Dopo la sua meravigliosa carriera da calciatore negli anni Cinquanta e Sessanta, non tutti sanno che Omar Sívori intraprese per circa un decennio anche quella da allenatore, con risultati diversi rispetto a quando era lui a scendere in campo. All’inizio degli anni Settanta ebbe l’onore e l’onere di essere il CT dell’Argentina, riuscendo a qualificarla per i Mondiali di Germania del 1974 – un compito che non era riuscito quattro anni prima ad un’altra leggenda nella storia del calcio argentino, Adolfo Pedernera. Niente di strano o eccezionale, direte. Già, se non fosse che per riuscirci decise di dare vita alla cosiddetta Selección Fantasma.
L’ultima genialata di Omar Sívori
Per le qualificazioni ai Mondiali tedeschi del ’74, l’Albiceleste affrontò un girone da tre squadre completato da Paraguay e Bolivia – due nazionali ampiamente alla portata –, nel quale solo la prima classificata avrebbe strappato il pass per la Germania.
Subito dopo i sorteggi, si percepiva nell’aria una forte preoccupazione. Questa era dovuta dal precedente di quattro anni prima, nel quale l’Argentina perse per 3-1 proprio in Bolivia nella prima gara di qualificazione, non riuscendo a riprendersi da quello schiaffone. I timori non discendevano dal livello degli avversari, ma dagli insidiosi fattori ambientali, che furono già letali per Pedernera, a cominciare dai 3.600 metri d’altitudine dell’Estadio Hernando Siles di La Paz, dove affrontò la Verde.
Giocare ad alta quota è molto complicato, soprattutto se non si è abituati a farlo. L’aumento repentino dell’altitudine può comportare diversi malesseri in condizioni normali, e a maggior ragione su un atleta chiamato a performare. Spiegandolo in maniera molto semplificata, questo succede poiché la diminuzione di ossigeno – causata dall’aumento della pressione atmosferica – porta ad un aumento della frequenza respiratoria, ma questa causa a sua volta una sproporzione dannosa tra l’emissione e la produzione dell’anidride carbonica. Ed è qui che nacque la geniale idea del Cabezón.
Con la fantasia che lo contraddistingueva, Sívori decise di formare una nazionale parallela. Insieme ai convocati principali, impegnati ad affrontare le prime sfide del girone, scelse in gran segreto sedici calciatori che non facevano solitamente parte della squadra e, sotto la guida del suo vice Miguel Ignomiriello, li fece allenare per oltre un mese nella città più elevata dell’Argentina: La Quiaca, al confine proprio con la Bolivia. In questo modo avrebbe avuto dei giocatori fisicamente adatti alle condizioni locali per disputare la gara di La Paz, oltre che un discreto effetto sorpresa sugli avversari. Il tutto senza il sostegno della Federazione argentina, che non apprezzò molto l’idea.
La Selección fantasma, come poi passerà alla storia, era composta inizialmente da Jorge Tripicchio, Rubén Glaria, Osvaldo Calvo, Néstor Chirdo, Daniel Tagliani, Jorge Troncoso, Reinaldo Merlo, Marcelo Trobbiani, Aldo Poy, Oscar Fornari, Juan José López, Ricardo Bochini, Juan Rocha e ben tre giocatori che avrebbero poi fatto parte della spedizione vincente del 1978: il portiere Ubaldo Fillon, il centrale Rubén Galván e soprattutto il mattatore Mario Kempes. Alcuni di loro non ressero però gli allenamenti e tornarono a casa dopo pochi giorni.
La missione della Selección Fantasma
Nella prima gara del girone, giocata alla Bombonera, l’Argentina riuscì a battere con un netto 4-0 proprio la Bolivia, grazie alle doppiette di Miguel Ángel Brindisi e Rubén Ayala. Una settimana dopo fu ancora el Ratòn a segnare il gol che aprì le marcature in Paraguay, ma la partita finirà 1-1. Dopo le prime due uscite l’Argentina ha dunque collezionato 3 punti – all’epoca la vittoria ne valeva 2 –, gli stessi della Nazionale paraguayana. Motivo per il quale, un pareggio o una sconfitta in Bolivia avrebbero potuto compromettere la qualificazione.
È con questa situazione di classifica che il 23 settembre 1973, contemporaneamente alle elezioni che riporteranno Juan Domingo Perón alla presidenza del Paese, si giocò la tanto attesa gara di La Paz. Ai giocatori che si allenarono in disparte, vennero aggiunti Daniel Carnevali, Ángel Bargas e Roberto Telch, oltre al capocannoniere Ayala.
La gara comincia, mentre sugli spalti 20.000 boliviani sostengono calorosamente la propria squadra. Un calore che però non basta per fermare l’Argentina, che al quarto d’ora di gioco passa in vantaggio: un pallone calciato in mezzo all’area da Ayala viene intercettato dall’attaccante del Vélez Oscar Fornari, che con un colpo di testa in tuffo mette la palla alle spalle del portiere.
In Argentina e in generale in Sud America è molto diffusa l’usanza dei soprannomi per i calciatori e non solo. Questi, spessissimo, vengono loro affibbiati quando sono ancora piccoli e portati avanti dai giocatori fino alla fine della carriera e oltre. Le possibilità che i soprannomi vengano cambiati sono veramente poche, a meno che tu non sia talmente forte da passare da ‘o Dadado‘ a ‘o Fenômeno‘, o che non segni un gol iconico come quello di Fornari. Sì, perché in quel preciso istante el Payaro, come veniva chiamato, diventa el Fantasma.
La partita finirà 1-0 per la Selección, e il suo primo ed ultimo gol alla sua prima ed ultima presenza con l’Argentina risulterà decisivo per la qualificazione al Mondiale. La folle magia del Cabezón era perfettamente riuscita. A Buenos Aires sarebbe bastato un pareggio nell’ultima gara del girone contro il Paraguay, ma l’Albiceleste chiuse in bellezza con una vittoria per 3-1.
Alla vigilia del Mondiale, nonostante la scelta della Selección fantasma si fosse rivelata vincente, Sívori venne esonerato – probabilmente per motivi politici, sia all’interno della Federazione, che nei confronti dello Stato. Degli uomini di Ignomiriello solo Kempes, Fillol, Poy e Glaría andranno in Germania, e l’Argentina tornerà a casa senza passare la seconda fase a gironi, ma quest’irripetibile impresa, figlia del coraggio e della genialità, riesce ancora oggi a stupire tutti.
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