Berardi

Domenico Berardi è pronto per il grande salto

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Calabrese di nascita ed emiliano d’adozione, Domenico Berardi è stato considerato già dagli esordi con la maglia del Sassuolo un giocatore dal talento cristallino che avrebbe fatto parecchia strada. Oggi Mimmo non è più un ragazzino promettente, e dopo diverse stagioni caratterizzate da alti e bassi sembra aver raggiunto una maturità tale da permettergli di spiccare il volo verso altri lidi, lontano dal felice nido neroverde.



Dopo aver mosso i primi passi in Calabria, nel cosentino, viene notato quasi per caso dall’allenatore degli allievi del Sassuolo, che si innamora del suo talento e del suo piede mancino e decide di farlo entrare nelle giovanili del club. Da quel momento, in pochissimo tempo, Berardi entra nella primavera del club, diventandone un punto fisso e attirando su di sé le attenzioni dell’allenatore della prima squadra Eusebio Di Francesco, che nell’estate del 2012 lo aggrega al gruppo dei grandi. Il mister abruzzese capisce subito di avere tra le mani una gemma calcistica, e decide di inserire Domenico al centro del proprio progetto tecnico, schierandolo come ala destra nel più classico dei 4-3-3, affidandogli il compito di rientrare sul piede forte.

L’esordio tra i professionisti arriva il 27 agosto nella vittoriosa trasferta di Cesena per 3-0. Cinque giorni dopo segna il primo gol della sua carriera professionistica nel suo personalissimo derby contro il Crotone: in seguito ad un pallone lanciato al centro dell’area, il difensore degli squali allontana in maniera sbilenca la sfera, che Domenico prima aggancia con uno stop e poi scarica in rete con un potente destro sul secondo palo: è solo l’antipasto. A fine stagione le reti in campionato saranno 11 in 37 presenze, risultando così il capocannoniere della squadra e guidando i suoi alla prima storica promozione in Serie A, avendo i neroverdi vinto il campionato cadetto con 85 punti. La rete più bella della sua stagione è un calcio di punizione messo a segno nella trasferta – poi persa – di Novara, in cui con un collo-esterno sinistro dai 30 metri pietrifica il portiere avversario.

Da notare anche il primo, meraviglioso gol del match, firmato Bruno Fernandes

Fabio Paratici, all’epoca DS della Juventus, nota il ragazzo e convince i vertici del club bianconero ad acquistarlo in comproprietà, ma il club torinese lo lascia in prestito al Sassuolo, che si appresta ad affrontare la sua prima annata nel massimo campionato, esattamente come Berardi stesso. L’inizio con la nuova realtà non è certo dei migliori: nelle prime 7 giornate gli emiliani ottengono solo 2 punti, frutto dei due pareggi contro Napoli e Lazio, ed è proprio contro i campani che Domenico fa il suo esordio in Serie A, subentrando a Missiroli negli ultimi minuti di gioco. La stagione si rivelerà molto complicata per i neroverdi, con la salvezza che arriva solo alla penultima giornata grazie ad una vittoria per 4-2 sul Genoa, ma ciononostante l’impatto di Berardi è devastante: a fine campionato sono 16 i gol e 6 gli assist, uno dei migliori risultati di sempre per un esordiente, all’epoca dei fatti non ancora ventenne. Partendo in alto a destra, il ragazzo di Cariati si fa notare subito per la sua velocità, sia in allungo che in progressione, e per una notevole tecnica di base che gli permette di puntare più volte l’avversario e superarlo senza troppe difficoltà, ma l’elemento che balza subito all’occhio – anche alla luce dei numeri sopraelencati – è la facilità di calcio: Domenico Berardi non è solo un esterno di qualità, ma anche un giocatore che vede la porta e che riesce a segnare in molteplici scenari, anche col piede debole – particolare per un mancino – o su calcio piazzato, rivelandosi un eccellente rigorista.

