El Bilal Touré Atalanta

I sette gol che hanno convinto l’Atalanta a investire su El Bilal Touré

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L’investimento fatto dall’Atalanta su El Bilal Touré – 28 milioni di euro più 3 di eventuali bonus e il 15% sulla futura rivendita – è molto pesante. Non lo è chiaramente se accostato alle spese provenienti dagli Stati del Golfo Persico che negli ultimi mesi hanno invaso l’Europa, o se anche solo ci soffermiamo sugli acquisti dei club di Premier League, ma lo diventa se rapportato all’universo della Serie A, dove anche quest’anno le cifre più alte registrate dai club sono state iscritte tra le voci in entrata. Senza alcun dubbio lo è per i bergamaschi, che una cifra simile sul mercato non l’aveva mai investita.

La dirigenza dell’Atalanta ha deciso assicurarsi un sostituto per il partente Hojlund e un’alternativa per dare un po’ di respiro al fedelissimo Zapata, e la scelta è ricaduta sul centravanti dell’Almería El Bilal Touré, che nell’ultima stagione ha totalizzato uno score di 7 gol e 2 assist nelle 21 partite disputate in Liga.

Il suo curriculum parla di un attaccante non molto prolifico fino a questo momento, eppure i nerazzurri hanno scelto di puntare forte sul ventunenne maliano. D’altra parte stiamo parlando di un giocatore ancora all’inizio della propria carriera, la cui traiettoria certamente non può essere definita solo attraverso lo snocciolamento di statistiche di base come gol e assist. Di un giocatore come Touré va intuito il potenziale, il modo con cui quella manciata di reti è venuta fuori, come se si dovesse visualizzare una scultura pronta da un blocco informe di marmo. Gian Piero Gasperini, in quei sette gol segnati da El Bilal Touré, deve aver intravisto un attaccante plasmabile secondo le necessità della sua Atalanta.

Proviamo a calarci allora nei panni di Gasperini, cercando nelle pieghe delle azioni che hanno portato ai gol di Touré i motivi per cui è stato acquistato dalla Dea.


Almería-Rayo Vallecano 3-1

Il primo gol di El Bilal nella sua avventura andalusa è la firma del 3-0 contro il Rayo Vallecano. È un gol da centravanti d’area classico, che sa farsi trovare nel posto giusto al momento giusto, dopo una spizzata verso il dischetto del rigore da parte di Gonzalo Melero. Touré fa un unico gesto repentino con la gamba destra, che allunga fino a trovare l’impatto con il pallone con la parte esterna del collo. La sfera si impenna e termina quasi all’incrocio dei pali. È una di quelle reti che abbiamo visto fare a Zapata per anni, con la palla che però sembrava quasi calamitata da un corpo così denso da comportarsi come un pianeta. Il corpo di El Bilal forse non ha la stessa densità, ma il senso della posizione è molto simile, tale da permettergli di trovarsi quantomeno nell’orbita del pallone. A quel punto è lui a colmare la distanza che li separa allungandosi. Non è però uno di quei giocatori che appena può ne approfitta per tirare, come in questo caso: è nel 95° percentile per quanto riguarda il rapporto di conversione Gol/Tiri, pur tirando molto poco – 2 tiri a partita, 18° percentile tra gli attaccanti della Liga. È un giocatore che ha bisogno di avere un certo controllo sul pallone, di arrivare bene al tiro costruendoselo attraverso ottimi movimenti o aggiustandosi bene il pallone. Un gol come questo, arrivato di prima, con El Bilal leggermente scoordinato che quasi dà le spalle alla porta, è probabilmente un’eccezione in questo momento della sua carriera.

Real Betis-Almería 3-1

Nella sconfitta per 3-1 contro il Betis, Touré segna il gol del momentaneo pareggio. È un gol apparentemente semplice, con Luiz Felipe troppo leggero in marcatura – lo lascia praticamente solo, incerto se scattare in avanti per recuperare il pallone o arretrare –, dove però non si comporta da punta classica, pur agendo da centravanti di riferimento in un 4-3-3. Si è decentrato, arretrando di qualche metro, nel mezzo spazio sinistro del campo, dove si sottrae alla possibilità di una marcatura aggressiva da parte dell’ex Lazio. Con uno scatto leggero detta il passaggio a un suo compagno di squadra, passando alle spalle del difensore. Potrebbe andare al tiro direttamente incrociando di sinistro dall’interno dell’area di rigore, invece fa un movimento strano con il corpo prima di impattare: con una mezza rotazione all’indietro della gamba destra aggiusta la postura in modo da poter tirare di destro, il suo piede preferito. Il tiro di piatto esce pulito e il pallone si accomoda alle spalle del portiere del Betis, ma nel frattempo l’italo-brasiliano aveva quasi recuperato. La necessità di controllare quasi alla perfezione tutte le variabili nel momento del tiro aumenta da un lato le probabilità di inquadrare meglio la porta, ma dall’altro lato espone l’attaccante maliano alla possibilità che le difese avversarie riescano a guadagnare il tempo necessario per sventare la minaccia. In questi frangenti El Bilal si affida ancora troppo poco all’istinto, non fidandosi degli aspetti del suo gioco che ancora non riesce a padroneggiare al meglio – in questo caso l’uso del piede debole. Interessa però di più il modo in cui riesce a nascondersi tra le pieghe dei mezzi spazi, come riesce a svuotare l’area di rigore per poi riempirla con scatti in profondità silenziosi e inaspettati. Un aspetto di El Bilal Touré che sicuramente interessa molto all’Atalanta, abituata a giocare con il 3-4-1-2, in cui le punte di Gasperini, a turno o contemporaneamente, sono chiamate a fare tanto movimento per favorire gli inserimenti dei trequartisti e togliere punti di riferimento alle difese avversarie.


