Szczęsny

Lo spettacolare pragmatismo di Wojciech Szczęsny

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«Quando ero alla Roma ho messo in panchina Alisson, il miglior portiere del mondo, ed ora alla Juve faccio il titolare al posto di Buffon, uno dei migliori della storia. Possiamo concludere che probabilmente sono il miglior portiere del mondo e della storia», parole, naturalmente caratterizzate dalla sua spiccata ironia, di Wojciech Tomasz Szczęsny, che si può ormai considerare con certezza uno dei migliori portieri della sua generazione.


La crescita tra errori e talento

Tek – diminutivo affibbiatogli da compagni e tifosi – nasce a Varsavia, il 18 aprile del 1990. Figlio del portiere del Legia e della Nazionale Maciej Szczęsny, Wojciech decide di seguire fin da giovanissimo le orme del padre, unendosi alle giovanili dei Legioniści. Nel 2006, però, arriva la chiamata della vita. Arsène Wenger – uno che di giovani promettenti se ne intende – spinge per il trasferimento del sedicenne a Londra, che entra a far parte delle giovanili dell’Arsenal, dove milita per tre stagioni. Il tecnico transalpino, nella sua ventennale esperienza nella North London, ha avuto il merito di lanciare molti giovani senza alcun timore, regalando ai tifosi dei veri e propri gioielli, e proprio su questa falsa riga Wojciech fa l’esordio in prima squadra il 22 settembre 2009, all’età di 19 anni. Due mesi dopo, anche grazie a questa scelta dell’allenatore dei Gunners, ha l’onore di debuttare in Nazionale maggiore.

Le due annate successive lo vedono prima in prestito al Brentford in terza serie per farsi le ossa, e successivamente alternarsi col titolare Manuel Almunia, riuscendo anche a togliersi lo sfizio di esordire in Champions League nella vittoria per 2-1 ai danni dei futuri campioni del Barcellona, nell’andata degli ottavi di finale.

Nella stagione 2011/2012 diventa per la prima volta titolare in pianta stabile, e comincia subito alla grandissima neutralizzando un rigore a Totò Di Natale al Friuli, nei preliminari di Champions, risultando decisivo per l’accesso alla fase finale del torneo dei suoi. Tuttavia, il prosieguo dell’esperienza all’Arsenal sarà oscillante: negli anni seguenti alterna prestazioni di altissimo livello a qualche svarione qua e là, diventando protagonista in negativo – insieme all’intero pacchetto difensivo – nella memorabile sconfitta esterna per 8-2 contro il Manchester United, macchia indelebile nella storia del club. Questo, insieme a comportamenti non professionali extra-campo – tra cui il vizio del fumo –, gli fanno perdere il posto da titolare a favore di David Ospina, prima di arrivare alla separazione nell’estate del 2015.


La rinascita nella Capitale

Il 29 luglio, la Roma di Rudi García ufficializza l’arrivo del portiere polacco in prestito dall’Arsenal. Wojciech Szczęsny ha il compito di sostituire Morgan De Sanctis, che nelle ultime annate si è saputo dimostrare un portiere affidabile, e in più ha l’occasione di rilanciare la propria carriera fatta fino a quel momento di alti e bassi e di promesse mai rispettate del tutto. Il polacco riuscirà perfettamente nel suo intento, e inizierà a dimostrarlo fin da subito. Seconda di campionato, la Roma è in vantaggio per 2-1 contro la Juventus di Max Allegri, che ha l’ultima opportunità con un calcio d’angolo dalla sinistra, Paulo Dybala batte e trova lo stacco di Leonardo Bonucci, che colpisce di testa con violenza. Dopo aver impattato a terra, la palla rimbalza velocemente verso l’incrocio della porta, ma grazie ad un volo felino del portiere, quel pallone in porta non entrerà mai. In questo modo, Szczęsny, insieme a Miralem Pjanić ed Edin Džeko, diventa l’eroe di giornata.

Se la prima stagione con i capitolini è di buon livello, nella seconda – interamente sotto la guida di Luciano Spalletti – fa ancora meglio. In Serie A riesce a mantenere la porta inviolata per ben 14 volte – record stagionale –, relegando in panchina, come detto nell’introduzione, il nuovo arrivato Alisson Becker – già allora titolare della Nazionale brasiliana.


