de Paul

Rodrigo de Paul, polivalenza al potere

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Completo ed elegante. Queste due sono forse le parole che descrivono meglio Rodrigo de Paul, tuttocampista e responsabile di gran parte delle fortune dell’Udinese, che in un periodo di magra dal punto di vista dei risultati, si affida sempre più alle prestazioni del suo numero dieci.



Rodrigo de Paul nasce il 24 maggio 1994 a Sarandí, cittadina alle porte di Buenos Aires, e si affaccia sin da giovanissimo al mondo del calcio. Già ad 8 anni entra nell’orbita del Racing di Avellaneda, autentico inglobatore di quasi tutti i talenti provenienti dalla zona sud della capitale argentina. Gioca nelle giovanili della Academia per dieci anni, arrivando alle porte della prima squadra come uno dei maggiori prospetti del panorama calcistico argentino.

Il debutto ufficiale con il Racing arriva l’8 febbraio 2013, negli ultimi minuti della partita contro l’Atlético de Rafaela, sul 3-0 per la Celeste. Non proprio il più felice degli esordi per Rodrigo, che però si riscatta conquistando la titolarità in poco tempo e mettendo a segno due gol e tre assist nella restante parte della stagione, non male per un ragazzo appena diciottenne e alle prime esperienze nel calcio dei grandi.

Come per tutti i calciatori ­– ma in generale per tutti gli argentini – bisogna trovargli un soprannome. Gli hinchas del Racing non ci mettono molto: dopo la rete segnata al San Martín, in curva si comincia a cantare «Pollo! Pollo!» de Paul diventa così el Pollo, a causa del suo fisico slanciato e la testa sempre alta.

Nel secondo anno emerge definitivamente come titolare, prendendo la numero dieci e agendo prevalentemente da esterno sinistro. El Pollo incanta, facendosi notare per la sua innata bravura nel saltare il marcatore di riferimento. Segna 4 gol e mette a referto altrettanti assist, e a 19 anni Rodrigo per molti addetti ai lavori è già pronto per il gran salto in Europa.



Sono diverse le proposte che arrivano all’argentino, la sua scelta ricade sul Valencia, appena rilevato dal miliardario singaporiano Peter Lim, desideroso di portare il club ai vertici di Spagna ed Europa. I valenciani vengono da una semifinale di Europa League, e in più Mestalla sembra l’ambiente ideale per un giovane come de Paul, che entra a far parte di una rosa già piena di talenti destinati ad un futuro radioso e di ottimi giocatori – Cancelo, Gayà, André Gomes, Rodrigo Moreno, Alcàcer, Parejo, Otamendi, et cetera –, guidata dal portoghese Nuno Espírito Santo, allenatore particolarmente bravo con i giovani.

Per Rodrigo, però, l’esordio ufficiale con la maglia dei blanquinegres è il peggiore possibile: la partita è Siviglia-Valencia, de Paul difende palla con il gomito troppo alto e colpisce Aleix Vidal sul volto, provocandogli una ferita allo zigomo. Cartellino rosso e squalifica per 4 giornate, ma il dettaglio più significativo è che erano passati appena 60 secondi dal suo ingresso in campo. Questa è la prima espulsione in carriera di Rodrigo, ma non sarà l’ultima, un aspetto sul quale ha dovuto lavorare molto.

La stagione è positiva per il Valencia, che arriva quarto e si qualifica per la Champions League, un po’ meno per de Paul, che gioca 29 gare – di cui 20 subentrando dalla panchina – in varie posizioni del campo – ala sia a sinistra che a destra, oltre che trequartista – tra Liga e Copa del Rey, facendo uscire piano piano il suo lato polivalente.

In estate gli spagnoli cedono il leader difensivo Otamendi al Manchester City e la squadra perde di solidità, con conseguenti scarsi risultati. A novembre Nuno viene esonerato e la guida tecnica passa a Gary Neville, alla prima – ed ultima – esperienza da allenatore. L’ex leggenda inglese del Manchester United non ama molto de Paul, e per questo l’argentino viene rimandato in prestito al Racing senza troppi problemi. La deludente parentesi spagnola di Rodrigo si chiude con 44 presenze – di cui 27 spezzoni –, 2 gol e 4 assist.

