Piątek Milan

Krzysztof Piątek e il Milan, (372) giorni insieme

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Ora che avete cliccato su questo articolo – con attenzione particolare rivolta a chi di voi tifa Milan – sono costretto a chiedervi: cosa vi suscita il nome Krzysztof Piątek? A me la prima cosa che viene in mente è una metafora semplice, forse banale, ma efficace: quella di una storia d’amore che inizia con il solito idillio, all’apparenza inscalfibile, per poi finire nel peggiore dei modi. In omaggio al film di Marc Webb (500) giorni insieme, ripercorreremo l’avventura di Piątek al Milan dal 23 gennaio 2019, giorno del suo annuncio ufficiale, fino al momento del suo addio.


Giorno 1 – L’approdo

Gennaio 2019. Il Milan arriva da un dicembre disastroso: appena 9 punti conquistati su 18 disponibili, accompagnati da prestazioni a dir poco deludenti, come lo 0-0 con il Bologna al Dall’Ara e il pari senza reti contro il Frosinone al Benito Stirpe. A consegnare il mese agli archivi dell’orrore, però, è la sconfitta casalinga contro la Fiorentina, gara nella quale un Milan falcidiato dagli infortuni a centrocampo fu costretto a improvvisare Davide Calabria mezzala, affiancato da José Mauri.

All’inizio del nuovo anno, inoltre, esplode il “mal di pancia” di Gonzalo Higuaín, il colpo più atteso del mercato estivo, che chiede la cessione al Chelsea per ricongiungersi con Maurizio Sarri. Il divorzio tra il Milan e il Pipita arriva subito dopo la sconfitta in Supercoppa italiana contro la Juventus. A quel punto, Leonardo – allora direttore dell’area tecnica rossonera – si ritrova costretto a cercare in fretta un sostituto, ed è qui che entra in scena Krzysztof Piątek.

Alla sua prima stagione in Italia, l’attaccante polacco si è imposto con prepotenza grazie a un girone d’andata semplicemente straordinario con il Genoa: 19 gol in 21 presenze tra Serie A e Coppa Italia. La sensazione, data anche la giovane età – classe 1995, appena 23 anni al momento del trasferimento –, è che Piątek non sia solo un’occasione da cogliere sull’onda dell’hype per il suo avvio travolgente, ma una pietra angolare su cui costruire il Milan del futuro.



Giorno 6 – La folgorazione

Milano, stadio San Siro. Nei quarti di finale di Coppa Italia, Milan e Napoli si ritrovano faccia a faccia, e Krzysztof Piątek debutta dal primo minuto con la maglia rossonera, dopo il breve scampolo di partita concesso tre giorni prima in campionato – sempre a San Siro, sempre contro il Napoli. I pronostici pendono a favore dei partenopei, guidati dal grande ex Carlo Ancelotti, nessuno può immaginare che sta per andare in scena una delle prestazioni individuali più memorabili della cosiddetta banter era del Milan.

Al decimo minuto, su un lancio lungo di Diego Laxalt e complice una dormita di Nikola Maksimović, Piątek si ritrova a tu per tu con Alex Meret: piattone sul palo lontano e 1-0 Milan. Passano appena quindici minuti e il polacco colpisce ancora, stavolta su lancio di Paquetá. Dalla zona del lato corto dell’area, punta Koulibaly e lascia partire un destro a giro che si insacca sul secondo palo, per il definitivo 2-0.

È in quel momento che esplode, incontrollabile, l’entusiasmo della tifoseria rossonera. Io stesso, al secondo gol, mi ritrovai a urlare «È un mostro, è un mostro!», imitando un esaltato ed esaltante Riccardo Trevisani nel celebre poker di Cavani contro il Dnipro, possa Dio aver pietà di me. Ad alimentare ancor di più quell’esaltazione collettiva del popolo rossonero, contribuirono le reti consecutive messe a segno contro Roma e Cagliari, che lo fecero salire il suo bottino a quota 3 gol nelle prime 3 partite da titolare.