Il salto alla Juventus

Il biglietto da visita è di tutto rispetto, e scaduto il prestito alla Roma, la Juventus acquista il cartellino di Szczęsny per 18,4 milioni di euro. Con i bianconeri parte chiaramente come riserva, ma data l’età di Buffon e il rendimento via via sempre più convincente, Szczęsny arriva a disputare 17 presenze in campionato, praticamente un girone, e 2 in Champions League, di cui la seconda durata appena una manciata di secondi, giusto il tempo di vedere Cristiano Ronaldo dal dischetto spedire il pallone all’incrocio dei pali e il Real Madrid alle semifinali di coppa, nel leggendario 1-3 del Bernabéu.

In quelle poche presenze Szczęsny gioca anche partite decisive per la corsa al titolo, a dicembre va in campo contro l’Inter e proprio contro la sua ex Roma, mantenendo la propria porta inviolata, anche grazie a parate decisive come quella su Patrik Schick all’ultimo secondo – con l’attaccante ceco non esente da colpe.

Con l’addio di Buffon al termine della stagione – arrivato anche perché la Juve non voleva e non poteva permettersi di tenere il polacco in panchina –, i bianconeri decidono di puntare forte sul proprio estremo difensore polacco.


La prima stagione da titolare

Diventato dunque titolare, Szczęsny mette in mostra tutto il meglio del suo repertorio: ha dei riflessi fuori dal comune, che gli permettono di essere reattivo e pronto alla parata qualsiasi sia la distanza della conclusione avversaria; dispone di un ottimo bagaglio di fondamentali e gli errori si contano sulle dita di una mano. Pragmatico sempre, spettacolare quando serve, decisivo il più delle volte. In tutti i suoi anni alla Juventus sarà un punto di riferimento per i suoi allenatori e i suoi compagni.

La prima vera stagione da titolare, la 2018/2019, inizia alla grandissima, con una prestazione super in campo europeo. La Juve fa il suo esordio in Champions al Mestalla di Valencia, in quella che si rivelerà una partita strana, giocata in inferiorità numerica per la maggior parte del tempo a causa dell’espulsione – parecchio dubbia – di Cristiano Ronaldo, in cui il polacco riesce a parare un rigore allo specialista Dani Parejo, blindando il risultato sullo 0-2.

Gara dopo gara il polacco si fa sempre trovare pronto, ma potendo scegliere due momenti precisi per spiegare la sua stagione, non si possono non citare la vittoria esterna a San Siro contro il Milan e il doppio confronto, poi concluso con l’eliminazione della Juventus dalla coppa, contro l’Ajax.

La partita contro i rossoneri è nervosa, a guidare l’attacco milanista c’è l’ex Gonzalo Higuaín. Il Pipita sente la partita – fin troppo –, vuole far ricredere i proprietari del suo cartellino, e intorno alla mezz’ora ha l’occasione per fare la voce grossa: calcio di rigore. L’argentino piazza il pallone sul dischetto e con il destro incrocia alla sua sinistra, tiro non molto angolato ma fortissimo, l’urlo del gol però gli si strozza in gola, Wojciech para anche questo e porta i suoi alla vittoria.

Il doppio turno contro l’Ajax è stata e rimane tutt’ora una ferita aperta per la Juventus e per i suoi tifosi. La lezione di calcio ajacide, tuttavia, non si manifesta solo con la capocciata di Matthijs de Ligt allo Stadium, ma nel computo totale delle occasioni. Nel doppio confronto sono una trentina le conclusioni indirizzate verso la porta della Juventus, in particolare è nella partita di ritorno che Szczęsny deve fare gli straordinari: è l’ultimo a mollare e con un paio di miracoli impedisce che il passivo sia ancora più largo, meritandosi gli applausi e la stima dei compagni e di tutto il popolo bianconero, che in lui possono fare sempre affidamento.


Pressioni, momenti bui e rinascita

Le annate successive sono molto particolari. La 2019/2020, conclusasi l’ultimo dei nove scudetti consecutivi bianconeri, vede uno Szczęsny mostrare ancor di più le sue qualità. Vuoi per l’infortunio di Chiellini, vuoi per gli inizi non facili di de Ligt, vuoi per il dover assimilare i nuovi principi di Maurizio Sarri, la Juventus dietro si mostra più perforabile rispetto a come aveva abituato, come testimoniano i tantissimi gol subiti: 43 solo in campionato, numeri che non si vedevano dalla gestione Del Neri. Tanti gol subiti – ad onor del vero, 10 su 43 li ha presi Buffon –, ma che potevano essere potenzialmente molti di più se non fosse stato proprio per Tek, che nell’arco della stagione si è mostrato ancor più importante e decisivo con i suoi miracoli.

