Bayern-Dusel

Bayern-Dusel, il segreto del Bayern Monaco

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Una delle peculiarità maggiormente riconosciute alla lingua tedesca è la facilità con cui si trovano maniere per spiegare sensazioni, modi di dire e di fare che molti altri idiomi non hanno. E in Germania questo aspetto, particolarmente distintivo, è stato applicato anche al calcio.

Sì, perché quando si parla di Bundesliga è impossibile non pensare al Bayern Monaco, la squadra più vincente per distacco di tutto il Paese teutonico, capace di conquistare oltre la metà dei campionati giocatori negli ultimi sessant’anni – ossia dal passaggio al campionato unico nazionale.

La facilità con cui i bavaresi vincono sul suolo tedesco non passa di certo inosservata alle altre tifoserie locali, e nella prima metà degli anni Settanta inizia a farsi strada una credenza molto particolare: la cosiddetta Bayern-Dusel.

Con il termine ‘dusel‘ nella lingua tedesca si intende un tipo di fortuna immeritata, indebita, e l’associazione è presto fatta: il Bayern Monaco vince sempre perché, anche quando sembra tutto scritto, sono loro ad avere l’ultima parola, ribaltando spesso e volentieri le sorti di intere stagioni.


Il sorpasso finale nella Bundesliga 1985/1986

Secondo i sostenitori di questa teoria, il primo caso eclatante di Bayern-Dusel si è manifestato al culmine della stagione 1985/1986. L’annata era stata dominata dal Werder Brema di Otto Rehhagel – conosciuto ai più per l’impresa sulla panchina della Grecia all’Europeo del 2004, in testa per la maggior parte dell’anno e laureatasi “campione d’inverno” al giro di boa.

La classifica, alla vigilia dello scontro diretto alla penultima giornata di campionato, vedeva il Werder sopra di due punti rispetto ai bavaresi. Con una vittoria i Grün-Weißen si assicurerebbero la conquista del loro secondo storico titolo di campioni di Germania con una giornata d’anticipo. Le cose sembrano andare per il verso giusto quando, ad un minuto dalla fine e con il risultato ancora fermo sullo 0-0, l’arbitro assegna ai Werderaner un calcio di rigore. Sul dischetto si presenta lo specialista Micheal Kutzop, il cui tentativo tuttavia si stampa sul palo, facendo così terminare la partita in pareggio e rimandando tutto all’ultima giornata.

La gara finale del campionato riserva però la più amara delle sorprese ai tifosi del Werder. Essendo nell’epoca dei due punti a vittoria, i biancoverdi si presentano nel Baden-Württemberg con due risultati su tre a disposizione, ma clamorosamente perdono 2-1 contro lo Stoccarda – lo stesso Stoccarda che due anni prima vinse il titolo a pari punti proprio con il Werder. Contemporaneamente, il Bayern Monaco di Udo Lattek passeggia in casa contro il Borussia Mönchengladbach, asfaltando i Fohlen con un perentorio 6-0, agganciando il Brema a 49 punti in classifica e, in definitiva, vincendo il campionato in virtù della migliore differenza reti.

I bavaresi conquistarono così il nono campionato della loro gloriosa storia, diventando la prima ed unica squadra a vincere la Bundesliga trovandosi al primo posto soltanto in una delle 34 giornate previste, l’ultima. Un vero e proprio caso di crudo ed estremo cinismo.


L’ultima palla della Bundesliga 2000/2001

Più recente e anche più imprevedibile è la stagione 2000/2001 di Bundesliga, che vede scontrarsi il Bayern Monaco della prima era Hitzfeld e lo Schalke 04 di Huub Stevens, guidato dal tandem offensivo Ebbe Sand ed Émile Mpenza, autori rispettivamente di 22 e 13 gol in quel campionato.

La stagione vede ben sei squadre in vetta alla classifica durante il suo svolgimento, ma prima della penultima giornata sembra che possano spuntarla i bianco-blu di Gelsenkirchen a discapito dei ben più favoriti bavaresi.

Nonostante le due squadre si trovino appaiate a 59 punti, lo Schalke è in testa in virtù della differenza reti, ma la contemporaneità delle partite regala uno spettacolo pirotecnico negli ultimi secondi della penultima gara del campionato. Al 90′ della partita dello Schalke in casa dello Stoccarda – ancora loro, spietati collaboratori –, Krasimir Balăkov porta in vantaggio i padroni di casa e dopo soli sette secondi, a 232 chilometri di distanza, l’Olympiastadion di Monaco esplode di gioia per il gol di Alexander Zickler, che significa rimonta del Bayern ai danni del Kaiserslautern e sorpasso sui Knappen in classifica.

Tutto qui? Assolutamente no, visto che negli ultimi novanta minuti di campionato succede di tutto. Al Bayern Monaco basta un pareggio ad Amburgo per assicurarsi il Meisterschale, mentre lo Schalke deve battere l’Unterhaching – invischiato nella lotta per non retrocedere con l’Energie Cottbus – e sperare nella sconfitta dei bavaresi.

E la strada per l’S04 si fa subito in salita, dato che a sorpresa l’Haching si porta in vantaggio di due reti dopo la prima mezz’ora di gioco. La situazione viene però ristabilita da Van Kerckhoven e Gerald Asamoah, che pareggiano i conti nei minuti conclusivi della prima frazione. Nel frattempo ad Amburgo i padroni di casa tengono a bada il Bayern sullo 0-0.