Fino a quel momento la sua polivalenza, paradossalmente, non è un punto di forza, ma un limite: rischia di finire come uno di quei giocatori incompresi che possono giocare dappertutto ma che non sono fondamentali in nessun ruolo. Sugli esterni il Valencia ha giocatori più esperti ed abituati al calcio europeo come Feghouli e Pablo Piatti, che gli tolgono spazio, mentre in mezzo al campo ha come pari ruolo gente come Parejo, André Gomes ed Enzo Pérez, e non verrà praticamente mai provato in quella posizione.

In Argentina torna a far vedere sprazzi del suo talento, ma a soli 21 anni la sua carriera è già in crescendo. Gli stessi che avevano predetto per lui un futuro da predestinato in Europa, lo ritengono troppo inadatto per il calcio del Vecchio Continente, eccessivamente tattico per un giocatore abituato a giocare nelle praterie lasciate dalle difese sudamericane.



Sembra che l’Europa gli abbia già sbattuto le porte in faccia, quando a luglio arriva l’offerta dell’Udinese: bastano solo 3 milioni di euro, poco meno della metà di quelli sborsati dal Valencia, per far sbarcare de Paul alla corte di Beppe Iachini. L’esordio, in Coppa Italia contro lo Spezia, è agrodolce: segna un gol e serve l’assist per la rete di Duván Zapata, ma i friulani perdono 3-2. L’avventura del tecnico marchigiano dura soltanto altre sette partite, nelle quali de Paul gioca sia da trequartista che da seconda punta, ruolo che aveva provato soltanto nella sua prima esperienza al Racing. L’arrivo di Delneri sposta il raggio d’azione di Rodrigo sempre più verso la fascia: gioca soprattutto da ala destra pura, mettendo a referto 4 gol, tutti tra gennaio e marzo.

Delneri viene confermato anche per la stagione 2017/2018, ma dura soltanto 13 partite di campionato. In quel lasso di tempo le sconfitte sono ben nove, ma de Paul tiene a galla la squadra con 3 gol e 4 assist. Il nuovo tecnico Oddo vede molto meno l’argentino, nonostante il gol decisivo – l’unico sotto la gestione del campione del mondo 2006 – per la vittoria dei bianconeri sul campo dell’Inter, allora prima in classifica. Le undici sconfitte consecutive di Oddo inducono la famiglia Pozzo a cambiare di nuovo allenatore: arriva Igor Tudor, che nelle ultime quattro partite schiera sempre l’argentino da trequartista e ottiene 7 punti decisivi per la salvezza. Alla fine del campionato il bottino stagionale recita 4 gol e serve 7 assist, ancora troppo poco per un giocatore delle sue qualità.

Nonostante la salvezza, Tudor viene sollevato dall’incarico e arriva al suo posto il giovane spagnolo Julio Velázquez. L’inizio di campionato di de Paul è folgorante: schierato da ala sinistra, segna 4 gol nelle prime 5 partite, ma tra fine settembre e inizio novembre l’Udinese ha una crisi di risultati, coincisa – non casualmente – con la scarsa vena sotto porta del numero dieci argentino, e al termine della quale Velázquez viene esonerato.

Il nuovo tecnico è Davide Nicola, che rende Rodrigo un punto fermo del centrocampo, schierandolo sia da trequartista che da centrale, in una veste totalmente nuova. L’esordio di Nicola sulla panchina dell’Udinese è ottimo: 1-0 casalingo contro la Roma, match winner Rodrigo de Paul. La rete dell’argentino è bellissima: l’ex Racing parte da sinistra, salta secco Juan Jesus e batte Mirante con un tocco sotto da attaccante navigato.

Dopo quella vittoria, l’Udinese entra di nuovo in una spirale negativa vincendo solo 3 delle successive 14 partite, risultati che costano il posto a Nicola e portano la squadra al penultimo posto.

Il ritorno di Tudor dà nuova verve ai friulani, ma come accade spesso, le migliori partite stagionali dei bianconeri coincidono con quelle in cui de Paul è in giornata. Gli incroci decisivi per non finire in cadetteria sono due 3-2: quello casalingo contro l’Empoli – con gol di Rodrigo, la cui preparazione prima del tiro è da far vedere nelle scuole calcio ­– e quello esterno contro la SPAL – nel quale il Pollo serve tutti e tre gli assist, due da calcio d’angolo e uno su punizione. Sulle spalle dell’argentino, i friulani ottengono nuovamente la salvezza.