L’annata 2020/2021, con l’esordiente Andrea Pirlo alla guida, è invece un elettrocardiogramma di alti e bassi, e anche lo stesso portiere polacco, sinonimo di continuità, inizia ad avere qualche calo. Dopo un ottimo inizio di stagione, coronato da una super prestazione nella Supercoppa Italiana vinta contro il Napoli, le voci di mercato vogliono una Juve sempre più interessata a Gianluigi Donnarumma, in scadenza di contratto con il Milan e ormai titolarissimo in Nazionale, e questo probabilmente mina la serenità del portiere juventino che non sempre risulta essere perfetto, vedi la pessima prestazione nel derby del 3 aprile conclusosi per 2-2.

L’estate seguente vede l’Italia salire sul tetto d’Europa, con un Donnarumma sugli scudi. Molti tifosi juventini gongolano all’idea di vedere il portierone campano a difendere i pali della propria squadra, ma di lì a qualche giorno è il Paris Saint-Germain ad assicurarsi le prestazioni di uno dei principali talenti della scuderia di Mino Raiola; tornato a Torino, Szczęsny viene di conseguenza malvisto, come se fosse lui la causa del mancato arrivo di Donnarumma. Vessato – senza motivo, va detto – da una parte dei propri tifosi, in una Juventus che cambia nuovamente pelle dopo il ritorno sulla panchina di Massimiliano Allegri, è facile intuire come il morale del polacco non sia dei migliori, e il suo inizio di stagione è da film dell’orrore.

La prima giornata del campionato 2021/2022 vede la Juve di scena a Udine in una partita che verrà ricordata, in ordine sparso e casuale, per: l’inizio dell’Allegri bis, l’ultima partita in bianconero di Cristiano Ronaldo con annesso gol annullato dal VAR all’ultimo secondo, e gli errori del polacco che costano il pareggio ai suoi in una partita che sembrava già vinta. Il primo errore è relativamente comune, di quelli che capitano almeno una volta nella vita: tiro da fuori non trattenuto, l’attaccante si avventa sulla respinta, fallo da rigore e gol. Quello che fa imbufalire i tifosi di Madama è l’errore sul gol del 2-2, quando dopo aver ricevuto un retropassaggio inizia a palleggiare in maniera svogliata e troppo sicura di sé, facendosi rubar palla da Okaka e permettendo a Deulofeu di segnare il gol più facile della sua carriera. La settimana successiva la Juventus gioca a Napoli in una delle partite più sentite dell’anno, e nonostante il vantaggio iniziale firmato Morata, la Juve perde 2-1, con il gol del pareggio azzurro che è un regalo di Szczęsny, il quale non trattiene un tiro da fuori area di Insigne regalando il tap-in a Politano.

Risollevarsi dopo un inizio da incubo è tutt’altro che facile, anche perché Perin scalpita e la tifoseria certamente non è dalla parte dell’ex Roma, ma Allegri, che ben conosce certe dinamiche di spogliatoio, sa che tenerlo fuori lo abbatterebbe ancor di più, motivo per cui dà ancora fiducia al suo numero uno, che mantiene regolarmente il suo posto in mezzo ai pali. Piano piano, partita dopo partita e parata dopo parata, Szczęsny torna ad essere una certezza per la squadra, a partire dal 17 ottobre, data in cui si gioca Juventus-Roma: i bianconeri vincono 1-0 e il polacco neutralizza un rigore allo specialista Jordan Veretout. Ne parerà un altro a Pellegrini, nella partita di ritorno, e uno a Candreva in un Samp-Juve di marzo: 3 rigori parati che valgono 9 punti in classifica fondamentali per la qualificazione in Champions League.



Gli ultimi anni in bianconero

Gli ultimi due anni dell’Allegri-bis coincidono con quelli bianconeri di Szczęsny, che ormai ha in Mattia Perin un dirimpettaio sempre pronto a sostituirlo nel momento del bisogno. Quella con l’ex Genoa è una concorrenza sana tra tra due portieri di alto livello ma anche tra due veri e propri amici, e in questo senso non si può non citare quello che accade il 13 aprile 2023 durante Juventus-Sporting Lisbona, quarto di finale di andata di Europa League. Tek disputa un gran primo tempo salvando i suoi in più di una circostanza, ma in prossimità del duplice fischio è costretto a lasciare il campo per un attacco di panico. Al suo posto entrerà e sarà decisivo per la vittoria finale Perin, che proprio con Szczęsny condividerà un’emozionante intervista nel post-gara. L’estremo difensore di Latina è ormai noto per la sua affidabilità, ma Szczęsny mantiene salda la sua posizione da titolare dimostrandosi uno dei pochissimi baluardi di una squadra in grande difficoltà come quella delle ultime esperienze allegriane.

