L’altalena di emozioni a cui la Nazionale italiana di calcio ci ha sottoposto negli ultimi due anni rende impossibile valutare il reale livello degli azzurri nel quadro del calcio internazionale. La squadra che nell’estate del 2021 ha vinto a sorpresa gli Europei è grossomodo la stessa caduta in casa contro la Macedonia solo pochi mesi dopo, arrendendosi all’incubo di mancare la qualificazione ai Mondiali per la seconda volta di fila.
La disfatta contro la Macedonia, per i pochi che hanno il coraggio di riguardarla
Molti osservatori, gli stessi che solo poche settimane prima dei fatali rigori sbagliati da Jorginho nella doppia sfida contro la Svizzera reclamavano nuove battaglie, hanno riletto il trionfo di Wembley alla luce della disfatta di Palermo. Un esercizio retorico forzato, volto a sminuire la cavalcata degli azzurri nel torneo continentale, che diviene improvvisamente frutto di caso e buona sorte. Solo così, secondo loro, è possibile spiegare come i campioni d’Europa possano arrivare dietro gli elvetici in un girone di qualificazione alla portata e poi cadere sotto i colpi della piccola nazione balcanica nel momento decisivo.
Ad ogni modo, quanto accaduto alza numerosi interrogativi sulla competitività futura di tutto il movimento calcistico nazionale. Il livello delle partite della Serie A, dei giocatori e delle squadre che la compongono non è paragonabile a quello della Premier League e della Liga, e nessuna delle nostre squadre può giocare alla pari contro i francesi del Paris Saint-Germain e i tedeschi del Bayern Monaco. Una realtà aggravata dal declino nel gioco e nei risultati della Juventus, unica squadra italiana capace di raggiungere per due volte la finale di Champions League e nei fatti di potersi considerare equiparabile ai top club europei nell’ultimo decennio. Ciò che però lascia davvero perplessi è che le squadre italiane non si configurino come la prima alternativa possibile ai colossi sopracitati, provando a insidiarne la leadership, ma cadano sotto i colpi di squadre portoghesi, olandesi, norvegesi, danesi e così via, ad ogni livello, dalla Champions alla Conference. Intuitivamente l’Europa League dovrebbe essere un feudo del calcio italiano, mentre diviene ogni anno di più il teatro di figuracce ed eliminazioni da parte di squadre che forse dovremmo abituarci a considerare come meglio preparate alla competizione.
Se è vero che nel passato la competitività della Serie A era retta dal potenziale economico dei suoi club, oggi sicuramente inferiore, e da una consistente presenza di stranieri qualificabili fra i migliori giocatori della storia di questo sport, è altrettanto veritiero che essa era in buona parte dovuta a generazioni di fuoriclasse italiani, le cui capacità hanno per decenni fatto le fortune della nostra Nazionale. Oggi è questo l’elemento principale che sembra essere venuto a mancare.
Possiamo sicuramente contare su centrocampisti di altissimo livello internazionale come Jorginho e Marco Verratti, non per caso in forza rispettivamente al Chelsea e al PSG, su un portiere egualmente di caratura globale come Gianluigi Donnarumma, anch’esso tesserato dai francesi, su calciatori di ottimo livello e con ancora prospettive di crescita come Nicolò Barella, Federico Chiesa e Sandro Tonali e su un centravanti come Ciro Immobile che, sperando riesca finalmente a dare in Nazionale quello che riesce a garantire alla sua Lazio, ha cannibalizzato la classifica marcatori delle ultime stagioni della Serie A. Nonostante ciò, la nostra inferiorità percepita è persino superiore a quella reale, al punto che la vittoria degli Europei ci è parsa un miracolo sportivo. In questi ruoli, anche per i nostri migliori calciatori, il gap con Buffon, Pirlo, Baggio, Vieri, Totti, Del Piero, solo per citare i nomi più iconici e relativamente recenti del nostro passato, appare ancora incolmabile.
Come spesso accaduto nella storia dell’Italia, la chiave del successo azzurro agli Europei la si può rintracciare nella sua difesa. Il carisma e la dominanza di Giorgio Chiellini e la classe infinita di Leonardo Bonucci sono stati elementi decisivi. Ed è proprio la difesa il settore che fa da spartiacque fra l’Italia del passato e quella del futuro. Con Bonucci, ormai sempre più marginale nella Juventus, e Chiellini, volato negli States, se ne vanno forse gli ultimi due fenomeni italiani della loro generazione.
La clamorosa annata del duo azzurro, tra Europei e Juventus
L’evoluzione del ruolo di difensore è ormai in corso da un decennio. Non è raro vedere difensori capaci di abbinare a una fisicità dominante un’importante capacità di impostare e una grande velocità, elementi meno comuni nei difensori del passato. I migliori difensori centrali della scena calcistica attuale sono precisi, rapidi, imbattibili di testa e nell’anticipo. Altri hanno un gioco più personale, ma riescono a sopperire ai limiti tecnici con una cattiveria agonistica ingestibile per i centravanti avversari.
