Jorginho rigori

Jorginho, il rigorista

Analisi AR Slider

Con l’introduzione della tecnologia nel calcio e quindi della possibilità di poter rivedere episodi che l’arbitro non avrebbe visto senza, è molto più probabile all’interno dei 90 minuti di gioco di vedere un calcio di rigore. Questo rende ancor più importante il ruolo degli specialisti dagli 11 metri, e in questi anni, uno dei calciatori che si sta imponendo tra migliori battitori di rigori è il centrocampista italo-brasiliano Jorginho.


I primi rigori all’Hellas

Il Jorginho rigorista non inizia a calciare i penalty come gli vediamo fare oggi. Nel contesto dell’Hellas Verona 2013/2014, quello di Iturbe e Luca Toni, calcia e realizza 5 rigori con potenza e precisione, riuscendo quasi sempre a spiazzare il portiere, ma senza nessun dettaglio che lo distingua da un comune specialista.

Il suo primo rigore da professionista, segnato contro Daniele Padelli


L’arrivo a Napoli e la concorrenza che aiuta

Nella stagione successiva si trasferisce al Napoli, alla corte di Rafa Benítez, e lì gli viene – momentaneamente – chiusa la porta dei rigori. Infatti, tra Higuaín, Hamsik, Insigne e Mertens – ma anche Gabbiadini e Milik –, nelle sue prime tre stagioni in azzurro calcia – e realizza, ovviamente – solo un rigore, nel 2015, in una partita di Coppa Italia contro l’Udinese.

Calcia il suo primo rigore al Napoli come li calciava a Verona

Paradossalmente, il non calciare più i rigori lo aiuta, negli anni in cui a tirarli sono altri perfeziona in allenamento la sua tecnica, fino a renderla quella oggi conosciamo. Passeranno più di due anni da quel rigore all’Udinese prima di vederlo ancora dagli 11 metri, succederà nel preliminare della Champions League 2017/2018 contro il Nizza, gara nella quale calcerà per la prima volta come ancora fa oggi.

Sguardo fisso sul portiere, rincorsa lenta, saltello, gol. Da quel momento, probabilmente, cambia la carriera dell’originario di Imbituba.


I rigori di Jorginho ai raggi laser

Negli ultimi anni, all’interno degli staff dei club calcistici, sta acquisendo sempre più importanza e centralità la figura del match analyst, che, nel caso specifico dei rigori, analizzando i precedenti, aiuta i portieri a capire dove gli avversari preferiscono calciare solitamente, come lo fanno, e vari dettagli che possano poi aiutare il portiere a neutralizzare la minaccia dal dischetto. Tutto questo lavoro, con Jorginho, risulta essere totalmente inutile.

L’elemento più importante nei rigori di Jorginho è il movimento del portiere. Seguendo i consigli precedentemente citati o affidandosi al proprio istinto, il portiere che deve parare un rigore tende a tuffarsi qualche istante prima che la palla venga calciata per poter eseguire nel modo migliore il tuffo. Il centrocampista italo-brasiliano, quando tira un rigore, non guarda mai il pallone, ma tiene gli occhi fissi sul portiere, e ha la straordinaria capacità di captare con anticipo dove il portiere andrà e calciare all’ultimissimo secondo basandosi su questa informazione, che riesce ad ottenere anche grazie al saltello precedente al tiro che dilaziona l’impatto con il pallone di qualche istante.

I numeri

Da quando è in Inghilterra, tra Chelsea e Nazionale italiana, all’interno dei 90 minuti di gioco – quelli che vengono presi in considerazione per le statistiche – ha calciato 11 rigori e non ne ha mai sbagliato uno, diventando un vero e proprio idolo dei tifosi blues.

Tutti i rigori del primo anno e mezzo di Chelsea

Allargando lo sguardo all’intera carriera, ha calciato – sempre nei 90 minuti – 21 rigori, realizzandone 20, con una percentuale di realizzazione che supera il 95%. L’unico parato, per altro, l’ha poi comunque segnato calciando sulla ribattuta.

Per fare capire la grandiosità di questo numero, citiamo le percentuali di realizzazione su rigore di alcuni dei migliori calciatori al mondo. Cristiano Ronaldo ha una percentuale di realizzazione dell’83%, Lionel Messi del 77%, Robert Lewandowski si avvicina con un 91%, l’asso brasiliano Neymar invece ha l’80% e il puntero del Madrid Karim Benzema l’89%.

Come si può parare un suo rigore?

Con tanta fortuna, soprattutto, ma non solo. Andando a vedere il rigore sbagliato precedentemente citato, il suo quarto con la “nuova tecnica”, nonché l’ultimo con il Napoli, possiamo vedere che il portiere dell’Udinese, Simone Scuffet, resta in piedi fino all’ultimo e, complice un tiro decisamente brutto dell’azzurro, sorpreso dall’assenza di movimento, riesce a intercettarlo ma non a trattenerlo.

Questo tiro è ovviamente un’eccezione per quanto concerne i rigori di Jorginho, che non era ancora nel suo prime da quel punto di vista, ma la caratteristica del tiro lento non è da sottovalutare. Scegliendo all’ultimo secondo il lato in cui calciare, infatti, non può imprimere moltissima potenza al pallone, e questo è uno dei principali difetti dei suoi rigori.

Restare in piedi ed immobili fino alla fine, per quanto sembri una soluzione semplice, è in realtà un’arma a doppio taglio. Attuando questa scelta si rischia di non riuscire a trovare il giusto tempo per il tuffo, o comunque di partire in netto ritardo. Tutti i portieri contro cui Jorginho ha tirato un rigore nell’ultimo periodo conoscono benissimo il suo modo di calciare, ma sono comunque stati battuti.

Se si abbina però l’assenza di informazioni sui propri movimenti, una reattività ed un tuffo di altissimo livello e un pizzico di fortuna che citavamo inizialmente, neutralizzare un rigore di Jorginho può diventare possibile.

L’unico altro errore del centrocampista blues dal dischetto – avvenuto dopo i supplementari, quindi non inserito nelle statistiche dalle principali società di elaborazione di dati sportivi – è arrivato nella finale di Carabao Cup contro il Manchester City e contro Ederson, al quale nella stagione precedente aveva segnato con la maglia del Napoli.

Il portiere brasiliano, infatti, è andato giù in maniera estremamente veloce e solamente all’ultimo secondo, parando il rigore e dando un vantaggio al City che poi vincerà il trofeo.

Impedire la trasformazione dei suoi rigori è molto complicato, ma come abbiamo visto non è impossibile. Forse, con il passare del tempo, i portieri riusciranno a perfezionare la propria tecnica per non farlo segnare, o forse sarà lui a sviluppare gli anticorpi per questo problema potenziando ulteriormente i suoi penalty, magari riuscendo ad abbinare il suo attuale modo di calciare al vecchio, potente e preciso. Quello che succederà non ci spetta saperlo, quello che ci resta da fare è aspettare e scoprirlo, e nel frattempo goderci questa meravigliosa sfida psicologica che si presenta ogni qual volta Jorginho posiziona il pallone sul dischetto dell’area di rigore.

Leggi anche: Ode al regista