La massima espressione della sua annata è una sera del gennaio 2014, quando un ciclone si abbatte sul Mapei Stadium di Reggio Emilia: Sassuolo-Milan 4-3. I rossoneri non vivono il loro miglior momento di forma, ma partono comunque con i favori del pronostico sfidando una squadra che nelle quattro precedenti uscite non aveva raccolto punti e che sembrava quasi certa della retrocessione. Berardi non è però d’accordo con i bookmakers, e in poco meno di 50 minuti realizza un poker che illumina l’Italia calcistica e che condanna Massimiliano Allegri all’esonero. Quattro gol, tutti l’uno diverso dall’altro, a dimostrazione della sua completezza e freddezza sotto porta.

Da segnalare in particolare il secondo gol, in cui sembra percepire la porta, coordinandosi spalle ad essa ma trovando comunque la rete

Un talento del genere però non può che essere croce e delizia, e oltre alle sue doti Domenico mostra fin da subito un carattere troppo spigoloso. Basti dire che le presenze in campionato a fine stagione saranno solo 29, mentre le restanti 9 gare Berardi le salta per squalifica: 4 ad inizio stagione – 3 per la rissa con Fiorillo nell’ultima gara del campionato di Serie B dell’anno precedente, più una per non aver risposto alla convocazione dell’Under-19 –, 3 per una gomitata a Cristian Molinaro in Sassuolo-Parma – arrivata cinque minuti dopo essere entrato in campo –, 2 per somma di ammonizioni – che saranno 10 a fine campionato.

La stagione successiva del futuro esterno azzurro si riconferma in linea con quella precedente in termini di gol e rendimento, e nonostante il numero di ammonizioni continui a crescere, certificando un problema di cui bisogna tener conto, egli raggiunge la centesima presenza con la casacca emiliana, e lo fa al Manuzzi di Cesena: lo stadio dell’esordio. A fine campionato inoltre, anche per sua scelta, la compartecipazione del suo cartellino si risolve in favore dei neroverdi: Domenico Berardi è interamente un calciatore del Sassuolo.



Il calcio italiano sembra aver trovato nell’esterno calabrese il nuovo fulcro su cui poggiare le basi per il futuro, in un periodo tutt’altro che florido per il nostro movimento calcistico – soprattutto in seguito alla cocente eliminazione dai Mondiali brasiliani –, ma il meccanismo sembra essersi inceppato, e le successive stagioni di Berardi non rispettano gli standard precedenti a causa di un insieme di prestazioni sottotono e problemi fisici, con la stampa che dopo averlo incensato, lo attacca subito, facendolo diventare agli occhi del pubblico un calciatore sul quale si erano riposte troppe aspettative per le sue effettive qualità.

La stagione 2015/2016 è la migliore della storia del Sassuolo, che si classifica al sesto posto in campionato con la possibilità di giocare i preliminari di Europa League. Tale piazzamento è il migliore raggiunto da una squadra rappresentante una città non capoluogo di provincia, merito di un percorso che vede, nell’arco dell’intera stagione, vittorie contro avversarie di prestigio quali Napoli, Juventus, Lazio, Milan ed Inter – quest’ultima battuta sia all’andata che al ritorno. Proprio la vittoria della partita d’andata è il culmine della stagione di Berardi, che con un rigore decisivo nei minuti di recupero diventa il miglior marcatore della storia del Sasôl, con 45 gol. Tuttavia, si tratta dell’unico vero squillo di un campionato molto deludente per il 25 neroverde, che segna “solo” 7 gol, e che in generale offre prestazioni davvero sotto la media per quello che si era visto negli anni passati, facendo storcere il naso a diversi addetti ai lavori.

L’annata successiva parte sotto i migliori auspici. Mimmo è infatti decisivo nei turni di qualificazione ai gironi di Europa League, segnando 5 gol tra Lucerna e Stella Rossa e permettendo ai suoi di qualificarsi per la prima volta in assoluto alla fase finale di una coppa europea. Berardi parte benissimo anche in campionato, realizzando 2 gol nelle prime due giornate. Purtroppo per lui, però, l’incantesimo si rompe subito. Proprio alla seconda giornata, nella sfida interna contro il Pescara, è costretto a lasciare il campo per infortunio; il verdetto è dei peggiori: stiramento del legamento collaterale del ginocchio sinistro, che vale a dire inattività fino a gennaio. Al rientro in campo però la magia di inizio stagione svanisce, col Sassuolo che non riesce a replicare i fasti dell’anno precedente e con lo stesso Domenico che, complici sicuramente anche i vari acciacchi, non riesce a fornire il rendimento sperato.

