All’alba della stagione calcistica 2008/2009, avvolta dalle rigide temperature della Bassa Sassonia, iniziava a scriversi una storia destinata a coinvolgere gli oltre 100.000 abitanti della città di Wolfsburg. Non si tratta di un semplice racconto, ma di una vera e propria favola, degna di quelle narrate dai celebri fratelli Grimm agli inizi dell’Ottocento.
Origini e sogni, le difficoltà e l’arrivo di Magath
Eppure Wolfsburg è una città di fondazione recente. Basti pensare che nasce negli anni Trenta del Novecento ed è conosciuta soprattutto per essere un originale mosaico dell’urbanistica e dell’architettura moderna. Scarseggia di attrazioni storiche e turistiche, a meno che non siate appassionati di auto e amiate la Volkswagen. Proprio qui, infatti, ha sede il quartier generale della nota casa automobilistica tedesca.
Dal punto di vista calcistico, a Wolfsburg il Fußball nasce nel 1945, anno di fondazione della squadra omonima. L’approdo in Bundesliga, però, arriva solo nel 1997. Nella massima competizione tedesca, i Wölfe concludono quasi sempre le proprie stagioni nelle tranquille zone di metà classifica.
Nel 2002, però, avviene il passaggio di consegne dello stadio: il VfL-Stadion lascia il posto alla Volkswagen-Arena, un impianto moderno da 30.000 posti. La società, ovviamente sponsorizzata dalla casa automobilistica, inizia a investire sul mercato con l’obiettivo di scalare posizioni in classifica.
Tuttavia, nell’annata 2006/2007, i Lupi navigano in cattive acque e riescono a malapena a salvarsi. La svolta arriva subito, nell’estate dello stesso anno, quando il club avvia una rivoluzione tecnica: via Klaus Augenthaler, l’allenatore in carica, e dentro Felix Magath, esonerato pochi mesi prima dal Bayern Monaco. Il tecnico, che nelle stagioni precedenti ha guidato i bavaresi alla conquista di due campionati tedeschi, assume il ruolo di manager all’inglese, accentrando su di sé le funzioni di allenatore e direttore sportivo.
Dal mercato arrivano tre nomi importanti: Josué, interditore brasiliano proveniente dal San Paolo; Edin Džeko, promettente talento bosniaco pescato dal campionato ceco; e Grafite, attaccante ventottenne acquistato dal Le Mans.
La Bundesliga 2007/2008 si conclude positivamente per i Wölfe, che chiudono al quinto posto in classifica – piazzamento valido per la Coppa UEFA. Capocannoniere dell’annata è Grafite con 11 reti, seguito da Džeko a 8. In una sola stagione, Magath aveva sistemato la situazione, e i due semi-sconosciuti acquistati in attacco iniziavano a ingranare.
I sogni diventano incredibilmente realtà
Durante l’estate del 2008 prende forma un’altra piccola rivoluzione: Marcelinho Paraíba, intermittente talento brasileiro, viene ceduto e al suo posto arriva il fantasista bosniaco Zvjezdan Misimović; dal Palermo sbarcano gli italiani Andrea Barzagli e Cristian Zaccardo, campioni del mondo con l’Italia nel 2006; mentre in porta si sistema lo svizzero Diego Benaglio.
Al contrario di quanto ci si potrebbe aspettare, il Wolfsburg non riparte da dove aveva lasciato, tutt’altro: alla nona giornata perde 4-2 in casa del Bayern Monaco e scivola al nono posto con 13 punti. Va però sottolineato che si tratta di un’annata davvero particolare: il campionato è molto equilibrato, con diverse squadre racchiuse in pochi punti nelle zone alte della classifica, e un padrone inaspettato, l’Hoffenheim di Ralf Rangnick. La squadra di Sinsheim, al debutto assoluto in Bundesliga, vola grazie ai gol del duo Ibišević-Demba Ba.
Al termine del girone d’andata, i Lupi restano al nono posto con 26 punti raccolti in 17 giornate. In vetta c’è il Bayern Monaco con 35 punti, seguito dalla terribile matricola Hoffenheim. Ibišević è il capocannoniere, con un incredibile score di 18 gol in 17 partite.