Giorno 24 – Friday I’m in love

Il ventiquattresimo giorno di Piątek coincide con la trasferta di Bergamo, quella in cui – senza alcun dubbio – l’amore dei tifosi rossoneri nei suoi confronti raggiunge l’apice. La partita è splendida. Nella prima frazione è il Milan a dare l’impressione di meritare il vantaggio, ma al 33’ è l’Atalanta a colpire con Remo Freuler. Il vantaggio della Dea dura però solo pochi minuti, perché Piątek è pronto a firmare il suo capolavoro in maglia rossonera. Su assist di Ricardo Rodríguez, si inventa una girata no-look che sfugge al portiere e sfida le leggi della logica. Un gol puramente istintivo, irrazionale, senza senso. Di quelli che non si insegnano e non si spiegano. Quella rete spezza qualcosa nella fiducia dell’Atalanta, che nel secondo tempo crolla: prima sotto il siluro da fuori di Hakan Çalhanoğlu, poi ancora sotto i colpi del polacco, che su calcio d’angolo svetta di testa e firma l’1-3 definitivo.

Se si fosse trattato davvero di una storia d’amore, quella sera a Bergamo Piątek e la tifoseria rossonera avrebbero probabilmente discusso se fosse giunto il momento di andare a vivere insieme, magari scegliendo i nomi dei futuri nascituri. Da lì in avanti, il Milan ritrova entusiasmo e, soprattutto, vittorie. Il filotto positivo iniziato con Milan-Napoli rilancia i rossoneri nella corsa alla Champions League.

La tifoseria è innamorata persa. Gli dedica cori, lo acclama a ogni tocco, lo celebra come un predestinato. Eppure, a raccontare al meglio lo stato d’animo di quel momento, sarebbe bastata una canzone: Friday I’m in Love dei Cure.

Considerando che Piątek in polacco significa venerdì, c’è da stupirsi di come la Curva Sud non l’abbia mai cantata



Giorno 123 – I primi scricchiolii

È il 26 maggio 2019, ultima giornata di campionato. A Ferrara, contro la SPAL, il Milan si gioca la stagione, consapevole però di non avere il proprio destino nelle mani: tutto dipende infatti dai risultati di Inter e Atalanta, impegnate rispettivamente contro Empoli e Sassuolo. L’atmosfera idilliaca di febbraio e marzo lascia spazio a una cocente preoccupazione, riportando i rossoneri con i piedi per terra.

Piątek incarna perfettamente quel momento. Dopo un avvio travolgente – 6 gol nelle prime 6 partite – segna appena 4 reti nelle restanti 12 presenze. Nei mesi finali del campionato emergono con chiarezza i suoi limiti. Piątek non è una punta tecnica, non ci si aspetta da lui che sia un centro di gravità per la squadra, è anzi accettabile che per lunghi tratti si allontani dal contesto di gioco. Tutto questo a patto però che risulti decisivo nei momenti chiave, facendo la differenza quando la squadra sembra incapace di segnare. Una condizione che, anche per fattori indipendenti da lui, è venuta a mancare troppo spesso, lasciando il Milan con le spalle al muro, a un passo dal perdere una qualificazione in Champions League che a tratti era sembrata certa.

Ed è proprio così che andarono le cose: nonostante la vittoria per 3-2 contro la SPAL, il Milan chiude al quinto posto, penalizzato dalle vittorie di Inter e Atalanta. Si qualifica per un’Europa League che, però, non disputerà mai, a causa di problemi legati al Fair Play Finanziario. A completare il quadro, arriva il cambio in panchina: Gennaro Gattuso si dimette e lascia il posto a Marco Giampaolo, una scelta che segna l’inizio di una totale rivoluzione nella filosofia di gioco e anche nell’organico rossonero.


