Tomiyasu

Takehiro Tomiyasu, la virtù della necessità

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必要は発明の母

La necessità è la madre delle invenzioni»)

Quello sopracitato è un proverbio appartenente alla millenaria cultura giapponese. Il suo significato può essere correlato abbastanza facilmente alla – almeno per ora – breve carriera professionale di Takehiro Tomiyasu: la vita sportiva del difensore nipponico è infatti da sempre stata adattata alle necessità dei contesti nei quali ha esercitato ed esercita tutt’ora la figura di calciatore.

Almeno inizialmente però, il pallone non figurava tra gli interessi del giovane Takehiro. Nei suoi primi anni a Fukuoka – la città dove nacque il 5 novembre del 1998 –, infatti, Tomiyasu si dedica ad altro: il nuoto e l’atletica occupano le sue giornate sportive, anche se in nessuna delle due specialità eccelle in maniera rilevante. Si riconoscono certamente le sue buone doti atletiche, ma è la necessità di provare un’altra esperienza sportiva a far virare gli interessi suoi e della famiglia verso il mondo del calcio.

La madre delle invenzioni, così come viene citata nel proverbio di apertura, unita all’occasione della vita per i ragazzi del posto – un training camp del Barcellona svoltosi in quei giorni proprio a Fukuoka – fanno prendere il volo alla vita del giovane giapponese. Tomiyasu inizia a coltivare con dedizione l’arte del pallone e già a 16 anni esordisce nelle giovanili dell’Avispa Fukuoka, la squadra del suo paese natale. In due anni scala le gerarchie ed è già titolare nel campionato di seconda divisione giapponese.

I confini nazionali però iniziano a stare stretti a Takehiro e così, senza neanche esordire in J-League 1 – il principale campionato del paese del Sol Levante – il 16 gennaio 2018 arriva in Europa, al Sint-Truiden, squadra allora militante nella Pro League – la corrispondente belga della Serie A –, nella quale diventa molto presto titolare fisso, arrivando a toccare quota 40 presenze nella stagione 2018/2019. L’exploit in Europa gli fa conquistare anche la chiamata della Nazionale maggiore, nella quale ha già superato le 25 presenze e con la quale ha già calpestato palcoscenici di prestigio in campo internazionale.



I 188 cm fanno di lui un difensore strutturato, ma allo stesso tempo è sufficientemente mobile per affrontare con prontezza dei duelli in velocità. Arrivando – come detto precedentemente – dall’atletica leggera, Tomiyasu si permette di giocare molte volte in anticipo rispetto agli avversari, grazie a una grande capacità di lettura sia negli uno contro uno che nei contrasti aerei. Bravo nel recupero palla e in fase di copertura, dove però deve migliorare nel posizionamento e correggere alcuni errori di distrazione.

Il prototipo del difensore moderno prevede la capacità di far partire l’azione da dietro e, in questo fondamentale, il giovane difensore giapponese si è dimostrato decisamente pronto. Non stiamo chiaramente parlando di un regista a tutto tondo, ma salta subito all’occhio come egli sia abile nello smistare il pallone. Ama inoltre partire dal basso con la palla, anche sotto pressione, ed è decisamente abile con entrambi i piedi.

Caratteristiche più che confermate nella sua avventura in Serie A, dove è arrivato grazie al Bologna, che ha dovuto fare un investimento importante – 7 milioni di euro – per un ragazzo di soli 20 anni. Il giovane giapponese non ha deluso le aspettative ed è partito subito forte, senza timori reverenziali, riuscendo a convincere anche i tifosi più scettici con le convincenti prestazioni sul campo. Il nipponico si è da subito preso il posto da titolare come quarto di destra nella difesa schierata dal tecnico dei felsinei Siniša Mihajlović. Una titolarità che non ha mai lasciato, se non per qualche guaio di natura muscolare, riuscendo a mantenere un rendimento ottimale, peraltro senza adagiarsi al classico compitino spesso affibbiato agli esordenti.

Il nativo di Fukuoka ha chiuso il suo anno da rookie in Serie A con un bottino di tutto rispetto. Oltre ai tre assist messi a referto, Tomiyasu si è tolto anche la soddisfazione del primo centro in Italia, nella partita giocata a San Siro contro il Milan. Un gol figlio di un’azione manovrata dei bolognesi e che il difensore ha saputo ben finalizzare: dribbling secco su Alessio Romagnoli dal limite dell’area e fucilata di mancino dritta all’incrocio dei pali. Una rete che racconta molto delle grandi doti balistiche e della personalità di questo ragazzo.

Proprio la consapevolezza di poter reggere tali palcoscenici gioca un ruolo fondamentale nella stagione 2020/2021 di Tomiyasu. Il tecnico Mihajlović – in un mercato che ha portato in dote ai rossoblù nuovi arrivi per le fasce laterali, come il giovane Hickey e l’esperto De Silvestri, in aggiunta alla partenza di Bani – decide di schierare il giapponese come centrale della sua tradizionale difesa a quattro, dimostrando di avere una particolare fiducia sull’ottimo adattamento dal punto di vista tattico del ragazzo.

