Juninho

La magia di Juninho Pernambucano

PSS Slider

Magico. Solo così si può definire Juninho Pernambucano, uno dei centrocampisti più incredibili della storia del calcio. Le sue punizioni, calciate da quel magico piede destro, hanno ingannato decine e decine di portieri, hanno sfidato le leggi della fisica, eppure non lo hanno mai consacrato come uno dei migliori centrocampisti della sua epoca. Infatti, nonostante di Juninho se ne parli e soprattutto se ne sia parlato molto, nessun top club è mai riuscito a strapparlo al Lione, che ha avuto la fortuna di averlo nei suoi anni migliori. Quegli anni in cui ogni avversario evitava di commettere fallo negli ultimi 25 metri, conscio del fatto che il trequartista brasiliano avrebbe potuto metterla dentro da qualsiasi posizione. Letteralmente.


Gli incantevoli inizi in Brasile

Antônio Augusto Ribeiro Reis Júnior nasce il 30 gennaio del 1975, nella popolosa città costiera di Recife, e proprio nella primavera della squadra locale comincia a giocare a calcio, fino ad esordire in prima squadra. Da subito mette in mostra un talento impressionante, riuscendo così ad attirare su di sé l’interesse dei principali club del Paese, che scatenano una vera e propria guerra pur di accaparrarsi a parametro zero uno dei migliori prospetti del calcio brasiliano.

Alla fine la spunta il Vasco da Gama, con cui Juninho conferma tutte le altissime aspettative riposte in lui: sin da subito prende in mano le redini del centrocampo del Gigante da Colina, diventando il cuore tattico e tecnico di una squadra che dipende interamente dalle sue geometrie e dalle sue giocate, oltre che da suoi gol. Sono infatti lui e il compagno Edmundo a guidare il Vasco alla vittoria del Brasileirão del 1997. L’estate porta via Edmundo, che si trasferisce alla Fiorentina per inseguire il sogno europeo, mentre Juninho resta per seguire il suo sogno, ovvero vincere la prima Copa Libertardores della storia della sua squadra, che arriva l’anno successivo, grazie soprattutto a lui, che comincia a trovare anche estimatori in Europa. I club interessati sono moltissimi, benché altrettanti siano incuriositi da quel talento così particolare per essere brasiliano: niente dribbling irriverenti o giocate spettacolari, ma un semplicità disarmante nel gestire il pallone, e soprattutto una capacità fuori dal comune nel battere i calci piazzati.

Il brasiliano, però, è un giocatore saggio nonostante i soli 23 anni, e non cede alle lusinghe dei top club, consapevole di avere ancora tanto da dare in Brasile: insomma, rischiare non è mai stato nelle vene di Juninho, e, forse, se l’avesse fatto, avrebbe raggiunto ben altri livelli nel calcio che conta.

Negli anni successivi al Vasco ritornano tutti i big che l’avevano lasciato per l’Europa: Romario, Juninho Paulista e lo stesso Edmundo vanno a comporre, insieme a Juninho, che proprio in virtù dell’arrivo di Paulista riceve il soprannome di Pernambucano – poiché egli viene dalla regione di Pernambuco –, il reparto offensivo più forte di tutto il Brasile, e infatti nel 2000 arrivano sia il Brasileirão che la Copa Mercosur.

La rottura con il Vasco

Il Reizinho de São Januário – piccolo re dello stadio del Vasco da Gama – ha 26 anni, ed è all’apice della sua carriera: in 6 anni ha conquistato tutto il Brasile, in particolare i suoi tifosi, meritando le lodi di tutti gli addetti ai lavori. Adesso i club europei sono più che decisi a portarlo finalmente nel Vecchio Continente, e questa volta Juninho decide di accettare, scegliendo il Lione. La sua scelta, però, si scontra con il volere del Vasco da Gama, intenzionato a trattenerlo o quantomeno a fargli rinnovare il contratto in scadenza, temendo di perderlo a zero. Il talentuoso centrocampista, esasperato, inizia una guerra legale con il club brasiliano, che alla fine lo vede vincitore. Nonostante la dirigenza abbia cercato di gettare fango sul suo comportamento, Juninho è rimasto il beniamino dei tifosi del Vasco, che successivamente lo riaccoglieranno anche per la sua ultima stagione fra i professionisti.


Un brasiliano atipico per il Lione

Juninho arriva in Europa con la fama del talentuoso trequartista brasiliano, già affermato in patria e con tanta esperienza alle spalle. Tutti si aspettano l’ennesima stella dribblomane, uno di quei giocatori che divertono il pubblico con tante giocate ad effetto, che però spesso rimangono fini a sé stesse: per questo, quando vedono il centrocampista in campo, un po’ rimangono delusi. Inizialmente c’è diffidenza verso quel 26enne poco appariscente, che però si rivela sin da subito fondamentale per gli equilibri della squadra, poiché sa giocare sia da centrale di centrocampo che da trequartista e in alcuni casi persino da ala. Inoltre, non esagera mai, cerca sempre la giocata più semplice e quando va al passaggio lungo, il suo piedino fatato mostra tutto il suo straordinario talento, che emerge in maniera ancora più prorompente sui calci piazzati, di cui Juninho è lo specialista per eccellenza, benché i tifosi, all’inizio, non sappiano nemmeno quale tecnica speciale utilizzi nel batterli.