Giorno 319 – La crisi

La situazione in casa Milan precipita rapidamente. L’esperienza di Marco Giampaolo si rivela disastrosa, segnata da uno dei peggiori inizi degli ultimi anni. Dopo la vittoria per 2-1 contro il Genoa a Marassi, però, Giampaolo viene esonerato. Al suo posto arriva Stefano Pioli, che riesce a riportare un po’ di normalità nell’ambiente, ma i risultati continuano a latitare.

In questo clima complicato, Piątek è indiscutibilmente uno dei peggiori giocatori della stagione rossonera. La sua vena realizzativa sembra prosciugata del tutto, ma è soprattutto il suo atteggiamento a creare malumore tra i tifosi, e la partita del giorno 319 ne è l’esempio perfetto.

Il Milan è in trasferta al Dall’Ara di Bologna e al 15’ del primo tempo è proprio Piątek a sbloccare il risultato dal dischetto, realizzando il suo terzo rigore stagionale. La sua esultanza, una pistolettata tipica, questa volta suona sguaiata, forse persino fuori luogo, considerata l’importanza del gol e soprattutto il momento delicato della partita. Ed è proprio questo che infastidisce di più: quel suo ego smisurato, che può essere tollerato quando le cose vanno bene, ma che diventa irritante quando tutto sembra andare per il peggio. Nel resto del match Piątek vaga senza una meta, senza la grinta di un Theo Hernández, senza il senso di appartenenza di Giacomo Bonaventura, e senza neanche quei brevi – e in quel periodo rari – lampi di classe di Suso, che confeziona un assist eccezionale per il 2-0 firmato proprio da Theo. Piątek non sembra avere più nulla da dare e non sembra nemmeno interessato a darlo, pare solo aspettare il pretesto per farsi lasciare e chiudere questa relazione breve ma intensa.


Giorno 372 – Auf wiedersehen

Nonostante il flash forward sia di appena un mese e mezzo, al Milan la situazione si è capovolta ancora una volta. La squadra sembra finalmente aver interiorizzato i concetti di gioco di Pioli e arriva da una delle vittorie più emozionanti degli ultimi tempi: il 3-2 contro l’Udinese a San Siro, in cui per la prima volta i tifosi rossoneri hanno potuto ammirare il talento di Ante Rebić, fino a quel momento un vero e proprio oggetto misterioso, autore di una doppietta e del gol vittoria al 90’.

Ma i veri botti arrivano fuori dal campo: dopo quasi un decennio d’assenza, torna Zlatan Ibrahimović. L’ingaggio dello svedese è voluto fortemente dalla dirigenza, non solo per sopperire alla mancanza di continuità del reparto offensivo, fin lì troppo inefficiente, ma anche per portare nello spogliatoio una mentalità vincente, quella di un campione d’esperienza come lui.

L’arrivo di Ibra segna anche la fine della storia d’amore tra Piątek e il Milan. L’addio si concretizza rapidamente: il 29 gennaio l’Hertha Berlino ufficializza l’acquisto dell’attaccante polacco, che lascia i rossoneri dopo soli 372 giorni.

La traiettoria di Piątek al Milan resta, per certi versi, un curioso mistero. Come sia stato possibile passare dalle stelle alle stalle in così poco tempo è difficile da spiegare, e forse resterà un enigma anche negli anni a venire, quando ricorderemo come questa meteora, destinata a brillare nel firmamento della Serie A, si sia lentamente dissolta.

Va detto che il polacco non ha mancato di lanciare frecciate velenose verso la dirigenza rossonera, offrendo uno spettacolo che sembra uscito direttamente dal testo di Le coppie de I Cani, dove «Le coppie si dicono basta e sui social network non sono più amici. Lei comunque sostiene che abbia fatto di tutto per farsi lasciare».

Che il Milan abbia fatto di tutto per farsi lasciare è fuori discussione, ma continuando a seguire il testo, si arriva alla frase: «Dopo mesi lo incontra a una festa e guarda di striscio se l’altra è più figa». Non sappiamo se le strade di Piątek e del Milan si incroceranno di nuovo, ma su un punto nessuno sembra avere dubbi: l’altra è più figa, e nemmeno di poco.


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