Almería-Girona 3-2

Il terzo gol di questa compilation è un harakiri da parte della difesa del Girona, completamente in controllo su un rinvio lungo da parte del portiere dell’Almería. Il difensore tenta un passaggio di testa all’indietro verso Martín, che però nel frattempo aveva lasciato i pali incustoditi. La palla lo scavalca e si indirizza lentamente verso la porta. Potrebbe entrare da sola, ma El Bilal si lancia alla rincorsa e la spinge in rete giusto in tempo per prendersi la soddisfazione del suo terzo gol in campionato. Non è un gol che ci racconta molto di Touré, se non dell’intensità che mette in campo. Prima del pasticcio difensivo, El Bilal era impegnato in un duello individuale con Bueno, che non riesce a contrastarlo né in velocità né fisicamente e si lascia superare. Con la coda dell’occhio Espinosa si accorge che il numero nove dell’Almería si sta avventando sul pallone sparato come un cannone, e decide di affrettare la giocata verso il portiere invece di provare a controllare la sfera, poiché troppo impegnato ad attenzionare il movimento dell’avversario e non quello del compagno. Per un’Atalanta che vuole tornare ai livelli di aggressività dei vecchi fasti, un giocatore che come El Bilal Touré metta questa intensità in fase di pressing sarebbe fondamentale, soprattutto dopo mesi in cui Gasperini era stato costretto ad adattare nel ruolo di centravanti trequartisti dinamici per nascondere la scarsa condizione atletica di Muriel e Zapata.

Almería-Atlético Madrid 1-1, Espanyol-Almería 3-3

Un fondamentale che rende Touré decisamente diverso da Hojlund è il colpo di testa. Il danese non si è mai distinto per le sue qualità aeree, preferendo aggredire l’area di rigore chiedendo e ricevendo palloni bassi, su cui si avventa come se per segnare debba necessariamente superare la linea di porta insieme ad essi, scivolando sul terreno in una pallida imitazione rugbistica. El Bilal non è nemmeno lontanamente vicino a quel tipo di attitudine nel gioco incontro alla porta: non ha la forza bruta di Hojlund né la sua velocità, e occupa l’area di rigore diversamente, in modo meno aggressivo e più ragionato. Se non riesce ad imporsi attraverso l’uso del fisico, si adatta scegliendo alla perfezione il luogo e il tempismo con cui occupare l’area di rigore, senza bombardarla. Soprattutto, a differenza di Hojlund, preferisce impattare il pallone in aria piuttosto che a terra, trovandosi molto più a suo agio colpendo il pallone di testa.

I gol contro l’Atlético Madrid e contro l’Espanyol sono un esempio di quanto detto sopra. Nel primo caso Touré si muove alle spalle di Witsel, che lo sta marcando a distanza, per intercettare il cross dalla trequarti di Robertone, su cui si tuffa con un tempismo perfetto. Il cross è dolce e preciso, uno di quelli tra difesa e portiere che rendono quasi impossibile l’intervento del centrale, e facilita il compito a El Bilal, che però ancora una volta è bravo a tenersi lontano dalla marcatura di Witsel, dandogli un senso di falsa sicurezza – appena prima del cross il difensore dell’Atlético dà un’occhiata proprio a Touré per assicurarsi di essere in controllo – per poi scegliere esattamente il momento in cui distruggere le sue certezze, attaccandolo alle spalle. È un movimento sul secondo palo quasi perfetto: se Witsel decidesse di intervenire il rischio di autogol sarebbe dietro l’angolo, così aspetta di farsi scavalcare dal pallone per spazzarla verso l’esterno, ma a quel punto El Bilal gli ha già preso il tempo e sta concludendo in porta, senza che il belga possa fare nulla per intervenire.