Il Lione della stagione 2001/2002 è una squadra carica di aspettative, che, dopo un ventesimo secolo di delusioni e pochissimi trofei, vuole affermarsi come una delle principali squadre francesi. Nelle precedenti stagioni, infatti, la squadra ha cominciato a raccogliere i primi risultati di un certo spessore, piazzandosi quasi sempre nelle prime tre posizioni in classifica. L’anno prima è arrivata addirittura seconda, vincendo anche la Coppa di Lega, e per la stagione in partenza si aspetta di competere ancora più seriamente per il titolo di campione, dato che la società ha investito altri 35 milioni sul mercato per rafforzare la rosa. Fin dall’inizio del campionato, il Lione si trova sempre nelle posizioni di vertice, lottando con Lens, Auxerre e PSG, e alla fine, con solo 2 punti vantaggio, per la prima volta nella sua storia, arriva prima nel massimo campionato francese, vincendo quello che sarà l’ultimo campionato di Division 1, che poi verrà rinominato Ligue 1. Juninho ha un buon impatto con il campionato francese e realizza 5 gol e 3 assist in 29 partite giocando da mezzala, un ruolo inedito per lui, che aveva sempre giocato da trequartista o da centrale. I tifosi del Lione iniziano ad apprezzare le sue qualità apparentemente basilari, e non sanno che quello è solo l’inizio di un meraviglioso decennio.


Gli anni migliori in Francia

Nella stagione successiva Juninho viene avanzato sulla trequarti, complice l’arrivo di Le Guen sulla panchina del Lione, e la sua stella ricomincia a brillare come in Brasile: sono 13 i gol segnati in campionato, che viene di nuovo vinto insieme alla Supercoppa francese da un Lione capace di dominare in Francia, ma assolutamente poco competitivo in Europa, dove infatti la sua avventura finisce già ai gironi. Dalla batosta i giocatori riescono però a conoscere meglio il calcio che si gioca in Europa, e infatti già l’anno dopo è tutt’altra musica: il Lione supera agevolmente il proprio girone, in cui giocavano anche Bayern Monaco e Celtic, e, dopo aver superato la Real Sociedad, approda ai quarti di finale, dove viene battuto dal Porto di Mourinho, che poi alzerà la Coppa dalle Grandi Orecchie al termine di una stagione incredibile. Il Lione, invece, vincerà solo, si fa per dire, campionato e Supercoppa, di nuovo.

I tifosi e gli amanti del buon calcio, però, hanno in mente una sola azione memorabile, che continua a riaffiorare fra i ricordi più dolci legati al calcio: la punizione di Juninho contro il Bayern Monaco, che dopo un volo meraviglioso andò a sbattere con violenza inaudita sulla traversa, lasciando Kahn confuso per terra. Il portiere tedesco era pronto per tuffarsi, ma la tecnica di calcio del brasiliano permetteva al pallone, privo di qualunque giro, di rimanere in aria per tanto tempo, in questo modo Kahn andò quasi a sbattere contro il palo, mentre Juninho poté festeggiare con i suoi compagni un gol che contribuì al 2-1 finale in favore dei francesi.

via GIPHY

La stagione 2004/2005 è praticamente identica alla precedente: il talentuosissimo brasiliano segna 13 gol in 32 partite, mentre la squadra continua il suo dominio in Francia, vincendo per la quarta volta di fila campionato e Supercoppa, e in Champions League raggiunge per il secondo anno consecutivo i quarti di finale. La fama di Juninho, ormai 30enne, è all’apice. I principali club d’Europa cominciano seriamente a pensarci, ma lui declina tutte le offerte che gli arrivano.

La sua casa è il Lione e lo ribadisce anche il nuovo allenatore Houllier, che lo blinda nominandolo capitano: proprio nei successivi due anni Juninho, responsabilizzato ulteriormente dal suo compito, darà il meglio di sé, confermando ancora una volta e con maggiore forza le sue incredibili doti di palleggiatore e battitore di punizioni.

Per il quinto e il sesto anno di fila il Lione vince campionato – con grande vantaggio – e Supercoppa, mentre in Champions arriva rispettivamente fino a quarti di finale nella stagione 2005/2006 e fino agli ottavi in quella successiva. Juninho in due anni realizza 26 gol e 34 assist fra tutte le competizioni, brillando come la più luminosa delle stelle: il noto quotidiano sportivo francese ‘L’Équipe‘ aveva calcolato che il 45% dei gol del Lione derivassero da calci piazzati o da passaggi diretti ed indiretti del centrocampista brasiliano. Contestualmente, il brasiliano annuncia il suo addio alla nazionale carioca, con cui aveva esordito nel 1999 in amichevole, per lasciare spazio ai più giovani. La sua carriera, però, è tutt’altro che finita.


