Lazio Roma 2013

26 maggio 2013, il più epocale dei Derby di Roma

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Per chi è appassionato di calcio, il 26 maggio 2013 non è una data come le altre, in particolare se sei di Roma o tifi per una delle due più importanti squadre del Lazio. Quel giorno, proprio nella Capitale, si è giocata una delle partite più particolari e rappresentative della storia del calcio italiano.



Al termine di una stagione deludente per entrambe, Lazio e Roma si sono ritrovate in campionato fuori dalla zona utile per i piazzamenti nelle competizioni europee. Le squadre, in particolare, hanno trovato difficoltà con i rispettivi allenatori, Vladimir Petković per i biancocelesti e Zdeněk Zeman per i giallorossi, fautori di un gioco votato all’intensità e all’attacco totale. La società del neo presidente Di Benedetto ha deciso di esonerare il tecnico boemo il 2 gennaio, affidandosi, come traghettatore, al membro dello staff Aurelio Andreazzoli, mentre quella di Lotito ha subito un crollo di forma dopo un girone di andata perfetto, che aveva visto la squadra al secondo posto al giro di boa, insieme al Napoli e alle spalle della Juventus.

Quello che ha caratterizzato la stagione di entrambe, è stato il cammino in Coppa Italia, culminato con l’approdo in finale da parte delle due squadre. I giallorossi hanno affrontato l’Atalanta agli ottavi, imponendosi per 3-0 con le reti di Miralem Pjanić, Daniel Pablo Osvaldo e Mattia Destro – poi capocannoniere del torneo. La Lazio, invece, ha sofferto di più affrontando il Siena, che è rimasto in vantaggio per 90 minuti all’Olimpico. Sullo 0-1, a salvare la squadra di Petković è arrivato un colpo di testa imperioso di Michaël Ciani, che ha ristabilito i conti nell’ultima azione utile della partita. Ai rigori, invece, l’eroe è stato l’argentino Juan Pablo Carrizo, capace di neutralizzare tre penalty, consentendo alla sua squadra di raggiungere i quarti.




Per entrambe, la Coppa Italia è iniziata a diventare l’obiettivo principale per raggiungere dalla porta secondaria un piazzamento europeo, fondamentale per le casse di entrambi i club. A gennaio, si sono disputati i quarti di finale, con la Roma che ha ottenuto il pass per il turno successivo solo dopo una guerra con la Fiorentina, risolta da un gol di Destro ai supplementari. Stavolta, è la Lazio a passare con tranquillità, riuscendo a cavarsela con un 3-0 ai danni del Catania, firmato dai gol di Ștefan Radu ed Hernanes, autore di una doppietta.

Le semifinali hanno visto le capitoline affrontare l’Inter di Andrea Stramaccioni – peraltro romano e romanista – e la Juventus di Antonio Conte, le due favorite alla vittoria finale. La Roma ha giocato l’andata il 22 gennaio, trovando una grandissima prestazione, che ha portato alla vittoria contro l’Inter per 2-1 con i gol fotocopia di Alessandro Florenzi e, ancora una volta, Mattia Destro. La Lazio ha giocato l’andata a Torino, conquistando un prezioso 1-1 grazie ad un gol di Stefano Mauri, ma soprattutto grazie ad un super Federico Marchetti.




I risultati di andata delle semifinali hanno iniziato a far girare nell’aria di Roma una strana ipotesi. Nel caso le due squadre avessero strappato un pareggio, si sarebbero affrontate in un’inedita finale, andandosi a giocare un trofeo in uno dei derby più importanti ed affascinanti della storia. Il 29 gennaio, la Lazio, affronta la Juventus nella semifinale di ritorno, in un ambiente carico di tensione e aspettativa. In un Olimpico difficilmente così pieno, gli undici di Petković si giocano il tutto per tutto contro una Juve schiacciasassi in campionato, imbattuta nell’annata precedente. Nel primo tempo, a spaventare i supporter biancocelesti, ci hanno pensato Vučinić e Giovinco, scaldando le mani di Marchetti più volte. Alla prima occasione per la Lazio, però, el Tata González incoccia un cross lunghissimo di Ledesma e porta in vantaggio i biancocelesti.

