Lille Galtier

L’impresa irreale del Lille di Christophe Galtier

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Lo scenario attuale del mondo del calcio, così come avviene nella stessa società che questo sport lo ha creato, vede il divario tra i club più ricchi e potenti e quelli di medio/basso livello ampliarsi sempre di più. Questa tendenza apparentemente incontrastabile ha reso tollerabile l’idea che, per poter vincere, l’unico aspetto importante sia quello legato all’ingente quantità di denaro investito. Nella maggior parte dei casi, soprattutto se il gap sul quantitativo di moneta impiegato è parecchio ampio, è effettivamente così, ma realtà come il Lille di Christophe Galtier, che nella stagione 2020/2021 è riuscito a vincere il campionato francese contro un colosso continentale come il Paris Saint-Germain di Nasser Al-Khelaïfi, rappresentano il fatto che, anche senza le consistenti e continue immissioni di denaro sul mercato, con grande competenza e passione si possono ottenere risultati inimmaginabili.


L’incontro tra il Lille e Galtier

Esclusa la parentesi gloriosa dalla seconda metà degli anni Quaranta alla prima degli anni Cinquanta, il Lille è sempre stata una squadra da alti e bassi; il marsigliese Christophe Galtier, dopo un decennio da vice – con in mezzo una squalifica di sei mesi per aver aggredito l’allora centrocampista del Monaco Marcelo Gallardo –, ha ottenuto nel 2009 la sua prima panchina, in una vecchia gloria del calcio francese come il Saint-Étienne, con il quale ha aperto un ciclo di otto stagioni che li ha visti passare da una clamorosa retrocessione sfiorata al ritorno in Europa, con in mezzo la vittoria della prima Coupe de la Ligue della propria storia – nonché unico trofeo di primo livello messo in bacheca dal 1982 ad oggi.

Così come quella con i Verts, la sua avventura al Lille inizia in una situazione disastrosa. I Dogues infatti, quando arriva Galtier a fine dicembre, sono diciottesimi in classifica, in piena zona retrocessione. Nella prima metà del campionato, con in panchina el Loco Bielsa, la squadra si era impantanata in una serie di risultati negativi, anche a causa delle diatribe tra l’allenatore argentino e la società – in particolare Bielsa era stato prima sospeso e poi licenziato dopo essersi recato in Cile senza autorizzazione per trovare un suo amico malato terminale.

La squadra non poteva nemmeno agire sul mercato a causa delle restrizioni imposte dalla DNCG (Direction Nationale du Contrôle de Gestion), ma Galtier riesce comunque ad ottenere la salvezza con tre vittorie consecutive dalla quartultima alla penultima giornata, chiudendo al diciassettesimo posto, a +1 dal Tolosa.


La programmazione e la crescita del Lille

Ottenuta in extremis la salvezza nell’annata precedente, Galtier inizia la sua prima stagione intera sulla panchina del Lille con un piglio totalmente diverso. Ai già lanciati da Bielsa Mike Maignan e Nicolas Pépé, si aggiungono gli acquisti Jonathan Bamba, Rafael Leão e Jonathan Ikoné, oltre alla grande esperienza di José Fonte. La squadra viaggia a ritmi altissimi e chiude il campionato al secondo posto, conquistando la qualificazione alla Champions League a sette anni di distanza dall’ultima volta.

La stagione successiva inizia con un mercato che mette ulteriore carne al fuoco. La cessione di Leão al Milan e soprattutto quella di Pépé all’Arsenal – all’epoca la più costosa nella storia dei Gunners –, permette al club di investire in maniera mirata e intelligente. Arrivano il turco Yusuf Yazici dal Trabzonspor, il portoghese Renato Sanches dal Bayern Monaco e il nigeriano Victor Osimhen dal Charleroi. Il campionato viene però interrotto a dieci giornate dalla fine a causa della pandemia da COVID-19.

La parte di Ligue 1 affrontata dalla squadra di Lilla è bastata però per permettere a Galtier di valorizzare i propri giocatori. Così come nella precedente sessione di mercato, una singola cessione – in questo caso quella di Osimhen, l’acquisto più costoso nella storia del Napoli – permette di finanziare degli investimenti estremamente oculati. Al direttore sportivo Luís Campos – che era già stato protagonista di una vittoria da Davide contro Golia quando costruì il Monaco capace di scippare il titolo al PSG – bastano la metà dei ricavi della cessione del nigeriano per assicurarsi il suo sostituto, il canadese Jonathan David dal Gent, e quello di Gabriel – lui ceduto all’Arsenal –, il centrale delle giovanili dell’Ajax Sven Botman. Con lo scopo di ottenere un giusto mix tra giovani ed esperti, ai due già citati viene aggiunto anche il trentacinquenne Burak Yilmaz, alla sua prima esperienza nel grande calcio europeo dopo una vita passata a gonfiare le reti degli stadi turchi.