Le ultime gioie con il Lione

Il 25 maggio del 2007 Houllier si dimette a causa di divergenze con il presidente Aulas, a lui subentra Alain Perrin, che mantiene Juninho capitano, alternandolo nella posizione di trequartista e di mezzala, sempre con risultati egregi: con il nuovo tecnico arriva anche il primo treble interno – campionato, Coppa e Supercoppa – della storia del Lione. Per la nuova stagione in panchina si siede Puel, che si trova una squadra fenomenale che però sta cominciando ad attraversare un piccolo periodo di cambiamento, che coincide con l’ultima stagione in Europa del campione brasiliano. I trofei vinti sono zero per la prima volta dopo 8 anni, nonostante i 10 gol e 12 assist di Juninho.

Della sua ultima stagione all’OL i tifosi ricordano soprattutto due calci di punizione, entrambi realizzati contro il Nizza: la partita si mette subito male per la squadra di Puel, che subisce due gol nei primi venti minuti di partita. I rossoneri dominano fino al 40′, quando Juninho subisce un fallo a 25 metri dalla porta e si incarica di battere quel calcio di punizione importantissimo.

Il brasiliano posiziona attentamente il pallone, prende la rincorsa e calcia: la palla va a sbattere contro il palo e si insacca alle spalle del portiere, che si rialza e sorride beffardo. Perché? Beh, perché Juninho non ha tirato come tira sempre, ma questa volta ha deciso di imprimere un effetto a rientrare, dimostrando per l’ennesima volta di disporre di un bagaglio tecnico ben più ampio di quello che gli si attribuisce.

Nel secondo tempo la partita cambia inerzia e il Lione comincia ad attaccare con determinazione. Al 73′ Juninho prova a ripartire ma subisce fallo a metà campo e si prepara a crossare al centro dell’area, il brasiliano questa volta calcia con la tecnica “tirapugni”, la palla vola veloce nell’area, nessuno riesce a toccarla, rimbalza all’altezza del dischetto del calcio di rigore e si piazza all’incrocio dei pali. Il portiere del Nizza, distratto dal movimento di una punta del Lione, non reagisce e lascia la palla entrare, protestando per un fuorigioco che poi scoprirà essere inesistente. Juninho può esultare con i compagni, anche perché sarà la sua rete dalla maggior distanza – ben 48 metri. Al 90′ la rimonta verrà completata dal rigore di un giovanissimo Karim Benzema.


L’addio all’Europa e il ritorno in Brasile

Il 26 maggio del 2009 Aulas, in conferenza stampa, comunica di aver liberato Juninho dal suo ultimo anno di contratto con il Lione, rendendolo di fatto svincolato. Le proposte di club europei di certo non mancano, ma lui decide di provare qualcosa di nuovo, trasferendosi all’Al-Gharafa, con cui firma un contratto biennale a 2,5 milioni l’anno. Dalla prima partita indossa la fascia di capitano e guida la squadra qatariota nella vittoria del suo settimo titolo nazionale, vincendo anche la coppa nazionale e la Coppa del Principe. Alla fine della sua prima stagione viene anche anche eletto giocatore dell’anno. La stagione successiva non è dello stesso livello, con l’Al-Gharafa che vince solo la coppa.

Scaduto il suo contratto, il centrocampista brasiliano decide di tornare alla squadra che l’aveva reso grande, il Vasco da Gama: in due stagioni non vince nessun trofeo, ma la squadra si trova sempre nelle prime posizioni grazie anche al contributo tecnico e soprattutto psicologico dell’ex-Lione, che nonostante gli anni in Europa è rimasto l’idolo dei tifosi.

Dopo due anni accompagnati da 14 gol e 22 assist in Brasile, un Juninho ormai 37enne accetta di trasferirsi al New York Red Bulls, pur sapendo di essere a fine carriera e di non poter più dare quello che gli viene richiesto, e infatti dopo una sola annata decide di ritornare per la terza volta al Vasco da Gama. La sua carriera si chiude però con una parentesi poco lieta, perché, dopo una strenua lotta per salvarsi, il Vasco finisce terzultimo e retrocede in Série B.

Alla fine del campionato Juninho annuncia il suo definitivo addio al calcio giocato, lasciandosi alle spalle un’intera generazione di tifosi innamorati di quel talento tanto semplice quanto puro. Un brasiliano che non voleva essere un brasiliano. Un brasiliano che non voleva essere un fuoriclasse. Un brasiliano che verrà sempre ricordato per il suo magico piede destro e per le maledette punizioni che quel piede riusciva a battere meravigliosamente.

Leggi anche: La meravigliosa follia di Rogerio Ceni