. Alla ripresa post-lockdown, la SPAL diventerà una vera e propria squadra cuscinetto, con due pareggi e dieci sconfitte, chiudendo nel modo peggiore possibile il triennio all’ultimo posto in Serie A.
Parma 2018-2021
Dopo il caos societario del 2015 e la ripartenza dalla Serie D, il Parma ottiene, per la prima volta nella storia del calcio italiano, una tripla storica promozione in tre anni, sotto la guida di Luigi Apolloni prima e di Roberto D’Aversa poi.
In Serie A, il Parma sembra confermarsi come una bella realtà. Il calcio che propone D’Aversa è tutt’altro che spettacolare, ma i ducali si dimostrano solidi e ottengono ottimi risultati soprattutto contro le big, grazie anche a un giocatore letale nelle ripartenze come Gervinho, e si salvano in maniera tranquilla, chiudendo il campionato al quattordicesimo posto.
L’anno successivo, un’altra freccia devastante si unisce all’arco di D’Aversa: parliamo dello svedese Dejan Kulusevski, che arriva in prestito dall’Atalanta e che finirà la stagione in doppia cifra di gol. Il Parma migliora la sua posizione in classifica, finendo undicesimo, e togliendosi ancora altre soddisfazioni contro le prime della classe, come le due vittorie su due contro il Napoli.
Nell’estate del 2020 la proprietà passa da Pietro Pizzarotti all’americano Kyle Krause, che sostituisce D’Aversa con Fabio Liverani, allenatore dalle idee totalmente opposte. Il Parma non sfugge alla crisi del terzo anno, tanto da restare a malapena a galla sopra la zona retrocessione. A gennaio, con la squadra al diciassettesimo posto e con sole due vittorie ottenute, Liverani viene esonerato per il ritorno di D’Aversa, che però non ripete i risultati delle due annate precedenti, anzi farà ancora peggio di Liverani, con una sola vittoria contro la Roma. Il Parma finisce addirittura ultimo in classifica con soli 20 punti conquistati.
Spezia 2020-2023
Lo Spezia conquista la sua prima storica promozione in Serie A nel 2020, grazie al capolavoro di Vincenzo Italiano, che l’anno successivo, senza grandi colpi da parte della società, conquista anche la prima salvezza del club ligure, grazie al quindicesimo posto ottenuto con 9 vittorie e 12 pareggi. L’ottima qualità del gioco espresso gli apre delle porte della Fiorentina, ma lo Spezia si fa trovare pronto sostituendolo con Thiago Motta.
Nonostante un inizio a rilento, i bianconeri conquistano un’altra salvezza, ottenendo anche una vittoria in più rispetto all’anno precedente, pur finendo una posizione più in basso.
Nell’estate del 2022 la panchina viene invece affidata a Luca Gotti, poi sostituito a metà campionato da Leonardo Semplici. Tuttavia, lo Spezia non riesce a riemergere dalle sabbie mobili e sarà protagonista, insieme al Verona, del primo spareggio salvezza dopo quasi vent’anni dall’ultimo. A Reggio Emilia accade tutto nel primo tempo: il Verona passa in vantaggio con Faraoni, lo Spezia ritrova il pareggio con Ethan Ampadu, poi la doppietta di Cyril Ngonge spedisce i liguri in Serie B, vittime anche loro della maledizione del terzo anno.
Salernitana 2021-2024
La Salernitana torna in Serie A nel 2021 dopo 22 anni di assenza, grazie al secondo posto nel campionato cadetto conquistato da Fabrizio Castori – già autore del miracolo Carpi –, dietro soltanto all’inarrivabile Empoli di Dionisi. Nonostante l’arrivo di un pezzo da novanta come Franck Ribéry, preso da svincolato dopo la chiusura del mercato estivo, l’impatto con la massima serie si rivela disastroso per i granata, che nelle prime 18 giornate raccoglieranno soltanto 8 punti. A gennaio del 2022, però, le cose iniziano a prendere una piega inaspettata, con la società rilevata da Danilo Iervolino, che nomina Walter Sabatini come nuovo DS. I campani piazzano, tra gli altri, i colpi Simone Verdi, Federico Fazio, Pasquale Mazzocchi ed Éderson. Anche la guida tecnica cambia, passando da Stefano Colantuono a Davide Nicola, che si conferma uno specialista di queste situazioni centrando la prima, storica, salvezza della Salernitana all’ultima giornata, ai danni del Cagliari.
L’anno successivo, nonostante l’addio di Sabatini e cessioni eccellenti come quella di Éderson, la Salernitana riesce a fare ancora meglio. Il nuovo direttore sportivo Morgan De Sanctis porta a Salerno giocatori d’esperienza come Antonio Candreva e un bomber come Boulaye Dia, che sarà autore di 16 gol. I granata, sotto la guida di Nicola prima e di Paulo Sousa poi, conquisteranno 42 punti, record storico della società.
Tuttavia, la stagione 2023/2024 nasce sotto cattivi presagi. Dia entra fin da subito in contrasto con la società, rendendosi di fatto irrintracciabile per varie settimane, mentre il rapporto tra Paulo Sousa e alcuni giocatori non sembra decollare. Sarà il tecnico lusitano a pagare per tutti con l’esonero, venendo sostituito da Filippo Inzaghi con la squadra in penultima posizione. Il cambio di rotta, tuttavia, tarda ad arrivare, così Iervolino prova a correre ai ripari richiamando Walter Sabatini, questa volta in veste di direttore generale, in un tentativo di ricreare il miracolo di due anni prima. I vari Shon Weissman, Toma Bašić, Triantafyllos Pasalidīs e Alessandro Zanoli, nonché i due centrali svincolati Jerome Boateng e Kōstas Manōlas, non riusciranno però a cambiare il volto della squadra. Dia, una volta tornato in campo, appare svagato e fuori forma, riuscendo a essere soltanto la controfigura del bomber implacabile dell’anno precedente. Anche Inzaghi saluta, venendo esonerato a febbraio e sostituito prima da Fabio Liverani e poi dal Colantuono-ter, ma ogni mossa si rivelerà fallimentare, così questa stagione, iniziata male, si concluderà ancora peggio: la maledizione farà il suo corso e la Serie A verrà salutata aritmeticamente con addirittura quattro giornate d’anticipo.
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