Sono stagioni molto difficili, in cui la Juve concede tanto spazio e occasioni da gol alle squadre avversarie indipendentemente dal loro livello, ma se la squadra mantiene la parvenza di una solidità difensiva lo deve in primis al suo portiere, che nel 2022/2023 è uno dei principali protagonisti della cavalcata in Europa League e della striscia di 8 vittorie consecutive senza subire gol in campionato – questo quasi esclusivamente merito suo –, mentre nel 2023/2024 tiene a galla una Juve senza coppe fino alla conquista del quarto posto e della qualificazione in Champions. Tante parate decisive e tanto cuore in un momento storico in cui è necessario gettarlo oltre l’ostacolo anche solo per il raggiungimento di obiettivi minimi. Un capitano senza fascia di un gruppo che vede in lui e pochi altri un faro da seguire. In mezzo, un Mondiale da protagonista con la nazionale polacca di cui è leader indiscusso: i biancorossi si qualificano agli ottavi di finale per la prima volta dal 1986 grazie ai miracoli del loro portiere, che para ben due rigori nella fase a girone, uno anche ad un certo Lionel Messi.



Il ritiro annunciato e il clamoroso ritorno

Con l’avvicendamento tra Allegri e Thiago Motta in casa Juve si decide di dare il via ad una vera e propria rivoluzione sportiva, che vede tanti cambiamenti nella rosa, anche nel ruolo del portiere. I bianconeri ingaggiano per circa 20 milioni di euro Michele Di Gregorio, eletto nella precedente annata miglior portiere stagionale per le sue prestazioni con il Monza, e il suo arrivo, unito alle questioni legate al lauto ingaggio del polacco, spingono la Juventus a separarsi da Szczęsny, che lascia tutti di stucco annunciando il suo ritiro dal mondo del calcio a soli 34 anni. Il polacco spiegherà questa decisione dicendo di non voler scendere di livello e “accontentarsi” delle prime squadre disposte a fargli un’offerta.

Il calcio, però, è uno sport aleatorio, e alle volte succedono cose impossibili da prevedere. Durante una sfida tra Barcellona e Villarreal, il portiere blaugrana Marc-André ter Stegen rimedia la rottura del tendine rotuleo, infortunio che lo costringerà a stare fuori praticamente per tutta la stagione. Robert Lewandowski sveste i panni del centravanti per indossare quelli del direttore sportivo e telefona al suo amico e compagno di nazionale Szczęsny, chiedendogli se fosse interessato per una nuova sfida. Dopo qualche tentennamento e tira e molla, l’ex Juve decide di accettare la proposta del Barcellona e di posticipare il proprio ritiro, firmando un contratto fino al termine della stagione.

Dopo qualche mese di rodaggio – complice anche la mancata preparazione atletica estiva –, Tek fa il suo esordio con il Barça nel terzo turno di Copa del Rey vinto per 4-0 contro il Barbastro, squadra di quarta divisione. Da quel momento diventa titolare inamovibile e, dopo qualche comprensibile fase di assestamento, decisivo per i successi dei catalani. La stagione del Barcellona è di altissimo livello come testimoniano il primo posto in campionato, la vittoria in Supercoppa e il raggiungimento di semifinali e finale di Champions League e Copa del Rey. Il tridente delle meraviglie composto da Lewandowski, Raphinha e Yamal ha grandi meriti, ma se la squadra iper-offensiva di Flick è riuscita a raggiungere questi risultati è anche grazie alle parate del polacco, che in 21 partite con la camiseta blaugrana ha collezionato ben 12 reti inviolate. Numeri pazzeschi a cose normali, ancor di più se si parla di un giocatore che meno di un anno fa aveva appeso i guantoni al chiodo.

Quando si parla dei portieri più forti al mondo il nome di Szczęsny non compare quasi mai, e non è giusto. Probabilmente ciò che lo ha sempre penalizzato a livello mediatico è il suo essere poco appariscente e spettacolare tra i pali, ma Tek sa che per neutralizzare una conclusione avversaria non c’è bisogno di regalare istantanee ai fotografi. Per parare bisogna essere capaci, e negli ultimi anni di calcio sono pochi quelli che lo sono stati come Wojciech Szczęsny.

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