Nel gol contro l’Espanyol, invece, Touré passa davanti al difensore e conclude di testa sul primo palo. Anche qui, lo stacco non arriva attraverso un’imposizione fisica, come ad esempio accade spesso nell’Atalanta con Zapata, dove il colombiano prende posizione sovrastando l’avversario, talvolta quasi saltando da fermo. Qui El Bilal inizia a disorientare il difensore già al limite dell’area, con una leggera spinta che lo aiuti a prendere le distanze. Una volta che si è formato un metro di spazio tra lui e il difensore dell’Espanyol, inizia a danzare continuando a mantenersi lontano da lui, prima fintando di attaccare il primo palo, poi rallentando la corsa e iniziando il contromovimento verso il secondo. Calero si accorge dell’attacco al secondo palo e fa un passo per avvicinarsi a lui, ma nel momento stesso in cui si muove per accorciare la distanza tra lui e il centravanti, questo scatta sul primo palo, proprio quando il cross sta partendo dal piede di Centelles, e un secondo dopo la palla è dietro Joan García. In entrambi i casi Touré non ha avuto bisogno di ingaggiare nessun duello fisico con i difensori. Ha invece sfruttato la tensione che gli stessi difensori provano quando devono marcare un giocatore che senza preavviso sa sparire dai radar, per poi riapparire quando non c’è più niente da fare, come in un film horror in cui l’inquadratura della telecamera si sposta da un punto per un solo secondo, ma sappiamo già che il secondo dopo in quel punto ci aspetta l’ennesimo jumpscare.


Girona-Almería 6-2

Anche il gol del 2-6 al Girona è esempio di come El Bilal sappia sfruttare benissimo le disattenzioni e le incertezze difensive, per trarre vantaggio dal suo continuo movimento. Non è un attaccante che ama attaccare spesso la profondità – né con il pallone né senza di esso –, preferendo un tipo di gioco più associativo con i compagni, eppure lo abbiamo visto nelle altre azioni da gol muoversi talmente bene in area di rigore o a ridosso di essa per smarcarsi dagli avversari, che non vi è motivo di pensare che quei movimenti non possa replicarli anche più lontano dalla porta. In questo specifico caso è possibile che il vantaggio acquisito dal Girona abbia fatto rilassare eccessivamente i difensori, impreparati ad assorbire lo scatto in profondità di Touré dopo un movimento a mezzaluna che gli aveva permesso in un primo momento di rientrare dal fuorigioco e successivamente di tagliare fuori l’intera difesa avversaria. L’Atalanta solitamente porta tanti uomini in zona gol, e situazioni del genere non sono usuali nello scacchiere di Gasperini. È però anche vero che Zapata – e soprattutto Muriel – ci hanno abituato spesso a questi movimenti. Chissà che grazie a loro Touré non possa iniziare a fare costantemente questi movimenti per aggiungerli al suo bagaglio esperienziale.

Almería-Barcellona 1-0

La vittoria più prestigiosa dell’Almería in questa stagione è arrivata contro il Barcellona futuro campione di Spagna, la squadra con la difesa migliore del campionato. Anche qui, come in precedenza, apprezziamo il modo in cui Touré riesca a liberarsi del difensore scappandogli alle spalle. Eric García gli sta addosso finché può, sporcando la ricezione spalle alla porta del maliano, che comunque riesce a fare da sponda per Suárez. Nel momento in cui il pallone si stacca dal suo petto, però, García perde il contatto con El Bilal, distratto dal movimento verso l’esterno del pallone. È di questi momenti che il nuovo giocatore dell’Atalanta approfitta: gli attimi in cui l’attenzione del difensore non è ancora focalizzata del tutto sul pallone o sul giocatore di riferimento. Touré sfrutta questa dualità per sparire e ricomparire.

All’inizio dell’azione ci rendiamo conto anche di come l’ex Almería sia un giocatore associativo, che si trova a suo agio spalle alla porta, soprattutto se riceve in porzioni di campo non troppo avanzate. Qui, appena dopo il centrocampo, con un solo tocco riesce a proteggere il pallone e contemporaneamente a servirlo indietro al compagno, poi autore dell’assist. Non è un caso che Touré nell’ultimo anno abbia vinto il 47,5% dei duelli aerei che ha disputato, né che perda pochissimo il pallone – 0,73 volte a partita. E soprattutto, pur toccando poche volte il pallone nella trequarti offensiva – 12,29 volte per 90 minuti –, riesce a servire i compagni in situazioni che molto spesso permettano di andare al tiro o addirittura segnare – 1,97 passaggi che conducono al tiro ogni 90 minuti, 78° percentile per passaggi che conducono al gol. Nell’Atalanta di Gasperini una punta che permetta alla squadra di risalire il campo, così da costruire azioni offensive corali favorendo l’associazione tra trequartisti, attaccanti e esterni di centrocampo, sarebbe una manna dal cielo, dopo aver perso un centravanti che da solo sembrava potersi caricare il peso del mondo sulle spalle, a volte anche correndo il rischio di lasciare indietro i compagni.

La perdita di Hojlund è stata inevitabile, per la cifra ottenuta in cambio e per le aspirazioni di un calciatore dalle prospettive immense per cui ormai il confronto con la Premier League sembrava inevitabile. Sarà un colpo difficile da assorbire, e sarebbe stato quasi impossibile provarci cercando un giocatore con le stesse caratteristiche del danese. La speranza dell’Atalanta è di aver preso con El Bilal Touré un giocatore molto diverso, ma che possa permettere a Gasperini di tornare nella sua comfort zone. Un giocatore in grado di associarsi con i compagni al meglio, di poter ricoprire più ruoli in campo e di manipolare le difese avversarie. La speranza, in poche parole, di aver preso un giocatore più funzionale al motore della Dea.

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