Come giocava il Lille di Christophe Galtier

Per la stagione 2020/2021, Christophe Galtier mette in campo la sua squadra con un 4-4-2 molto compatto. La porta è affidata all’eccentrica sicurezza di Mike Maignan, un ragno francese di origini haitiane-guianesi che si rivelerà nel corso della stagione come il miglior portiere della Ligue 1. Chiude l’annata infatti come portiere meno battuto – soltanto 23 reti concesse – e con il maggior numero di clean sheet – 21 in campionato, 23 totali.

Ad aiutarlo ad ottenere questi risultati è stata chiaramente la difesa, zona del campo fulcro per il successo dei Dogues. A bloccare le sortite offensive al centro ci sono il leader e capitano José Fonte a destra e il giovanissimo Sven Botman a sinistra, coadiuvati dal lavoro dei due mediani Boubakary Soumaré – titolare durante gran parte della stagione a causa dei tanti problemi fisici di Renato Sanches, protagonista comunque di ottime prestazioni quando è stato a disposizione – e Benjamin André.

La compattezza centrale del LOSC ha spesso obbligato gli avversari a deviare il proprio gioco sulle fasce, dove i cross erano però facile preda dei due difensori o dello stesso Maignan, abilissimo nelle uscite.

In fase di possesso palla la squadra costruisce con una difesa a tre, formata dai due centrali che fanno da braccetti e André che si abbassa sulla linea dei difensori – la cosiddetta salida lavolpiana. La squadra passa velocemente dalla grande ermeticità difensiva all’estrema ampiezza offensiva, con i due terzini – Zeki Çelik a destra e Reinildo a sinistra – che avanzano e gli esterni – Jonathan Ikoné o Luiz Araújo a destra e Jonathan Bamba a sinistra – che si allargano lungo le fasce.

L’obiettivo è quello di creare il maggior numero possibile di linee di passaggio, e in questo aspetto sono fondamentali i movimenti dei quattro giocatori sull’esterno. Sia i terzini che le ali non sono dunque fermi in attesa di ricevere la palla, ma in base allo sviluppo dell’azione e del movimento dei compagni vengono dentro il campo, si sovrappongono e attaccano la profondità.

Negli ingranaggi della squadra sono naturalmente coinvolte anche le due punte, Jonathan David e Burak Yilmaz. Il primo soprattutto – sia per capacità associative che atletiche – viene spesso incontro al pallone, in modo da non dare un riferimento fisso in area al difensore centrale. Quando questo aspetto è stato particolarmente richiesto da Galtier, si è ritagliato il suo spazio Yusuf Yazici, più un trequartista che una vera punta ma ideale contro difese più schiacciate.

Portando in avanti quattro attaccanti – più i terzini, spesso e volentieri – e permettendo loro di avere tante opzioni di passaggio, il Lille ha spesso impressionato positivamente per la qualità e la rapidità della propria manovra offensiva, sia nello stretto – sfruttando l’ottimo tasso tecnico dei giocatori – che nel lungo – sfruttando la velocità degli esterni e di David. Questo non deve indurre a pensare che la squadra avesse l’ambizione di “entrare in porta con il pallone”, anzi, molto spesso i Dogues hanno optato per la conclusione dalla distanza, un punto di forza parecchio incisivo grazie alle doti balistiche dei giocatori di Galtier.


La cavalcata trionfale

Come avviene ormai da qualche tempo, la Ligue 1 inizia con una sola squadra che ha il reale obiettivo di vincere il campionato. Il PSG, reduce dalla finale di Champions persa contro il Bayern Monaco, è infatti una squadra troppo più attrezzata delle altre per potersi permettere di non vincere – basti pensare che i soli stipendi dell’epoca di Neymar (31 milioni) e Mbappé (18 milioni) pareggiavano l’intero monte ingaggi del Lille. Le altre, al massimo, possono ambire ai due posti rimanenti per la qualificazione in Champions, e la squadra di Galtier è tra queste, insieme principalmente a Lione e Monaco.