Con l’addio di Di Francesco nel 2017, tornato alla Roma, in quel del Mapei Stadium per buona parte della stagione i tifosi vedono lo spettro del ritorno in Serie B, con soli 4 punti conquistati nelle prime 7 di campionato. Solo sul finire del torneo gli uomini di Iachini – che ha sostituito Bucchi nel corso della stagione – riescono a centrare punti utili per la salvezza. Simbolo della stagione è senza dubbio, ma questa volta in negativo, Berardi, che timbra il cartellino dei marcatori solo 4 volte, ma che in generale sembra avulso dal gioco della squadra, incapace di incidere e spesso autore di errori banali, sintomatico di un ragazzo che ha risentito molto dell’addio di DiFra, suo padre calcistico. Nonostante tutto, al termine della stagione il CT Mancini lo convoca per alcune partite, facendolo esordire nell’amichevole di lusso del primo di giugno tra gli azzurri e i futuri campioni del mondo della Francia, poi vittoriosi per 3-1.



Dalla stagione 2018/2019 la squadra si affida alla guida di Roberto De Zerbi, il quale vi trasmette nuova linfa, facendo emergere ed esplodere giovani come Jérémie Boga e Manuel Locatelli, ma soprattutto rivitalizzando Domenico, la cui fiamma sembrava ormai sul punto di spegnersi, che disputa un ottimo campionato prima del grande exploit delle due stagioni successive che lo vedranno autore di più di 30 gol.

L’allenatore sfrutta fin da subito la sua velocità e il suo senso del gol, schierandolo largo a destra nel suo 4-3-3/4-2-3-1 con il compito di girare attorno all’attaccante di riferimento per poterlo servire o per calciare direttamente a rete: gli uomini di De Zerbi giocano un calcio ragionato e propositivo, che per via delle numerose trame di passaggi esalta le qualità tecniche dei singoli. Le azioni del Sassuolo sono sempre molto manovrate in fase di possesso – dati alla mano quest’anno sono stati i primi, con una media del 60,8% –, e superata la prima linea di pressione, col trequartista, Đuričić o Traorè, che funge da raccordo. Il compito degli esterni è quello di accentrarsi e favorire la sovraposizione dei terzini, con il 25 sempre a ridosso dell’area di rigore pronto a colpire in virtù anche del suo sinistro da fuori area. La stagione appena conclusasi, col Sassuolo a ridosso della Conference League, è stata l’apoteosi: Berardi mette a segno 17 gol in 30 presenze, condite anche da 8 assist, numeri mai raggiunti fin qui e che senza i guai fisici, che lo hanno tenuto fuori per una decina di partite, avrebbero potuto essere ancor più rotondi, ma che comunque gli hanno consentito di raggiungere, e superare, quota 100 gol con la maglia della sua carriera, nella vittoria interna contro la Fiorentina.

Sotto la guida De Zerbi, Berardi è riuscito a diventare un calciatore totale per quello che gli richiede il ruolo: un giocatore che ha la giocata decisiva nelle proprie corde, ma che riesce sempre di più a giocare anche al servizio della squadra, risultando non tanto la punta di diamante come nelle prime esperienze in Serie A, quanto più un omerico primus inter pares; inoltre, ed è importantissimo sottolinearlo, ha sviluppato una sempre minor propensione per il provvedimento disciplinare: quest’anno solo 4 gialli e nessuna espulsione per la prima volta in carriera – se si esclude il 2016/2017 in cui ha giocato pochissimo. L’arrivo del tecnico bresciano è stato fondamentale per responsabilizzare Berardi, che sempre più di frequente, complice anche un Magnanelli meno presente in campo, è solito indossare la fascia di capitano al braccio. Adesso è un simbolo del club, e il suo vecchio modo di fare alla Sonny Corleone del Padrino non è consono a quel che ormai rappresenta.