Con una compattezza unica di tutti i suoi undici, la Lazio riesce a colmare il gap tecnico fra le due squadre e a rimanere in vantaggio fino al novantesimo minuto, ma durante i minuti di recupero cambia tutto. Al 91’, al primo vero errore della difesa laziale, Vidal riesce a bucare Marchetti, complice un Radu disattento, ammutolendo lo stadio che sentiva aleggiare con prepotenza lo spettro dei supplementari. Un minuto dopo però, Mauri riesce a liberarsi per il tiro che, deviato da Bonucci, finisce in corner. Lo stesso capitano della Lazio si porta alla bandierina, calciando ad uscire uno degli angoli più importanti della storia recente del club: il cross trova la testa di Sergio Floccari, che al 93’ riporta in vantaggio la Lazio, scatenando il delirio in campo e sugli spalti.

Alla ripresa del gioco la Juve ci riprova immediatamente: Vučinić serve Giovinco fra le linee, che entrato in area calcia con tutte le forze che gli sono rimaste in corpo, andando a trovare una respinta miracolosa di Marchetti. La palla, però, finisce sui piedi di Marchisio che, a porta vuota, manda fuori clamorosamente il match point. Al termine della gara, tra la festa incredibile dei tifosi, si fa spazio un pensiero: la Roma, infatti, deve ancora giocare, e recupererà la semifinale di ritorno addirittura tre mesi dopo, ad aprile.

I mesi che dividono le due semifinali vengono vissuti con l’ansia tipica dei derby. Molti tifosi di entrambe le squadre si chiedono se sia meglio affrontarsi e rischiare tutto o evitare una gara così epocale. Il 17 aprile, Inter e Roma si affrontano al Meazza, in una partita seguita da tutta Roma con la stessa tensione. Al 20’ i nerazzurri passano in vantaggio con un gol meraviglioso di Jonathan, che combina in velocità con Rocchi ed Álvarez in un’azione di prima e scarica alle spalle di Stekelenburg. Al decimo del secondo tempo, però, uno scatenato Mattia Destro viene lanciato a tu per tu con Handanovič, superandolo con uno scavetto, e riportando la Roma virtualmente in finale. Al 70’ arriva la doppietta di Mattia Destro, che appoggia in rete l’1-2 dopo un assist di Balzaretti, scacciando i supplementari e facendo calare in tutta la Capitale lo spettro di una finale stracittadina. Pochi minuti dopo, la chiude Vasilīs Torosidīs, con un gol bellissimo di collo pieno, prima del definitivo 2-3 di Álvarez.



Le settimane successive sono caratterizzate dalla tensione, con la Lega che decide di fissare l’appuntamento per il 26 maggio alle 18, per evitare eventuali scontri notturni nel post-partita. Nelle radio romane si cominciano a fare ipotesi incredibili, che non contemplano la sconfitta delle rispettive squadre. L’ambiente vive un momento secondo solo a quelli di attesa precedenti agli Scudetti dei primi anni 2000, con lo sconforto e l’euforia che gira nelle menti dei tifosi. Le due squadre vanno in ritiro, facendo un ampio turnover in campionato. In una città deserta, il 26 maggio va in scena il derby più atteso e temuto della storia recente.

Per l’occasione, nella cerimonia di apertura, la Lega decide di far esibire il cantante PSY – diventato da pochissimo celebre in tutto il mondo con la sua canzone ‘Gangnam Style‘ –, un’americanata più da Super Bowl che da finale di Coppa Italia, che infatti viene subissata dai fischi dei 55.000 presenti all’Olimpico, divisi da interi settori lasciati vuoti per distanziare il più possibile le tifoserie.

L’arbitro Orsato fischia l’inizio del match in perfetto orario, in un’atmosfera rovente. La prima occasione capita sul piede di un ispiratissimo Senad Lulić – esterno bosniaco che, fra alti e bassi, da due stagioni scorrazza sulla fascia sinistra biancoceleste –, che calcia da fuori, trovando la risposta di Lobonț – terzo portiere romanista diventato titolare dopo l’annata disastrosa di Goicoechea e di Stekelenburg –, mentre la ribattuta di Klose si infrange sull’esterno della rete. I ritmi sono bassissimi, complice la paura di subire gol delle due squadre. Fra i moltissimi falli, all’ottavo minuto Totti calcia per la prima volta in porta per la Roma, ma stavolta è Marchetti a rispondere presente. Bisogna aspettare un minuto per la nuova occasione Roma, con Bradley che si inserisce benissimo ma spara a lato da buona posizione. Lo spavento sveglia la Lazio, che si difende meglio e per i successivi 20 minuti non rischia niente e, anzi, va vicina al gol al 34’ con Klose, il cui colpo di testa da buona posizione viene respinto da Lobonț. Allo scadere del primo tempo tocca a Destro spaventare i laziali, che con un salto incredibile sovrasta Konko e colpisce di testa un pallone che termina di poco alto. Alla fine dei primi 45 minuti si è ancora sullo 0-0 e, nonostante le buone occasioni, a prevalere è l’ansia delle due formazioni.