A questo punto, viene spontaneo chiedersi se non abbiamo sbagliato protagonista della favola: alla pausa di Natale, la neopromossa Hoffenheim sembra la principale candidata al Meisterschale insieme ai soliti bavaresi. Ma, come in un film di Hitchcock, dalla fine di gennaio l’intera trama del thriller si capovolge, e i protagonisti della pellicola diventano i Grün del Wolfsburg.
Magath, immarcescibile sergente di ferro tedesco, nonostante i risultati alterni, mantiene il 4-3-1-2 con cui ha impostato la squadra a inizio anno: Benaglio tra i pali, linea difensiva con Peter Pekarík terzino destro, la coppia centrale Barzagli-Ricardo Costa e a sinistra Marcel Schäfer. Davanti alla difesa Josué, affiancato da Sascha Riether e Christian Gentner, trequartista Misimović e, in attacco, la coppia Džeko-Grafite. Fondamentali sono anche il lavoro sulla mediana e il fosforo a tutto campo del nipponico Makoto Hasebe, oltre alla fisicità di Alexander Madlung e Jan Šimůnek, due gladiatori che supportavano la linea difensiva nei momenti di difficoltà, specialmente per sostituire un Ricardo Costa frenato spesso dagli acciacchi fisici. La testardaggine del tecnico si rivela determinante e, grazie a un ottimo impianto di gioco e una ferrea preparazione fisica, trasforma una buona squadra in una macchina perfetta.
Il 6 febbraio, la compagine sassone batte in casa il Bochum per 2-0. Da quella partita, la banda orchestrata da Magath inizia a intonare una sinfonia unica e perfetta, con due tenori – Džeko e Grafite – ispirati da un basso – Misimović – e da otto coristi. Alla fine della sonata, sono dieci le straordinarie melodie che permettono al Wolfsburg di volare in classifica.
Dieci vittorie consecutive che permettono ai Wölfe di passare dalla nona alla prima posizione, raggiunta il 4 aprile 2009: è la ventiseiesima giornata, e alla Volkswagen-Arena va in scena Wolfsburg-Bayern Monaco. La classifica vede entrambe le squadre prime a 48 punti, a una sola lunghezza di distanza dall’Hoffenheim terzo. È la partita più importante della storia dei Lupi, che mangiano i bavaresi in un sol boccone: 5-1 per i padroni di casa, con Grafite e Džeko sugli scudi. L’ultimo gol del brasiliano, in particolare, è da capogiro: salta i difensori del Bayern come fossero birilli e deposita la palla in rete di tacco incrociato. Sorpasso riuscito e puro delirio, una gioia totale per i padroni di casa.
I ragazzi di Magath sono una squadra in missione: dalla ventisettesima giornata non lasciano più la prima posizione e, nell’ultimo turno, scrivono il finale più bello della favola. Il 23 maggio 2009 arriva il 5-1 casalingo contro il Werder Brema, la partita che sancisce la vittoria del Meisterschale. Quella data è e resterà per sempre una data storica per tutti gli abitanti della città della Volkswagen, perché il Wolfsburg, fino a quel momento un club poco rinomato, vince la prima Bundesliga della propria storia.
Un anno da record totale per i Grün: 69 punti, 80 gol segnati e 17 partite da imbattuti – 16 vittorie e 1 pareggio – nelle 17 partite alla Volkswagen-Arena. Il duo d’attacco, che a fine dicembre ha sommato 16 reti – 5 per il bosniaco e 11 per il brasiliano –, da gennaio a maggio gonfia le reti di ogni stadio tedesco che si para davanti. Come Re Mida, da quell’uggioso gennaio teutonico, la coppia offensiva non sbaglia un colpo. Al termine dell’anno Grafite è capocannoniere con 28 centri e il nativo di Sarajevo lo segue a quota 26. Lo strano duetto slavo-paulista, con 54 reti totali, rappresenta ancora oggi la coppia più prolifica della storia della Bundesliga. Da segnalare anche l’annata strepitosa di Misimović: il numero dieci distribuisce infatti 20 assist nell’arco dell’intero campionato – numeri alla De Bruyne, per citare un altro trequartista che da quelle parti ricordano molto bene.
Si può affermare che il calcio abbia prodotto molte favole dal lieto fine, ma che il Wolfsburg diventasse campione di Germania forse non se lo sarebbero mai sognati nemmeno i 30.000 spettatori della Volkswagen-Arena, che ad ogni partita fornirono un sostegno costante e contribuirono a scrivere, con voce e cuore, una delle pagine più indimenticabili della storia della Bundesliga.
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