Rivitalizzato totalmente dalla cura De Zerbi, Berardi diventa dunque un giocatore fondamentale anche per Roberto Mancini e la Nazionale. La maturità ottenuta e la continuità di rendimento hanno convinto il tecnico jesino a convocarlo sempre a partire dall’ottobre 2020, e lui ha risposto realizzando 4 gol in 5 partite tra Nations League e partite di qualificazioni ai prossimi Mondiali, guadagnandosi di diritto la chiamata per l’Europeo.

È proprio nella massima competizione continentale che Berardi inizia a farsi conoscere ai più in tutta Europa, venendo schierato – un po’ a sorpresa, ma nemmeno troppo – nell’undici iniziale nella gara d’esordio contro la Turchia, risultando decisivo per il primo gol azzurro nella manifestazione, propiziando l’autogol dello juventino Demiral.

Mancini preferisce Berardi a Chiesa – giocatore con caratteristiche molto diverse – probabilmente perché con il calabrese l’Italia ha un palleggiatore in più in campo, e riesce meglio a imporre il proprio gioco contro squadre più “piccole”, che accettano passivamente di subirlo, e infatti il neroverde viene riproposto dal primo minuto anche contro la Svizzera ai gironi – dove serve l’assist nella bellissima azione tutta made in Sassuolo per il gol di Locatelli – e l’Austria agli ottavi – l’unica prova deludente del suo Europeo, nella gara in cui però nessuno degli undici iniziali ha davvero brillato, escluso Spinazzola –, con in mezzo l’ampio turnover contro il Galles.

Quando poi l’Italia si affaccia alle grandi sfide contro squadre che devono essere attaccate sulla profondità e prese in controtempo dalle giocate degli esterni, perde il posto da titolare in favore di uno straripante e decisivo Federico Chiesa, ma riesce comunque a ritagliarsi sempre uno spicchio di gara e a farsi trovare pronto quando viene chiamato in causa nelle partite successive, nonostante qualche problema fisico.

In particolare, dopo le prestazioni sottotono di Ciro Immobile, Mancini inventa un’attacco leggero con Insigne falso nueve e Berardi-Chiesa sugli esterni. L’intuizione del tecnico si rivela positiva, e cambia prima il volto della manovra offensiva azzurra contro la Spagna, con Berardi che entra e riesce ad essere più volte pericoloso – arrivando anche a segnare un gol bellissimo annullato per un fuorigioco di pochi centimetri –, ma soprattutto la finale contro l’Inghilterra, che ha visto nell’ingresso di Berardi per Immobile e nel conseguente passaggio all’attacco leggero la vera e propria chiave per sbloccare e dominare ancor di più il match.

Proprio nell’atto conclusivo del torneo, Mimmo ha poi trasformato dal dischetto uno dei tre rigori che hanno contribuito a riportare l’Italia sul tetto d’Europa, arrivando all’appuntamento dagli undici metri con la giusta mentalità e freddezza, nonostante i saltelli e le sceneggiate di Pickford, che il pallone lo ha potuto solo raccogliere in fondo al sacco. Al resto ci ha pensato Donnarumma.

Domenico Berardi è campione d’Europa in carica, e lo è diventato da giocatore più importante e rappresentativo della storia del Sassuolo, «anteponendo il divertimento alla carriera», come ha recentemente dichiarato il suo ex mister De Zerbi. L’Emilia è stata ed è ancora per lui un luogo in cui poter crescere e giocare senza troppe pressioni, e il passaggio ad un grande club richiesto negli anni è stato sempre rimandato al mittente, tra insicurezze e senso di appartenenza. Adesso però Berardi è certamente pronto calcisticamente e mentalmente per il grande salto verso una realtà di maggior livello, il timore di non trovare spazio e di non sentirsi adeguato del ragazzino hanno lasciato spazio alle qualità e la sicurezza dell’uomo. La vera domanda è: vorrà farlo?

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