I 15 minuti dell’intervallo sembrano 15 anni, tra i tifosi presenti allo stadio c’è chi si ferma al baretto interno per prendere una birra, o chi va al bagno per occupare un po’ il tempo. L’importante è scaricare un minimo la tensione, ed evitare di specchiarsi nella curva di fronte, occupata dai rivali.



L’inizio del secondo tempo ricalca la falsariga del primo, con le due squadre che provano timidamente ad avvicinarsi alla trequarti avversaria, provando qualche cross o qualche velleitaria conclusione da fuori. Al 58’ il capitano giallorosso tenta un tiro di esterno, con la palla che prende una traiettoria che la porta molto vicino all’incrocio dei pali, facendo perdere un battito a tutti i tifosi avversari. Dopo questa occasione, la Lazio inizia a prendere fiducia e a macinare gioco e Lulić, al 67’, con un sombrero si libera di nuovo di Marquinhos, iniziando una falcata che si conclude con un passaggio lungo per Mauri, il quale riesce ad indirizzare il pallone verso il dischetto, dove Klose manca l’appuntamento con il gol per questione di centimetri. Al 69’, però, la Roma risponde con Destro, che sfugge a Biava e, ignorando l’ingresso in area di un solitario Totti, calcia in porta e si fa bloccare il tiro dal portiere della Lazio. Un minuto dopo, il capitano romanista commette un fallo sulla trequarti nei confronti di Hernanes, il brasiliano serve velocemente Mauri, che verticalizza per Candreva – l’unico romano in campo, oltre De Rossi e Totti –, l’esterno biancoceleste dà una rapida occhiata al centro e vede Klose liberarsi della marcatura dei centrali romanisti, decide quindi di chiudere gli occhi e buttare al centro con forza un pallone pericoloso. La traiettoria diventa molto insidiosa per Lobonț, che smanaccia per evitare guai, ma mette fuori tempo Marquinhos, che si vede sbucare per l’ennesima volta alle spalle Lulić. Il minuto è il 71’ e il bosniaco deposita in rete con il destro la palla vagante, facendo esplodere l’Olimpico sponda biancoceleste. Il numero 19 corre con le braccia aperte verso la panchina, a raccogliere l’abbraccio di tutti i compagni.

Non c’è neanche il tempo di festeggiare che Totti si conquista una punizione dalla trequarti, il cross del capitano romanista non viene colpito da nessuno e Marchetti, con un riflesso, riesce a toccare la palla come può, la sfera termina sulla traversa e con essa tutte le speranze della parte giallorossa della Capitale. La partita termina sullo 0-1, dopo una spazzata di Ciani, colui che con il gol al 95’ contro il Siena aveva reso possibile tutto questo. La curva della Roma si svuota in pochissimi minuti, e in uno stadio completamente biancoceleste, Stefano Mauri alza al cielo la Coppa Italia più pesante della storia delle due squadre.

Molti tifosi della Lazio si ritrovano a festeggiare per le strade di Roma, mentre per mesi i supporter giallorossi si sfogano con le radio locali e con i giocatori, in un clima di rara tensione, uno dei più presi di mira è Pjanić, reo di essersi complimentato con il connazionale Lulić, che alla ripresa degli allenamenti viene bloccato e insultato da decine di tifosi all’entrata di Trigoria.

Il derby successivo di campionato viene vinto dalla Roma, che vivrà una grande stagione con Rudi García. Il 26 maggio, però, è ormai diventata una data di culto per i tifosi biancocelesti e non, con la Lazio che riuscirà a ripetersi nell’edizione 2017 della stessa Coppa Italia, estromettendo i cugini dalla semifinale.

Il dualismo affascinante fra le due squadre della Capitale ci ha portato tantissimi momenti memorabili, e vedere due squadre così simili ma così diverse allo stesso tempo competere per gli stessi obiettivi è uno dei vanti maggiori di cui può fregiarsi il calcio italiano.

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