Salvo pochissime eccezioni, ognuna delle nazionali più forti al mondo ha un suo leader difensivo, un giocatore in grado di garantire un ricambio indolore rispetto al passato. E l’Italia?
L’unico prospetto interessante per l’Italia, tra quelli già avvezzi al grande calcio, sembra essere Alessandro Bastoni, campione d’Europa nel 2021 e titolare della difesa dell’Inter, con cui ha vinto lo scudetto lo stesso anno. Il classe ’99 nerazzurro è sicuramente un difensore moderno, strutturato e forte nell’anticipo, bravo nell’impostazione e non nuovo a sortite offensive. Tuttavia le innegabili qualità che lo caratterizzano vanno contestualizzate al nostro campionato, mantenendo un enorme punto interrogativo sulla competitività internazionale di Bastoni, apparso spesso in difficoltà nei match di Champions League giocati con la maglia dell’Inter. Inoltre, negli ultimi mesi, sembra abbia un po’ smarrito quelle doti che lo avevano reso un baluardo dell’Inter di Antonio Conte, ma potrebbe essere dovuto al momento della squadra nerazzurra – di fatto il problema non è solo suo ma dell’intero reparto difensivo meneghino. «Chi sarà il mio erede? Bastoni è fortissimo, con lui l’Italia può dormire in totale serenità», parole di capitan Giorgio Chiellini, che conferma la visione di un Bastoni come profilo più indicato per assumere il comando della difesa azzurra, anche se a dirla tutta per caratteristiche potrebbe essere pensato perlopiù come l’erede naturale di Bonucci. Con una maggiore tenuta mentale nel corso dei novanta minuti, le prospettive di crescita di questo ragazzo sono altissime.
A essere insostituibile sembra però proprio l’apporto a questa squadra di Giorgio Chiellini. L’ex difensore della Juventus nella kermesse europea è riuscito a imporre, a 37 anni, il suo volere sugli attaccanti più forti d’Europa, dando una prova di forza, anche mentale, sovrumana, considerando che nella Juventus stessa il suo ruolo di titolare iniziava fisiologicamente a vacillare e gli acciacchi fisici che cominciavano a colpirlo periodicamente. Inutile ipotizzare il nome dell’erede di Chiellini, che forse ancora non compare negli stadi del nostro campionato. Più logico provare a capire chi potrebbe affiancare Bastoni nella difesa dell’Italia del futuro. Francesco Acerbi, finora la prima alternativa scelta da Mancini ai due titolari, ormai passato all’Inter come vice de Vrij, almeno per quanto riguarda la Nazionale sembra poter seguire i colleghi verso il tramonto. Alessio Romagnoli ha recuperato il posto da titolare passando alla Lazio, ma servirà una grandissima stagione per riscattare gli ultimi anni in rossonero. Suggestiva l’idea di piazzare Rafael Tolói, fresco di naturalizzazione e vittoria dell’Europeo, nell’undici titolare degli azzurri. Il capitano dell’Atalanta potrebbe essere il profilo più adatto, vista anche l’età, per fungere da traghettatore della difesa dell’Italia fra l’era Chiellini e quella, sperando cominci il prima possibile, del suo erede. Ma forse l’opzione più probabile in questo momento è quella che vedrebbe assumere questo ruolo a Gianluca Mancini, nonostante i limiti che caratterizzano il centrale della Roma.
È chiaro che quel ruolo da traghettatore pensato per Tolói potrebbe farlo lo stesso Bonucci, nel percorso di qualificazioni e Nations League che precederà il prossimo grande torneo a cui ambiscono gli azzurri, ovvero EURO 2024, nel quale ci presenteremo peraltro da campioni in carica. Il problema è che, viste le caratteristiche del nativo di Viterbo e del compagno Bastoni, questa coppia potrebbe non completarsi e anzi potrebbe evidenziare i propri difetti, come abbiamo già visto in qualche uscita. A questo, naturalmente, si aggiungono tutti i problemi fisici e calcistici che stanno caratterizzando le ultime due stagioni del capitano azzurro.
Se queste sono le uniche opzioni che Roberto Mancini può valutare nel breve periodo, il futuro della nostra Nazionale potrebbe essere invece raccolto da profili che si sono affacciati da poco al grande calcio e hanno iniziato a mostrare qualcosa di interessante, anche se chiaramente ancora poco per capire quale sarà il loro percorso di crescita e di sviluppo calcistico. Parliamo di giocatori come Giorgio Scalvini, che potrebbe però affermarsi come centrocampista, Mattia Viti, acquistato dal Nizza dopo la buona stagione con l’Empoli, Matteo Lovato, che a Verona aveva mostrato delle qualità importanti, Caleb Okoli, che dopo la promozione con la Cremonese sta iniziando a trovare spazio nell’Atalanta, e Federico Gatti, non più giovanissimo, ma arrivato solo quest’anno in Serie A. Sebbene, analizzando le difese titolari delle nostre squadre, ci siano davvero pochissimi giovani centrali di nazionalità italiana, il futuro della nostra nazionale non può che dipendere dalla loro crescita e dalla capacità dei settori giovanili di fornire ai club nuove leve all’altezza delle precedenti.
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