I numeri di de Paul, ormai capitano e leader, sono notevolmente migliorati: 9 reti e 7 assist, ma quello che stupisce è la sua capacità di possesso e far guadagnare campo con la sua conduzione di palla. In quella stagione soltanto il Papu Gómez ha fatto guadagnare più metri di de Paul con un passaggio o portando il pallone – 54,7 metri per 90 minuti contro i 58,1 dell’ex capitano bergamasco. Una statistica che va pesata considerando anche i contesti nei quali i due hanno ottenuto questi risultati.

Nel frattempo entra a far parte della Selección Argentina, e nell’estate del 2019 viene convocato per la Copa América brasiliana. Questo torneo permette a de Paul di mostrare le sue qualità anche in campo internazionale, se infatti prima c’erano dei dubbi su come poteva rendere in un contesto più grande di quello friulano, adesso sono stati completamente spazzati via: nel terzo posto polemico conquistato da Messi e co., Rodrigo è senza alcun dubbio uno dei migliori della spedizione, gioca tutte le gare – quasi tutte da titolare – e sciorina a tutto il Sud America la sua classe e la sua eleganza.



Tornato ad Udine, Tudor è alla guida della squadra anche all’inizio della stagione 2019/2020, ma viene di nuovo esonerato dopo 10 giornate. L’anno inizia in modo strano anche per Rodrigo, che dopo l’assist decisivo per Becão nel debutto stagionale contro il Milan, viene espulso contro l’altra milanese per un ceffone rifilato a Candreva, che gli costa 3 giornate di squalifica.

Sulla panchina bianconera Tudor viene sostituito dal suo vice Luca Gotti, che alla sua prima da allenatore dell’Udinese vince 3-1 sul campo del Genoa, e de Paul segna uno splendido gol da fuori area. Il capitano dei friulani agisce ormai praticamente a centrocampo e come organizzatore di gioco, che non dipende tanto dai passaggi ma dalle sue incursioni, quasi sempre effettuate con qualità e uniche fonti di pericolo offensivo. I bianconeri chiudono la stagione con un anonimo tredicesimo posto, ma i numeri del Pollo sono sempre buoni: 7 gol – nonostante gli 0 rigori assegnati all’Udinese in 38 giornate di Serie A, nel campionato con più rigori assegnati della storia – e 7 assist.

https://youtu.be/Iquox79k3_k

Le voci di mercato sono tante e rumorose, dall’Inter all’Arsenal, passando per il Leeds del Loco Bielsa, ma un po’ per volontà del numero dieci di Sarandí e un po’ per il periodo economicamente complicato dopo la pandemia, rimane a Udine anche per l’annata 2020/2021, e nel momento in cui scriviamo è già a quota 5 gol e 5 assist, con la volontà di battere i propri record personali.

Indubbiamente, i punti di forza di Rodrigo de Paul sono molti: il dribbling del trequartista, il tiro da fuori del grande centrocampista e il cross dell’esterno offensivo, che fanno di lui un giocatore completo e polivalente. È proprio la polivalenza, che all’inizio della sua carriera sembrava un freno, a rendere de Paul un giocatore ambito dalle grandi d’Europa. Ovviamente a Valencia c’era l’attenuante dell’età e della poca esperienza, ma anche il fatto che non sia mai stato provato nel ruolo a lui ormai più congeniale. Adesso de Paul è un calciatore maturo, ma con dei margini di miglioramento, non tanto individuali ma ambientali: un contesto come quello dell’Udinese può essere sia positivo che negativo. Positivo perché tutto il gioco è accentrato su di lui e le pressioni sono minori rispetto a quelle che hai con i grandi club, negativo perché una squadra ancorata a metà classifica, che gioca quasi solamente di reazione, può diventare un fattore deleterio, soprattutto se spesso non vi è un vero e proprio progetto ma allenatori che continuano ad alternarsi – in questo sembra che Gotti stia cambiando il trend.

Ormai nel pieno della maturità calcistica, de Paul è pronto per il grande salto, e le sue caratteristiche potrebbero risultare particolarmente utili a squadre che costruiscono dal basso: quest’ultima porta a una maggiore pressione dell’avversario e potrebbe liberare maggiori spazi a un giocatore quasi imprendibile quando ha campo davanti. Se in un ambiente instabile a livello di risultati come quello friulano ha avuto dei numeri al di sopra della media, in un sistema collaudato e indirettamente cucito su misura per lui potrebbe fare anche meglio. La risposta è affidata al futuro, ma soprattutto è nelle mani di chi vorrà puntare su di lui, per il momento se lo godono ad Udine.

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