Al 70′ arriva un altro aggiornamento da Gelsenkirchen: l’Unterhaching torna in vantaggio. Un vantaggio che si rivelerà però breve, poiché nel giro di pochi minuti si scatena la furia di Jörg Böhme, che con una doppietta ribalta il risultato portando lo Schalke in vantaggio per 4-3. Quando ad un minuto dalla fine Ebbe Sand chiude la pratica sul 5-3, i tifosi si preparano a ringraziare i Königsblauen per l’ottima stagione che li ha visti vincitori della Coppa di Germania e per la prima volta qualificati in Champions League, ma d’improvviso arriva il colpo di scena dalla Baviera: prima dell’assegnazione dei minuti di recupero, Sergej Barbarez raggiunge Sand in vetta alla classifica marcatori portando avanti l’Amburgo, 1-0 contro il Bayern Monaco.

Il Parkstadion di Gelsenkirchen, giunto alla sua ultima partita prima di essere sostituito dalla moderna Veltins-Arena, è una bolgia: non esiste modo migliore per festeggiare un titolo, specialmente se si tratta del primo della propria storia. La gioia dei tifosi dura però solo quattro miseri minuti, stiamo parlando del Bayern dopotutto. Siamo al 94′ al Volksparkstadion, quando Mathias Schober, portiere dello Schalke girato in prestito all’Amburgo pochi mesi prima, prende l’insana scelta di agguantare con le mani il retropassaggio del compagno Tamás Hajnal, concedendo una punizione indiretta in area di rigore al Bayern. Nel frattempo la partita viene trasmessa sul maxi-schermo del Parkstadion, facendo cadere il silenzio tra i tifosi dell’S04 che non possono fare altro se non tenere il fiato sospeso.

È l’ultima palla della partita e del campionato, anche Oliver Kahn è nell’area di rigore avversaria. Stefan Effenberg la tocca per il destro di Patrik Andersson, che scaglia un missile rasoterra alle spalle di Schober: è il suo primo e unico gol con la casacca bavarese addosso, ma decisamente il più importante della sua carriera. Il Bayern Monaco pareggia all’ultimo istante contro l’Amburgo, scavalcando lo Schalke 04 in vetta alla classifica e vincendo il suo terzo titolo consecutivo.

I tifosi dello Schalke non vedranno mai più la loro squadra andare così vicino a vincere il campionato, mentre per i tifosi bavaresi la giostra delle emozioni non finisce qui, dato che quattro giorni dopo, il 23 maggio 2001, Oliver Kahn regalerà al Bayern Monaco la quarta Champions League della propria storia, parando ben tre rigori nella finale contro il Valencia di Héctor Cúper.


Le reazioni del mondo Bayern e il parere degli esperti sulla Bayern-Dusel

La voce della “fortuna bavarese” non poteva non arrivare ai diretti interessati, tant’è vero che diverse personalità all’interno del mondo Bayern si sono espresse in merito alla Bayern-Dusel. Bastian Schweinsteiger nel febbraio del 2004, dopo la vittoria di misura dei suoi contro l’Amburgo firmata Martín Demichelis al minuto 87, commenta autoironicamente annunciando «il ritorno della Bayern-Dusel».

Oliver Kahn invece, al termine della gara vinta contro l’Hannover del maggio 2005, decisa con un gol al 90′ di Owen Hargreaves, chiarisce la questione dal suo punto di vista, sottolineando che «non si tratta di fortuna, ma di una lunga tradizione vincente che garantisce nervi saldi sotto pressione».

Altri invece non l’hanno presa altrettanto alla leggera: quando nel 2008 un giornalista per la stessa Bayern TV chiese alla leggenda bavarese Uli Hoeness se la vittoria del Bayern per 1-0 contro il Karlsruher fosse dovuta alla Bayern-Dusel, quest’ultimo gli consigliò infastidito di cercarsi un nuovo lavoro.

Come giustificano invece questa “fortuna” gli esperti? Già, può sembrare strano, ma in Germania la Bayern-Dusel è stata analizzata anche da psicologi e analisti. Se per alcuni questo fenomeno viene visto come una specie di versione teutonica del più celebre Fergie-time – che ha avuto la sua massima espressione nella finale di Champions League del 1999, proprio contro il Bayern –, altri – tra cui l’economista Ralf Lanwehr e il docente universitario Sven Voelpel, autori del libro ‘Management für die Champions League‘ – descrivono la Bayern-Dusel come semplice fiducia nei propri mezzi trasmessa a tutti i calciatori del mondo Bayern Monaco. L’ex portiere – e ora psicologo – del Borussia Dortmund Philipp Laux ha spiegato come in questi casi «non si tratti di fortuna, quanto semplicemente di un misto tra convinzione di poter raggiungere qualsivoglia risultato e aspettative e obiettivi richiesti dalla società che descrivono a pieno l’identità del club FC Bayern Monaco».

Qualunque sia la verità, ciò che conta sono i risultati ottenuti sul campo, e se il Bayern Monaco da oltre mezzo secolo è considerato una schiacciasassi sia in Germania che in Europa lo deve anche a queste credenze e voci, le quali probabilmente non fanno altro che rendere ancora più temibile una macchina già apparentemente inarrestabile.

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