Nemmeno le due sconfitte consecutive nelle prime due partite – peggior avvio dalla stagione 2011/2012 – innestano il sospetto di un Paris non campione, e infatti la squadra di Thomas Tuchel torna a mostrare il proprio valore e, guidata dal solito Kylian Mbappé – che aveva saltato le prime tre gare poiché positivo al COVID –, apre un filotto di otto vittorie consecutive, che la porta in testa alla classifica dopo le prime dieci giornate.

Il Lille di Galtier è partito bene nonostante qualche stop di troppo, collezionando cinque vittorie e quattro pareggi nelle prime nove gare. La prima sconfitta è arrivata contro lo Stade Brestois proprio alla decima giornata, permettendo il sorpasso a +2 del PSG.

La squadra riparte subito bene spazzando via il Lens con un secco 4-0 nel Derby du Nord, e nelle sei partite successive mette a referto quattro vittorie e due pareggi – tra i quali uno 0-0 nello scontro diretto contro il Paris –, prima della seconda sconfitta stagionale, arrivata in casa contro l’Angers. Dopo diciotto giornate il Lille è scivolato nel gradino più basso del podio, ma è soltanto a -3 dalla vetta. A testimonianza della costante presenza dei Dogues al vertice della classifica, questo distacco dal primo posto sarà quello con il margine maggiore dell’intero campionato.

La sconfitta non abbatte la squadra di Galtier, e anzi gli dà lo stimolo per iniziare il filotto di vittorie e di risultati utili consecutivi più lungo del proprio campionato – otto vittorie, le prime sei di fila, e tre pareggi.

Nel frattempo l’enorme impiego di energie fisiche e mentali in Champions League del Paris Saint-Germain – che nel mentre aveva esonerato Tuchel e chiamato Mauricio Pochettino al suo posto – causa ai parigini quattro sconfitte tra la fine di gennaio e l’inizio di aprile. L’ultima arriva proprio nello scontro diretto tra le due principali contendenti al titolo, al Parco dei Principi. Il Lille, subito dopo la sua terza ed ultima sconfitta in campionato, a causa della quale era stato agganciato dai parigini, torna a conquistare la vetta solitaria grazie ad una vittoria di misura firmata Jonathan David.

Da quel momento in poi, con il proprio destino in mano, il Lille deve crederci e non mollare più la testa della classifica. In mezzo, però, c’è la complicatissima trasferta contro il Lione di Rudi García – l’ultimo allenatore campione di Francia con il LOSC.

Dopo quarantacinque minuti di gioco, la squadra di Galtier è sotto di due reti, con il PSG che nel pomeriggio aveva battuto il Metz ed era tornato in vetta. La prima frazione di gioco sta per terminare, ma nel recupero c’è tempo per una punizione da zona centrare che Burak Yilmaz si incarica di battere: siluro imparabile e duplice fischio sul 2-1. È la scossa decisiva che risveglia il Lille, che nella ripresa prima pareggia con David – su assist di Yilmaz – e poi la vince a cinque dalla fine con uno scavino dell’Imperatore turco, lanciato in contropiede da una spizzata del connazionale Yazici.

A fine campionato saranno sedici i gol e cinque gli assist di Burak Yilmaz in Ligue 1, numeri che raccontano la grandissima stagione da trascinatore assoluto del turco, che verrà eletto giocatore dell’anno.

Dopo la vittoria al Mauroy con il Nizza e un’altra goleada ai rivali storici del Lens – uno 0-3 al Bollaert-Delelis che non ammette repliche –, il Lille inciampa in uno 0-0 casalingo contro la storica ex squadra di Galtier, il Saint-Étienne. Aleggia nell’aria lo spettro di una favola che si interrompe sul più bello, quando i Dogues si presentano ad Angers per l’ultima di campionato.

Gli incubi e le preoccupazioni vengono però prima allontanate dal gol di David, servito da Renato Sanches dopo una grande giocata, e poi definitivamente stese dal solito Burak Yilmaz, che non si fa ipnotizzare dagli undici metri. Non serve a nulla il gol di Fulgini al 91′, a dieci anni di distanza dall’ultimo trionfo, e per la quarta volta nella propria storia, il Lille è campione di Francia.

A causa dei gravi problemi economici della società, il Lille di Galtier è stato quasi totalmente smantellato nel giro di qualche sessione di mercato. I giocatori sono stati ceduti ad alcune delle migliori squadre d’Europa e lo stesso allenatore ha lasciato il club dopo quattro stagioni, ma gli uomini capaci di questa impresa meravigliosamente irreale sono ormai indelebilmente impressi nella storia del Lille, della Francia calcistica e dell’intero mondo del pallone.

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