Una decisione che non smuove per nulla il rendimento complessivo del nipponico. Non è mai corretto appellarsi solo alla mera statistica per raccontare le gesta di un atleta, ma in questa occasione uno sguardo ai numeri rende l’idea della costanza avuta dal 23enne nel corso della sua esperienza in Serie A. Il susseguirsi di dati sembra quasi riflettersi allo specchio in tutti i fondamentali. Miglioramenti notevoli sul fronte dei duelli aerei vinti a partita – si passa dai 2 ai 3 di media nell’arco dei 90’ – oltre al bottino legato alla disciplina, dove si assiste a un dimezzamento dei gialli stagionali, passati da 8 a 4. Tomiyasu ha messo da parte la timidezza del nuovo contesto, lavorando sui punti deboli e perfezionando le sue già note caratteristiche tecniche e tattiche: il ragazzo non è più soltanto una lieta sorpresa.



Bologna, però, dava tutta l’aria di essere un trampolino di lancio verso lidi maggiormente prestigiosi, così come in effetti è stato con il trasferimento del giapponese all’Arsenal nell’estate del 2021 per una cifra vicina ai 20 milioni di euro.

Il passaggio ai Gunners si concretizza nell’ultimo giorno di mercato, e quindi a campionato già iniziato. Il giocatore approda in Inghilterra in uno dei momenti peggiori della gestione Arteta e in generale della storia recente dell’Arsenal: dopo le prime tre giornate di Premier League i londinesi sono ultimi con zero punti in classifica. Evidenti sono i problemi difensivi, per una squadra che sembra completamente allo sbando e dove si rivedono i fantasmi di una stagione parecchio complicata come quella passata. Il tecnico spagnolo, dopo la sosta di settembre, decide di intraprendere la strada della nuova linfa arrivata dalla campagna acquisti londinese. Nella nuova retroguardia a quattro si intravedono proprio Tomiyasu a destra e Ben White – arrivato dal Brighton per l’imponente cifra di 58 milioni di euro – in mezzo, con Gabriel e Tierney a completare il pacchetto.

Guardando ai primi movimenti del giapponese sul prato dell’Emirates riemerge uno dei fondamentali del nativo di Fukuoka: la sua capacità di trasformarsi e di adattarsi dal punto di vista tattico per salvaguardare la bontà delle proprie prestazioni. Un concetto che risale fin dall’incipit della sua carriera, quando al Sint-Truiden cresce come terzo di destra in una difesa a tre, per poi esordire con il Giappone da centrale e imparare i dettami a quattro in maglia Bologna.

Arteta capisce subito di avere davanti un vero e proprio jolly difensivo, abile con entrambi i piedi e dotato di un’ottima intelligenza calcistica malgrado la poco probante esperienza europea. Nel 3-2-5 in fase di impostazione Tomiyasu funge da terzino bloccato, permettendo così al pari ruolo di fascia opposta – Tierney o Tavares nella circostanza – di liberare la maggior propensione offensiva. In alcune occasioni di power play lo si vede addirittura affiancare i due di centrocampo, in una sorta di 2-3-5 che garantisce ulteriori soluzioni in zona gol.

Una posizione che per molti può sembrare irrazionale, resa, però, possibile dalla sua già citata abilità nel recupero palla, unita a una buona velocità di punta nelle corse in transizione difensiva. Arteta si fida molto della sua professionalità e sceglie di rischiare anche l’eventuale uno contro uno in ripartenza. Parole di elogio per Tomiyasu non sono ovviamente mancate e arrivano direttamente dalla voce dell’ex vice di Pep Guardiola, veramente impressionato dalle prestazioni del suo “hybrid player”: «Sono molto felice di averlo, prima di tutto come uomo, è veramente una grande persona. Sta facendo tutte le cose giuste, è un grande professionista e ci sta offrendo molta compostezza nelle retrovie, grazie al modo con cui difende e comprende il lavoro che vogliamo fare con lui».

Dopo quelle tre spaventose sconfitte iniziali, ovvero da quando lui ha messo piede per la prima volta in campo, l’Arsenal non ha più perso una partita, dando inizio – nel momento in cui scriviamo – ad un filotto di 9 risultati utili consecutivi – 7 vittorie e 2 pareggi. Un ruolino di marcia fondamentale per la risalita dai fondi della classifica e che dà morale a un gruppo finalmente coeso alle idee del proprio allenatore.

Il progetto non può che far bene alla crescita tecnica di un Tomiyasu posto al centro del corso Arteta e mai come in questo caso è doveroso aggrapparsi al ‘Trust the Process‘ di matrice statunitense. Il lavoro sul campo del giapponese rappresenta al meglio un disegno nel quale, ancora una volta, è la necessità a trainare le migliori virtù o abilità insite nell’animo umano, esaltate dalla professionalità e dall’applicazione in chiave pratica. D’altronde, non ci si potrebbe aspettare nient’altro dalla madre delle invenzioni.

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